LE BUGIE DI PIERO SANSONETTI
Dopo la presa del potere dei fascisti, aver partecipato alla marcia su Roma costituiva un titolo di merito molto ambito, che veniva concesso con un apposito "Brevetto di partecipazione". Come spesso avviene, in molti che alla tragicomica marcia non avevano affatto partecipato, fecero carte false per entrare in possesso del fatidico brevetto, lasciapassare per incarichi, onorificenze e privilegi; naturalmente, dopo il 25 luglio 1945 la stragrande maggioranza di quei brevetti si volatilizzò e un paio di anni dopo cominciò l'affannosa ricerca di documenti che attestassero la partecipazione alla Resistenza, se non come partigiano, almeno come patriota.
Storie dell'Italietta miserabile e trasformista, quella del Franza o Spagna, basta che se magna, ma, a ben guardare, la stessa storia del volto del nemico di classe messo alla berlina nelle infuocate poesie di Majakovskij, per dire che viltà e opportunismo sono eterni e internazionali.
Splendido campione delle citate virtù si è dimostrato piero sansonetti, che va a raggiungere bertinotti e pecoraro scanio nella nostra lista degli indegni dell'onore della maiuscola. piero sansonetti è direttore di Liberazione, il giornale di Rifondazione Comunista - Sinistra Europea; criticato da alcuni per non aver sbattuto in prima pagina i mostri che il 25 aprile hanno bruciato un paio di bandiere israeliane, il 27 aprile si cosparge il capo di cenere e si genuflette di fronte al giornalista del Corriere della Sera Marco Nese. "Un errore, non ci sono scuse", si flagella sansonetti, che poi, però, rivendica la sua personale partecipazione a quella che sembra essere diventata la nuova marcia su Roma, nel senso del test di fedeltà che è necessario aver affrontato per condividere le responsabilità del governo del Paese: "Ma noi non siamo antisemiti - assicura sansonetti - Ho anche partecipato alla fiaccolata organizzata da Giuliano Ferrara per Israele". BUGIA CLAMOROSA!
Sulla prima pagina di Liberazione del 4 novembre 2005, giorno successivo alla fiaccolata di Giuliano Ferrara, il buon sansonetti firma un editoriale fortemente critico dal titolo "Fiaccolata di Stato", in cui, fra l'altro, scrive: "E' stata una prova di forza, in piazza, di uno schieramento politico filoisraeliano - e apertamente ostile al mondo arabo e islamico - che si è rifiutato di porre nella sua piattaforma il diritto, non solo del popolo israeliano, ma anche del popolo palestinese ad avere uno Stato; e in questo modo si è collocato in modo netto e inequivocabile a sostegno di Sharon, della sua politica, del rifiuto di lasciare i territori occupati. Niente di strano. E' una posizione che da molti anni è propria del centrodestra italiano, e ora si è estesa anche alla destra estrema e postfascista (che fino a qualche anno fa invece era nostalgica e antisemita). Non è chiarissimo il perché una parte consistente del centrosinistra si sia associata". Ma non basta: il giorno dopo, tre giornalisti di Liberazione molto vicini ad Israele (il notissimo Ariel Caldiron, Shaul Bonfanti e Golda Podda) rivendicano sul giornale la propria partecipazione alla fiaccolata, in aperta polemica con l'editoriale di sansonetti del giorno precedente. E alla polemica sansonetti non si sottrae, ribattendo con un suo intervento ancora più esplicito: " (...) i gruppi, i partiti e gli intellettuali che hanno convocato la fiaccolata dell'altra sera si sono rifiutati di sottoscrivere la richiesta ad Israele del ritiro immediato. Tutto qui. Per questo mi sembra ingenuo pensare che la manifestazione indetta da Giuliano Ferrara fosse una cosa diversa da una manifestazione - legittimissima, per carità - di sostegno al governo di Israele. E allora perché partecipare a una manifestazione di sostegno a un governo che noi critichiamo in modo aspro?" E ancora: " (...) non era mai successo nella storia dell'intera Repubblica italiana, credo, che una fiaccolata fosse convocata all'unanimità da tutti i giornali (esclusi manifesto e Liberazione), da tutte le televisioni pubbliche e private, da tutti gli esponenti del governo, da tutti i partiti di maggioranza e di opposizione (esclusi Rifondazione e Pdci), eccetera eccetera. In questo mi è apparsa un po' una fiaccolata di Stato, e mi ha stupito che si realizzasse una unità così grande e robusta a difesa di un governo che sicuramente è un governo democratico, ma che in questo momento sta guidando una occupazione militare. Non è una cosa usuale assistere a una manifestazione di massa a difesa di un governo occupante e senza che si faccia neanche un cenno alle condizioni delle popolazioni che stanno subendo l'occupazione. A mia memoria, non ricordo niente di simile". Nemmeno sei mesi dopo, con grande sprezzo del ridicolo, piero sansonetti smentisce sé stesso, esprimendo anche una preoccupante nostalgia per i bei tempi in cui alle "manifestazioni con decine di migliaia di partecipanti non succedeva nulla che non fosse programmato e controllato da un rigido servizio d'ordine"... magari come quello sindacale dell'autunno 1992, che a Roma massacrò a bastonate centinaia di studenti e lavoratori "colpevoli" di contestare la concertazione. E' di questi episodi che sansonetti ha nostalgia?
Non nascondiamo la nostra amarezza, perchè ricordiamo un sansonetti schierato coraggiosamente per i legittimi diritti del popolo palestinese, autore di un'acuta prefazione alla biografia di Yasser Arafat scritta da Giancarlo Lannutti ed Ennio Polito, dove denuncia la penetrazione a sinistra dell' "antipalestinismo come una forma di razzismo - la più nuova e forse la più forte" ed imputa alla medesima sinistra di non decidersi "ad assumere un atteggiamento di condanna netta e senza condizioni della politica israeliana". Cosa ha spinto piero sansonetti ad un'abiura così bassa e menzognera? Possibile che il prezzo da pagare per partecipare ad un governo sia così salato e che in così tanti siano entusiasticamente disposti a pagarlo? Evidentemente, si.
Siamo preoccupati per i giorni e gli anni bui che ci attendono, con un governo di centrosinistra che si annuncia in perfetta continuità con quello di centrodestra, con l'aggravante delle illusioni suscitate e che sono destinate ad infrangersi sugli scogli della subalternità a tutti i poteri forti interni ed internazionali. Ma siamo molto più preoccupati per l'ulteriore dose di omertà e complicità del nostro Paese con l'occupazione dell'Iraq e il genocidio del popolo palestinese. L'indignazione per la viltà e il trasformismo dei tanti sansonetti è forte, ma ancora più forte la consapevolezza che non possiamo permetterci di mollare, che anche con i mezzi più modesti siamo chiamati a ricostruire l'opposizione alla guerra e la solidarietà con i Palestinesi, gli Iracheni e tutti i popoli vittime della guerra permanente. Caro sansonetti, non saremo tuoi complici. E non ci faremo spaventare dai servizi d'ordine.


Fiaccolata di Stato

Piero Sansonetti

La fiaccolata organizzata da Giuliano Ferrara contro il regime iraniano - contro le minacce del presidente Ahmadinejad allo Stato di Israele - ha avuto successo. C'erano varie migliaia di persone ieri sera, a Roma, su via Santa Costanza e su via Nomentana, a poche decine di metri dall'ambasciata dell'Iran. C'erano molte torce accese e moltissime bandiere di Israele, qualche bandiera italiana, qualcuna della Uil e anche un paio di bandiere della pace. E' stata una manifestazione a sostegno di Israele e del suo governo. E ha visto quasi tutta la destra italiana e una parte consistente del centrosinistra uniti in una specie di grande fiaccolata di Stato. Sostenuta a gran voce da praticamente tutti i quotidiani nazionali - esclusi il "manifesto" e "Liberazione" - da tutte le televisioni, private e pubbliche, e da tutti i partiti politici, esclusi Rifondazione comunista e il Pdci. In piazza, con Giuliano Ferrara, c'erano moltissime persone famose, tra gli altri Veltroni, Fassino, Bassolino, La Russa, Gasparri, Calderoli e tantissimi giornalisti. Non c'erano i ministri Fini e Martino, i quali hanno aderito alla fiaccolata ma all'ultimo momento non si sono presentati in piazza - ha spiegato Fini - per il timore che la loro presenza potesse mettere a rischio l'incolumità di cittadini italiani. Tra i ledaer politici importanti, oltre a Bertinotti, l'unico che alla fine, dopo qualche incertezza, non ha aderito alla manifestazione, è stato Romano Prodi.
I ministri e gli uomini politici hanno rilasciato varie dichiarazioni. Alcune, naturalmente, abbastanza sensate - come quelle di Fassino e di Veltroni - altre del tutto scombiccherate. Fra queste ultime la più traballante e dissennata è apparsa quella del ministro Buttiglione, il quale ha accusato settori e Stati del mondo islamico di voler «completare lo sterminio degli ebrei avviato dal nazsismo». Cosa c'entra il mondo islamico con lo sterminio nazista, organizzato dai nazisti tedeschi e dai fasciti italiani? L'olocausto è una vergogna che macchierà per secoli ancora la storia dell'Europa (con le sue radici cristiane) che ne è stata artefice, e dalla quale tutti gli altri popoli del mondo, arabi in primo luogo, sono assolutamente esenti.
Questo naturalmente non vuol dire che la fiaccolata di ieri sera fosse illegittima. E' stata una prova di forza, in piazza, di uno schieramento politico filoisraeliano - e apertamente ostile al mondo arabo e islamico - che si è rifiutato di porre nella sua piattaforma il diritto, non solo del popolo israeliano, ma anche del popolo palestinese ad avere uno Stato; e in questo modo si è collocato in modo netto e inequivocabile a sostegno di Sharon, della sua politica, del rifiuto di lasciare i territori occupati. Niente di strano. E' una posizione che da molti anni è propria del centrodestra italiano, e ora si è estesa anche alla destra estrema e postafascista (che fino a qualche anno fa invece era nostalgica e antisemita). Non è chiarissimo il perché una parte consistente del centrosinistra si sia associata.

Ecco perché siamo andati
alla fiaccolata
per l'esistenza di Israele
Ivan Bonfanti,
Guido Caldiron,
Stefania Podda

Caro direttore
Noi alla fiaccolata per il diritto all'esistenza di Israele c'eravamo e per parecchie ragioni. La prima, fin troppo ovvia, è nell'appello che invitava in piazza chiunque creda che Israele abbia diritto ad esistere entro confini sicuri e inalienabili. Siamo d'accordo. Senza se e senza ma.
Le parole di Ahmadinejad sono espressione di un fascismo intollerante e intollerabile. Dichiarare di voler «cancellare il cancro sionista» dalla cartina geografica e dai libri di storia è l'annuncio di una guerra, l'espressione di una volontà di distruzione di un intero popolo che non si può liquidare con leggerezza o richiamandosi alla (supposta) coerenza della sinistra, se non altro per la chiarezza delle parole del presidente iraniano che parlava in un convegno dal titolo esplicito: A World without Zionism, Un mondo senza sionismo.
Nessuno vuole cancellare dalla storia l'Italia o la Francia, nessuno ha mai messo in discussione l'esistenza della Germania o dei tedeschi, neppure dopo il nazismo e l'Olocausto.
Ecco perché non è affatto scontato dire che Israele ha diritto ad esistere. Così come non è scontato affermare che il popolo palestinese ha diritto a uno Stato, anche questo libero e dai confini sicuri e inalienabili. E proprio qui sta il punto.
Perché la battaglia per difendere la vita e la libertà di una singola persona, è la battaglia per difendere la vita e la libertà di tutti.
Dunque alla fiaccolata siamo andati per coerenza. Perché siamo antifascisti, perché affermare il diritto alla vita e all'autodeterminazione del popolo israeliano vuol dire affermare il diritto alla vita e all'autodeterminazione di tutti i popoli, compreso quello palestinese.
L'unica ragione che, nei giorni scorsi, ci ha fatto dubitare dell'opportunità di essere presenti è stato il tentativo di strumentalizzarlo con la logica ricattatoria del «O con noi o contro di noi», commento che alla fine è rimasto isolato e prontamente smentito dalla maggioranza della comunità ebraica.
Ci ha tuttavia amareggiato molto la reazione scomposta di una parte della sinistra di cui ci sentiamo parte. Ci ha sconcertato il contenuto e il tono di alcuni commenti apparsi sul nostro giornale, che non hanno trovato di meglio che evocare «la lobby sionista», come se chiunque abbia ritenuto giusto essere in piazza sia un lobbysta, come se il termine «sionismo» possa essere un insulto. Non lo è. Sionismo significa appoggiare la volontà del popolo ebraico di avere un proprio Stato. Si può essere o meno sionisti, non si può mistificare la realtà.
No, caro direttore, non è stata una fiaccolata di Stato, né una manifestazione pro-Sharon. In piazza c'era soprattutto la comunità ebraica romana, quelli di destra e quelli di sinistra. In piazza c'era chi pensa che Israele abbia diritto a vivere. E ci sembra che questo non sia un tema che si possa lasciare alla destra, specie a una destra erede delle "Leggi razziali".
Al contrario, paragonare chiunque abbia risposto all'appello per l'esistenza di Israele ai sostenitori di Sharon o ai membri di uno «schieramento apertamente ostile al mondo arabo e islamico», è la stessa logica strumentale (e questa sì guerrafondaia) di chi accusa di antisemitismo chiunque critichi un governo israeliano o sostenga il diritto dei palestinesi ad avere il loro Stato.
Ricordiamo bene le accuse di chi cercava di delegittimare i cortei pacifisti («Perché non protestate anche contro il dittatore Saddam?» Perché lo diciamo da anni e oggi il tema è un altro: la guerra, le bombe, i morti) per non essere sorpresi nel ritrovare la stessa contrapposizione a sinistra. Stavolta rovesciata («Perché non si parlava anche del diritto dei palestinesi ad avere uno Stato?» Perché lo diciamo da anni e oggi il tema è un altro: le parole di Ahmadinejad, la retorica dell'odio di certi regimi).
Ci hanno accusato perfino di farci strumentalizzare, ma non ci interessa mettere i paletti contro questo o quel direttore di giornale. Non ci interessa perché l'emergenza, a nostro avviso, è la pace in Medio Oriente e il diritto di entrambi i popoli ad avere uno Stato. Chi pensa che Israele sia talmente potente da non rischiare nulla in termini di sicurezza sbaglia di grosso. L'integralismo islamico, figlio della crisi culturale e politica che ha investito il mondo arabo e soprattutto della sconfitta della sinistra in quei Paesi, è un movimento reale le cui prime vittime sono le stesse società mediorientali. Una tendenza che la guerra in Iraq e la repressione delle aspirazioni nazionali palestinesi hanno alimentato.
Ma è inutile far finta che non ci siano, tra i palestinesi e tra gli israeliani, ampi settori della popolazione e della politica che non riconoscono il diritto all'esistenza dell'altro. Lo Stato di Israele, stabilito dall'Onu nel 1948, non è riconosciuto dalla maggioranza dei Paesi arabi, che gli hanno mosso guerra il giorno dopo la risoluzione. Quello di Palestina, decretato dalle stesse Nazioni Unite nel 1967, non esiste neppure: figuriamoci.
La pace, se finalmente arriverà, passa solo per il riconoscimento reciproco e la fine della retorica dell'odio. Quello di Ahmadinejad come quello dei coloni di Kiryat Arba. E noi - almeno noi che non abbiamo morti in quei cimiteri e non siamo prigionieri della storia di guerre e tragedie che immobilizza il Medio Oriente - possiamo fare lo sforzo di dialogare senza trincee. Almeno noi lasciamo a casa l'odio.

Ecco perché dico
che era una fiaccolata
pro Sharon
Piero Sansonetti

Carissimi,
mi fa piacere che voi esprimiate in forma così aperta e netta il vostro dissenso. Non riesco a concepire un modo diverso di fare politica e di fare giornalismo che quello basato sul confronto e sul dissenso. Sarò altrettanto franco.
Della vostra lettera mi ha colpito soprattutto una frase. Questa: "Nessuno vuole cancellare dalla storia l'Italia, o la Francia, nessuno ha mai messo in discussione la Germania o i tedeschi". Già. Però voi ed io sappiamo benissimo una cosa: non per tutti i popoli è così. Esistono forze potenti, esistono eserciti, esistono stati e governi che fin qui hanno impedito la nascita dello stato palestinese e hanno negato al popolo della Palestina ogni suo diritto di popolo. Lo hanno fatto violando sistematicamente tutte le risoluzioni dell'Onu e quindi travolgendo la legalità internazionale. Questa sopraffazione si è fondata sulle scelte politiche e militari dei governi israeliani (quasi tutti), e ora è consolidata dalle scelte del governo Sharon. E' impossibile non partire da qui per affrontare la questione mediorientale: l'essenza della questione mediorientale, il suo punto decisivo e imprescindibile, è il fatto che fin qui si è impedito al popolo palestinese di avere uno Stato e una terra.
Mi conoscete abbastanza per sapere che neanche mi sfiora il cervello l'idea di non condannare le frasi dissennate di Ahamadinejad. Proprio per questo - l'ho detto e l'ho scritto sul nostro giornale - sarei stato davvero favorevole ad una manifestazione bipartisan che denunciasse a voce alta le follie del Presidente iraniano, e riaffermasse il diritto del popolo di Israele e di quello della Palestina di avere un proprio Stato e di vivere pacificamente all'interno dei propri confini. Le due questioni - il diritto di Israele e quello della Palestina - non sono scindibili, per un semplice e chiarissimo motivo: Israele attualmente occupa la Palestina, e se questa occupazione non si conclude, la questione mediorientale non si può sciogliere.
Il Foglio invece non ha indetto una manifestazione bipartisan, perché si è rifiutato di sottoscrivere la parola d'ordine: via Israele dai territori occupati. Ora voi dite: pretendendo la doppia condanna si fa come quei guerrafondai che dicevano ai pacifisti: non potete manifestare contro gli Usa se non manifestate anche contro Saddam. Ma io non ricordo pacifisti che dicessero: viva Saddam. Non ricordo che nessuno si sia mai rifiutato di sottoscrivere la condanna netta e sdegnata contro quel regime infame. Così come non ricordo pacifisti o esponenti della sinistra - a partire da Rifondazione - che in questi anni non abbiano condannato in modo durissimo e chiaro il regime iraniano. Purtroppo non trovo il riscontro dall'altra parte: i gruppi, i partiti e gli intellettuali che hanno convocato la fiaccolata dell'altra sera si sono rifiutati di sottoscrivere la richiesta ad Israele del ritiro immediato.
Tutto qui. Per questo mi sembra ingenuo pensare che la manifestazione indetta da Giuliano Ferrara fosse una cosa diversa da una manifestazione - legittimissima, per carità - di sostegno al governo di Israele. E allora perché partecipare a una manifestazione di sostegno a un governo che noi critichiamo in modo aspro?
Quanto al titolo che abbiamo fatto su Liberazione ("Fiaccolata di stato") come tutti i titoli è una sintesi. Accenna a un'idea, non è un trattato. L'idea alla quale accenna è basata sull'osservazione della assoluta straordinarietà dei modi di convocazione della manifestazione: non era mai successo nella storia dell'intera Repubblica italiana, credo, che una fiaccolata fosse convocata all'unanimità da tutti i giornali (esclusi manifesto e Liberazione), da tutte le televisioni pubbliche e private, da tutti gli esponenti del governo, da tutti i partiti di maggioranza e di opposizione (esclusi Rifondazione e Pdci), eccetera eccetera. In questo mi è apparsa un po' una fiaccolata di Stato, e mi ha stupito che si realizzasse una unità così grande e robusta a difesa di un governo che sicuramente è un governo democratico, ma che in questo momento sta guidando una occupazione militare. Non è una cosa usuale assistere a una manifestazione di massa a difesa di un governo occupante e senza che si faccia neanche un cenno alle condizioni delle popolazioni che stanno subendo l'occupazione. A mia memoria, non ricordo niente di simile.
Non credo di avervi convinto, così come voi non avete convinto me. Spero solo di potere convincere voi, e tutti i participanti alla fiaccolata dell'altra sera, di un'altra cosa: la passione che mi lega al popolo palestinese e alla sua causa, e l'ostilità che io nutro verso il governo Sharon, non mi impediscono di amare in modo profondo e sincero, davvero sincero, il popolo di Israele e gli ebrei di tutto il mondo.

CORRIERE DELLA SERA
27 aprile 2006
Marco Nese
Liberazione ignora le offese a Israele
Sansonetti: un errore
Roma - Ieri i lettori del quotidiano Liberazione, organo di Rifondazione Comunista, non hanno avuto notizia delle bandiere israeliane bruciate a Milano. Il giornale apriva in prima pagina con il discorso di fausto Bertinotti a Marzabotto: "L'Italia deve tornare un Paese di pace, la Costituzione impone il ritiro delle truppe": La manifestazione di Milano era relegata a pagina 5 con un titolo che sposava l'entusiasmo per Prodi con i "fischi alla Moratti". Nemmeno una riga sugli autonomi dei centri sociali che a piazza San Babila gridavano "Sionisti assassini", calpestavano e davano alle fiamme le bandiere di Israele.
"Un errore, non ci sono scuse". Piero Sansonetti, direttore di Liberazione, recita il mea culpa. E adduce come giustificazione il fatto che "la contestazione alla Moratti ci ha depistati. Non solo noi, ma un po' tutta la stampa. I quotidiani e i telegiornali, tutti a lanciare titoli sui fischi alla Moratti. Un episodio tutto sommato normale che ha messo in secondo piano il fatto veramente grave delle bandiere israeliane bruciate". Sansonetti sogna di vedere "la bandiera di Israele sventolare nei cortei accanto a quella della Palestina" anche se fra Liberazione e gli ebrei esiste un rapporto difficile. parlano di "uomini della sinistra che si sentono traditi da Israele2 dal comportamento del governo di Tel Aviv.
"ma noi non siamo antisemiti - assicura Sansonetti - Ho anche partecipato alla fiaccolata organizzata da Giuliano Ferrara per Israele. e sul giornale di domani (oggi per chi legge, ndr) diamo ampio spazio all'episodio di Milano, che mi sembra sciocco e penoso, non sarebbe accaduto coi bei cortei di una volta, quando alle manifestazioni con decine di migliaia di partecipanti non succedeva nulla che non fosse programmato e controllato da un rigido servizio d'ordine". Nonostante tutto, sansonetti trova un aspetto positivo in quello che è accaduto a Milano. "Nessun incidente. Fischiare si può. importante è che non ci siano scontri, lanci di molotov, feriti. Non è successo niente di grave. Vuol dire che ci stiamo avviando verso un buon grado di civiltà".