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  1. #1
    Obama for president
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    Predefinito guardate con chi dovremmo fare il partito democratico......

    LE VOCI

    Tra gli eredi di Donat Cattin sull´orlo del patto col diavolo

    "Noi e i comunisti insieme? Scelta obbligata"



    "Bresso non vuole la Binetti? E noi cosa dovremmo dire che dobbiamo stare nel partito con La Ganga?"
    Al circolo della Margherita di via Stampatori, luogo simbolo della sinistra democristiana torinese
    "Forse quando arriverà il via libera dai vertici cominceremo a collaborare davvero"
    "Quel che manca di più è la passione: a molti sfugge l´opportunità del mettersi insieme"

    PAOLO GRISERI

    --------------------------------------------------------------------------------

    Di fianco alla grande fotografia di Carlo Donat-Cattin solo un altro quadro campeggia sulla parete bianca. È un vecchio manifesto elettorale incorniciato e custodito sotto vetro, come le cose care che si vogliono preservare dall´oblio della storia. Ombre umane si trascinano dietro un filo spinato in primo piano. Dice la scritta: «Mandati in Russia dai fascisti, trattenuti dai comunisti. Vota Dc». Dalla parete della storia il manifesto e Donat-Cattin guardano con benevolenza la decina di persone riunite nella stanza a discutere sul partito prossimo venturo, quello che dovrebbe mettere nella stessa casa ex democristiani ed ex comunisti. Un matrimonio d´amore? La risposta del cuore viene da Angelo, 37 anni, assessore a Moncalieri: «Da una parte è una scelta obbligata. Dall´altra ne avremmo fatto anche a meno».
    Età media tra i trenta e i quarant´anni, il circolo della Margherita di via Stampatori è la sede storica della sinistra democristiana torinese. Pochi tra quelli che stanno seduti intorno al tavolo sono arrivati in tempo per prendere ancora la tessera con lo scudo crociato. Oggi il loro riferimento è il petalo cattolico che si riconosce nelle posizioni di Gianfranco Morgando. Cattolici sociali dunque, meno integralisti dei teo-com ma sempre legati alla dottrina della chiesa. Stefano, 31 anni, consigliere comunale a Torino, dice con chiarezza: «Su certi temi come quelli legati alla bioetica, non ci sarà nessun partito che potrà costringermi a superare le mie convinzioni». Ma aggiunge: «Non possiamo ridurre l´azione politica dei cattolici a due o tre questioni, pure importanti, come i Pacs o i diritti dell´embrione». Spiega Angelo: «Su molti valori cattolici, come la solidarietà e la giustizia sociale, possiamo avere molti punti in comune con gli amici comunisti o ex comunisti. Anche se loro preferiscono chiamarsi compagni. Ma ci vorrà tempo per capirsi. Noi nella Margherita abbiamo già dovuto fare tanti sforzi».
    Ecco un punto dolente: chi pensava che i cattolici della Margherita fossero ormai abituati a contaminare la loro cultura con quelle degli altri, non ha fatto i conti con l´effetto logoramento: «La Bresso non vuole stare nello stesso partito con Binetti? E noi che cosa dovremmo dire che stiamo insieme a La Ganga?», sbotta Stefano. Che aggiunge: «Anche nella sinistra ci sono posizioni diverse. C´è chi ha la capacità di includere culture diverse, come Chiamparino, e c´è chi invece alza gli steccati, come Bresso». La discussione si anima. Fino a che punto è giusto mediare con le posizioni altrui, oggi con socialisti e liberali nella Margherita, domani con gli ex comunisti nel Partito Democratico? Sergio, 39 anni, ha alle spalle l´esperienza di lavoro nella Caritas, incontrata in gioventù, quando era obiettore di coscienza: «La cosa importante non è avere idee comuni, ma un progetto comune. Se poi chi realizza quel progetto parte da storie e culture diverse, questa può anche essere una ricchezza». Anche Ilaria, giovane avvocato, pensa che sia necessario «mediare con le altre culture diverse dalla nostra». Come Sergio ritiene che «il difetto del partito che sta per nascere è semmai nella mancanza di passione. Sembra una scelta che arriva un po´ dall´alto, non la viviamo ancora come un´opportunità». Sono i rischi della «fusione fredda» temuta da tutti i protagonisti locali e nazionali che stanno cimentandosi nell´impresa.
    Per uscire dai dilemmi, Ilaria propone una strada che era già stata suggerita da Silvana, una delle donne diessine incontrate a inizio settimana nella sezione di barriera di Milano. Dice Ilaria: «Possibile che noi non riusciamo a seguire la strada dei nostri padri? In fondo, dopo la guerra, comunisti, socialisti e cattolici hanno trovato il coraggio e la capacità di scrivere insieme la Costituzione. Ecco, il nuovo partito dovrebbe partire dai valori della Costituzione per trovare un terreno comune».
    Valori sì, ma anche regole. E sulle regole lo scontro-incontro tra Margherita e Ds si preannuncia non meno aspro. Nella sede del circolo qualcuno fa autocritica: «Non possiamo arrivare all´appuntamento con questo modo di fare il tesseramento. Parlo innanzitutto per noi. A Torino abbiamo 16 mila tessere e poco più di 80 mila voti. E ci sono correnti della Margherita che hanno raccolto più tessere che voti». Un´anomalia inquietante che lascia immaginare la pesca a strascico tra i nominativi dei potenziali iscritti per pesare di più nella lotta interna. Per questo le regole del tesseramento saranno importanti. Per garantire tutti che si gioca ad armi pari. Ma sul modello del nuovo partito tutta la Margherita sembra d´accordo. Dice ancora Stefano: «Credo che il partito democratico non potrà che ricalcare il modello organizzativo del nostro partito». In soldoni: i Ds come petalo aggiuntivo della Margherita? Nessuno lo ammette ma nella sala molti lo pensano. «Del resto - dice Valentino - non si può credere che il nuovo partito sia ricalcato sul modello classico dell´organizzazione monolitica e identitaria. Semmai, visto che anche i Ds sono molto divisi al loro interno, nel Pd ci sarà spazio per alleanze trasversali rispetto ai due partiti di oggi e alle loro componenti interne».
    Scenari che sembrano ancora futuribili. Prima ci sono da superare le eredità del Novecento. Che si porta dietro, fin dal linguaggio, anche Pierluigi, 34 anni, dipendente Gtt, sindacalista della Cisl. «Da noi i contatti con i comunisti sono ancora fragili. È normale: c´è stata una divisione forte per tanti anni, non è facile mettersi a lavorare insieme da un giorno all´altro». Dice proprio così Pierluigi, «i comunisti». Spiega: «Tra noi ci siamo sempre chiamati così». E racconta gli episodi che spiegano la trincea tra i due gruppi. Poi ammette: «Da quando si è cominciato a parlare di Partito Democratico abbiamo cominciato a frequentarci di più». Ma si capisce che la strada è ancora lunga: «Forse, quando arriverà il via libera dai vertici dei due partiti, riusciremo a collaborare davvero». Le truppe usciranno dalle trincee e, come in un vecchio filmato dell´inizio del secolo scorso, si toglieranno l´elmetto e cominceranno a scambiarsi sigarette e tavolette di cioccolata in segno di pace.
    (2 - continua)

  2. #2
    lupoDL
    Ospite

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    Revisionismo Ds

    Sono certo che il congresso dei Ds rappresenterà una svolta in negativo nella politica italiana, più in particolare nella politica della sinistra.
    Fra qualche mese sapremo se la politica italiana potrà annoverare tra le sue file un nuovo ed insolito soggetto come il PD, collocato nel centro del centrosinistra, ovvero se continuerà come prima. La fusione a freddo tra Ds e Margherita probabilmente andrà in porto e segnerà la nascita del partito democratico, cioè di un soggetto politico espressione della burocrazia politica nazionale dei Ds e della Margherita, privo di valori e di identità, oltre che di storia e passione.
    Sono dichiaratamente contrario al PD perché il partito democratico non è una ordinaria operazione di revisionismo storico, prima che ciclico, della sinistra. E’ tutt’altra cosa!
    Da oltre un secolo la storia della sinistra si è caratterizzata per le ricorrenti divisioni e scissioni giustificate da processi di revisionismo ideologico che tuttavia mantenevano negli stessi contenuti la loro nobiltà d’essere: “Carlo Marx aveva criticato e superato il socialismo utopistico di Proudon, elevandolo a scienza; dipoi, il socialismo scientifico aveva superato l’anarchismo di Bakunin sostenendo la necessità di costruire per le classi lavoratrici una avanguardia politica, cioè il partito; il riformismo si era differenziato a sua volta dal massimalismo per conciliare la libertà con la giustizia sociale e sostenere la gradualità delle riforme, quale migliore e più utile metodo per la edificazione della società socialista, in antitesi alla pratica rivoluzionaria”.
    Nella operazione PD non vi è alcun revisionismo (socialista) in corso, inteso nel senso ideologico e tradizionale della parola, ma, più semplicemente vi è un revisionismo culturale di improvvido profilo politico che pervade la burocrazia partitica degli ex post-comunisti e degli ex post-democristiani di sinistra.
    La sensazione è che in Italia – unico paese al mondo – si voglia tentare di costruire un soggetto politico nuovo in provetta, come è d’uso negli esperimenti scientifici di laboratorio, senza accorgersi che prima che l’esperimento possa essere compiuto esso è già fallito per le resistenze e le divisioni interne ed esterne ai partiti interessati.
    Infatti il risultato di questo tentativo è stato ad oggi che la sinistra Ds (non radicale), con autorevoli suoi dirigenti (Salvi, Mussi, Spini, Bandoli, Leoni, Angius, Caldarola), si è compattata in antitesi al PD, rivendicando al congresso di primavera un partito autenticamente di sinistra e socialista, proponendo a segretario nazionale, in alternativa a Piero Fassino, il compagno Fabio Mussi.
    Da quando milito nel partito (in tutte le sue in-(e)voluzioni: Pci, Pds, Ds) ho sempre ritenuto che questo soggetto politico fosse nato per edificare un modello di società alternativo a quello capitalista, vale a dire un società in cui “il libero sviluppo di ognuno è la condizione per il libero sviluppo di tutti”, una società di uomini liberi ed uguali”; ed invece, piano piano, a rate, i Ds stanno abdicando alla loro stessa ragione d’essere, per approdare ad uno sbocco politico moderato e di centro. E non si pensi per favore che in fondo questo arretramento ideologico non è che la sintesi moderna del compromesso storico di berlingueriana memoria perché Enrico Berlinguer con esso non proponeva affatto la fine del partito, ma solamente una alleanza strategica di intenti per il bene del paese.
    Il partito democratico sarà solo una operazione spuria, una deriva centrista per la sinistra di governo che per essere degna rappresentante degli interessi degli italiani e dei lavoratori non si dovrà fare “centro” ma deve rimanere “sinistra”. Una sinistra rifondata, moderna, laica, plurale e socialista. Sono fermamente convinto che la discussione sul PD darà vita alla necessità di costruire in Italia, così come negli altri paesi europei a democrazia avanzata, un unico forte, grande, partito socialista che possa essere la casa di tutti i socialisti, riconoscendo le divisioni della sinistra come errori del passato da sanare in fretta per il bene comune.
    Dopo i congressi di Ds e Margherita occorrerà unire la sinistra democratica al grido: socialisti di tutta l’Italia uniamoci!

    Autore : Paolo Cafà

  3. #3
    lupoDL
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    “Dopo l’esito della direzione nazionale dei Ds, la definizione delle regole congressuali e il mancato invito del segretario Fassino all’assemblea dei segretari di sezione, ho preso in considerazione l’ipotesi di non partecipare al congresso”.
    Gavino Angius, durante la conferenza di presentazione delle linee programmatiche della terza mozione dei Ds attacca sia la maggioranza di partito sia il correntone della sinistra Ds. “Con queste regole — dice Angius — si finirà nel trasformare il congresso in un referendum. Da una parte c’è chi pensa al tacito scioglimento del partito senza il coraggio di dircelo, e dall’altra chi si ostina solo a minacciare di andarsene. Entrambe le posizioni — aggiunge Angius — sono nefaste per il partito, per l’Ulivo e per il centrosinistra”. Il vicepresidente del Senato dice “no a un partito imposto dall’alto e no a il percorso dettato a Orvieto”.
    Al tempo stesso individua la necessità di dare slancio a un’idea di Ulivo che sta andando perdendosi. “Vogliamo un patto federativo con la Margherita ma vogliamo che il nostro rimanga un partito di sinistra, aderente al Pse, laico, libero e guidato da una classe dirigente nuova. L’Italia rischia di rimanere l’unica nazione europea senza una moderna forza riformista che sia dentro al partito socialista europeo. L’esperienza del socialismo democratico europeo non è una tomba in un cimitero”. Dopo aver esposto nel dettaglio le linee programmatiche della terza mozione, in vista del congresso Angius lancia un messaggio a Fassino: “L’unità di cui parla è solo un’illusione. Se non si cambia il percorso, la formazione del Partito democratico così com’è porterà alla rovina dell’intero centrosinistra”.

  4. #4
    Senzapadrone
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    Non capisco perché la Margherita dovrebbe essere contraria a una società dove “il libero sviluppo di ognuno è la condizione per il libero sviluppo di tutti”, a una “società di uomini liberi ed uguali”.

    Credo che invece sia contraria a definirsi "socialista", o "di sinistra", ed è perfettamente comprensibile.

    Io penso che, se si mettessero da parte le etichette, e si ragionasse sui contenuti, si potrebbe arrivare molto più in là.

  5. #5
    Nessun vincitore crede al caso
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    Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam
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    A questo punto, guardando anche cosa pensano gli uni degli altri DS e Margherita, direi che:
    1- Il PD non si farà mai
    2- Se si farà, durerà poco
    3- Se si farà, sarà quasi impossibile dargli una linea precisa
    4- Molto probabilmente, sarà un partito di puro centro, senza contenuti politici seri.

  6. #6
    PSE
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    Citazione Originariamente Scritto da Niccolò Visualizza Messaggio
    A questo punto, guardando anche cosa pensano gli uni degli altri DS e Margherita, direi che:
    1- Il PD non si farà mai
    2- Se si farà, durerà poco
    3- Se si farà, sarà quasi impossibile dargli una linea precisa
    4- Molto probabilmente, sarà un partito di puro centro, senza contenuti politici seri.
    per cui è bene ricordare a lupo che i 6 milioni di elettori DS, (elettori di un partito di sinistra) non voteranno mai un pd come lo vuole lui, per cui se gli garba che si prenda fassino e la su moglie e che non rompa +. grazie

  7. #7
    trilex
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    Citazione Originariamente Scritto da Gianlu Visualizza Messaggio
    per cui è bene ricordare a lupo che i 6 milioni di elettori DS, (elettori di un partito di sinistra) non voteranno mai un pd come lo vuole lui, per cui se gli garba che si prenda fassino e la su moglie e che non rompa +. grazie

    non e' che e' parente del mio conterraneo: "il lupo marsicano"....

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da Niccolò Visualizza Messaggio
    A questo punto, guardando anche cosa pensano gli uni degli altri DS e Margherita, direi che:
    1- Il PD non si farà mai
    2- Se si farà, durerà poco
    3- Se si farà, sarà quasi impossibile dargli una linea precisa
    4- Molto probabilmente, sarà un partito di puro centro, senza contenuti politici seri.

    Mi spiace per Fassino ma è ovvio che non si farà.

    I popolari non vogliono entrare nel PSE ed i DS non vogliono uscirne.
    Chi forza la mano perde pezzi.

    A questo punto, se fossero furbi, invece di un partito democratico dovrebbero farne due.

    1) PDS - Partito Democratico Socialista: Composto da DS, SDI (o Rosa nel Pugno tutta se i radicali concordano), Socialisti di Craxi, ala laica della Margherita, Italia dei Valori, MRE

    2) PDC - Parito Democratico Cristiano: Composto da Popolari della Margherita, Udeur, Democrazia Cristiana di Pizza


    Sarebbe molto, ma molto, ma molto più logico.

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da Angelus Visualizza Messaggio
    .........., Socialisti di Craxi, ......
    ... ...

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da Niccolò Visualizza Messaggio
    A questo punto, guardando anche cosa pensano gli uni degli altri DS e Margherita, direi che:
    1- Il PD non si farà mai
    2- Se si farà, durerà poco
    3- Se si farà, sarà quasi impossibile dargli una linea precisa
    4- Molto probabilmente, sarà un partito di puro centro, senza contenuti politici seri.
    Temo proprio che tu abbia ragione.

 

 
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