I RIBELLI SIAMO NOI!
"I veri ribelli in sostanza siamo noi. Noi globalmente chiamati nazi-fascisti. In realtà ci ribelliamo all'opinione universalmente diffusa di essere ormai boccheggianti e prossimi alla fine, o, come scrive il "Grido di Spartaco" da 12 mesi senza mutare un rigo, di essere la "belva agli ultimi rantoli". Ci ribelliamo ogni momento anche al cosiddetto buon senso comune che in quel determinato momento coglie circostanze a noi totalmente avverse. Ci ribelliamo all'idea di non aver più nulla da fare contro un cumulo di nemici potentissimi di armi e vettovaglie. Come pensare, dice l'uomo della strada, che tedeschi, giapponesi e fascisti possano resistere ad una America indisturbata nelle sue fonti di produzione bellica alimentate da esuberanti dotazioni di materie prime, a una intellighenzia seminatrice di doviziose armate di ogni colore attinte alle immense colonie, a una Russia formidabile di uomini e ordigni di guerra; a tre potenze di tutto munite, padrone di tre quarti del mondo, credute persino nel loro programma di "liberazione"?".
"Non di meno ci ribelliamo ai colpi avversi della sorte, alla mala fortuna, alla incredulità degli altri nella nostra certezza e nella nostra fede. Ci ribelliamo alle prospettive di tremende punizioni che ci attenderebbero a breve scadenza. Ci ribelliamo pure all'antipatia e al vuoto che ci crea attorno nei momenti duri, una turba di vigliacchi timorosi persino di riconoscere almeno il nostro valore con una parola o un sorriso, perché questo potrebbe pesare all'arrivo degli angloamericani".
NOI SIAMO I VERI RIBELLI
"Per gli altri è facile chiamare ribelli quando si crede di avere gli eserciti amici a pochi giorni di distanza, quando si ritiene la vittoria già scontata, quando si pensa di essere dalla parte del più forte, dell'ormai invincibile. E' comodo farsi chiamare ribelli quando i successi degli alleati incoraggiano nella fase in cui l'iniziativa bellica è dalla loro. E' piacevole farsi chiamare ribelli quando si è circondati dalle premure di tanti pavidi che intendono crearsi benemerenza verso il "cavallo vincente", quando si hanno incitamenti e aiuti da tanti plutocrati che puntano sull'affare ritenuto più sicuro, pur senza trascurare la distribuzione dei rischi; quando pare eroico in senso utilitaristico seguire la corrente e farsene paladini".
"No, non sono ribelli questi opportunisti degli eventi contingenti che la pensano come la preponderante parte della popolazione mondiale che circoscrive il nucleo nazionalsocialista, fascista e nipponico. In realtà non ribelli sono quegli sciagurati nostrani che, convinti del possesso di buona carta di credito scontabile a breve scadenza, allargano le ferite della Patria martoriata.
Questi partigiani guidati da inglesi e slavi sono in gran parte "volgarissimi" banditi e grassatori per i quali è una bozza la maschera di un ribellismo politico sul vero volto della rapina e della delinquenza comune e sono nel resto, dei disorientati senza un preciso obiettivo, tanto che i dissidi tra le varie correnti sono numerosi e insanabili".
I VERI RIBELLI SIAMO NOI (fascisti)
"Ribelli contro un mondo vecchio di egoisti, di privilegiati, di conservatori, di capitalisti oppressori di falliti sistemi, di superate ideologie, di dottrine ingannatrici, di falsi e bugiardi. Ribelli insomma contro il mondo dell'ingiustizia. Ribelli in nome di una santa causa, di una società giusta e ordinata, di rispetto del lavoro, di dignità nazionale, di amore alla patria, al nucleo famigliare, alle onorevoli ed egregie imprese della vita:.."
RIBELLI DI FEDE
"Ribelli che non misurano gli ostacoli, che non si soffermano sulle prospettive. E la fede trasfonde nei nostri cuori la certezza della vittoria, accesa come una fiamma ardente anche nel buio della sfortuna.
Certezza materiale di armi che vibrano, di cervelli che demoliscono nel genio inventivo, la superiorità avversaria, di slancio, di sicurezza baldanzosa ai limiti del possibile, di riprese esistenziali, di egoismi travolgenti. Certezza che crea la carta buona, l'ultima carta, quella del trionfo. E' il miracolo delle minoranze che fanno la storia oggi come ieri, come l'altro ieri, come domani. Colombo era solo nel suo viaggio. Galileo, deriso. Mazzini parlava solingo ad italiani sordi. E' il miracolo dei fanatici, dei credenti, dei fedeli". Osservate il popolo tedesco: All'offensiva simultanea da ogni lato dei nemici pareva a chiunque credibile un crollo germanico. Eppure? Il soldato tedesco si è fatto più coriaceo, il popolo più tenace e compatto. Ovunque combatte, in nessun punto diserta la lotta, in tutti i fronti strappa al nemico l'ammirazione e al destino il diritto alla vita.
E il miracolo di questo popolo attaccato da tutto il mondo è la situazione di oggi, sostanzialmente consolidata.
"In Occidente la cavalcata anglosassone verso il confine tedesco ha assunto il ritmo più modesto del passo d'uomo fortemente contrastato".
"In Oriente le pur gigantesche e tenaci offensive bolsceviche hanno perduto il mordente strategico delle precedenti e nel gioco dei grandi spazi, gli eroici soldati germanici col sangue, la tecnica e la manovra modificano vieppiù le loro linee di resistenza".
"A sud i violenti colpi di maglio di Alexander e Clark non hanno frantumato lo schieramento tedesco, come ritenevano con eccessiva sicurezza". "Possiamo ben dire che la spaventosa offensiva concentrica dei nemici dei veri popoli proletari ha fallito nei suoi obiettivi risolutivi entro quest'anno, come De Gaulle amaramente constata, mentre il popolo tedesco acquista nuovi tavoli per la vittoria.
Speranza? No, fede.
La fede dei fanatici, un miracolo dei ribelli d'onore contro i colpi della sorte, nel nome dell'idea e della novella Storia.
Osservate Mussolini - una vita leggendaria, una cavalcata eroica nelle strade della storia, seguito dalla fede nella buona fortuna, da pochi fanatici nella cattiva, sempre solo nel genio altissimo. Tenace, incrollabile nel grande amore per la l'Italia. Solo con pochi uomini fedeli fino al sacrificio. Dopo il tradimento nefasto e il caos spaventoso dell'8 settembre, compie il miracolo di una repubblica che affida le sorti alla Storia, le leggi dell'onore, dell'eroismo, della giustizia sociale.
Ribelle al corso tortuoso degli eventi, alla forza d'inerzia di un mondo superato, bolso, meschino, traccia la via del progresso e della civiltà.
Non c'è dubbio, e ogni italiano la cui mente non è annebbiata dai pregiudizi, deve convenire che i ribelli, nel senso nobile della parola, siamo noi. Fascisti, tedeschi, nipponici, noi autentici partigiani della patria.
Qualunque cosa accada noi siamo destinati alla vittoria e l'ultima battaglia di questo immenso conflitto ci omaggerà al fuoco della nostra fede.
Nella giusta causa e del nostro amore infinito ad onta di tutto. Per l'Italia, per i lavoratori italiani.
Su, dunque, animelle smarrite, coscienze incerte, cervelli traviati, cogliete l'animo fuggente nel quadrante del destino e seguiteci sulla strada maestra che con lo spirito e il ferro percorriamo verso la luce della giustizia".
Giuseppe Solaro
Federale RSI di Torino 1945