La cautela degli storici
Annuncio di Dell'Utri: ecco i diari di Mussolini
Il senatore di Forza Italia: li ho trovati a Bellinzona. Leggendoli mi sono commosso
MILANO — Nel giorno in cui il comune di Giulino di Mezzegra si divide se intitolare o meno la sua piazza a quel «28 aprile 1945», giorno in cui Benito Mussolini lì fu scoperto e ucciso dai partigiani, viene alla luce parte di quanto il duce portava con sé in quel suo ultimo viaggio verso la Svizzera. In una valigetta, presa da uno dei partigiani che catturarono il duce, non c'era l'«oro di Dongo» bensì cinque diari sui quali il capo del fascismo annotava quotidianamente le sue riflessioni. Hanno visto questi cinque diari il senatore di Forza Italia Marcello Dell'Utri e l'onorevole Alessandra Mussolini. L'uno in veste di bibliofilo, l'altra come nipote del duce.
«Nella scorsa estate sono stato chiamato a Bellinzona da un notaio, e lì ho visto i cinque diari di Mussolini», racconta Dell'Utri. «Si tratta di cinque agende giornaliere, annotate quotidianamente, che vanno dal 1935 al 1939. Sono le agende della Croce Rossa dell'epoca. Le ho sfogliate e lette per qualche ora, e ho provato una grandissima commozione».
Dell'Utri ricostruisce la storia di questi diari. «Erano conservati in casa di una persona da poco deceduta. Era un partigiano che arrestò Mussolini e si impossessò di parte del materiale che il duce portava con sé. È un personaggio conosciuto, e non faccio il nome», continua. «Le agende erano nella valigia. Forse ce n'erano anche altre, che sono sparite. Queste sono in Svizzera da un notaio perché i due figli di chi le possedeva abitano qui, e credo che lo stesso possessore divenne cittadino svizzero alcuni anni dopo il 1945».
Dell'Utri non ha dubbi sull'autenticità. «Sono in ottimo stato di conservazione. C'è una perizia che attesta la loro autenticità. La grafia di Mussolini, inoltre, è chiara e riconoscibile, anche se nei diari è un po' frettolosa. Gli appunti sono quotidiani sino al dicembre del '39, alla vigilia dell'invasione tedesca della Polonia. Ora — prosegue — ci sono alcuni problemi con gli eredi, ma presto questi diari saranno ceduti e pubblicati. Il notaio è in contatto sia con case editrici di lingua tedesca che con una italiana».
Passiamo ai contenuti. Ci sono sorprese? «Sì», risponde.
Sui rapporti con Hitler e Churchill?
«Non so, su questo non ho letto nulla. Ma ho letto e annotato solo qualche pagina in poche ore». Sorprese su cosa, allora? «Di certo i diari chiariscono ulteriormente la volontà del duce di evitare la guerra. Il suo atteggiamento di fronte la guerra, fino al '39, è negativo: scrive chiaramente che non la vuole». Poi? «Racconta di personaggi con tanto di nomi e cognomi e ci sono giudizi sorprendenti sui alcuni gerarchi fascisti. Giudizi negativi». Nel complesso «le riflessioni del duce appaiono di estrema importanza».
Conferma tutto Alessandra Mussolini. «Abbiamo visto le cinque agende insieme e non ho dubbi sull'autenticità. Da questi diari emergono tutti i tentativi fatti dal nonno per evitare la guerra. Inoltre intuiva che intorno a lui il regime stava franando. Sono documenti importanti perché consentiranno di interpretare la figura di Mussolini con maggiore obiettività».
Dell'Utri, a margine di un convegno a Udine organizzato dai Circoli del Buon Governo, ha rivelato anche un appunto del diario. È del 10 febbraio 1939, giorno della morte di Pio XI, e riguarda il possibile successore. «È stato un papa straordinario, devo ammetterlo. Non posso prevedere chi sarà il nuovo papa, ma spero in un Pastor Angelicus». Quel giorno Mussolini, oltre al commento sulla morte di papa Ratti e sui patti Lateranensi, annotò anche qualche riflessione personale. «Il Duce è il Duce e ha imparato ad essere invulnerabile e ineccepibile. Il Duce sta su un alto piedistallo e nessuno lo può criticare. Ma quando scende dal piedistallo è uno come tutti gli altri. Razzola come tutti gli altri, nel modo più semplice e umano».
Non è la prima volta che emergono diari di Mussolini. «Diversi anni fa — racconta lo storico inglese Denis Mac Smith, che non esclude la possibilità che questi siano autentici — un contadino mi contattò per mostrarmi dei diari del duce. Li studiai tutta una notte e devo dire che potevano anche essere autentici, ma non li trovai affatto interessanti». Possibilista sull'autenticità è lo storico della Resistenza Claudio Pavone; più scettico Giovanni Sabbatucci, che con disincanto ricorda: «Ne sono usciti tanti di diari di Mussolini e quasi tutti si sono rivelati falsi».
Pierluigi Panza
11 febbraio 2007