Originariamente Scritto da
Sandinista
Dunque sei diciamo Ferrandiano in questa fase storica, il tuo trockismo in continuità con quello degli anni sessanta e settanta sudamericano riesce a conciliare guevarismo (per quel che riguarda le lotte di liberazione nazionale) e trockismo classico (parlo di trockismo non di Trockij sia chiaro).
Si, un quadro esatto del mio pensiero,non sarei stato in grado di sintetizzare meglio.
Quindi tu credi ad esempio che una rivoluzione comunista possa avere delle basi concrete solo se radicata caso per caso sulla comunità di riferimento sia sul piano storico-sociale che su quello puramente geografico?
Credo sia fondamentale avere un sufficiente appoggio della popolazione locale per poter affrontare situazioni finanche drammatiche con una sufficiente copertura.
E poi una altra domanda magari se vuoi maliziosa ma necessaria. E' noto che il trockismo si sia sviluppato cercando un costante dialogo con la socialdemocrazia e quella che potrebbe essere chiamata la borghesia liberal, prassi che ha poi portato il trockismo in alcune fasi storiche precise a ritrovarsi ad esempio alleato con i nazionalisti cinesi di Chang Kai Shek.
Trasportando questo discorso sull'oggi e sulla situazione Italiana, pensi che un tale dialogo sia davvero possibile? Questo anche considerando i tentativi socialdemocratici del PCI da Togliatti sino a Berlinguer e oggi Bertinotti.
Hai fatto bene a toccare quello che è un tasto dolente dei nostri giorni.
La parola che individua precisamente il problema è compromesso.
Il comunismo come lo si è inteso fino ai giorni del crollo del muro;è indubbiamente improponibile in un contesto dove la cultura imperialista demonizza con relativo successo il sacrificio di tanti compagni negli anni passati.
E' quindi necessario trovare nelle stesse armi del nemico la soluzione per batterlo prima che imploda e cioè che la catastrofe sia irreversibile.
I nuovi fuochi si possono individuare anche nello stesso sistema economico
moderno evidenziando le sproporzioni-potremmo anche dire tecnicamente i plusvalori-;la regressione delle conquiste operaie degli anni60/70 con la relativa precarizzazione del lavoro e sostenendo con i mezzi a nostra disposizione i nuovi fuochi e le realtà che si differenziano dalla politica neo imperialista.
Allo stesso tempo è necessario non cedere nemmeno di un passo nella tentazione di un compromesso che come nel nostro caso nazionale non puo' fare altro che trasformarsi in una rispolverata faccia della stessa medaglia,con il rischio-che è sotto gli occhi di tutti i compagni-di ritrovarsi parte debole di uno stesso sistema che necessita di aggressivita' e prepotenza,pane della destra.
Quindi no,non mi lego a questa schiera;sostenere i popoli oppressi e individuare alternative economico sociali antitetiche al modello neo imperialista senza compromessi,mettere a nudo le oscenità del sistema e formare la coscienza delle masse predisposte.
P.S. Comunque facevo proprio riferimento all'articolo che hai citato.
A luta continua