Risultati da 1 a 9 di 9
  1. #1
    denty
    Ospite

    Thumbs up Elezioni USA 2008..."rivoluzione" liberale

    L’America di destra volta le spalle a Dio. La corsa alle primarie dei candidati repubblicani alla Casa Bianca per le elezioni del 2008 celebra il ritorno del pensiero liberale tra le file dei conservatori. In testa nei sondaggi sono infatti John McCain maverick (cane sciolto) e Rudolph Giuliani, l’ex sceriffo di New York. Che una missione pensano che l’America ce l’abbia ma che nulla abbia a che fare con il divino. Da una parte l’ex eroe del Vietnam, tanto idealista quanto pragmatico, pupillo della prima ora dei neoconservatori, grande estimatore di Reagan e detestato dalla destra per le sue iniziative politiche trasversali. Dall’altra l’italo americano più in auge d’america, nominato uomo dell’anno 2001 dal settimanale Times, due volte sindaco della grande mela, in lizza con pochi fondi e tante idee liberal da far venire il mal di pancia all’America vetero cristiana. E prima ancora dei grandi elettori del partito repubblicano a loro favore sono gli stessi americani ad essersi espressi.
    Infatti nei sondaggi del 29 gennaio dell’agenzia Rasmussen Reports, parecchio accreditata al di là dell’Atlantico, se McCain si candidasse contro Hillary Rodham Clinton la batterebbe 45% a 44%. Se per l’impresa fosse arruolato Giuliani il margine sarebbe ancora superiore: 49% a 43%. A dimostrare che l’America dopo anni di egemonia liberal e poi conservatrice, nel senso più deleterio e massimalista di entrambi i termini, adesso ha voglia di voltare pagina e votare non in nome dell’ideologia ma delle buone idee e del realismo etico. E sia McCain che Giuliani di certo incarnano la nuova rivoluzione liberale e antisistema che gli elettori vogliono. Dell’ex eroe del Vietnam e senatore dell’Arizona infatti tutto si può dire tranne che sia espressione dell’establishment americano. Alle primarie del 1999 fu l’unico infatti contendere a Bush il primato in casa repubblicana con un programma che prevedeva una grande riforma del sistema di finanziamento delle campagne elettorali per ridurre il potere delle lobby, parecchia più cautela sui tagli delle tasse, decisa disponibilità ad ascoltare le grida di allarme degli ecologisti sul riscaldamento globale del pianeta, e pur essendo un fervente anti-abortista appoggio all’aborto legale definito un male necessario.
    Ma che nessuno pensi nella sinistra europea che McCain possa cambiare la politica estera americana: si fanno meno ambigui modi e passioni ma gli obiettivi non cambiano. E’ stato su di lui infatti che i neoconservatori americani hanno puntato all’inizio. Era lui a promuovere una politica interventista e “missionaria” per esportare la democrazia e ridurre il peso degli stati canaglia nel mondo. In contrapposizione a Bush Junior prima della sua grande conversione all’idealismo che invece si presentava alle primarie con un programma isolazionista per rompere con la politica interventista di Clinton. E favorevole all’invasione dell’Iraq McCain non lo fu solo per le famosissime armi di distruzione di massa ma perché la caduta di Saddam avrebbe liberato in tutti i paesi arabi energie intellettuali e politiche che avrebbero avvicinato l’avvento di regimi democratici. Così come oggi è favorevole all’invio di un numero superiore di truppe a Baghdad perché crede che in Iraq si stia giocando la partita politica e militare più importante degli ultimi decenni – una partita che l’America non può permettersi ne di perdere ne di astenersi dal combattere. Il ritiro infatti consegnerebbe l’intero Medio Oriente al confronto armato obbligando gli americani a ritornare in forze entro pochissimi anni. In uno scenario devastato e attraversato da fiumi di sangue invece che rivoli.
    Rudolph Giuliani quanto a indipendenza di pensiero non è da meno. Così come la sua capacità di scandalizzare in modo dirompente la destra più religiosa e conservatrice. Nominato da Reagan ai primi degli anni ’80 procuratore del South District di New York si è guadagnato sul campo il soprannome di “procuratore di ferro” per l’energia e la tenacia con cui ha condotto la lotta alla droga e al crimine organizzato. Da sindaco di New York è diventato lo sceriffo della tolleranza zero nei confronti del ladro di polli come del pirata finanziario. Si deve a lui sia il taglio delle tasse che la lotta al malaffare di Wall Street e della burocrazia. Così come il crollo del 50% degli omicidi e del 30% dei reati più tipici della città.


    La gente ha sempre ringraziato ma sotto sotto si è altrettanto e sempre inquietata perché come la polizia abbia avuto tanto successo è diventato il fulcro di numerose leggende metropolitane sui metodi brutali dei poliziotti della grande mela. Ma è un problema relativo se comparato alla crescita economica di cui la città è stata protagonista e di cui Giuliani ha potuto fregiarsi aiutato dal destino che gli ha fatto governare in un periodo di congiuntura economica favorevole. Ma è con l’incoronazione a uomo dell’anno del 2001 che ha raggiunto l’apice di popolarità. A decretarla è stato il Times per come si è comportato l’11 settembre: prese infatti per mano la città con uno slancio e una forza morale tale da commuovere tutta l’America. Senza mai concedersi una caduta di stile: ha confortato le vittime, ha seguito gli scavi delle macerie ma ha anche chiesto ai suoi cittadini di continuare a rispettare gli arabi indipendentemente dall’origine degli attentatori.
    Ma contro di lui in casa repubblicana c’è la sua biografia e le sue idee. Tra tutti i candidati presidente della storia degli Stati Uniti nessuno è mai stato eletto senza avere avuto una qualche esperienza nel governo della nazione, essere stato governatore di uno dei 53 stati della federazione, o aver servito nel servizio militare. E lui è stato solo il sindaco di New York. Ma questo è una volta di più un problema relativo in confronto ai 3 matrimoni che hanno segnato la sua storia sentimentale - di cui uno andato in frantumi con tanto di vetrina pubblica perché la moglie ha scoperto che aveva da anni un’amante. Non solo: è perfino apparso vestito da donna in un programma televisivo a tarda sera. E soprattutto è a favore dell’aborto, del matrimonio tra gay e della ricerca sulle cellule embrionali. Come sabbia negli occhi per l’elettorato più conservatore e religioso di destra. E se è vero che per diventare presidenti degli Stati Uniti bisogna avere la maggioranza dei voti del popolo americano che probabilmente lo farebbero vincere, per poter concorrere bisogna essere scelti dai grandi elettori del partito repubblicano. Di cui fino adesso si può dire tutto tranne che abbiano, almeno in pubblico, la stessa idea di Rudolph Giuliani di come bisogna essere di destra. Ma l’eroe di New York è in buona compagnia. Condivide infatti lo stesso problema con McCain.

  2. #2
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    sarebbe bello vedere un vero liberal americano per vederee come riuscirebbe Ferrara a far passare le sue panzane teocratiche come "filoamericane" al pubblico della destra italiana tutta buttiglione e vaticano

  3. #3
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    Addio Tomàs
    siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i 5 stelle

  4. #4
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    Se la sfida fosse tra Giuliani e Clinton avremmo due favorevoli ai matrimoni gay a contendersi la Casa Bianca...

  5. #5
    Repubblica
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    McCain liberale? Mi stride un po' eh...

  6. #6
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    Cattolicesimo e neo-con non sempre coincidono.

    Non dimentichiamo che l'archittetura palladiana e l'arte gotica hanno ben poco di Cristiano...

  7. #7
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    Giuliani è un uomo intelligente e preparato, forse l'unico in grado di rimettere in ordine il paese.
    Ma il lascito di questa disastrosa presidenza non gli lascia molte speranze.

  8. #8
    Repubblica
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    Citazione Originariamente Scritto da Nostradamus Visualizza Messaggio
    Cattolicesimo e neo-con non sempre coincidono.

    Non dimentichiamo che l'archittetura palladiana e l'arte gotica hanno ben poco di Cristiano...
    Ma io direi di McCain che è più conservatore di Clinton, Giuliani e tutti i democratici...

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da denty Visualizza Messaggio
    L’America di destra volta le spalle a Dio. La corsa alle primarie dei candidati repubblicani alla Casa Bianca per le elezioni del 2008 celebra il ritorno del pensiero liberale tra le file dei conservatori. In testa nei sondaggi sono infatti John McCain maverick (cane sciolto) e Rudolph Giuliani, l’ex sceriffo di New York. Che una missione pensano che l’America ce l’abbia ma che nulla abbia a che fare con il divino. Da una parte l’ex eroe del Vietnam, tanto idealista quanto pragmatico, pupillo della prima ora dei neoconservatori, grande estimatore di Reagan e detestato dalla destra per le sue iniziative politiche trasversali. Dall’altra l’italo americano più in auge d’america, nominato uomo dell’anno 2001 dal settimanale Times, due volte sindaco della grande mela, in lizza con pochi fondi e tante idee liberal da far venire il mal di pancia all’America vetero cristiana. E prima ancora dei grandi elettori del partito repubblicano a loro favore sono gli stessi americani ad essersi espressi.
    Infatti nei sondaggi del 29 gennaio dell’agenzia Rasmussen Reports, parecchio accreditata al di là dell’Atlantico, se McCain si candidasse contro Hillary Rodham Clinton la batterebbe 45% a 44%. Se per l’impresa fosse arruolato Giuliani il margine sarebbe ancora superiore: 49% a 43%. A dimostrare che l’America dopo anni di egemonia liberal e poi conservatrice, nel senso più deleterio e massimalista di entrambi i termini, adesso ha voglia di voltare pagina e votare non in nome dell’ideologia ma delle buone idee e del realismo etico.[B].

    Qui smetto di leggere.
    Il liberalismo *è* una ideologia. Non un'insieme di "realismo etico e buone idee".

 

 

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