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Lupo azzurro
No, non ci sto. Non mi unisco al coro di quanti a destra - ma anche a sinistra - gridano allo scandalo perché Oreste Scalzone dopo venticinque anni di esilio, vissuti peraltro dignitosamente e senza mai rinnegare, “beneficia” della prescrizione e rientra in Patria. Come non ci sto – e non ci sta neanche Scalzone – al fatto che personaggi dal livello basso quali Francesco Caruso, arruolati prima tra i new-globals ed oggi all’onorevole soldo delle istituzioni, lancino grida di gioia per il rientro in Italia di un militante che non ha mai risparmiato le sue critiche, spesso durissime, nei confronti di quella sinistra cosiddetta radicale che non è riuscita mai a far nulla di rivoluzionario se non dissociandosi, prima, dai propri compagni di lotta per autoproclamarsi, poi , antagonista.
E non si venga a raccontare che i latitanti parigini siano altra cosa da quelli madrileni o londinesi che, pure, sono tornati in Italia per pena prescritta o per scontarne qualche residuo. Un esempio su tutti: noi ci battemmo con determinazione per il rientro in Italia del “sovversivo” Massimo Morsello che fu accolto a Fiumicino da una folla di militanti e da qualche parlamentare di AN. Io non c’ero. C’erano invece molti degli esangui nipotini di Almirante che oggi vanno a manifestare contro il rientro del “sovversivo” Scalzone. Quei giovani che sono gli eredi di coloro che chiesero la pena di morte per i terroristi. Doppia per quelli di destra. Noi, al tempo ostaggi delle democratiche galere, non abbiamo dimenticato.
Con Oreste Scalzone ci siamo battuti negli anni’90 per la liberazione di tutti i prigionieri politici perché si potesse uscire definitivamente dalle logiche emergenziali e dai costruiti anni di piombo. “Non ho mai pensato ad amnistie colorate o al garantismo limitato agli amici, ho sempre ritenuto giusto aprire la porta anche al nemico fuggiasco. Ma per i forcaioli la mia inimicizia è totale, rossi, neri o grigi che siano”. Queste le parole recitate da Scalzone in risposta alla protesta organizzata da AG a Roma.
Altro stile, altro modo di proporsi a fronte della supponenza degli ex lottator-continui finiti negli angiporti istituzionali o, senza più eschimo ma in cachemire, nelle redazioni della stampa “borghese”che conta e che chiedono la grazia per il solo Adriano Sofri. Certo, non latitante; ma che ha trascorso il suo tempo da libero come opinionista e scrittore e che poi, condannato per omicidio, ha continuato a farlo da Pisa. Uomo di carcere e di schermo…
Altro stile a fronte di un Piperno piangente al suo rientro coatto in Italia e poi reintegrato nella docenza universitaria.
Lasciamo agli antifascisti militanti ed a quelli del “pianto che paga” continuare a coltivare i loro dogmi di merda. Io, per mio conto, da eretico di razza mi chiamo fuori da qualsivoglia dogmatismo e porgo il mio saluto ad Oreste Scalzone nella certezza di poter tornare ad averlo come compagno di lotte garantiste per la liberazione del Territorio-Giustizia.
Paolo Signorelli