I governi di Madrid e Rabat trattano sugli ultimi accordi
La previsione di spesa raggiunge i tredici miliardi di euro
Gibilterra, sfida sotto il mare
un tunnel tra Europa e Africa
Attesa per i fondi Ue, il progetto potrebbe essere ultimato nel 2025
di ALESSANDRO OPPES
MADRID - Saranno quaranta chilometri di tunnel, in buona parte sommerso, adagiato in fondo al mare a 300 metri di profondità. Si potrà prendere il treno ad alta velocità a Siviglia, raggiungere la costa andalusa all'altezza di Cadice, e lì iniziare l'immersione, per ritrovarsi poco dopo a Tangeri. Il tutto in un'ora e mezza. O ancora, da Madrid al Marocco sulle rotaie in quattro ore. L'Europa unita all'Africa: quello che sembrava solo un sogno irrealizzabile, potrebbe presto trasformarsi in realtà.
Quando? Gli ingegneri sono restii a fare previsioni perché, ora che il loro progetto è ormai in fase avanzatissima, tutto dipende dalla volontà politica. Se i governi di Madrid e Rabat arrivano presto a un accordo, e se la Ue accetta le richieste di finanziamento, il Tunnel dello Stretto potrebbe essere pronto già per il 2025. Pochi anni in fondo, ma probabilmente troppi per Giovanni Lombardi, l'uomo al quale è stato affidato il coordinamento dell'équipe tecnica: oggi ottantunenne, sa di non avere molte speranze di vedere completata quella che sarebbe la sua più grande opera.
Ingegnere svizzero, originario del Canton Ticino, è uno dei maggiori esperti al mondo nella realizzazione di dighe e gallerie (quella del San Gottardo porta la sua firma). Ha partecipato anche agli studi per il Tunnel della Manica, del quale dice che, in confronto al progetto per lo Stretto di Gibilterra, "fu un gioco da ragazzi". Quando, nell'ottobre scorso, la commissione mista ispano-marocchina gli chiese di lanciarsi in questa nuova avventura, accettò subito, anche se ben cosciente delle difficoltà: "È una sfida senza precedenti nella costruzione di grandi infrastrutture, al limite della praticabilità tecnica".
L'équipe guidata da Lombardi deve rivedere e aggiornare, entro quest'anno, lo studio di fattibilità che risale al 1996, adeguandolo alle nuove esigenze previste per garantire una maggiore sicurezza. Allora la previsione di spesa oscillava tra i 5 e i 6 miliardi di euro, ora potrebbe raggiungere i 13. Ma su diversi elementi fondamentali del progetto non sembrano esserci più dubbi.
Il primo riguarda il percorso del tunnel: è stato scartato il tragitto più corto, quello di 14 chilometri che separano Punta Cirea, in Marocco, da Punta Canales, in Spagna, perché in quel punto lo Stretto di Gibilterra raggiunge una profondità eccessiva, di 900 metri. Per la stessa ragione già anni fa era stata anche esclusa la possibilità di realizzare un ponte tra i due continenti: sarebbe impensabile poter garantire la stabilità di pilastri di quell'altezza, per di più in un braccio di mare percorso da forti venti e correnti. Il tragitto che è stato scelto, allora, è quello che unisce Punta Paloma, nei pressi di Cadice, a Malabata, vicino a Tangeri: lunghezza doppia rispetto a quella dello Stretto (28 chilometri), ma con una profondità ridotta a un terzo.
Il dubbio che, in realtà, non è stato ancora sciolto riguarda la convenienza nel realizzare un'opera così mastodontica e costosa. Chi ha viaggiato finora dalla Spagna al Marocco in traghetto, preferirà in futuro attraversare il tunnel in treno? Se si confermano le previsioni che parlano di 8 milioni di passeggeri all'anno (contro i 16 dell'Eurotunnel sotto la Manica), il progetto sarà economicamente sostenibile? Domande per il momento senza risposta. Spetterà ai governi di Madrid e Rabat decidere, sapendo di correre qualche rischio.