ogni tanto riporto questo titolo per postare qualcosa in merito ai nuovi cittadini itagliani...leggete questa
In una superiore di Torino. Poi orinano sulla cattedra
MASSIMO NUMA
TORINO
Picchiato, riempito di sputi, gettato a terra, medicato e ricoverato in ospedale. Gli aggressori sono tre studenti minorenni marocchini, la vittima è un professore di inglese, Pietro Mastrota, 55 anni. E’ accaduto a Torino, nella tarda mattinata di ieri. Siamo nell’Istituto professionale Carlo Ignazio Giulio: c’è una classe che accoglie soltanto studenti extracomunitari. «Fanno il compito in classe, solitamente fanno un buon lavoro», spiega il professore ancora sotto choc. Ieri era rientrato in aula il leader del gruppo: un minore nordafricano di diciassette anni, alto e grosso. Era stato sospeso perché aveva distrutto, tanto per divertirsi, un distributore di bibite. Una scena assurda, rievocano i testimoni. Quella macchina divelta e spezzata era un po’ il simbolo di un atteggiamento violento e sprezzante. E’ un leader, il ragazzo. Così, finita la lezione, ha deciso che era arrivato il momento di vendicarsi della sospensione.
La prima a farne le spese è stata la bidella. I maghrebini l’hanno circondata e minacciata. Qualcuno, alla fine, ha pure orinato sulla cattedra. Ancora tensione, ancora paura. Il professore, con una lunga esperienza alle spalle, ha cercato di tenere sotto controllo la situazione. Anche la donna, abituata a quel tipo di studenti, in realtà non molto tranquilli, alla fine ha deciso che era arrivato il momento di intervenire in modo deciso e ha chiesto l’aiuto del professore. Che prima ha tentato di togliere la bidella dall’assedio poi ha deciso di punirli in qualche modo, e anche subito. «Far passare quel genere di ribellione, avrebbe costituito un precedente gravissimo», spiega.
Così il professor Mastrota prende in mano la situazione e si rivolge direttamente ai tre nordafricani, il «grosso» e due fratelli, appena più giovani. «Ragazzi, ora vi accompagno dalla preside che prenderà i provvedimenti necessari». Un gesto coraggioso, perché l’intera classe sembra in preda a una crisi di nervi, con gli studenti pronti a prendere le difese del terzetto. «Un clima aggressivo, violento, inspiegabile», commenterà poi il docente. Che però non si lascia intimorire.
Un colpo alla nuca
Purtroppo la sede principale dell’Istituto è distante quasi tre chilometri. Il professore spera che si calmino. Invece accade il contrario. Mastrota li precede, e loro dietro. Alle fine delle scale, arriva il primo pugno. Alla nuca. Il docente quasi stramazza per terra. Il tempo di voltarsi, e viene raggiunto da un calcio all’addome. Cade in ginocchio. Un terzo lo afferra per la vita, cerca di rialzarlo, per colpirlo al viso con pugni e schiaffi.
Le minacce
«Sentivo un forte dolore, per fortuna a sferrare il calcio non è stato quello più grosso. Mi avrebbe ammazzato». I tre marocchini sembrano in preda a una furia difficile da dominare. Già in mezzo alla strada, lo riempiono di insulti, sputi e minacce. «Sappiamo dove abiti, sappiamo come fare a vendicarci, ti facciamo a pezzi, figlio di p...». La drammatica scena si chiude con il professore che riesce, finalmente, a divincolarsi e ad allontanarsi. Chiama un taxi, si fa portare in ospedale, al Mauriziano. Quindici giorni di prognosi, dicono i medici, e un forte stato di choc. L’ultimo passaggio è la denuncia ai carabinieri. Trasmetteranno già oggi un primo rapporto al tribunale dei minori. Per i tre adolescenti, si profila, come primo provvedimento, la sospensione immediata. In quella scuola, quasi certamente, non torneranno mai più.
Resta da valutare il comportamento dei compagni che in qualche modo sembrano avere approvato il raid dei teppisti.
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