LE STRAGI…AMERICANE. RETROSCENA INCONTESTABILI IN UN LIBRO


Giovanni Bartolone: LE ALTRE STRAGI – Le stragi alleate e tedesche nella Sicilia del 1943-1944 – Le stragi di Piano Stella, Biscari, Comiso, Castiglione, Vittoria, Canicattì, Paceco, Butera, S.Stefano di Camastra… Bagheria (Pa), 2005, pagg. 196- € 15,00 –– 339-7921348 Il prof.Giovanni Bartolone, dopo oltre sei anni di accurate ricerche in America e in Sicilia, ha pubblicato i primi sicuri risultati del suo appassionato e rigoroso lavoro rivelando così inconfessabili retroscena dello sbarco anglo-americano in Sicilia. Leggiamo nella prefazione: “…gli uomini…al comando del generale George Patton erano stati drogati psichicamente con discorsi e direttive feroci, ma anche materialmente con benzedrina. Patton voleva dei reparti di killers, “perché –diceva- i killers sono immortali”. Si trattava di una frase che condizionava, con sottile psicologia, la salvezza degli attaccanti a patto d’essere killers. Su questi soldati…quella frase ripetuta ed echeggiata ebbe l’effetto di potersi aggrappare all’assicurazione che i killers sarebbero stati immortali…Così l’oscura paura dell’ignoto rafforzò la loro determinazione alla ferocia, una ferocia “corretta ed autorizzata”, di cui non ci si sarebbe dovuti vergognare, come garantiva il loro comandante”. Quelle che possono sembrare isolate e trascurabili iniziative, vanno invece attentamente inquadrate in una logica strategica, coordinata e diretta d un efficientissimo organismo per la guerra psicologica: il PWB: la “Quarta Arma” dopo le armi tradizionali: Esercito, Marina ed Aviazione. Il PWB, lo Psychological Warfare Branche ebbe un ruolo fondamentale anche nell’impostazione strategica della campagna di Sicilia, fondata, si capisce, anche e soprattutto su di una straordinaria e soverchiante dovizia di mezzi e su di una strabocchevole inondazione d’armati, ma preceduta ed assecondata, pure, da azioni banditesche di malavitosi liberati dai penitenziari americani: uomini di mafia collegati con i mafiosi indigeni, che svolsero una prima azione preparatoria, intimidatoria e di violenta propaganda, arrivando fino a provocare l’esasperazione dei tedeschi -preordinata con scientifica psicologia- e arrivando, subito dopo lo sbarco, ad assassinare ufficiali italiani alle spalle dei combattenti. Diffusero pure notizie disfattiste e minacciose alle truppe in armi, portando gli esempi delle stragi commesse dagli “Alleati” contro i “colpevoli” di resistenza agli invasori. Non si deve credere che si tratti di casi sporadici; non bisogna imputarne la colpa unicamente all’impulsività o alla “paterna preoccupazione” di un solo generale per la vita dei suoi soldati. Dobbiamo invece inquadrare gli episodi venuti alle luce, nel più ampio disegno della campagna per l’invasione della Sicilia, campagna propedeutica al colpo di stato, del 25 luglio che fu preparata dando per la prima volta un ruolo primario, importantissimo alla guerra psicologica. Ma un argomento così basilare resta ancora un tabù; gli storici non ardiscono compromettere le loro carriere nel “regime” attuale, vassallo degli States, comunque si alternino i governi. L’invasione fu assecondata dalla collusione massonica di alte gerarchie militari italiane, che preordinarono la dispersione di soldati e batterie di cannoni lungo tutto il perimetro costiero, ma li lasciarono bloccati, privi di automezzi per poter accorrere a fronteggiare le forze nemiche nelle località di sbarco. Un furbesco escamotage per escluderli dalla lotta. Ma quando, subito dopo lo sbarco, le truppe “alleate” mostrarono spesso il loro volto disumano, fu chiaro che queste orribili verità avrebbero macchiato d'infamia un esercito in cui erano presenti soldati predoni ed assassini, arruolati proprio per queste loro “qualità vincenti”. Pertanto fu imposto il silenzio stampa più assoluto su tante tragedie che avrebbero posto il loro insanguinato veto morale sui futuri tribunali che i vincitori si preparavano ad instaurare sfacciatamente e solennemente per condannare i vinti e marchiarli farisaicamente come "criminali di guerra”. Dunque ci fu ermetico silenzio sulle feroci stragi di prigionieri di guerra per quanto riguardò l’ufficialità, ma paradossalmente, ne fu strumentalizzata la massima diffusione a livello di voci, di radio-gavetta, per demoralizzare tanti soldati italiani che erano decisi a resistere nei reparti più agguerriti, promettendo la fucilazione a quei militari che avrebbero opposto una resistenza troppo "fastidiosa”. In quest'opera di propaganda disfattista furono molto solerti ed efficaci i mafiosi asserviti alo straniero. E infatti, ben mille mafiosi furono elencati fra i 10.000 rinnegati che erano registrati nell’elenco segreto che completava l’art.16 del trattato di pace. Quindi bisogna dedurne che la strategia del terrore, portata al massimo della tensione prima con bombardamenti e mitragliamenti feroci, sia continuata con le stragi documentate da Giovanni Bartolone, stragi che dovevano essere funzionali alla stessa strategia del terrore per ottenere una resa facile dei soldati italiani. E’ documentato che il generale Patton risulta in pieno responsabile di aver provocato le stragi di quei “sons of a bitch!” (figli di puttana!) come egli, senza alcuno scrupolo morale, soleva tracotantemente e vilmente oltraggiare le Vittime. Prima di farle trucidare. D’altra parte episodi simili di sprezzo per la vita dei prigionieri di guerra non sono affatto rari nella storia dei popoli anglosassoni; mi limiterò a ricordare gli ottocentomila prigionieri di guerra tedeschi lasciati morire di fame, di gelo e di stenti nei campi di concentramento americani in Europa, a guerra ormai finita, come documenta James Bacque in Other Losses, tradotto in italiano: Gli altri lager (Mursia, Milano, 1994). Francesco Fatica – ises@tele2.it




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