http://www.intrage.it/news/2007/3/14/news476513.shtml
Boss gestivano dal carcere traffico di droga con cellulari
Palermo, 13 mar. (Adnkronos/Ign) - Grazie a telefoni cellulari forniti da una guardia penitenziaria in cambio di denaro, alcuni boss mafiosi gestivano traffici di droga dall'interno del carcere di Palermo. E' il risultato di un'inchiesta della Dda del capoluogo siciliano, che oggi ha portato all'arresto di sei persone. Il gip del Tribunale di Palermo, Silvana Saguto, ha emesso provvedimenti di custodia cautelare nei confronti di Giuseppe Trapani (43 anni), l'agente della polizia penitenziaria, di Antonino De Luca, mafioso che già si trovava in carcere, della moglie Carmela Rita Irene Lucchese, 36 anni, libera, di Francesco Bonanno (35) e Massimiliano Magnasco (27), entrambi detenuti, e di Giacomo Fidone (38). Nel corso della perquisizione iniziata questa mattina all'interno del carcere i carabinieri del reparto operativo di Palermo hanno rinvenuto nei pressi di una cella un telefono cellulare, che ritengono possa essere servito ai mafiosi per comunicare con l'esterno. Gli investigatori hanno scoperto che col telefonino messogli a disposizione dalla guardia Trapani, il detenuto De Luca, oltre a comunicare illecitamente con i familiari, ha anche potuto dare disposizioni ai suoi complici all'esterno per mettere in atto un trasporto di cocaina che dalla Sicilia orientale doveva arrivare fino a Palermo. Le indagini hanno anche rivelato che, per i suoi servigi, la guardia carceraria ha ottenuto 1.000 euro da Carmela Lucchese, moglie di De Luca, di cui 700 euro corrisposti in denaro contante da Francesco Bonanno e i restanti 300 euro in giocattoli prelevati da Trapani presso il negozio di Bonanno a Palermo. Il tutto, scrivono i magistrati nel provvedimento, "con l'aggravante di avere commesso il fatto al fine di agevolare Cosa nostra", essendo De Luca esponente mafioso. L'inchiesta è nata per caso. I Carabinieri del Reparto operativo del Comando provinciale di Palermo si sono imbattuti nella guardia carceraria mentre erano sulle tracce del capomafia latitante Giovanni Motisi. Durante un'intercettazione del settembre scorso, i carabinieri hanno ascoltato una telefonata tra Anna Maria Pampalone e il marito Vincenzo Cascino, esponente mafioso del mandamento di Pagliarelli, che si trovava in carcere al momento della telefonata. In seguito è venuto alla luce che il cellulare era di proprietà di Giuseppe Trapani, anche se l'utenza risultava per ovvi motivi intestata a un'altra persona. ''Mi pare che a questo punto emerga con forza la necessità di un vero giro di vite perché quanto accaduto non abbia più a verificarsi e perché le pene vengano concretamente scontate secondo quanto prescrive la legislazione corrente''. Lo ha dichiarato il vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia, Giuseppe Lumia, commentando la notizia delle telefonate dei detenuti nel carcere palermitano. ''Mi auguro -ha aggiunto Lumia- che emergano presto tutte le responsabilità e che a queste si leghino provvedimenti esemplari. E' inutile ricordare che da tempo insisto sulla necessità di una rigorosa applicazione del regime carcerario del cosiddetto 41 bis per spezzare la catena di comando che lega i boss in carcere ai loro gregari sul territorio''.
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nulla di nuovo sotto il sole, cambia solamente la maggiore superficialità di nuovi mafiosi, ed il ricorso a tecnologie prima inesistenti come i telefonini, che saranno più comodi dei vecchi metodi, ma molto meno efficaci nei risultati, i nuovi mezzi di comunicazione, quanto più sono tecnologici, più sono facili da controllare, provenzano con i vecchi e semplici pizzini si è fatto conquanta anni di latitanza, questi invece usando i telefonini si sono fatti beccare come dei fessi