“Se non vedo non credo”. Con questa celebre frase, che riassume l’atteggiamento di San Tommaso, possiamo definire la grande rivoluzione che negli ultimi tempi ha investito il mondo della telefonia mobile.

Il cellulare si è trasformato in un batter d’occhio (è proprio il caso di dirlo) da semplice strumento per telefonare a strumento integrato in cui quello dell’udito non è più l’unico senso indispensabile.
Le nuove tecnologie hanno trasformato, in un lasso di tempo incredibilmente breve, il cellulare in uno strumento polivalente grazie al quale l’interazione con l’altro diventa più immediata e stimolante.

Il cellulare ancora prima di essere uno strumento per “fare” qualcosa in modo più semplice ed immediato è soprattutto un oggetto dal forte valore simbolico, aiuto prezioso di chi voglia sentirsi in (e non tagliato fuori) una società in continuo divenire o, ancor meglio, “cool” ovvero in una posizione di avanguardia.
Simbolo del vorticoso cambiamento della società, la sua forza è dirompente proprio in quanto oggetto che ingloba altri oggetti, si sostituisce ad essi, reinventandosi continuamente.

E come sempre il risultato totale è maggiore della somma dei suoi componenti: se è vero, ad esempio, che la fotografia istantanea esisteva già ben prima dell’avvento del telefono cellulare con fotocamera, l’associazione fra fotografia istantanea, trasmissione istantanea e condivisione istantanea rappresenta una vera novità nei servizi che il cellulare è in grado di abilitare.

La storia della telefonia mobile è una di quelle in cui l’evoluzione, come in molte altre tecnologie moderne, è avvenuta in tempi che definire veloci vorrebbe dire usare un eufemismo. Il cellulare nella tasca di ciascuna persona è comparso, infatti, in modo repentino e spontaneo. Da status symbol a strumento utile nelle mani dell’intera popolazione il passo è stato brevissimo.
Ma vediamo quali sono i passaggi principali nell’evoluzione della specie: “cellulare”.

Tre generazioni di cellulari

- La preistoriaDopo anni di esperimenti negli Stati uniti, il primo servizio di telefonia radiomobile fu lanciato in Italia nel 1973 dalla Sip: era automatico nella direzione da utente mobile a rete fissa e tramite operatore in senso inverso. Nel 1985 partì un nuovo network, chiamato RTMS (Radio Telephone Mobile System); nel 1989 superò i 100.000 abbonati in tutta Italia.

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1G (prima generazione)
TACS (Total Access Communication System). ETACS (TACS Esteso con l'aggiunta di nuove frequenze), e altri sistemi. Sono i terminali analogici che verranno dismessi a partire dal 2006, e in Italia hanno questi prefissi: 330, 336, 337, 360 e 368.

- 2G (seconda generazione)
GSM (Global System for Mobile Communications). Primi apparecchi digitali; in Italia l’avvento del Gsm coincide con la nascita di Omnitel.

- 2.5G - GPRS (General Packet Radio System).Cellulari digitali ad alta velocità di trasmissione dati; permettono di inviare anche messaggi multimediali (Mms).

- 3G (terza generazione)
UMTS (Universal Mobile Telephone System). Telefonini che consentono le videochiamate e la tramissione di dati a velocità ancora più alta del Gprs. Il primo operatore italiano a lanciarli è stato 3.

Uno sviluppo rapido che sa di rivoluzione.

Tutto è avvenuto approssimativamente nel corso degli ultimi dieci anni, a partire quasi da zero senza che ci fosse nessuna spinta propulsiva da parte di personaggi visionari e lungimiranti come fu Hanry Ford per l’automobile (con la sua idea di auto per tutti) o Bill Gates per il personal computer (“un computer in ogni casa e su ogni scrivania”).
Un fenomeno che ha modificato il nostro modo di vivere e di lavorare, ma che soprattutto ha rappresentato una vera e propria rivoluzione tecnica e di costume dalla quale è nata quella che oggi potremmo definire la “Generazione Mobile”.
La scena della telefonia mobile (su sistema cellulare) nel nostro paese si apre nel 1985.
In principio fu l’ RMTS operante nella banda dei 450 Mhz. Successivamente la banda arriverà ai 900 Mhz con il sistema ETACS. Siamo già negli anni novanta del secolo scorso e il cellulare inizia la sua sfrenata corsa sul mercato italiano e mondiale.

In effetti l’intuizione che rivoluzionò il modo di concepire la telefonia mobile si ebbe nel 1947, quando un ricercatore dei Bell Laboratories avanzò per primo l’idea di “cella”. Il concetto di base era sostanzialmente quello di suddividere il territorio in tante aree ognuna delle quali servita da una stazione radio operante ad una determinata banda di frequenza in modo tale che fosse diversa da quella utilizzata nelle celle adiacenti. Le stazioni dovevano operare a bassa frequenza per non interferire con quelle vicine. Celle non contigue quindi, e abbastanza distanziate fra loro nel territorio, potevano utilizzare le stesse frequenze con il risultato di supportare un numero sempre maggiore di utenti.

Ma la telefonia mobile come la intendiamo oggi, cioè per mezzo di un telefono cellulare handheld, è da far risalire al lontano 1973 quando Martin Cooper della società Motorola (oggi azienda leader nei prodotti di telecomunicazione) registrò un brevetto dal titolo “Radio Telephone System” e nello stesso tempo, grazie ad un’istallazione prototipale di una stazione radio base sull’isola di Manhattan, con un telefono portatile del peso di più di un chilogrammo, il Motorola Dyna-Tac[1], telefonò al suo rivale, direttore della ricerca dei Bells Labs.

I primi servizi commerciali da parte di operatori telefonici furono invece introdotti nei primi anni ’80 utilizzando, nei vari paesi, tecnologie di rete mobile differente.
In Italia, dopo il lancio da parte della società SIP del servizio di telefonia mobile nel 1973 su telefoni veicolari, si dovette attendere il 1990 quando ci fu l’avvento della telefonia cellulare di tipo analogico, con l’adozione del sistema TACS, e successivamente di quello digitale, grazie al sistema GSM (Global System for Mobile communication) che fu commercializzato a partire dal 1995.
Quest’ultimo tipo di sistema fu largamente utilizzato poiché rappresenta il primo sviluppo tecnologico avanzato nel sistema di telecomunicazione mobile.
E’il 1991 e in tutta Europa viene lanciato il sistema di telefonia mobile digitale che gradualmente sostituirà i vari sistemi analogici presenti in ogni Paese (in Italia la rete TACS).
L’adozione di un’unica rete per tutti i cittadini della Comunità permette di spostarsi da un Paese all’altro senza dover cambiare telefonino ad ogni frontiera, mentre negli Stati Uniti non vi è un sistema che riesce a prevalere sugli altri e ancora oggi convivono diverse tecnologie di trasmissione concorrenti.
Il nuovo sistema digitale inoltre, consente non solo di trasferire la voce ma anche di spedire messaggi di testo, notizie, immagini, e di collegare il telefono al computer. E dunque nel dicembre 1992 nascono gli SMS (Short Message Service), pensati inizialmente come sistema di comunicazione di servizio per gli operatori della telefonia mobile e diventati poi un fenomeno di costume.

A rivendicare la primogenitura è la Ericsson, secondo cui il primo luglio del 1991 venne fatta la prima telefonata commerciale su una rete Gsm, realizzata proprio dalla casa svedese, per mano dell'operatore tedesco Mannesmann. La sperimentazione, in realtà, era partita molti anni prima: nel 1982 era stato formato il Groupe speciale mobile (Gsm, appunto), con il compito di mettere a punto una tecnologia pan-europea digitale che consentisse a tutti i cittadini del Vecchio continente di parlarsi senza barriere.

L'iniziativa fu presto sposata dalla Commissione europea e, negli anni successivi, vennero stabiliti i parametri di base (tra cui la frequenza a 900 MHz) sui quali operare. Gli esperimenti sul campo partirono nel 1988 e la prima chiamata andata a buon fine venne effettuata da Radiolinja in Finlandia nel marzo del 1991. I tempi erano maturi per l'avvio in grande stile delle operazioni e infatti pochi mesi dopo partiva la commercializzazione in vari Paesi.

In pochi anni il Gsm, molto più veloce e, soprattutto, in grado di offrire nuovi servizi e di funzionare anche all'estero, si impadronì del mercato, soppiantando il vecchio Tacs, che proprio alla fine dell'anno scorso in Italia se ne è andato in pensione. Già nel 1993 esistevano 36 reti Gsm in 22 Paesi e, nel giro di un decennio, la tecnologia europea era sbarcata anche in molti altri Paesi del mondo, tra cui la Cina, superando il Cdma (Code Division Multiple Access), lo standard scelto dagli Stati Uniti.
Secondo i dati della Gsm Association proprio nello scorso mese di giugno è stato tagliato il traguardo dei 2 miliardi di persone che hanno in tasca un cellulare Gsm (anche di terza generazione), con una crescita di ben 1.000 utenti al minuto. Le reti sono oggi quasi 700 in 213 Paesi, pari all'82% del totale delle connessioni mobili in tutto il mondo. A guidare la classifica è la Cina, con 370 milioni di clienti, seguita dalla Russia a quota 145 e dall'India a 83 milioni.
Le frequenze usate dalla rete GSM sono 850, 900, 1800, 1900 MHz e variano a seconda degli stati in cui la rete stessa è installata. Tipicamente nelle nazioni europee si utilizzano le frequenza 900/1800 MHz, mentre negli Stati Uniti le frequenze 850/1900 MHz. La molteplicità delle portanti usabili e l'evoluzione dei sistemi di trasmissione hanno fatto in modo che le celle possano presentare configurazioni multifrequenza (dual band).

La terza generazione.

E’ il 2003 quando fa la sua comparsa sul mercato la prima rete Umts al mondo. Scenario per il lancio della nuova tecnologia: il mercato inglese.
E’ la rivoluzione. Il cellulare si evolve non solo dal punto di vista tecnologico ma anche sociale.
Il sistema viene ideato per far convergere su un’unica piattaforma di telecomunicazione i vari tipi di media che sono oggi a nostra disposizione e che per la maggior parte sono già integrati nei nuovi modelli di cellulari.
L’obiettivo è proprio quello di raccogliere in un unico, universale (Universal Mobile Telecommunications System)contenitore tutto ciò che ci permette meglio di interagire non solo con le altre persone ma adesso anche con vere e proprie emittenti deputate alla creazione di un messaggio che integri audio e video in tempo reale.
Fino ad oggi nel mondo dei servizi mobili, soprattutto la videochiamata è sinonimo più concreto di terza generazione.
L’idea di questo servizio deve essere fatta risalire all’America degli anni ’70. Nella fattispecie nella città di Pittsburgh la società di telecomunicazioni AT&T lanciava commercialmente un servizio chiamato PicturePhone[3].
La crescita esponenziale dei possessori di cellulare ha, oggigiorno, fatto sperare molte società che operano nel settore della comunicazione che da subito hanno ingaggiato una lotta accanitissima per sviluppare la tecnologia prima e per poi aggiudicarsi le licenze statali per operare in 3g.
Grazie all'UMTS sarà possibile avere terminali con velocità di trasmissioni dati fino a 2Mbps, rendendo possibili molte applicazioni, tra cui la videotelefonia.

-“Guardami dritto negli occhi”. Così si è soliti rivolgersi ad un interlocutore delle cui affermazioni o azioni vogliamo verificare la veridicità. Chiedere a qualcuno di comunicare tenendo lo sguardo diritto nel nostro è infatti un modo per cogliere l’universo che sta dietro a una semplice comunicazione verbale. Come se potessimo attraverso lo sguardo, scandagliare indole e intenzioni di chi abbiamo di fronte.
Vedere chi parla e ascoltare chi si può vedere conferisce alla chiamata maggiore credibilità.
Con la videochiamata tutto questo è già realtà.
Affinché però il servizio si allarghi è necessaria la diffusione degli apparecchi di terza generazione.
Proprio in questi ultimi mesi, grande impulso a questa nuova “alfabetizzazione telefonica” è stato dato dai mondiali di calcio di Germania 2006.
Come è possibile tutto ciò?
Dal mese di giugno sul territorio nazionale la compagnia telefonica 3, alla cifra di 55 cent al giorno, ha messo a disposizione dei suoi clienti tutte le partite della coppa del mondo.
La tariffa mensile della Tv mobile di 3 è di 29 euro. Sfruttando invece la propria rete Umts e Hsdpa, 3 ha offerto in video streaming le immagini live delle partite con costi di 30 centesimi di euro ogni 5 minuti, mentre dal portale si sono potuti scaricare videogoal e news via Sms acquistando appositi pacchetti flat.
Ovviamente lo spettacolo è andato in onda solo sui nuovi “tivufonini”: il modello LG 900 e il Samsung P910. Essi hanno al loro interno un microchip in grado di ricevere la tv digitale in formato Dvbh (digital video broadcasting handled).


Con il Dvbh il segnale tv arriva veloce e di alta qualità. Una manna per chi, con l'Umts, è abituato a veder cadere la connessione e aspettare minuti per godersi un clip in qualità scarsa. Questa tecnologia inoltre aiuta le compagnie telefoniche che fino a ieri erano obbligate a inviare i video utilizzando l'Umts: a ogni cliente che voleva vedere qualcosa doveva essere trasmesso uno stream personale. Cosa facile da fare se gli utenti sono pochi, ma che paralizzerebbe la rete se le richieste diventassero milioni. Con il Dvbh i problemi sembrano finiti. Le trasmissioni sono sempre online, come con la tv di casa. Chi le vuole vedere basta che accenda il telefonino.


Secondo l'Autorità per le comunicazioni, entro il 2010 in Europa ci saranno 25 milioni di terminali Dvbh di cui almeno 5 in Italia.
In Corea, dove questo sistema è attivo da circa un anno, la tv sul piccolo schermo è vista in media un'ora al giorno. Il 40 per cento degli abbonati la guarda un'ora e mezzo e solo il 10 per cento la accende per meno di 30 minuti[4].
Insomma, la tecnologia c'è, i telefoni pure così come i contenuti. Resta da vedere se il mercato premierà il Dvbh come una rivoluzione o se sarà un flop.