In un’epoca storica, in cui i gruppi dominanti di quest’area in decadenza che è l’Europa, ma soprattutto in questo nostro paese del tutto dissestato, sono ormai all’asfissia per quanto riguarda la presa egemonica, in cui quindi non vi sono affatto reali blocchi sociali orientati ideologicamente da effettivi vertici dirigenti, quest’accozzaglia caotica e informe di neoromantici e di dogmatici difensori del Verbo, pur esigua e infinitamente minoritaria, svolge la funzione di impedire la nascita dei primi “nuclei della trasformazione” (con l’obiettivo finale, e cer-to non prossimo, di abbattimento e sradicamento di queste nostre indecenti “classi” di subdominanti nelle diverse sfere sociali), creando così le condizioni del vero e attuale degrado – che è quello poli-tico e culturale – e consentendo quindi il protrarsi del predominio di “classi” (immerse nella palude della putredine e del ristagno, sociale più ancora che semplicemente economico), marcio fin dalle fondamenta, pur se si è entrati in una fase di crescente disagio e malcontento, conseguenti al peg-gioramento delle condizioni di vita dei più. Questi “sinistri estremi” – mi riferisco solo ai dirigenti politici e intellettuali, non all’insieme di “coloro che seguono” – non sono semplicemente “individui che sbagliano”, tutt’al più da neutraliz-zare. Si tratta invece delle prime trincee di difesa dei subdominanti italiani, arrivati alla più comple-ta carenza di capacità egemonica, quindi di formazione di un blocco sociale che dia stabilità al loro potere. Queste trincee debbono essere spianate, perché dopo di esse si incontra, nella maggioranza della popolazione, il malcontento, il sempre più difficile “tirare avanti”, la sensazione di essere in-cessantemente turlupinati dai cosiddetti “poteri forti”; esiste quindi qualche possibilità – una volta franata l’azione “deviante” compiuta dagli attuali “falsi critici”, che impedisce la formazione di ef-fettive organizzazioni (non “movimenti”) in grado di svolgere una autentica attività di trasforma-zione, adeguata alle condizioni dell’oggi – di procedere verso i bastioni, traballanti e marciti, di un potere certo opulento e pingue, ma indebolito dalla sua corruzione e inconsistenza di idee e di cultu-ra. I “sinistri estremi”, portatori dei “neoromanticismi” o del dogmatismo cristallizzato, sono quanto meno “oggettivamente” un ostacolo sulla via del cambiamento e del logoramento del presente bloc-co di (puro) potere finanziario-politico: che li foraggia infatti tramite mille canali (e non con solo denaro, ma con “onori” istituzionali e accademici, editoriali e massmediatici, ecc.). E sappiamo be-ne che, una volta “perso il tram della Storia”, subentra l’inedia, la rassegnazione, l’“arrangiarsi” in-dividualistico dell’“ognuno per sé”. Sono conscio del fatto che la maggioranza degli influenzati dai neoromanticismi e dal dogmati-smo sono animati dalle migliori intenzioni. Se così non fosse, non continuerei a tenere contatti so-prattutto con appartenenti a tali settori. La buona fede non cambia però i dati della situazione, e non può esimere dalle critiche contro dei nemici ideologici, e fra i più pericolosi. Essi influenzano una minoranza, è vero, e anche piccola; ma si tratta proprio di quella minoranza che potrebbe dar vita ai primi nuclei della lotta contro i subdominanti in crisi di egemonia. Quindi, questi dirigenti politici e gruppetti di intellettuali verminosi e infidi, che sono i “cattivi maestri” (e lo sono solo in tal senso) diffusori dei neoromanticismi e del dogmatismo, vanno apertamente combattuti e sputtanati (perché sono anche dei “venduti” di prima grandezza). Bisogna “passarli a fil di spada” (in senso metafori-co), senza di che non si riuscirà a liberare il campo per la costruzione delle prime “avanguardie” in grado di ripensare radicalmente nuove teorie e prassi anticapitalistiche, nonché di creare una più va-sta opinione contro la supremazia – di tipo imperiale e quasi neocoloniale – del complesso politico-finanziario statunitense, quello oggi predominante. 24 gennaio 2007