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Discussione: Heavy metal

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    Predefinito Heavy metal








    Gli spazi di ribellione anti-borghese sono oggi sempre più ristretti. Il totalitarismo capitalistico non ammette zone d’ombra e mal sopporta convinzioni e atteggiamenti derivanti da culture o contro-culture alternative. Quello legato alla musica rock è uno dei pochi momenti in cui la rivolta ideale diventa atto manifesto, gesto visibile, dimostrazione vivente di un modo «altro» di concepire lo stare insieme e i valori immaginali, diverso e opposto a quello dominante omologatorio-utilitarista.
    Anche se circoscritta soprattutto all’evento del concerto dal vivo e se pure interna alla società borghese di cui è frammento potenzialmente incompatibile, la musica rock estremista veicola un arsenale deflagrante che il potere, attraverso il controllo mass-mediatico, le scelte mercantili delle label multinazionali e la cooptazione degli artisti nello star-system, cerca di controllare con tutti i mezzi a sua disposizione.
    Per questo, le radio e le televisioni (anche quelle specializzate, basta pensare alle addomesticate programmazioni dell’emittente MTV) passano in maniera martellante o campionature di mera percussione a base di drum-machine (dance, house, techno...), oppure ad alto dosaggio sedativo (le canzonettepop da classifica), secondo il collaudato trucco funzionale all’anestesia sociale. E volutamente si trascurano invece altri settori, decisamente più esposti all’infrazione ideologica:
    dalla musica progressive - via colta ed elitaria, ma che induce a sperimentalismi pur sempre indipendenti - al Rock Pesante, potente magnete che è in grado di aggregare a valanga, trasgressivo per natura e potenzialmente pericoloso per gli equilibri della pace sociale liberista, in virtù delle sue mal controllabili riserve di energia mobilitatoria sulle leve giovanili, ma non solo sudi esse.
    Il Rock Duro esce dai labirinti della metropoli moderna come una lava anti-sistema e col suo potere di aggregazione dimostra di saper assemblare aggressive simbologie del rifiuto, infischiandosene delle buone maniere e creando perfino un suo stile di kitsch radicale, fatto di draghi, vergini, guerrieri, puttane, diavoli, streghe, lupi, lune, simbolismi esoterici, mistero, mostri d’acciaio: tutto quanto, insomma, è radicale e improponibile alle orecchie «buoniste», in un gioco alla provocazione mezzo recitato e mezzo autentico, che si spinge tra le maglie di una sorta di contro-ideologia, che raccoglie tutti gli inassimilabili piazzandoli sulla rampa dell’antagonismo.
    Dal colosso sonoro eretto dal Rock Radicale e dalla sua massacrante architettura rumoristica sono veicolati il fiabesco, l’eroico,
    il peccaminoso, l’onirico, il fantastico, il magico, l’estremo in ogni sua forma, dal raffmato sperimentalismo sonoro al truculento richiamo alle più taglienti perversioni della disarmonia atonale, sull’onda di musiche battenti, ad altissimo voltaggio e di trainante densità emotiva. I lastroni di suono roccioso, i macigni armonici e/o dissonanti incardinati nelle muraglie chitarristiche, le distruttive colate di basso che violentano gioiosamente le viscere, i colpi di maglio di batterie a doppia cassa, le atrocità vocali e strumentali che percuotono l’anima come mantra nichilistici
    giuramenti di sangue, costituiscono l’unica Weltanschauung radicale oggi ancora in piedi, viva e in grado di chiamare a raccolta al rintocco di nichilistici decibel. La cosa può non piacere, ma nel Rock Duro c’è tutto il catalogo del politicamente scorretto, a volte scorrettissimo, in grado di polverizzare gli stanchi immaginari borghesi: e sarebbe sufficiente questo per guadagnarsi le simpatie dei veri antagonisti.

    Ma basta guardare un attimo le copertine dei dischi heavy-metal, ad esempio, o qualche testo delle band più attrezzate culturalmente, per rendersi conto che il gioco al massacro è qualcosa di più di una bizzarra trovata, veìcolando non di rado una vera scelta di vita da parte di quanti si riconoscono nel messaggio anti-Sistema. Questo messaggio viene loro proposto da artisti che a volte ci credono, altre volte invece cavalcano furbescamente il genere per motivi commerciali: il volume degli affari, tuttavia, rivela in ogni caso l’esistenza di ampie fasce di giovani - e,.ripetiamolo, anche di non giovani - apertamente refrattari all’omologazione ma che, quando «di sinistra», mostrano di essere evidentemente inconsapevoli del contenuto tradizionalista e antiegualitario del Metal; quando «di destra», mostrano di non esserlo mai abbastanza nè fino in fondo...
    Nei concerti dal vivo è poi evidente la volontà dì ricreare, con gli strumenti della tecnologia moderna, dei precisi stati di esaltata possessione ottenuta con l’estremizzazione del suono, della gestualità e degli effetti sul palco, attraverso i quali si ottiene quella sorta di rìto della dissolvenza di cui abbiamo parlato, che celebra allo stesso tempo il rifiuto violento della società esterna e l’esaltazione della propria inassimilabile diversità: «Let goJìckin ‘cray!», il grido sciamanico lanciato alle sue masse adoranti dal Grande Madman Ozzy Osbourne all’inizio dei concerti, è il sigillo di questa differenziazione.

    Allora veramente lo stare insieme, il sudare, il godere e l’agitarsi,
    non sono più la mera voglia di muovere il corpo secondo un ritmo
    ballabile (per questo basterebbe. . . la discoteca, il ghetto dove mugghia
    il gregge dei non-iniziati), ma il desiderio di convivere un atto, un evento, un rito, che è oltraggioso per la morale, per l’estetica, per il piatto quadro di valori borghese e che per tale viene vissuto. I giovani seguaci del Rock Duro basta guardarli: in genere sono impresentabili, nessuno li inviterebbe nel salotto buono, e loro stessi amano la loro diversità:
    c’è da crederlo: i veri no-global sono loro, certo non quei pupazzi gestiti dal Grande Burattinaio.

    Questi branchi con sentimento di appartenenza tribale si ritrovano in occasione dei concerti live, convivono in spazi e tempi e poi di nuovo spariscono nei meandri dei sobborghi urbani: e a volte hanno un che di antico, un arcano e fiero senso dell’appartenenza. Le lettere che scrivono alle riviste specializzate, per dime una, rivelano molta più consapevolezza e profondità di giudizio di quanto un ignaro e incolto «moderato», impregnato di pregiudizi, potrebbe mai supporre.
    C’è in loro, ragazzi e ragazze, la nostalgia di una comunità di uomini davvero solidale, sincera, fatta di amicizia e gioia di stare insieme in una festa dell’istintuale, e la cosa che più sembrano detestare questi giovani
    èl’ipocrisia borghese animantata di belle parole, ma radicata nello squallore morale e nella povertà d’animo. La stessa aggressività del look, gli atteggiamenti estremi, l’utilizzo di un linguaggio di frontiera, la voglia di oltraggio che viene esibita ad emulazione dei personaggi-limite che signoreggiano sul palco, lo stile imitativo teso costantemente alla trasgressione, non sono che le tante facce della provocazione sfacciata e cosciente nei confronti di tutti i dogmi della società «moderata».
    Il Metal è luogo di incontro, di assembramento sovversivo, di ricarica energetica, di solidarietà autentica e non forzata; esso trasforma la naturale vocazione giovanile all’anarchismo in codice «ideologico», muta
    passivi disagi in vitalistici credo, cementa l’amicizia e il cameratismo, insegna a sopravvivere nella lotta per la vita, coltivando la propria diversità come un bene prezioso.


    _________________
    furono i riti italici ad entrare in grecia, e non viceversa.

    Platone, "libro delle leggi"

  2. #2
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    Predefinito Rif: Heavy metal

    ho fatto "trova parola: BVRZVM", non c'è niente ---> l'articolo non mi interessa!!! ncav:
    Ultima modifica di codino; 16-02-10 alle 19:27

  3. #3
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    Predefinito Rif: Heavy metal

    DEATH FUCKING METAL !!!! YEAAAHHHHH !!!:sofico:
    Anche se tutti......IO NO !!

 

 

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