"Il derby sospeso non fu un complotto"

La procura ridimensiona i fatti del 2004
All'Olimpico era stata messa in circolazione la falsa voce su un bambino ucciso. Se condannati, i sette tifosi giallorossi coinvolti se la caveranno con una semplice ammenda. Durante Lazio-Roma di tre anni fa convinsero i giocatori a fermare la partita.

ROMA - La sospensione del derby Lazio-Roma del 21 marzo del 2004 non fu il risultato di un complotto. E' questa la conclusione alla quale sono arrivati i magistrati della capitale al termine dell'inchiesta scaturita all'indomani della partita fermata dopo il primo tempo in seguito alle pressioni di alcuni tifosi entrati in campo sostenendo che negli scontri avvenuti all'esterno dello stadio Olimpico un bambino era morto, investito da un'automobile della polizia. Notizia poi rivelatasi priva di qualsiasi fondamento.

Le convinzioni maturate dagli inquirenti dopo quasi tre anni di indagini hanno una rilevanza fondamentale per la sorte dei sette tifosi romanisti che risultano indagati. Tra le ipotesi di reato formulate nei loro confronti sono venute meno infatti quelle di violenza privata ed istigazione a disobbedire alle leggi dello Stato. Restano in piedi invece le accuse di violazione della legge sulla sicurezza degli stadi e procurato allarme. Si tratta però di reati che in caso di eventuale condanna potranno essere estinti con una semplice ammenda.

Gli indagati sono Stefano Carriero e Stefano Sordini (che furono ripresi dalle telecamere mentre una volta entrati in campo si rivolgevano a Francesco Totti chiedendogli di non proseguire il match), Roberto Morelli (l'unico che deve rispondere di procurato allarme), Andrea Frasca, Daniele De Santis, Antonio Schiavo e Gianluca Lucani.

Il prossimo mese di marzo scadrà nei loro confronti anche la misura dell'obbligo di presentarsi in commissariato tra volte nell'arco dello svolgimento di tutte le partite della Roma e della Lazio. Provvedimento adottato tre anni fa, in virtù della legge sulla violazione della sicurezza negli stadi, proprio all'indomani del derby sospeso.

Commentando la notizia della chiusura dell'indagine, l'avvocato Rosario Tarantola, difensore di Stefano Carriero, ha detto: "Il fatto che sia venuta meno l'ipotesi di un complotto tra le due curve romane è estremamente positivo perché dimostra l'assenza di un piano preordinato. Lo considero un fatto socialmente importante".