Coppie di fatto
Alla Direzione del Pri l'onere della decisione
Come abbiamo rilevato nel fondo della "Voce" di sabato, la decisione del Governo di presentare un proprio disegno di legge sulle unioni di fatto non può non essere apprezzata come prova di autonomia rispetto agli ultimatum che gli erano pervenuti da Oltre Tevere.
Ma per altro verso la decisione di procedere con disegno di legge rappresenta un curioso errore politico. Perché non si capisce la ragione di voler sfidare particolari sensibilità all'interno della coalizione, contrarie al provvedimento, se non per compiacere l'ala radicale della stessa. Oltretutto si rischia di collegare queste sensibilità alla volontà dell'opposizione di far precipitare il provvedimento e infliggere una sonora sconfitta al governo. Gli argomenti in proposito li abbiamo visti esposti in maniera solenne sul "Corriere della Sera" con un articolo a firma dell'onorevole Fini, sabato scorso, e lunedì con una intervista alla "Stampa" di Torino dell'onorevole Tremonti.
Il governo si è assunto la responsabilità di trasformare un confronto sul merito di un argomento di grande rilevanza sul piano del diritto civile, in uno scontro di schieramento.
Proprio perché siamo favorevoli a una regolamentazione giuridica delle unioni di fatto, ci augureremmo che il lavoro della Commissione Giustizia del Senato non si appiattisca sul disegno di legge governativo, ma consenta di definire un nuovo testo che tenga conto di tutte le proposte presentate e cerchi di giungere ad una soluzione razionale ed equilibrata. Siamo consapevoli dei problemi costituzionali che pone l'onorevole Tremonti, ma se in Italia sono ormai 500 mila le coppie di fatte ed i matrimoni, invece, declinano, ad un provvedimento bisognerà pur arrivare, magari modificando la Costituzione.
Va però detto che nel disegno di legge governativo vi sono punti che non ci convincono.
Ad esempio affidare ad una dichiarazione separata all'Ufficio dell'anagrafe, il titolo per riconoscere le convivenze. Un compromesso tra le diverse posizione esistenti nella maggioranza di governo che ci pare ipocrita e che si presta a sotterfugi.
Così come siamo contrari ad attribuire alle strutture ospedaliere il compito di disciplinare le modalità di esercizio del diritto di accesso del convivente, per fini di visita e assistenza nel caso di malattia o ricovero, perché si rischia di vanificare il diritto, affidandolo alla discrezionalità delle singole amministrazioni.
Altrettanto inopportuno è stabilire che qualunque cittadino extracomunitario convivente con un cittadino italiano o comunitario possa chiedere il rilascio di un permesso di soggiorno, senza fissare la durata minima della preventiva convivenza e le cause di esclusione legate alla presenza di precedenti penali specifici, perché ciò si presta ad ogni tipo di abuso.
Infine siamo contrari a vincolarci sin d'ora a una disciplina dei trattamenti pensionistici da attribuire al convivente, nel quadro del riordino della normativa pensionistica, significa introdurre un ulteriore elemento di spesa e di rigidità nel nostro sistema previdenziale di cui non si sente proprio il bisogno. Soprattutto in una fase in cui è aperto il dibattito sui costi delle pensioni di reversibilità e sull'opportunità di una revisione dei criteri sinora stabiliti per la loro concessione.
La direzione nazionale che è stata convocata per venerdì prossimo sarà costretta a decidere se dare un voto del Pri a favore della legge sulle coppie di fatto e quindi al governo, oppure se rifiutarlo, per ragioni politiche e di merito.
Roma, 12 febbraio 2007
tratto da http://www.pri.it