| Lunedi 22 Gennaio 2007 - 19:10 | Fabrizio Di Ernesto |

Non si placano le polemiche politiche e le manifestazioni civili; i vicentini, infatti, questa mattina saranno a Roma per consegnare al governo le schede elettorali.
Sul fronte politico lo scontro rimane aperto con Prodi ed i moderati dell’Unione che non si oppongono, anche se rimane ad aleggiare come uno spettro la sibillina dichiarazione di Letta “siamo stati costretti”, e la sinistra radicale che cavalcando l’onda del malcontento popolare e l’antiamericanismo di facciata della propria base elettorale cerca di alzare la voce, tentando ora di rimettere in ballo anche il rifinanziamento della missione militare in Afghanistan.
A destra, invece, tutti allineati e pronti a piegarsi ai desiderata dei ‘liberatori’ di Washington che nella scorsa legislatura hanno assecondato su tutti i fronti, purtroppo prendendo parte anche alle guerre ‘umanitarie’ volute dalla Casa Bianca.
Il nostro, va ricordato, è un Paese che ha perso la guerra ed in virtù di ciò è ora costretto ad ‘ospitare’ sul proprio suolo oltre cento presidi militari stranieri, tenendo in ‘caldo’ anche alcune testate nucleari.
Il problema non consiste tanto nell’aver permesso agli yankee di ingrandire una di queste basi ma il fatto che nessuno, né a destra né a sinistra, si preoccupi di protestare per la paradossale situazione di un Paese che viene presentato come libero ma che in realtà appare militarmente occupato.
Fra due settimane il semestrale problema del rifinanziamento delle missioni militari tornerà ad infiammare le due Camere con Verdi e Comunisti che già minacciano ritorsioni per lo ‘schiaffo’ di Vicenza ricordando agli italiani che la sinistra non ha ancora ritirato i soldati italiani a Kabul, nonostante le tante promesse di discontinuità in politica estera fatte durante la campagna elettorale. A ben vedere, la sinistra non può però realizzare questa rottura con il passato dal momento che la sua politica estera è totalmente speculare a quella della CdL: Berlusconi aveva promesso agli americani di ingrandire la base vicentina e Prodi ha tenuto fede a questi impegni; il Cavaliere aveva disposto il ritiro delle truppe dall’Iraq, previo consenso dell’amministrazione Usa, ed il Professore lo ha realizzato.
Insomma, il buon vecchio zio Sam in Italia sembra avere tanti nipotini, specialmente tra i politici.