LA FIAMMA TRICOLORE AL CAMPO DELLA MEMORIA
Una delegazione del movimento sociale ha reso omaggio ai caduti della RSI


Il 21 gennaio scorso, vigilia del 63° anniversario dello sbarco angloamericano sulle coste di Nettunia, una delegazione della Fiamma Tricolore, guidata dal locale Segretario della Sezione “Piero Fioravanti” Bruno Sacchi, ha reso omaggio ai giovani Volontari della Repubblica Sociale Italiana caduti nella battaglia in difesa di Roma.
E’ ormai una tradizione consolidata questa, da quando negli anni ’50 un gruppo di reduci eresse un cippo a Campoverde di Aprilia. Fu un momento storico quello. Campoverde divenne un faro per tutto il litorale, un faro che indicava come, in quel lontano 1944, vi fosse un’altra Italia. Un Italia che non si inchinava di fronte alle bandiere straniere, un Italia in cui parole come Onore e Patria avevano ancora un significato.
Da allora, il MSI si è sostituito allo Stato italiano nel ricordo di quei giovani che accorsero al fronte per difendere la propria Nazione.
Anche quest’anno la Fiamma Tricolore ha voluto ricordare questi ragazzi. Le cerimonie sono iniziate presto, con l’omaggio a Bramante Pagliaro, al Carabiniere della RSI Giuseppe Pitruzzello e a Giulia Tartaglia, tutti barbaramente uccisi dai soldati angloamericani a Nettunia durante l’occupazione angloamericana. Particolare commozione hanno suscitato tra i presenti le parole del ricercatore della Fondazione Istituto Storico della RSI Dott. Pietro Cappellari che ha ricordato l’assassinio della povera Giulia, stuprata e sventrata con un coltellaccio da un soldato afroamericano: «Un delitto – ha dichiarato Cappellari – di cui si è persa ogni memoria storica. Gli stessi amministratori per sessant’anni hanno occultato questo crimine. Oggi, nessuna lapide tramanda alle generazioni future i delitti di cui si macchiarono i soldati alleati. Giulia è stata sfortunata due volte. Se fosse stata uccisa dai tedeschi, oggi ella avrebbe un monumento, cerimonie ufficiali, strade intitolate, poesie, canzoni, film. Invece, la sua morte è stata confinata nel limbo dell’omertà dilagante e conformista, al di fuori del “recinto costituzionale” del politicamente corretto. Gli amministratori locali hanno preferito inventarsi il mito di Angelita e su di esso speculare per fini ignobili, mentre sul selciato ancora calde erano le macchie di sangue della povera Giulia».
Le manifestazioni sono continuate al cippo di Campoverde che per alcuni decenni ha silenziosamente ricordato il sacrificio dei “combattenti dell’Onore”. Qui si sono uniti alla delegazione nettunese anche i giovani di Casa Pound Latina e i dirigenti della Federazione di Littoria della Fiamma Tricolore guidati dal Federale Ciotti.
Le cerimonie si sono concluse al Campo della Memoria di Nettuno, il Sacrario Militare che raccoglie i corpi dei Fanti di Marina della Decima MAS caduti su tutti i fronti per difendere “l’Onore d’Italia”. Presenti all’ultimo saluto anche l’Ing. Roberto Bevilacqua Vicesegretario Nazionale della Fiamma Tricolore, Franco Pesce Segretario della Sezione “Piero Fioravanti” di Anzio e il ricercatore della Fondazione Istituto Storico della RSI Enrico Carloni, figlio del Sindacalista delle Acciaierie di Terni Maceo Carloni, barbaramente trucidato dai partigiani comunisti nel maggio 1944.
Un corteo si è spontaneamente formato dietro due giovani che innalzavano al cielo due torce. Paolo Salvoni, Segretario della Federazione Roma Sud della Fiamma Tricolore, ha concluso la manifestazione dicendo: «Le fiaccole che precedono questo corteo, sono le fiaccole che hanno sfilato ad Acca Larentia il 7 gennaio scorso in ricordo di tutti i camerati caduti in questo triste dopoguerra. Esse rappresentano la continuità storica ed ideale tra i combattenti della RSI e noi militanti della Fiamma».
Poi, un grido: «Attenti!». E i presenti si sono irrigiditi nell’omaggio ai caduti della Repubblica Sociale Italiana.
Al loro fianco sono così comparsi altri volti che non erano presenti quel giorno fisicamente. Erano i volti dei ragazzi della RSI che, in quel lontano 1944, accorsero sul fronte di Nettunia a difendere Roma dall’invasore angloamericano e che seppero cadere con il sorriso sulle labbra, come nemmeno i Re seppero fare…

Lemmonio Boreo