Leggete attentamente questo articolo perché ha dello sbalorditivo.
C'è di tutto, ma il passaggio-clou è quando si parla di una "componente psico-genetica che si tramanda tra generazioni e che prima o poi è destinata a riaffiorare". Alla faccia delle prediche sull'"antirazzismo" fatte a noi "gentili"! Sulle virtù della "società multietnica" e "multirazziale"! Sui matrimoni misti!!! E lo dice il gran rabbino, quindi non c'è motivo di non credergli.
Non male anche la trovata sugli "ebrei invisibili"...
Che dire? Se fossi un abitante del sud comincerei a preoccuparmi per la proprietà della casa, del campo ecc.: stai a vedere che salta fuori qualche "comunità" che ne pretende la restituzione, visto che per secoli si tramanda una "componente psico-genetica"...
Ma quello che lascia davvero interdetti è la sicumera, l'ostentata sensazione di avere tutto dalla propria parte che trasuda da quest'articolo del noto guitto televisivo. A nessun altro appartenente ad una "comunità" verrebbe messo a disposizione un quotidiano ad alta diffusione nazionale (che già ospita "prestigiose firme" come Nirenstein e Molinari, megafoni dei Sionismo) per scrivere cose del genere.
Poi, con l'approssimarsi del 27 gennaio, la sbracatura è totale, ed ogni appartenente alla "comunità" come il Davi vive una condizione semi-estatica, che gli fa scrivere cose col tono che caratterizza l'articolo che segue.
Il finale è col botto: il Meridione d'Italia, si fa intendere, se è messo com'è messo lo deve alla perdita della sua "crema", di cui il Davi, evidentemente, sente di far parte.
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From: Federici
To: centrostudi.federici@centrostudifederici.org
Sent: Monday, January 22, 2007 9:43 AM
Subject: La riconquista del Sud: i nuovi garibaldini con la stella di David
Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 07/07 del 20 gennaio 2007, San Sebastiano
La riconquista del Sud: i nuovi garibaldini con la stella di David
Pubblichiamo un illuminante, seppur irritante, articolo di Klaus Davi apparso sulle colonne della Stampa. Ricordiamo che i titoli dei nostri comunicati posti dopo lindicazione del numero progressivo e della data sono redazionali.
Ebrei dItalia, il Sud ritrovato. Il riscatto dopo l'oblio, di Klaus Davi
TRANI - Gli ebrei riconquistano il Sud Italia, con il beneplacito ufficiale dellUnione delle Comunità ebraiche. Sono passati più o meno cinquecento anni da quando, in seguito alle persecuzioni spagnole scatenate da Isabella di Castiglia e Ferdinando dAragona, vennero scacciati dal Regno di Napoli e, in generale, da tutta l'Italia meridionale con un editto di espulsione risalente al 1541. Le sinagoghe vennero trasformate in chiese, i quartieri ebraici occupati dai gentili, e decine di migliaia di persone dovettero fuggire.
Ora siamo a una svolta, ufficializzata da un documento dell'Unione delle Comunità ebraiche: ci sarà una rinascita a vasto raggio dellebraismo meridionale a partire proprio dalla Puglia, una regione che storicamente fu il fulcro della cultura ebraica nel Medioevo. Un territorio che oggi, cinquecento anni dopo la loro cacciata, potrebbe diventare la piattaforma ideale per la riconquista del Sud. In particolare, sarà proprio Trani, splendida città in provincia di Bari, a esserne epicentro. Esattamente lì dove l'antica sinagoga, Scola Nova, risalente al 1243, poi trasformata in chiesa, è stata recentemente restituita alla Comunità, come racconta il consigliere Yoram Ortona, e dove una trentina di famiglie sono tornate a svolgere le funzioni religiose.
Un vero disgelo dopo decenni di diffidenza dell'ebraismo ufficiale verso i (presunti) ebrei del Sud. Una diffidenza dettata anche dalla tormentata storia delle comunità meridionali. Fino al 1400 il nostro mezzogiorno era un caposaldo dell'ebraismo mediterraneo. Poi, sull'onda delle persecuzioni iberiche, anche da noi ci furono pogrom e vessazioni. Lo storico Francesco Renda spiega quanto incisiva fosse la presenza ebraica in quelle regioni: in Sicilia il cinque per cento della popolazione era di origine israelitica. Dopo l'espulsione, molti si convertirono, altri finsero. Altri ancora partirono verso le comunità di Ancona, Roma, Napoli, la Grecia o la Turchia. Alcuni infine si omologarono, dando vita a forme di criptogiudaismo che furono in seguito perseguitate con violenza ancora più accentuata. Le cronache raccontano la presenza di marrani registrata per tutto il sedicesimo secolo. Poi, da lì in avanti, più nulla. Il buio.
Chiese e sinagoghe
Certo, si registrarono sporadiche presenze di ebrei nel Sud, soprattutto lungo le coste per ragioni di commercio. Ma al di là di singoli episodi, a sparire fu quella originalissima forma di cultura ebraica popolare che in Puglia, Sicilia, Calabria e Sardegna si estinse senza lasciare traccia. Come già detto, le sinagoghe si trasformarono gradualmente in chiese, rimasero le giudecche (a Palermo, Trapani, Marsala, Reggio Calabria, a Trani), ma vennero man mano popolate da cristiani. Ci furono anche casi di sinagoghe con rito siciliano segnalate a Tessalonica, in Grecia, e finanche a Roma. Poche tracce sono rimaste di quella storia gloriosa. Eppure, spulciando ben bene l'elenco telefonico di città come Brindisi, Bari, Palermo, sono i cognomi a parlare subito chiaro: sfilze di Cohen (Brindisi), Lopez (Bari), Aronica, Lo Preste e Davì (Palermo e Catania). Lo spiega il rabbino ortodosso di Milano, Shlomo Bekhor: «La cancellazione dellidentità ebraica non previde un elemento importante: la permanenza di un'anima, una componente psico-genetica che si tramanda tra generazioni e che prima o poi è destinata a riaffiorare».
La rinascita
E' stato cosi negli Anni Trenta, quando in un piccolo paese del Gargano un pugno di contadini capeggiati da un certo Donato Manduzio - nessun legame apparente con le famiglie marrane pugliesi - riscoprì, grazie a uallispirazione di un sogno, la propria identità ebraica e trascinò buona parte del paese con sé. Dopo molte traversie, il rabbinato di Napoli riconobbe alcune conversioni e molti ebrei di Sannicandro, il nome del paese, vivono attualmente in Israele. Altri, soprattutto donne, risiedono a tuttoggi nel villaggio pugliese. La svolta di questi giorni, invece, avviene, a Trani. Una città tradizionalmente caratterizzata da una forte presenza ebraica, al punto che le cronache storiche del luogo annoverano ben quattro sinagoghe, di cui due sono sopravvissute fino a noi. Come osserva Fabrizio Gallichi, consigliere per il mezzogiorno dell'Unione delle Comunità, «la restituzione agli ebrei della sinagoga Scola Nova di Trani ha consentito di dare vita a un'unità religiosa che, pur dipendendo istituzionalmente dalla Comunità ebraica di Napoli, dispone di piena autonomia».
Il futuro
A questa unità «fanno riferimento dieci famiglie di ebrei pugliesi, metà dei quali tornati all'ebraismo». La comunità di Trani è diventata anche il punto di riferimento per gli oltre quaranta sannicandresi impegnati in un processo di conversione. «Contando tutti, si arriva a poco meno di cento persone», conferma Gallichi. Che poi svela: «Stiamo lavorando a un percorso di riconoscimento per gli ebrei invisibili; consapevoli che nel sud esistono moltissime persone legate a vario titolo alla nostra religione, verso le quali intendiamo lanciare segnali di reattività culturale con manifestazione e incontri». Intendiamoci: non necessariamente il riavvicinamento si conclude con una conversione, ma sicuramente consente di costruire una base su cui intessere unidentità ebraica del Sud.
Le prossime tappe? Sia Ortona che Gallichi sono molto cauti nel parlare di vero e proprio ritorno in termini religiosi. Ma analogamente, dopo la Puglia, focolai interessanti si sono accesi in Calabria (a Reggio e a Bova marina) e in Sicilia. Inoltre, l'Unione auspica che si possa arrivare a breve a un pieno riconoscimento della comunità di Sannicandro, sempre in Puglia. Mentre nel corso del 2007 è previsto linsediamento di una presenza istituzionale e rabbinica della Comunità anche a Palermo, dove vivono numerosi ebrei.
Il risarcimento
Insomma, si tratta di un passo importante per il giudaismo del Sud. Una svolta storica consentita dagli accordi fra lo Stato Italiano e l'Unione sulla tutela dei beni culturali ebraici nel nostro paese. Ossia un importante, anche se minimo, risarcimento verso quegli esseri umani che in nome di una superiorità religiosa sulle altre fedi vennero privati della loro identità. Condannando il nostro Sud a un impoverimento politico, culturale ed economico di cui ancora oggi paga le conseguenze.
(Da La Stampa del 19 gennaio 2007)