27 gennaio 2007

Vi sono giorni in cui le coscienze degli uomini spontaneamente (o per un decreto dall'alto) si concentrano su un sentimento, su un ricordo, su un valore.
Propongo in questo giorno di concentrarsi sul valore supremo: il Futuro dell'Europa.

Esistono in Europa uomini liberi che vogliono dare un futuro alla loro civiltà. Essi sanno che alcuni passi sono necessari affinché la nostra generazione sia all'altezza dei nostri padri.

1. L'Europa deve vivere in pace con la sua memoria. Nel novecento si è compiuto il più grande genocidio di tutti i tempi: decine di milioni di uomini sono morti a causa del marxismo sovietico. E' nostro dovere ricostruire storicamente, basandoci sulle prove concrete, le vicende connesse a quello sterminio che non ha uguali; tuttavia non abbiamo il diritto di odiare e di perpetuare l'odio. In nessun modo i russi e gli slavi di oggi debbono essere considerati colpevoli per il sistema marxista che essi hanno eretto o docilmente accettato. In nessun modo il popolo russo deve essere considerato debitore o essere esposto al ludibrio. La storia della Russia - dalle origini vikinghe del Principato di Kiev fino alla presidenza di Putin - è troppo grande per essere ridotta a settanta anni di marxismo e di stragi. E neppure si deve accusare Giovanni XXIII o Paolo VI di essere stati in pavido silenzio di fronte agli stermini marxisti. Proprio ricordando gli orrori marxisti che non hanno pari ci sentiamo incitati a celebrare la pace civile e la riconciliazione tra il germano e lo slavo, tra l'italiano e il balcanico. E inoltre, in nome della libertà congenita all'uomo europeo, se qualche storico vorrà precisare il numero delle vittime, vorrà contestare la proporzione delle stragi sia libero di farlo: egli presenti prove concrete, dettagli precisi e documentati; a lui risponderanno i contrari con altre prove positive in un pubblico dibattito. Negli anni trenta Stalin sterminò in pochi mesi 5-6 milioni di Ucraini (morte per fame, pianificata dal partito marxista). Lo sterminio è tanto evidente e provato che nessuno storico ha pensato a negarlo; tuttavia qualora uno storico contestasse con dati di fatto il numero e le modalità di quello sterminio egli dovrebbe essere approvato-o-contestato sulla base della argomentazioni di fatto valutate in pubblico dibattito.

2. Il ricordo dei genocidi del passato (anzitutto quello marxista , volto a sterminare decine e decine di milioni di uomini; poi quello americano volto a sterminare una intera razza in tutto il Nord America; quindi tutti gli altri, sopratutto quelli dimenticati e misconosciuti) deve ovviamente servire a che i genocidi non si perpetuino. Oggi menti fanatiche progettano il genocidio dei popoli europei attraverso il folle inserimento di popolazioni immigrate e la loro rapida proliferazione. A questo folle disegno bisogna opporsi: limitando al massimo le invasioni migratorie, espellendo tutti i criminali di origine straniera, favorendo il ricongiungimento familiare all'estero dei parenti di coloro che sono stati espulsi.

3. L'uomo europeo per guardare al futuro deve compiere il nobile gesto di pacificarsi con i suoi invasori dei secoli passati. Per secoli l'impero turco invase,colonizzò, oppresse l'Europa balcanica. Noi oggi nulla pretendiamo a titolo di risarcimento dal popolo turco. Da ex colonizzati riconosciamo la legge della storia per cui in certe circostanze si domina, in altre si è dominati.
Quindi escludiamo che il generale turco di Ankara debba sentirsi in colpa per la colonizzazione plurisecolare della Grecia, dell'Albania, di Cipro, della Bulgaria, della Macedonia, della Serbia, del Montenegro, della Croazia, della Ungheria, della Slovenia, della Moldavia, della Valacchia, della Transilvania, dell'Armenia. A loro volta gli Europei devono comportarsi (nel loro sentimento di colpa e di rimorso) verso gli Africani esattamente come i Turchi si comportano verso gli Europei.

4.Noi europei vittime della colonizzazione turca non abbiamo alcun diritto da rivendicare nei confronti della Turchia, e tuttavia la colonizzazione subita deve essere da monito per il futuro: mai più i Turchi devono entrare in Europa se non, a titolo individuale, come ospiti provvisori o lavoratori stranieri in condizione provvisoria. Ovviamente tale preclusione non vieta il riconoscimento della grandezza e della dignità del popolo turco (popolo guerriero, attivo, attaccato alle proprie tradizioni religiose): in nessun modo istituzioni europee o gazzette europee devono permettersi di sindacare sul modo con cui i turchi regolano i loro rapporti civili all’interno del loro territorio.

5. Tuttavia nella nostra coscienza di Europei non possiamo negare il grave danno che (insieme a grandi benefici) la colonizzazione europea ha introdotto in Africa. Innalzando l’età media attraverso la tecnologia, la vaccinazione, le cure mediche, gli aiuti alimentari, l'organizzazione del lavoro e del territorio gli europei hanno prodotto un terribile danno all'ecosistema dell'Africa, uno squilibrio demografico con una crescita abnorme della popolazione in rapporto al suo stile di vita e alle risorse del territorio. Riteniamo che sia preciso dovere rimediare a questo danno disastroso, fornendo ingenti aiuti all'Africa per il suo controllo demografico (così come suggeriscono le indicazioni delle Nazioni Unite) attraverso le soluzioni scientifiche più efficaci, e ovviamente umane. Solo in tal modo si potranno evitare le terribili scene di fame, denutrizione, morte.

6. Negli ultimi tempi la coscienza del legislatore europeo, per varie ragioni, si è orientata a punire organizzazioni, partiti, setti che predicano lo sterminio e la discriminazione. Noi approviamo l’intenzione di queste leggi, tuttavia chiediamo anche che le leggi vengano applicate con spirito realistico onde evitare che decine di milioni di persone vengano arrestate. I seguaci delle tre sette giudaica, cristiana, islamica attraverso la diffusione dei loro testi sacri predicano coscientemente lo sterminio e la discriminazione in taluni casi biologica, in altra spirituale, o tutte e due! L’istigazione allo sterminio è particolarmente evidente, e molte volte nella storia è stata tradotta in atto. Che fare nei confronti dei seguaci di dette sette? Ci opponiamo al loro arresto di massa (le carceri sono già piene di detenuti extracomunitari); chiediamo tuttavia che si revochi ogni forma di concordato tra gli Stati europei e queste sette, fino a quando esse non abbiano ripudiato i passaggi dei loro testi sacri in cui si incita allo sterminio e alla discriminazione. Chiediamo tuttavia per i seguaci di queste sette la possibilità di celebrare liberamente il loro credo, a titolo di culto privato, di credenza soggettiva. Fino a che essi non violano le leggi civili (ad esempio con la pratica di mutilazioni sessuali su neonati indifesi).

7. Il fatto che la setta giudaica sia penalmente perseguibile ai sensi della Legge Mancino e del d.d.l. Mastella non deve tuttavia produrre sentimenti ostili nei confronti del popolo israeliano. Gli israeliti sono semiti e dunque hanno diritto ad avere un loro stato in terra semita. La creazione di uno stato israeliano in terra semitica, pur con tutti i danni collaterali che esso comporta, è un fatto positivo. Nei confronti degli israeliani siamo contrari a ogni discriminazione, e vogliamo che si stabiliscano rapporti basati sulla assoluta uguaglianza e reciprocità. Ciò che gli israeliani pensano di sé stessi noi lo pensiamo di noi. Ciò che essi pensano dei non ebrei noi lo pensiamo degli ebrei. In perfetta simmetria. Come essi vogliono un Israele ebraico così noi vogliamo un’Europa europea. Come essi venerano la religione dei loro padri, così noi veneriamo quella dei nostri padri e dei nostri figli. Come essi difendono Israele così noi vogliamo difendere l’Europa. Sbagliano coloro che trattano Gerusalemme come una città “diversa” dalle altre capitali. Gerusalemme per noi ha la stessa dignità di Ulan Bator, Baku, Thimpu, Bandar Seri, Pnohm Penh. E gli israeliani per noi hanno la stessa importanza dei gambiani, dei kenioti, degli ivoriani, dei madagascaregni.