Pulizie al Corriere
“Cancellare le tracce”. Intellettuali sotto due bandiere alla riscossa. L’ultimo libro di Pierluigi Battista è un saggio definitivo sui redenti e i trasformisti della cultura, è quasi una preistoria del lifting, è infatti il racconto delle menzogne cui dovettero fare ricorso i padri di questa patria democratica e antifascista quando ritoccarono la loro biografia e così nascosero la camicia nera.
Battista, vicedirettore del Corriere della Sera, di cancellare le tracce ne ha fatto un comandamento. Ha scritto un altro libro, in verità proibito e Nove Colonne allora si pregia di offrire ampi stralci di tutte le tracce che Battista, di concerto con Paolo Mieli, ha in animo di cancellare.
Cancellare le tracce numero uno dunque, sono quelle di Nanni Bazoli.
Quelle sotto forma di direttive spirituali per Romano Prodi e le relative penitenze prescritte alla direzione del Corriere. Cancellare perciò con apposita pomata lenitiva le tracce del cilicio imposto a Mieli dal banchiere inquisitore. E possibilmente anche le tracce lasciate da Bazoli negli scompartimenti di seconda classe, nei treni a scartamento ridotto, tra le briciole di pane e tumazzo lasciate dai poveri emigranti.
Cancellare le tracce numero due, sono quelle di Gianni & Riotto. Sono state date chiare disposizioni alle maestranze dei pulitori di svuotare i cassetti della sede nuovayorkese del Corriere. Riotto lì mantiene ancora la stanza sacrario dove non ha lasciato solo il copriorecchi di Mickey Mouse per il footing al Central Park o la confezione di prugne da usare per la bisogna.
Tra gli effetti personali, ancora si trovano i tanti telegrammi di Totò Cuffaro e queste tracce devono essere cancellate, in particolare quello ove si legge non senza malinconia: “… e dire che ti ho fatto studiare a Detroit”.
Cancellare le tracce numero tre, sono quelle di Enzo Biagi. Mentre da par suo il maestro teneva la rubrica “strettamente personale” in un’altra stanza veniva rinvenuta ricevuta della liquidazione pagata dalla Rai quando era vittima del regime e che ora, con il suo ritorno, esentato dal restituirla, non è edificante far vedere.
Cancellare le tracce numero quattro, sono quelle di Marco Tronchetti Provera. E non c’è da ammazzarsi a cercarle nel computer di Massimo Mucchetti. Le uniche tracce di Tronchetti, infatti, sono nei foglietti di carta gelosamente custoditi da Gad Lerner: vi sono indicate marche di disinfestanti miracolosi, perfetti per eliminare le zanzare delle campagne, altro che baco. Cancellare infine le tracce di Tommaso Padoa-Schioppa, in particolare due editoriali non pubblicati da Mieli nel 1992 prima, e nel 2003 dopo, dove l’attuale ministro prevedeva di aumentare le tasse degli italiani nel 2007.
Cancellare le tracce di Giulio Anselmi prima che ritorni.
Cancellare le tracce di Stefano Folli, anche se non ha lasciato traccia.
Cancellare le tracce di Ferruccio De Bortoli per evitare che rivendichi i meriti antiberlusconiani.
Cancellare, per carità di patria, da tutte le copie del Corriere la parola endorsement.
Cancellare quell’infausta campagna elettorale.
E cancellare sul parquet, lungo i corridoi di via Solferino, le tracce ove possano sopravvivere impronte di scarpette chiodate di marca Tod’s. Visto che Diego Della Valle, proprietario delle suddette scarpe, ha invocato il perdono del Cav. è meglio metterci una pietra sopra.
E meglio ancora un Pietro sopra. Cancellare, cancellare, cancellare!
saluti