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  1. #61
    Extra Ecclesiam nulla salus
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    Vorrei saperlo anch'io...

  2. #62
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    Vicenza, sgambetto al Senato Prodi: vertice sulla politica estera

    La maggioranza? Sono fiduciosissimo




    Rinserrare le fila. È questa la parola d'ordine dopo la sconfitta al Senato sull'allargamento della base militare Usa di Vincenza. Il Presidente del Consiglio Romano Prodi ha convocato una riunione della sua maggioranza e avverte: «Al rientro dei ministri degli Esteri e della Difesa - dice Prodi - è prevista una riunione con le forze della maggioranza al fine di riaffermare le linee di politica estera contenute nel programma di Governo». Prodi sottolinea che «il governo sta lavorando con i rappresentanti dei partiti della maggioranza» per una soluzione condivisa su quello che c'è da fare per Vincenza, «fermo restando», osserva Prodi, «che come ha spiegato il ministro Arturo Parisi c'è disponibilità da parte dell'esecutivo a discutere le modalità di realizzazione dei lavori di ampliamento della base militare di Vicenza, non certo a mettere in discussione il nulla osta alla realizzazione degli stessi già concesso dal Governo in ottemperanza con quanto garantito dal Governo precedente». In una nota che tende a minimizzare la portata politica della vittoria dell'ordine del giorno targato Cdl, Prodi spiega che quanto avvenuto oggi è la manifestazione di un disagio e di un dissenso «noti quanto circoscritti» al tema oggetto della discussione in Aula.

    Cosa è successo a Palazzo Madama. Trappola della Cdl al Senato, dove giovedì è arrivato il "caso Vicenza". Dopo una relazione del ministro della Difesa Arturo Parisi, a sorpresa l'Aula del Senato approva l'ordine del giorno della Cdl che recepisce le indicazioni venute dal ministro Parisi sul progetto del raddoppio della base. I sì vincono 152 a 146, quindi con sei voti di scarto. Quattro sono gli astenuti: gli ulivisti Gavino Angius, Paolo Bodini, Massimo Brutti e Domenico Fisichella. Ma decisivi sono stati i voti del senatore a vita Giulio Andreotti e dell'ex Idv Sergio De Gregorio ora nel gruppo misto. Oltre alle assenze nelle file della maggioranza: in tutto 19 senatori, tra cui tutti i senatori a vita eccetto Andreotti.

    Ma, assenze giustificate per malattia o meno, quello che emerge è che la trappola è andata in porto anche perché al momento del voto c'è stato un certo caos nelle fila della maggioranza, dopo la bufera di ieri alla Camera sui Pacs, come si evidenzia dalle parole di Angius e del senatore D'Amico della Margherita: il primo tra gli astenuti e il secondo caduto tra i favorevoli alla mozione del centrodestra.

    «Udite le comunicazioni del governo, le si approva»: è questa l'unica riga dell´ordine del giorno presentato dalla Cdl che ha messo in difficoltà l´Unione. Uno sgambetto messo in atto dalla destra che poi ha avuto buon gioco, al momento dell´approvazione, a riempire l'aula di grida: «Buffoni, dimissioni, dimissioni».

    «Il voto non ha alcuna conseguenza sulla tenuta del governo» risponde con fermezza la presidente dei senatori dell'Ulivo, Anna Finocchiaro. «Si tratta ovviamente di una vittoria politica del centrodestra - ammette però la Finocchiaro. - ma tanto imbarazzante per il centrosinistra quanto per il centrodestra», visto che la è avvenuta appoggiando la relazione del governo dopo che «l'operato del governo Prodi, sui giornali e negli interventi dei colleghi, è stato descritto come quanto di più dannoso, devastante e pregiudiziale si possa immaginare rispetto alle relazioni dell'italia con la comunità internazionale». Poco dopo il sì alla mozione del centrodestra, l'aula approva anche l'odg presentato dall'Unione. Ma, come annunciato, la destra a quel punto ha quasi interamente abbandonato l'aula. L'odg di maggioranza «prende atto» delle dichiarazioni del ministro Parisi e chiede la organizzazione di una conferenza nazionale sulle servitù militari.

    Il mite Parisi però è su tutte le furie. Per lui tutta la vicenda del voto al Senato su Vicenza è «paradossale» e chiede chiarimenti alla maggioranza -o meglio «un chiarimento profondo» - in prima battuta al suo "capo", cioè al presidente del Consiglio Romano Prodi.
    In aula Parisi aveva comunicato che il via libera ufficiale a Ederle 2 era arrivato per voce del ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, nel corso del colloquio con il Segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, in occasione del vertice Nato di Bruxelles, il 26 gennaio scorso, una settimana fa. E aveva anche ricostruito che lo stesso Prodi aveva preavvertito l'ambasciatore Usa Spogli dieci giorni prima. Spogli aveva fatto pressioni su Prodi per una risposta in tempi rapidi visto che il 31 gennaio il Congresso a Washington avrebbe dovuto deliberare gli stanziamenti per il ridislocamento delle truppe americane in Europa.

    Parisi ha anche assicurato che «il governo vigilerà» sul fatto che siano «rispettate le esigenze poste dalla comunità locale» rispetto al territorio, alla viabilità, ai servizi, problemi su cui lo stesso Parisi aveva già manifestato le stesse perplessità in precedenza. Ma ha aggiunto: «Sarà altresì dovere del governo assicurare la massima vigilanza sul rispetto degli accordi bilaterali per quello che riguarda gli impieghi operativi» della base stessa. Ma nel frattempo è stata confermata una manifestazione nazionale contro il progetto di raddoppio della base Usa a Vicenza il prossimo 17 febbraio, una manifestazione a cui è stata già anmnunciata la presenza di alcuni deputati e senatori della maggioranza. L'affaire Vicenza è tutt'altro che chiuso.

    «Non c'è un problema di crisi», rassicura però il presidente della Camera, Fausto Bertinotti. «Questo episodio esprime un elemento di difficoltà e manifesta un problema politico e deve essere affrontato all'interno della maggioranza, perché questa possa proseguire il suo cammino, facendosi aiutare da un sovrappiù di partecipazione». Per il presidente della Camera «non esistono ipotesi di altre maggioranze. Il fatto stesso che non vengano neppure proposte è indicativo del fatto che non si possono proporre non solo perché non reggerebbero alla prova dell'esperienza, ma perché non sono neppure proponibili in un astratto cielo degli schieramenti immaginabili. Nessuno ce la fa a proporre uno schieramento alternativo a quello di centrosinistra».

  3. #63
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    Invece di parlare di "trappole" del centrodestra, perché il centrosinistra non si fa due calcoli ed evita di pontificare sulla durata del Governo e sulle grandi riforme che sarà in grado di affrontare? Un po' di tracotanza in meno gioverebbe non tanto al Governo e all'attuale maggioranza. Gioverebbe, più che altro, alla loro credibilità.

  4. #64
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    Del Pennino sulla base Usa/Conflitto che ha caratterizzato l'atteggiamento del governo
    E' inutile trincerarsi dietro la scusa degli enti locali

    Riproduciamo la dichiarazione di voto del senatore Antonio Del Pennino (Dc- Pri, Ind- Mpa) nella convulsa giornata di Palazzo Madama che ha visto approvare a maggioranza l'ordine del giorno presentato dalla Cdl sulle dichiarazioni del ministro della Difesa Parisi, giovedì primo febbraio. Come si ricorderà si è registrato il singolare fatto di un ministro appoggiato dall'opposizione e sconfessato dalla sua maggioranza su una rilevante questione di politica internazionale.

    "Signor presidente, i senatori del gruppo Dc - Pri, Indipendenti - Movimento per l'autonomia voteranno a favore delle mozioni presentate dai gruppi dell'opposizione e dell'ordine del giorno presentato dalla maggioranza. Non possiamo non sottolineare il carattere paradossale di quanto sta avvenendo oggi con queste votazioni che vedono rovesciate le posizioni e vedono l'opposizione approvare la scelta del governo, mentre l'ordine del giorno di maggioranza prende solo atto delle dichiarazioni del governo e lo impegna su una serie di temi che non hanno nulla a che vedere con il merito delle questioni che stiamo discutendo e con la decisione che il ministro Parisi ci ha illustrato questa mattina. Questo perché vi è un conflitto esistente all'interno della maggioranza, che è stato confermato dal dibattito. Non a caso il senatore Colombo ha parlato di solitudine del ministro Parisi rispetto alla sua maggioranza ed il Senatore Salvi ha definito la sua esposizione come un'esposizione meramente burocratica. Vi è un conflitto che ha caratterizzato tutto l'atteggiamento del governo in questa vicenda, un atteggiamento contraddittorio, evidenziato proprio dalla ricostruzione precisa dei fatti che è stata svolta questa mattina dal ministro Parisi. Dalla sua esposizione è emerso che non esistevano accordi segreti del precedente governo che vincolassero le decisioni dell'attuale esecutivo, che quindi era responsabilità di quest'ultimo il pronunciarsi a favore o contro l'allargamento della base di Vicenza e che non era stato precostituito dalla maggioranza precedente alcun parere favorevole del Comune di Vicenza o del comitato paritetico della Regione, perché questi pareri sono arrivati, rispettivamente, nel giugno 2006 e nell'ottobre 2006, cioè quando era già in carica l'attuale Governo.

    E' chiaro che il tentativo di trincerarsi dietro alla scelta degli enti locali – con quell'improvvida dichiarazione del presidente Prodi che ha detto "chi sono io, sindaco di Vicenza?" come se questa fosse materia di competenza comunale – maschera una contraddizione sulle decisioni che riguardano la continuità della nostra politica estera, dei nostri rapporti con gli Stati Uniti e non l'eredità del precedente Governo, né possono essere evase rifugiandosi nelle competenze locali.

    E' di tutta evidenza come il ricercare una via di fuga dalle responsabilità che spettavano al governo è una strada che non poteva essere percorsa e alla fine il governo ha dovuto assumersi le sue responsabilità, evidenziando il conflitto che divide questa maggioranza, che non è tra chi vuole mantenere una linea di fedeltà alla politica tradizionale di solidarietà euroatlantica e al sistema di alleanze del nostro Paese e chi invece risente di un antiamericanismo ideologico. Non si tratta infatti solo di un giudizio negativo sulla politica del Presidente Bush, ma di un antiamericanismo ideologico che ritiene esprimersi con il no all'ampliamento della base militare di Vicenza, per poi mascherarsi dietro la dichiarazione di voler interpretare il sentimento delle popolazioni locali. In realtà dietro questa dichiarazione c'è solo il tentativo di coprire le contraddizioni di questa maggioranza su un tema cruciale per il nostro Paese, quale quello della politica estera. Una maggioranza incapace di una coerente linea di politica estera è una maggioranza che il nostro Paese non merita".



    tratto dal sito del Partito Repubblicano
    http://www.pri.it

 

 
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