Dall'edizione on-line della padania

Calderoli: siamo a rischio emergenza democratica

Fabrizio Carcano

«Nel 2008 si tornerà al voto. E questo lo sanno anche i signori al Governo».
Roberto Calderoli, Coordinatore delle Segreterie Nazionali della Lega Nord, non ha dubbi: la stretta sul sistema dell’informazione, dove incombe su Mediaset la spada di Damocle della riforma Gentiloni, la bocciatura da parte della Consulta della legge sull’inappellabilità, che potrebbe riaprire per Silvio Berlusconi il processo Sme a Milano, fino alle liberalizzazioni che potrebbero premiare alcuni soliti destinatari, dalle Coop ai grandi poteri legati a Confindustria, sembrano essere tutti segnali che vanno in un’unica direzione.
«Quella di cercare di fronteggiare il crollo dei consensi avvenuto in questi 7 mesi di governo, ma... ...soprattutto quello di mettere in atto tutti gli strumenti utilizzabili per poter togliere di mezzo l’avversario politico, ovvero la coalizione di centrodestra, e Berlusconi ovviamente».
Qualcuno sta parlando del rischio di un’emergenza democratica. Cosa ne pensa?
«È proprio quello che sta succedendo. Stanno mettendo in atto dei veri e propri strumenti di ricatto, mettendo così a rischio persino la tenuta democratica del Paese. Il referendum sulla legge elettorale, voluto dai principali partiti della maggioranza, è un timer innescato che non si può più fermare. E che obbligherà a cambiare la legge elettorale, con il referendum appunto o, come noi auspichiamo, attraverso una modifica della legge in Parlamento. Ma in ogni caso subito dopo si dovrà tornare al voto».
E i sondaggi danno l’Unione ai minimi termini...
«Appunto, e proprio questo è il punto. Quando sai che il tuo avversario è vincente non puoi fare altro che cercare di toglierlo di mezzo, con ogni mezzo possibile. Ed è chiaro che se Berlusconi torna sotto processo non avrà la serenità, il tempo e le energie per affrontare nel migliore dei modi una campagna elettorale. E se spegni una parte dell’informazione, se mandi una rete sul satellite e impedisci alle altre di sopravvivere, a parlare resta solo il sistema radiotelevisivo pubblico, controllato però dai loro partiti, togli la voce all’opposizione e chi, come il Nord, vuole fare le sue rivendicazioni».
Gli strumenti di ricatto di cui parlava prima, vero?
«Strumenti non di lotta politica ma di pirateria politica. Ma che possono servire a eliminare l’avversario o almeno ad ammorbidirlo. Per questo siamo di fronte ad un rischio per la tenuta democratica del Paese. E poi c’è la questione dell’immigrazione. Prima hanno raddoppiato le quote d’ingresso e facilitato i ricongiungimenti, regolarizzando così più di un milione e mezzo di immigrati, adesso stanno smantellando la Bossi-Fini: anche in questo caso è chiaro il segnale. Facciamoli entrare tutti, poi diamogli il voto e possiamo sostituire i consensi persi in questi sette mesi con quelli dei nuovi arrivati. Senza pensare che una volta fatti entrare e regolarizzati questi non se ne andranno mai più via».
I ministri dell’Unione vengono contestati in ogni loro uscita pubblica, i consensi sono crollati, il malessere è evidente. Fino a quando potrà andare avanti questa maggioranza?
«Intanto questi non sono più maggioranza né nel Paese, dove appunto non hanno più consensi, né in Parlamento, visto che a tenerli a galla sono soltanto i voti dei senatori a vita. Bisogna vedere se arriveranno fino al 2008 o se i partiti minori, come quelli della sinistra o l’Udeur, decideranno di staccargli la spina prima per limitare i danni».
Visto come sono attaccati alle poltrone sembra difficile pensarlo...
«E’ chiaro che il loro collante sono le “cadreghe” e il potere. Ma a tenerli uniti è anche la consapevolezza che se dovessero andare a casa al potere non ci tornerebbero per cent’anni. Però è chiaro che per i partiti la situazione si sta facendo sempre più insostenibile. I sondaggi dicono che hanno dimezzato i loro voti. E le conseguenze si cominciano a vedere. Basti vedere che i Ds stanno per andare ad un congresso dove potrebbe succedere di tutto, o il nervosimo che sta agitando la sinistra. E’ chiaro che i ministri vogliono restare al Governo, ma i segretari dei partiti devono rispondere ad una base che è sempre più delusa e scontenta. E la bomba innescata con la legge elettorale rischia di far precipitare la situazione».
In che senso?
«Quella del referendum è una mina che hanno voluto innescare i partiti principali dell’Unione, ovvero Ds e Margherita, e che adesso rischia di far esplodere tutta la coalizione. Perché anche se l’ex ministro diessino Bassanini si è dimesso dal comitato promotore del referendum è evidente che dietro questa operazione ci sono questi grandi partiti, che continuano a guardare al referendum con interesse, e questo lo sanno bene anche le forze piccole della sinistra. Che sanno altrettanto bene che il referendum li spazzerebbe via. E certo non staranno ad aspettare che questo accada senza fare nulla».
Insomma i partiti minori potrebbero far cadere la maggioranza se dovessero intuire che si va verso il referendum?
«E’ possibile. E comunque una volta modificata la legge elettorale, in Parlamento o con il referendum, si dovrà tornare al voto. Per questo il centrosinistra adesso deve mettere in campo ogni strumento per cercare di recuperare i voti, ma soprattutto per eliminare il principale avversario politico. E per riuscirci non esitano a utilizzare ogni strumento e ogni forma di pressione o di ricatto possibile».