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  1. #1
    megaelleno
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    Giordano Bruno e il suo Neoplatonismo

    Ricorre oggi l'anniversario del rogo di Giordano Bruno.
    Ci è gradita l'occasione per riportare un capitolo dello studio di Alessandro Benigni, La metafisica dell’infinito. Ascesi mistica, magia ed astrologia nel pensiero di Giordano Bruno

    'BRUNO E IL NEOPLATONISMO'


    1. Motivi paralleli e analogie concettuali.
    2. L'arché e il molteplice.
    3. La concezione del mondo e della materia: neoplatonismo e nolana filosofia a confronto.
    4. L'umbra e il problema del male.
    5. L'Intelletto e l'Anima del mondo.
    6. Integrazione di Anima e Intelletto nell'Unum.
    7. Un confronto con il neoplatonismo cristiano di S.Tommaso.



    da: http://www.fatalibelli.it/Materiali_...ense/Bruno.htm



  2. #2
    megaelleno
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    «[...] nemmeno l'universo è una vera essenza, ma un'immagine della vera Essenza, la quale possiede l'essere senza alcun rapporto con le altre cose che sono in essa. Quaggiù, invece, anche il substrato è infecondo e non è capace di essere ente - anche le altre cose, infatti, non derivano da esso, poiché è un'ombra e su questa ombra scorre via ogni immagine come cosa dipinta» .
    (Plotino)

    1. Motivi paralleli e analogie concettuali.

    La presenza di schemi neoplatonici nel pensiero di Bruno è stata più volte messa in rilievo dalla critica, ma non senza qualche ambiguità. In effetti, soprattutto a livello terminologico, le analogie con la metafisica neoplatonica sembrerebbero essere evidenti: per Bruno - come per Plotino - l'Uno è causa metafisica del molteplice e assolutamente non-conoscibile nella sua essenza (le sole determinazioni che si possono dare sono appunto Uno, Causa prima, Bene assoluto, Infinito), sorgente e fine ultimo di ogni essere. Plotino parla poi di due ipostasi dell'Uno - l'Intelletto e l'Anima, mentre l'ultimo grado del processo generativo è costituito dal mondo materiale. Perciò i due gradi estremi del processo sono da una parte l'Uno (identificato per analogia con la Luce infinita), dall'altra il mondo (identificato a sua volta con le tenebre, il punto più distante dalla luce). Tra i due gradi estremi vi sono quelli intermedi che nel loro allontanamento dalla perfezione dell'Uno manifestano uno svolgimento sempre maggiore verso la molteplicità. La stessa concezione della materia appare in un primo momento analoga a quella neoplatonica: per Plotino la materia è necessaria per il porsi di un essere altro rispetto all'Unum (perché altrimenti ci sarebbe solitudine assoluta): l'idea nolana della scala naturae è inoltre simmetrica a quella continuità che per Plotino unisce il mondo mediante un continuo perfezionarsi-semplificarsi, fino all'assolutamente semplice, all'Uno. Anche la concezione del male è in effetti risolta dal Bruno nell'idea del non-essere, della privazione: il male non esiste come realtà opposta al bene, ma solo come privazione del bene assoluto. Plotino inoltre aveva pensato ad un processo di elevazione dell'anima, che per molti aspetti richiama quell'idea dell'ascensus mistico che ho tentato di mostrare come fondamentale nel quadro antropologico del Bruno. L'estasi, che rappresenta anche per il Nolano un momento di sublime elevazione dell'anima e di contemplazione dell'Uno, è per Plotino l'espressione più perfetta del desiderio di trascendere ogni orizzonte finito.


    2. L'arché e il molteplice.

    Esistono tuttavia delle differenze. Malgrado siano evidenti queste analogie - soprattutto terminologiche - con il pensiero di Plotino, sono convinto che il Nolano si distacchi dagli schemi neoplatonici proprio sul terreno della concezione dell'Uno e della sua trascendenza. Per mettere in rilievo questa differente visione è necessario analizzare anzitutto il passaggio dall'arché al molteplice. Aldo Magris aveva osservato: «L'acuto sguardo di Plotino penetra nel cuore di quel problema dell'arché da cui la filosofia greca aveva avuto origine quasi otto secoli prima. Anche per lui il principio dev'essere da un lato assolutamente semplice, dall'altro capace di dar ragione di tutta la molteplicità dell'universo» . Leggiamo infatti nelle Enneadi: «Se c'è qualcosa dopo il Primo, è necessario o che esso derivi direttamente da Lui, o si riporti a Lui attraverso intermediari: c'è dunque un ordine di esseri di secondo grado e un ordine di esseri di terzo grado; l'ordine di secondo grado risale al Primo, il terzo risale al secondo. E' necessario infatti che il primo sia semplice, anteriore a tutte le cose e diverso da tutto ciò che è dopo di Lui, esistente in sé, non mescolato con gli esseri che derivano da Lui e capace nondimeno di essere presente, in un suo modo, nelle altre cose» .
    Il problema dell'arché è comune, evidentemente, sia a Plotino che a Bruno; ma le rispettive soluzioni differiscono sottilmente. Per Plotino il mondo è emanazione (nel senso di generazione) dell'Uno: l'Uno, pur «capace di essere presente, in un suo modo, nelle altre cose» tuttavia è assolutamente trascendente: «non [è infatti] mescolato con gli esseri che derivano da Lui». Il molteplice del mondo mantiene dell'Unum solo una traccia, un segno dell'arché a cui è destinato a far ritorno. Nell'atto generativo avviene il distacco dall'archè al molteplice: la distanza ontologica tra Generante e generato verrà mantenuta tramite un ordine ben preciso - gerarchico - in cui vengono a trovare posto tutti gli esseri. L'ordine degli esseri è quindi scandito da un depotenziamento a livello ontologico: l'Uno riflette la propria perfezione negli enti solo indirettamente, e sempre più debolmente, tramite la mediazione delle ipostasi. Il mondo materiale risulta quindi al di fuori della vera realtà - quella per così dire divina, dell'Unum - che si esaurisce nel mondo ipostatico.
    La concezione plotiniana dell'immagine - che si risolve a livello metafisico in una assenza - risente di questa impostazione: il mondo materiale è solo apparenza, privazione della vera realtà. Il passaggio dall'archè al molteplice si verifica solo per mezzo di un decadimento ontologico: il molteplice è dispersione di luce, privazione di unità. L'archè non sarà mai equivalente a tutto il molteplice.
    Nel caso del Nolano, invece, l'esigenza unitaria non conduce affatto ad un depotenziamento dell'essere dall'alto al basso, in una discesa dall'Uno verso la realtà materiale. Per Bruno infatti l'Uno è anche concepibile come totalità: l'Uno è (tutta) la realtà materiale (l'universo, se inteso come totalità, è Unum e coincide con Dio). L'Unum non è mai - ontologicamente - né superiore, né trascendente, né separato dal molteplice. Ma per mettere meglio in rilievo queste diverse prospettive è necessario analizzare in particolare le differenti concezioni del mondo e della materia.

  3. #3
    megaelleno
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    3. La concezione del mondo e della materia: neoplatonismo e nolana filosofia a confronto.

    Ha notato con acutezza Arrigo Pacchi: «Alla base della dottrina bruniana della natura sta una materia - prima - concepita come una delle due sostanze - l'altra è la forma - immediatamente riconducibili all'Uno: ma si noti che la forma non allontana, mediandola, la materia dall'Uno, come nel neoplatonismo, ma si colloca al medesimo suo livello; anzi, materia e forma costituiscono due aspetti di una stessa sostanza, posto che la materia non viene a ricevere le dimensioni come di fuora, ma a mandarle e cacciarle dal seno, e ciò vale anche per le altre forme della corporeità, l'aristotelica materia seconda. Ma in quanto prima, la materia è di per sé informe e inalterabile: sorge quindi il problema del modo in cui essa dà luogo alle forme e cioè alle variazioni qualitative corporee della materia seconda. Bruno risponde alla questione ricorrendo alli primi corpi indivisibili, de' quali originalmente è composto il tutto, gli atomi, corpuscoli insensibili, come del resto è insensibile la materia prima, ma solidi e sferici, le cui aggregazioni e disaggregazioni danno ragione di tutte le variazioni, chimiche e qualitative, del corporeo» .
    Leen Spruit ha invece sostenuto che «La teoria della materia di Bruno è oggetto di cambiamenti notevoli» : nel De umbris la materia sarebbe equiparata alle tenebrae e solo successivamente, nel quadro metafisico del De la Causa, vedrebbe una certa rivalutazione. In effetti all'interno della struttura metafisica del De umbris la materia è molto vicina al prope nihil plotiniano: la materia viene ancora associata all'immagine delle tenebrare, poiché nell'ordo & connexio rerum dell'universo la materia è effettivamente il punto più distante dalla lux divina . Ma quando Bruno parla di materia intesa come tenebrae - è bene non dimenticarlo - sta ancora delineando la struttura della conoscenza, l'ordine epistemologico, non quello ontologico. Nella Cena il Nolano aveva seriamente condannato un utilizzo indomito del senso esterno: chi fa affidamento solo sui sensi - aveva sostenuto - coglie solo l'aspetto esteriore della realtà (cioé quello materiale, che può trarre facilmente in inganno). Per questo nel De umbris la materia era stata accostata all'immagine delle tenebrae: non per la sua distanza ontologica dall'Unum (come avviene invece in Plotino), ma per la sua incapacità di evidenziare pienamente il divino, a livello gnoseologico. L'Unum di per sé è tutt'altro che trascendente il mondo e la materia, ma è piuttosto concepito come una forza suprema che comprende il tutto. Ecco perché della divina essenza l'intelletto umano non può conoscere nulla se non per modo di vestigio, di riflesso, di immagine. La svalutazione della materia operata nel De umbris è quindi solo apparente: prevede insomma la negazione che si possa conoscere qualcosa solo tramite la materia (solo cioè tramite l'uso dei sensi). La materia è quindi considerata un prope nihil solo da un punto di vista epistemologico.
    Plotino sembra invece attribuire alla materia una valenza negativa (la materia è solo immagine, priva di una consistenza ontologica pari a quella dell'Unum; il mondo materiale - essendo il luogo del molteplice - è quanto di più distante ci possa essere dalla assoluta semplicità dell'Unum). L'idea che il mondo materiale sia immagine dell'Unum ribadisce ancora una volta il fatto che l'universo è lontanissimo dalla sua Causa Prima, e ne costituisce un'immagine che viene in questo modo ad essere anche il limite estremo del reale: il mondo materiale è il punto più lontano - in fatto di distanza ontologica - dall'Unum. L'umbra, il riflesso, viene dunque ad identificarsi con l'idea del male, dell'assenza.
    La realtà, derivando tutta da una contemplazione dell'Uno, può essere equiparata ad uno specchio: «Tutto [...] deriva dalla contemplazione ed è contemplazione, tanto le verità, quanto ciò che deriva dalla loro contemplazione [...]; la generazione, che parte da una contemplazione, si chiude in una forma e in un oggetto da contemplare. In generale tutte le cose che producono, in quanto sono delle immagini <delle realtà prime>, producono forme ed oggetti di contemplazione» . La materia insomma è immagine, totalmente priva di una sua autonomia ontologica. La materia sensibile, proprio in virtù del cangiamento, è sempre possibile e mai reale: è sempre in potenza, è vuota «attesa d'essere. [...] Come uno specchio, la materia è il nulla sul cui fondo appare l'essere» .
    Si chiedeva infatti Plotino: «Ma come possiamo dire che anche la materia, che vien detta esistente e della quale diciamo che è in potenza tutte le cose, sia un essere in atto? Se fosse così, essa non sarebbe tutti gli esseri in potenza. E se essa non è alcuno di questi esseri, necessariamente è un non-essere. E come sarebbe in atto, se essa non è alcun essere? [...] Se essa dunque non è alcuno degli esseri generati in lei e se questi sono esseri, essa sarà un non-essere. E poi, essendo immaginata informe, non può essere una forma, né essere considerata fra gli enti superiori: anche in questo senso essa è un non-essere» . La materia è insomma solo potenza, attesa e desiderio d'atto. Il mondo materiale si riduce quindi - paradossalmente - ad una assenza della vera realtà. Detto questo, è inevitabile che le differenze con la nolana filosofia emergano anche a proposito del valore e del ruolo che vengono attribuiti all'umbra.

    (continua)

  4. #4
    megaelleno
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    4. L'umbra e il problema del male.

    Mentre per Plotino l'ombra è difetto - assenza di luce - e quindi male, Bruno sistema positivamente il concetto di umbratilità all'interno della sua magica filosofia binaria. L'ombra, essendo prima di tutto un indispensabile medium extraemorum, ha una doppia natura: costituisce sia un limite metafisico e gnoseologico, sia il luogo dell'esistenza. Per Bruno - dovrebbero essere queste le inevitabili conclusioni della sua impostazione metafisica binaria - c'è quindi dell'ombra anche nell'Unum. Si ricordi infatti che l'Unum godeva di una doppia natura: era stato definito come Mens insita omnibus ma anche come Mens super omnia. Dal punto di vista cosmologico e metafisico l'Uno coincideva infatti con l'esplicato, con l'universo infinito (con la Vita-materia infinita, per usare una classica espressione di Michele Ciliberto); e dal punto di vista epistemologico l'Unum era stato definito come assolutamente trascendente.
    Più a fondo: anche dal punto di vista metafisico l'Unum mostrava una doppia natura: poteva infatti essere considerato come l'assolutamente semplice (estrema complicatio) o come l'assolutamente molteplice (estrema explicatio). In entrambi i casi manifestava però una natura umbratile: in quanto complicato veniva infatti a costituire il minimo assoluto - al di sotto di ogni umana possibilità conoscitiva; mentre in quanto esplicato rappresentava la totalità - al di sopra della sfera gnoseologica. In ogni caso, visto che non esiste nulla al di fuori dell'Unum, sia la luce che le tenebre - e quindi l'ombra che ne costituisce il medium - dovrebbero considerarsi parte dell'Assoluto.
    Per Plotino invece l'Unum - assolutamente trascendente - è al di fuori della realtà materiale, ed è luce assoluta (le tenebre vengono relegate all'ambito del mondo materiale, che gode della luce dell'Uno solo in virtù di un lontanissimo riflesso). Plotino aveva sostenuto che «La natura del corpo, poiché partecipa della materia, è cattiva, ma non è il primo male; la forma che essa possiede non è vera forma, ed è priva di vita» . Il non essere doveva per lui consistere nel momento della progressiva separazione dall'Uno: «Il non-essere <per me> è non il non-essere assoluto, ma solamente ciò che è altro dall'essere: non intendo, però, il non-essere <altro>, come sono altri dall'essere il movimento e la quiete che sono nell'essere, ma come l'immagine dell'essere <è altra dall'essere> o come un non-essere ancora inferiore. Sono tali tutte le cose sensibili e le relative affezioni e, in grado ancor più basso, gli accidenti di quelle» . Il tema dello specchio, dell'ombra, che in Plotino assume delle connotazioni fortemente negative (lo specchio è assenza, l'ombra è lontananza dalla luce), garantisce invece in Bruno - come ho cercato di mostrare - non solo le infinite possibilità conoscitive umane, ma anche la possibilità stessa dell'essere. Se l'alterità è sentita da Plotino come separazione, allontanamento progressivo dal vero Bene, per Bruno si verifica invece una situazione diametralemente opposta: l'alterità - che è possibile solo in funzione dell'ombra metafisica - è garanzia dell'Essere, terreno dell'esistenza. L'ombra - avevo sostenuto - rappresenta infatti per Bruno la possibilità metafisica di ogni alterità.
    Paradossalmente, si deve riconoscere che queste conclusioni opposte nascono dal medesimo problema, quello della solitudine assoluta. Sia per Plotino che per Bruno, se non ci fosse il mondo materiale l'Unum, il primo principio, esisterebbe in una condizione di assoluta identità con se stesso, di assoluto isolamento. Entrambi, posti di fronte a questo problema, tentano una soluzione radicale, ma per vie opposte: per Plotino l'Unum è assolutamente identico a se stesso e genera il mondo restandone però separato nella sua perfezione solitaria, per Bruno invece l'Unum si dispiega nel mondo materiale e coincide alla fine con esso.
    L'umbra ha quindi per il Nolano anche una forte accezione positiva: non solo vela l'Uno, ma serve anche a proteggere la vista dell'uomo: « [...] non dico dunque l'ombra che allontana dalla luce, ma che conduce alla luce, la quale, per quanto non sia verità, tuttavia deriva dalla verità e porta alla verità; e perciò non devi credere che in essa ci sia l'errore, ma il nascondiglio del vero. [...] Parecchi hanno perso la naturale capacità della vista, avanzando repentinamente dalle tenebre alla luce: fino a tal punto essi sono lontano dal raggiungere l'obiettivo ricercato. Perciò l'ombra prepara la vista alla luce, l'ombra tempera la luce, per mezzo dell'ombra la divinità tempera e propina le apparenze che anticipano le cose all'occhio, avvolto da caligine, dell'anima che è affamata e assetata» . L'umbra che separa il mondo materiale da quello divino è tutt'altro che un elemento solo negativo, tutt'altro che il riflesso di un'assenza.
    Nel De umbris Bruno aveva evidenziato la profonda relazione esistente tra l'ordine della natura e le possibilità di ascensus mistico-conoscitivo. In questo ambito l'ars memoriae era stata considerata appunto come uno strumento conoscitivo efficace (l'unico, insieme alla magia e alla filosofia della natura). L'efficacia della mnemotecnica trae la sua origine proprio dall'ordine della catena infinita con cui sono legati tra loro gli elementi del Cosmo: ordine che è possibile memorizzare e ripercorrere fino a toccarne - intellettualmente e spiritualmente, ma anche materialmente, nel corso della vicissitudine infinita - gli opposti estremi (che sono nel quadro concettuale binario, di ispirazione cusaniana, il minimo, ovvero la monade, e il massimo, ovvero l'infinito). In Bruno esiste una determinazione spirituale del pensiero, anche dialettico, che è desiderio. Magia e mnemotecnica sono allora strumenti per padroneggiare l'ordine delle cose, facilitare l'ascensus della scala naturae e raggiungere così il congiungimento mistico con l'Uno.
    L'Uno è indubbiamente l'oggetto del desiderio, perché l'Uno è Dio. Si ricordi a questo proposito quanto Bruno scriverà nel De magia: «[...] i maghi hanno per assioma che in ogni opera bisogna tener d'occhio il fatto che Dio influisce sugli dei, gli dei suoi corpi celesti o astri, che sono divinità corporee, gli astri sui demoni, che sono curatori e abitatori degli astri (uno dei quali è la terra), i demoni sugli elementi, gli elementi sui composti, i composti sui sensi, i sensi sull'animo, l'animo su tutto l'essere vivente: e questa è la discesa della scala. Ma ecco che l'essere vivente ascende ai sensi attraverso l'animo, ai composti attraverso i sensi, agli elementi attraverso i composti e attraverso questi ai demoni, attraverso i demoni agli astri, attraverso questi ultimi agli dei incorporei, o di sostanza e corporeità eterea, attraverso questi all'anima del mondo o spirito dell'universo, e infine attraverso questo alla contemplazione dell'unico, semplicissimo, massimo incorporeo, assoluto e sufficiente a se stesso. Così a partire da Dio c'è la discesa all'essere vivente attraverso il mondo, e dall'essere vivente attraverso il mondo, fino a Dio. Questi è la sommità della scala, puro atto ed attiva potenza, luce purissima, mentre alla base della scala vi è la materia e le tenebre, pura potenza passiva, che può divenire tutte le cose dal basso, come quegli può fare tutte le cose dall'alto. Fra il gradino più basso ed il più alto vi sono poi le specie intermedie, le superiori delle quali partecipano maggiormente della luce [...], mentre le inferiori più delle tenebre [...]» .
    La differenza sostanziale nei confronti della metafisica neoplatonica è data quindi dal fatto che per Bruno Dio vivifica dall'interno ogni singola porzione di materia, mentre per Plotino l'Uno rimane assolutamente trascendente rispetto al mondo generato (il mondo materiale non è la vera realtà).
    Si noti che Bruno preferisce seguire anche in questo caso la metafisica magico-alchemica dell'ermetismo: per il pensiero magico, come ha mostrato Mauss , il tutto è uno, non però nel senso che il mondo materiale deriva dall'Assoluto - e ne rappresenta in qualche modo una diminuzione di perfezione - ma nel senso che il Mondo è l'Assoluto, e non c'è ovviamente nulla al di fuori di questo. La comunicazione universale e l'idea di simpatia esigono in fondo questa posizione radicale: l'Unum - il divino - non può che essere nel mondo.

  5. #5
    megaelleno
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    5. L'Intelletto e l'Anima del mondo.

    Al di là delle somiglianze a livello terminologico, anche per il caso dell'Intelletto e dell'Anima del mondo esistono delle notevoli differenze tra la concezione di Plotino e quella del Nolano. Plotino, quando aveva individuato un Intelletto inteso come causa del mondo, non lo aveva affatto identificato con Dio. Alla domanda fondamentale: perché è necessario presupporre un assolutamente primo? Perché non ci si può fermare al dato di fatto della molteplicità? Plotino ha risposto sostenendo che senza un principio non potrebbe spiegarsi il fatto stesso che la molteplicità appare sempre collegata in un insieme, che l'universo sia un cosmo e non un marasma di frammenti dispersi dal caso . Proprio l'unicità e la semplicità assoluta del primo principio rendono impossibile una sua identificazione con l'Intelletto. Questo non avviene invece in Bruno, dove l'Intelletto è allo stesso tempo Dio, Anima Mundi, e Unum (si tratta in questo caso di tre determinazioni diverse per significare la stessa cosa). In Plotino invece, l'Assoluto, o il «Primo», o l'«Uno», è al di là dell'Intelletto. Per Plotino l'Intelletto deriva dall'Uno, l'Anima deriva a sua volta dall'Intelletto, e la Natura deriva a sua volta dall'Anima. La natura quindi riceve le forme intellegibili dell'intelletto solo attraverso l'Anima. Per Bruno invece, l'Intelletto è una facoltà stessa dell'Anima, o, meglio sono entrambi dei nomi di Dio (che è Intelletto a livello gnoseologico e Anima a livello «mundano»). L'Intelletto stabilisce l'ordine intellegibile del reale, la scala naturae, l'Anima vivifica la materia dall'interno e le dona un movimento e una natura armonica, nel suo procedere attraverso una serie infinita di forme e movimenti. La Natura, il Mondo, è a contatto diretto con l'Intelletto, quindi con Dio. Non esistono ipostasi né mediazioni, ma solo una singola, infinita, esplicazione. E' proprio questa singolare organizzazione che, avvicinando al massimo Natura e Intelletto/Anima Mundi, porterà il Bruno a chiedersi se sono davvero due i principi in immediato contatto fra loro: il principio agente, l'Intelletto, e il principio "materia", che accoglie l'informazione dell'Intelletto; o se invece i due principi non possono meglio identificarsi nel concetto di Natura, intesa come materia che da sé si indirizza in forme intellegibili. Alla fine del De la Causa infatti, Bruno parlerà di un Intelletto così intrinseco alla Natura, da potersi considerare una sua propria attività. Causa, Principio e Uno sono per il Nolano un essere solo in tre concetti, non in tre ipostasi differenti (come in Plotino): siamo insomma sempre all'interno di una concezione rigidamente monistica.
    L'Essere, non nei suoi accidenti, ma nella sua Essenza - dirà Bruno nel De Monade (ripetendo il concetto del De la Causa, ma con una diversa sfumatura) - vivifica il Tutto dall'interno, e l'intellegibilità del reale manifesta questa sorta di comunicazione diretta: «L'Essenza, rivolgendosi a tutte le cose, mirando a tutte le cose, e a tutte comunicandosi, genera la Vita, il cui eccellentissimo effetto, quasi prima specie di essa, è appunto l'Intelligenza» . Naturalmente la conoscenza di questa struttura metafisica è frutto di un impegno tutto interiore, del senso interno, perché ai sensi - come al solito - viene negata ogni possibilità conoscitiva (adeguata ad un oggetto infinito): «[...] quando l'intelletto vuol comprendere l'essenzia di una cosa, va simplificando quanto può: voglio dire, della composizione e moltitudine se ritira, rigittando gli accidenti corrottibili, le dimensioni, i segni, le figure a quello che sottogiace a queste cose. Cossì la lunga scrittura e prolissa orazione non intendemo, se non per contrazione ad una semplice intenzione. L'intelletto in questo dimostra apertamente come ne l'unità consista la sustanza de le cose, la quale va cercando o in verità o in similitudine. Credi che sarebbe consumatissimo e perfettissimo geometra quello che potesse contraere ad una intenzione sola tutte le intenzioni disperse ne' principi di Euclide; perfettissimo logico chi tutte le intenzioni contraesse ad una. Quindi è il grado delle intelligenze: perché le inferiori non possono intendere molte cose, se non con molte specie, similitudini e forme; le superiori le intendeno megliormente con poche; le altissime con pochissime, perfettamente. La prima intelligenza in una idea perfettissimamente comprende il tutto; la divina mente e la unità assoluta, senza specie alcuna è ella medesima che intende e lo che è inteso. Cossì, dunque, montando noi alla perfetta cognizione, andiamo complicando la moltitudine; come, descendendosi alla produzione delle cose, si va esplicando la unità. Il descenso è da uno ente ad infiniti individui e specie innumerabili; lo ascenso è da questi a quello» .
    Bruno pensava all'Uno seguendo quindi una visione radicalmente monistica dell'universo, del Tutto, piuttosto che ipostatizzandolo come causa assolutamente trascendente della realtà. Per Plotino invece l'esigenza monistica ha portato a distinguere in modo netto il Generante dal generato, e a sostenere che la verà realtà è quella del Primo.
    Nel De Immenso il Nolano aveva sostenuto che: «Dio è infinito, nell'infinito, dovunque in tutte le cose, non al di sopra, né fuori di esse, ma ad esse assolutamente intimo; così l'essenza non è nulla al di là e al di fuori degli esseri, la natura non è nulla al di là delle cose naturali, la bontà non è nulla al di là delle cose buone. L'essenza si può distinguere dall'essere soltanto in senso logico, come la ragione da ciò di cui è ragione. Su via, guarda dove siano la natura e Dio: qui sono le cause delle cose, la potenza dei principi, la sorte degli elementi, i semi delle cose che saranno generate, le forme archetipe [...]. Qui è anche la materia, potenza passiva sussistente, esistente, presente e che quasi sempre si manifesta nell'unità. Non esiste un artefice che presieda dall'alto e che dall'esterno predisponga e configuri [...]. La materia fa scaturire ogni cosa dal proprio grembo, la sua intima natura è abile artefice, arte vivente, mirabile potenza dotata di mente, che esplica un atto relativo alla propria materia non ad un'altra, senza indugiare [...]. Così lo spirito artefice del seme, che muove dal profondo centro, la natura efficiente, l'artefice della materia presente, il trascinatore, il modellatore, l'ordinatore non sono altro che l'intimo motore. A che servono, dunque, quelle fantasiose tecniche di Platone, quegli artifici, quegli archetipi, idee, immagini, quelle statue, quei carri della fantasia, quelle navi ricolme di quisquiglie, tutti posti fuori del mondo corporeo? [...] Non solo la natura è presente nelle cose, ma è in esse insita, da nulla è lontana poiché nulla è lontano dall'essere in nessun luogo, mai, per nulla è lontano dall'essere in nessun luogo [...]» . Non esiste insomma per Bruno un mondo delle idee trascendente il mondo corporeo, e non esiste neppure un Unum concepito al di fuori del Mondo, nel senso di una prospettiva creazionista (tipica per esempio della patristica cristiana). Si noti che relativizzare la trascendenza di Dio - e limitarla al solo ambito gnoseologico - comporta anche una revisione della morale e dei suoi fondamenti. E questa sarà appunto l'operazione dei Dialoghi morali, a partire dallo Spaccio de la bestia trionfante, dove, in perfetta coerenza con l'abbattimento delle gerarchie, Bruno tenta di rifondare l'etica su basi esclusivamente naturali e razionali, a prescindere dalla religione cristiana (che anzi viene ridotta ad una stretta funzione pedagogica), mentre la vera religione diventa (o meglio ritorna ad essere) quella dei maghi egiziani, l'ermetismo e la magia. Sarà proprio l'azione magica a garantire una efficace azione trasformatrice sia del microcosmo che del macrocosmo. In base alla filosofia dei vincoli, delle occulte simpatie, Bruno costruirà un'etica tutta centrata sulla praxis e sul sapere. A questo proposito si deve notare che l'immagine neoplatonica dell'eros, inteso come struttura originaria della conoscenza, verrà innestata nel quadro della problematica gnoseologica del De umbris e dell'oggetto infinito del De la causa e del De l'infinito: «E' così che la neoplatonica frattura tra amore sensibile e amore intellegibile perde il significato morale che essa ha tradizionalmente, e viene ripensata nel quadro del rapporto tra senso e intelletto, l'uno organo della conoscenza finita, l'altro organo della conoscenza volta all'infinito. L'ascesi amorosa acquista quindi il significato di un metodo del sapere, e, contemporaneamente, di un'esperienza unica e irripetibile del filosofo illuminato» , osservava giustamente Fulvio Papi. Sarà infatti questa la tematica de Gli eroici furori, in cui per la verità non viene mai abbandonato il substratum ideologico dei vincoli magici che innervano il Mondo, e viene indirettamente ribadita la superiorità della conoscenza e dell'azione del filosofo-mago.
    A proposito della trascendenza dell'Uno - anche nei confronti dell'Intelletto - aveva osservato Aldo Magris: «[...] l'Assoluto, essendo superiore all'intelletto, trascende entrambi gli aspetti della dualità pensante-pensato: esso quindi non è né una Mente raziocinante né qualcosa di intellettualmente conoscibile da parte della mente umana [...]. L'Uno [...] è al di là anche della vita, in quanto dà la vita» . In Bruno questa trascendenza assoluta dell'Uno è ovviamente negata proprio in virtù della sua identità con l'Anima mundi, che, come abbiamo visto nel De la Causa, vivifica il mondo dall'interno. La trascendenza dell'Uno, lo ribadisco, è totale solo a livello gnoseologico: l'uomo non può conoscerne la sostanza; tra Dio e mente umana c'è e ci sarà sempre un velo d'ombra (il che non nega ovviamente le perfettibilità della conoscenza umana, ma richiede uno sforzo infinito). Per Plotino l'Uno, l'Assoluto, non può essere concepito neppure come la totalità degli esseri, perché altrimenti avrebbe un'esistenza, e invece, propriamente, non ce l'ha . In Bruno invece l'Uno costituisce anche, all'interno della filosofia binaria, l'opposto del molteplice: nel molteplice non c'è quindi degradazione dell'essere, ma moltiplicazione di vita, alterità rispetto all'Unum.
    Il discrimen è insomma tutto nella concezione dell'Assoluto: mentre per Plotino l'Assoluto non si identifica con Dio, per Bruno si tratta invece di termini equivalenti, che risultano del tutto appropriati nei rispettivi ambiti di indagine. A Dio, Plotino sembrava aver premesso l'Uno pitagorico: la fonte sovraintellegibile, anche dell'Intelletto. Anche Bruno in effetti mantiene l'idea della filiazione dell'Intelletto dall'Uno, ma si tratta di un concetto per così dire contratto: la trascendenza, come ho già detto, è fortemente limitata e ridimensionata: «L'intelletto universale è l'intima, più reale e propria facultà e parte potenziale de l'anima del mondo. Questo è unomedesimo che empie il tutto, illumina l'universo ed indirizza la natura a produre le sue specie come si conviene [...]. Questo è nomato da' Platonici fabro del mondo. Questo fabro, dicono, procede dal mondo superiore, il quale è a fatto uno, a questo mondo sensibile, che è diviso in molti; ove non solamente la amicizia, ma anco la discordia, per la distanza de le parti, vi regna. Questo intelletto, infondendo e porgendo qualche cosa del suo nella materia, mantenendosi lui quieto ed inmobile, produce il tutto. E' detto da' Maghi fecondissimo di semi o pur seminatore, perché lui è quello che impregna la materia di tutte le forme [...]» . L'intelletto procede insomma dall'Uno, ed infonde a sua volta l'ordine intellegibile nella materia. Ma tra mondo e Uno non c'è mai una distanza infinita, come in Plotino. Aveva quindi ragione Augusto Guzzo quando sosteneva che nel De la Causa, «é l'Uno stesso concepito come Mente, l'Intelletto divino che dice il Bruno; ed è tutto come l'unità è, in un atto solo, l'intera molteplicità che da essa si svolge. Da tale Uno, Mente rigorosamente una, Intelligenza unitaria primitiva, procede quello che già Plotino chiamava Intelletto: ed è il fabbro del mondo, la causa dell'universo, l'Intelletto non sopramondano che dall'intimo del mondo forma e vivifica il mondo, e dall'interno fa tutte le cose» . Bruno svolge insomma una delicata operazione all'interno del quadro metafisico di ispirazione plotiniana: questa operazione consiste in un aggiustamento dei rapporti tra Uno e Mondo, e alla fine la trascendenza dell'Uno ne risulterà fortemente limitata. L'intelletto (lo stesso discorso vale per l'Anima) sembra ora configurarsi non più come una ipostasi dell'Uno, ma come un modo di essere, di esplicarsi, dell'Uno.

  6. #6
    megaelleno
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    6. Integrazione di Anima e Intelletto nell'Unum.

    In Bruno l'operazione dell'intelletto umano ricalca la struttura e le modalità d'espressione della Natura. A proposito ho già ricordato la vera funzione della magia: permettere l'ascensus e il descensus. Come ha opportunamente notato Heléne Vedrine «il De magia nasce proprio da una tensione tra il fare e il sapere» : il fare è possibile solo in base al sapere, e consiste nell'utilizzo magico dei vincoli. A proposito dell'ascensus & descensus, Leen Spruit ha rilevato opportunamente: «Bruno descrive la comunicazione tra i diversi gradi del reale in termini di ascensus & descensus, concetti che determinano altresì la direzione ed il valore di ogni conoscenza possibile» . In effetti, nel De umbris leggiamo: «Tutto ciò che è dopo l'uno è inevitabilmente molteplice e numeroso. Perciò, tranne l'uno e primo, tutte le cose sono numero. Donde sotto l'infimo gradino della scala della natura c'è il numero infinito o materia; invece nel sommo gradino c'è l'infinita unità e atto puro. Pertanto, la discesa, la dispersione e l'espansione avvengono verso la materia; l'ascesa, l'aggregazione e la delimitazione avvengono verso l'atto» .
    Sempre secondo Spruit «Nel concetto di ens di Bruno è possibile individuare delle tracce della teoria plotiniana dell'ens primum o ens unum quali indicazioni del mondo intellegibile. Bruno integra nel suo concetto di ens & unum le prime due ipostasi di Plotino» . E, aggiungerei, ne limita fortemente la trascendenza.
    I passi che giustificano questa interpretazione sono numerosi, e, naturalmente, presenti anche nell'altro grande capitolo della filosofia binaria, quello che segue l'esposizione dell'infinito e che delinea la struttura del finito, del minimo: leggiamo infatti nel De monade che «Uno è lo spazio, una la Grandezza, uno il Fondamento, con potenzialità infinita, esso stesso infinito. Una è la prima Essenza, la prima bontà, una la prima Verità, per cui tutte le cose sono Enti, Beni, Veri. Una è la Mente, dovunque tutta, che misura tutte le cose, uno è l'Intelletto che ordina tutto, uno è l'amore che tutto concilia con tutto. Uno è l'Alveo che concepisce tutte le cose, una l'Eternità che possiede ogni perfezione, uno il tempo, misura di ogni movimento e quiete. Una è l'Idea di tutte le specie e di tutti gli atti, uno il Verbo che esprime ogni emanazione, una la necessità del Fato che definisce tutte le cose. Uno è il principio primo da cui tutte le cose procedono. Una la causa prima di ogni effetto. Uno l'Elemento di tutto ciò che esiste. Uno l'infinito che tutto delimita. Una è la prima Misura di tutte le cose. Uno è l'universo infinito che tutto abbraccia. Una è la Monade, sostanza di ogni numero, una è la Diade prima, o opposizione, che distingue tutte le cose. Uno è il primo soggetto comune a tutti gli opposti. Una è l'intenzione che dispone tutte le cose. Uno è il primo soggetto comune a tutti gli opposti. Una è l'intenzione che dispone tutte le cose. Uno è il fine a cui tutte le cose aspirano ed uno è il mezzo con cui tutte le cose lo conseguono. Uno è il Motore che garantisce l'universale vicissitudine. Uno l'Atto che ogni cosa compie, una è l'Anima che tutto vivifica. Uno è il nome che ha in sé tutti i significati, una è la Ragione che medita ,ogni cosa, uno l'Appetito che desidera ogni cosa» .
    L'Uno che nel De la Causa era l'Universo esplicato, l'infinito molteplice, nelle opere che trattano del Minimo diventa sintomaticamente l'infinitamente semplice, il minimo metafisico, il Primo, molto vicino al plotiniano Unum, inteso come presupposto dell'esser-ci: si tratta dell'Uno che precede il molteplice, e quindi ne fonda l'esistenza. E' a quest'Unum che si addice propriamente una severa teologia negativa, perché, proprio in quanto semplicità assoluta, priva di ogni qualificazione mundana (direbbe Bruno), proprio in quanto Essere al massimo della complicatio possibile, è impossibile da definirsi secondo il pensiero del molteplice, del differenziato, dell'altro, dell'umano.
    La degradazione dell'essere di Plotino viene sostituita da una espressione vorticosa, in cui la molteplicità esprime tutta lo stesso Dio, e la degradazione della luce vale solo sul piano gnoseologico.

  7. #7
    megaelleno
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    7. Un confronto con il neoplatonismo cristiano di S.Tommaso.

    La differenza col neoplatonismo cristiano è presto risolta sul terreno della creazione ex nihilo: l'idea della creazione viene dal Bruno sempre fortemente negata. Michelangelo Ghio, dopo aver notato come il vocabolario del neoplatonismo, o della tradizione del platonismo cristiano, sussista anche nella Summa Theologiae, ha sostenuto giustamente: «Tale presenza del platonismo [...], lungi dall'escludere, fonda e rafforza in S.Tommaso la concezione creazionistica cristiana [...]». Nota inoltre - Ghio - che «[...] la critica più avvertita ammette come cosa pacifica la irriducibilità del tomismo al mero aristotelismo, respingendo la sua interpretazione in chiave anti-agostiniana, sottolineando anzi la necessità appunto di una lettura tomista in chiave anche neoplatonica. La presenza del tema neoplatonico dell'emanazione e del ritorno a Dio mediante le opere degli uomini è presente, in modo evidente, fin dall'inizio della Summa contra Gentiles. Il motivo dell'exitus-reditus perviene al tomismo da Scoto Eriugena [...]. Secondo C. Giacon , è addirittura la presenza del concetto neoplatonico dell'Uno, in quanto fondante l'assoluta semplicità del primo principio, a far sì che l'esse per se subsistens di Tommaso divenga per necessità l'unico e il perfettissimo, la causa assolutamente prima e quindi il creatore ex nihilo di tutto il reale, secondo la più schietta e ortodossa concezione del creazionismo cristiano, e quindi la dichiarata negazione di ogni concezione della causa immanente. L'antico concetto di causa emanativa, ripensato attraverso la dottrina cristiana dell'espressione, fa ormai da supporto speculativo al dogma della creazione: l'effetto - lungi dal restare nella causa come attuale inerenza d'un contenuto - si pone nettamente come altro da essa. L'antica concezione della degradazione dell'essere in ipostasi successive si trasforma in una visione gerarchica, nella quale tutti gli esseri, dal supremo all'infimo, trovano la loro collocazione. Il cammino all'in giù è costituito dall'espressione di Dio nel Verbo e nell'universo creato, e il cammino all'in sú si percorre attraverso la conversione (metànoia) come progressiva deificazione, come tensione della creatura al creatore» .
    Il tema dell'emanazione corre quindi il rischio di essere adottato in modo ambiguo, tant'è vero che nell'art.1 della Q. XLV della Summa Theologiae, Tommaso chiarisce fin dall'inizio il senso del termine neoplatonico, ormai usato per designare - senza il minimo equivoco - il processo creativo: «designiamo con il nome di creazione [...] l'emanazione di tutti gli enti dalla causa universale che è Dio» . E' fin troppo scontato rilevare che Bruno si colloca in una posizione diametralmente opposta. Lo stesso Ghio continua infatti sottolineando che «come abbiamo rilevato in S.Tommaso la presenza del linguaggio e della tradizione speculativa del neoplatonismo cristiano, per notare come siano utilizzati in modo radicalmente nuovo e volti a dare espressione speculativa della dottrina del creazionismo, con tutte le sue implicazioni (eminenza della causa, gerarchia degli esseri, predicazione analogica, concetto di espressione nella tipica accezione cristiana, ecc.), allo stesso modo, e converso, dobbiamo rilevare in Bruno la presenza dello stesso linguaggio, metafore e immagini del neoplatonismo, usati però per costruire quelle categorie dell'immanenza, che per Deleuze costituiscono gli elementi strutturali del concetto di espressione, come rapporto di complicatio-explicatio fra Dio e il mondo. In altri termini, la secolare ambivalenza del concetto platonico-plotiniano di partecipazione, includente in sé le opposte nozioni di causa emanativa e di causa immanente, è risolta da Bruno in senso diametralmente opposto a quello di Tommaso. Con lo stesso vocabolario neoplatonico, Bruno esprime un'interpretazione del rapporto tra Dio e mondo affatto incompatibile con una concezione creazionistica [...]» . Ghio ha naturalmente ragione: non solo Dio non crea affatto il mondo e gli uomini traendoli dal nulla, ma non crea neppure la materia 'passiva'. Dio non crea l'universo, perché in realtà Dio é l'universo. Si ricordi l'operazione fondamentale del De la Causa, ovvero l'attribuzione della materia anche a Dio (operazione compiuta nel III Dialogo): è questo il passaggio logico e metafisico che permetterà al Bruno di superare le difficoltà medievali legate al paradosso del Dio che non può creare un oggetto (mondo) infinito, pur godendo di una potenza infinita.
    In effetti il problema della creazione ex nihilo viene superato parallelamente alla esposizione di una teoria infinitista per così dire totale, che coinvolge sia Dio che l'Universo. Essendoci coincidenza tra Dio e Mondo, non ha più senso chiedersi se Dio può fare un Mondo infinito. In realtà, nella prospettiva del Nolano, viene abbandonata la contrapposizione Creatore-creatura e, come già accennato, l'idea della gerarchia. Si noti che nella prospettiva cristiana il problema della creazione presuppone la personalità di Dio che crea qualcosa di «altro da sé». Creatura e creato rimangono ontologicamente separati in modo netto. In Plotino invece, rileva Magris polemizzando con chi definisce il processo di generazione dall'Uno con il termine di emanazione : «il rapporto fra il Primo e le realtà da esso derivate non corrisponde alla scissione di un oggetto, bensì all'alterità dell'immagine [corsivo mio]. L'Uno genera, e dunque fa essere qualcosa d'altro, di diverso. Ma in qual modo appare «altro»? Certo non come una realtà totalmente estranea, perché non si spiegherebbe come possa nascere da lui. Ma ciò che è generato dall'Uno non può essere neppure un altro «Uno» (perché sarebbe assurdo) o una parte dell'«Uno» (perché l'Uno non ha parti). Oltre all'Uno null'altro può esserci se non la sua immagine, la quale appunto nel contempo é e non-é l'Uno, è «altro» ed è «lo stesso» che lui. Quando ad esempio io mi guardo allo specchio, ciò che vedo è indubbiamente me stesso. Tuttavia quanto ho dinnanzi non è un'altra persona quale io sono (poniamo, un mio sosia), e neanche una parte di me, frutto di un mio sdoppiamento materiale; giacché io non sono uscito da me stesso per entrare nello specchio: sono rimasto interamente quello che sono. Pertanto ciò che vedo è sì «me stesso», ma ad un livello ontologico infinitamente inferiore, ed è questo che si vuol dire precisando che nello specchio sono io sì, però «in immagine». La mia immagine sono io, eppure al tempo stesso non sono io. Analogamente l'Uno, nel generare «l'immagine» (eikòn, éidolon), produce qualcosa d'altro senza uscire da sé, senza «emanare» nulla, ma al contrario, come sottolinea sistematicamente Plotino, «rimanendo in sé stesso» [...]. La sua immagine infatti è lui, però in quanto immagine anche non è lui, ossia è qualcosa d'«altro» dal Primo e dall'Uno: e quindi una realtà «seconda», molteplice» . Anche se notevole è l'analogia col tema biblico della Genesi (Dio crea l'uomo a sua immagine e somiglianza), non si può negare che il pensiero di Plotino differisce, nella sua sostanza, dalla idea cristiana della creazione da una parte, e dall'idea del Nolano di esplicazione, dall'altra.
    In Bruno la materia non è mai né ontologicamente inferiore all'Assoluto, né addirittura assenza, proprio perché non esiste un distacco tra Uno e Universo, tra Assoluto e mondo. Nella prospettiva panteistica, immanentistica ed infinitistica del Nolano, Dio modifica soltanto se stesso, ovvero l'Universo infinito. L'universo non è mai immagine - sbiadita - dell'Assoluto. Il riflesso non è mai ontologico, ma solo gnoseologico. Avevamo già visto come sia la morte, sia l'idea di creazione - in natura - sono in effetti una pura illusione determinata da un uso improprio del senso esterno (che deve sempre essere guidato da quello, superiore, dell'intelletto interno). L'immanenza è insomma, da questo punto di vista, totale. La trascendenza viene salvata solo a livello epistemologico, molto meno a livello metafisico. Dio rimane, nell'orizzonte conoscitivo possibile - in quanto semplicissima Unità divina e infinita - assolutamente al di sopra delle possibilità conoscitive umane. Tra Dio e l'uomo - a livello epistemologico - c'è l'umbra, lo specchio, l'immagine, ovvero l'universo, la materia. Ma, a differenza della concezione plotiniana, la materia è tutt'altro che inconsistente a livello ontologico: al contrario essa è l'unico luogo dell'esistenza (l'umbra è infatti il luogo dell'individuazione del singolo). La particolare coloritura che assume l'utilizzo bruniano del neoplatonismo risulta insomma nettamente antitetica a quella della teologia cristiana: il genuino pensiero di Plotino si colloca idealmente tra le due posizioni, creazionista ed immanente.

  8. #8
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    Exclamation Re: Giordano Bruno e il suo Neoplatonismo

    Il VERO VOLTO di GIORDANO BRUNO nel 420° anniversario della sua arsione...
    Quello di Giordano Bruno, più che Neoplatonismo, era il tipico confuso occultismo panteistico e cabalistico rinascimentale, ideologia proto-massonica e new-age ante-litteram...
    Riporto anche qui parecchi miei interventi disparati che ho riunito, postati oggi qua e là sui vari fora di "Termometro Politico", riguardo Bruno e soci che lo idolatrano tuttora in maniera politicamente trasversale...

    Anche alcuni "duosicilianisti" e/o "neoborbonici" esaltano questo losco figuro di abbrustolito apostata...
    A Nola in questi ultimi anni ci sono stati altri "Festival per Giordano Bruno" come nel 2015?!?!
    A Napoli ci sono state altre Edizioni "Giordano Bruno"?!?! Quali logge le organizzano?!?!
    Ad ognuno i falsi miti che si merita...
    "La rivoluzionaria filosofia di Giordano Bruno" (cit.), da correggere meglio (mi permetto di farlo io eh) in "La sovversiva e diabolica pseudo-filosofia occultistica di Giordano Bruno" per la precisione...

    Di sicuro ci sarebbero tanti altri napoletani ben più degni di essere ricordati, come il filosofo, storico e giurista Giambattista VICO (Napoli, 23 giugno 1668 – Napoli, 23 gennaio 1744) ed il "Napoletano onorario" iberico-imperiale e cattolico integrale Francisco Elías de Tejada y Spínola (Madrid, 23 maggio 1917 – Madrid, 18 febbraio 1978) autore di "NAPOLI SPAGNOLA" pubblicata in diversi volumi dalle benemerite "Edizioni Controcorrente" del compianto editore e giornalista napoletano PIETRO GOLIA (08/11/1950 - 01/02/2017), R.I.P....



    NAPOLI SPAGNOLA 2 | Controcorrente Edizioni
    http://controcorrentedizioni.eu/libr...li-spagnola-2/
    F. de Tejada, Napoli spagnola, Controcorrente, 5 volumi + 1 di indici, Napoli 1999-2019.
    https://lanuovacontrocorrente.it/lib...-tradizionale/
    F. de Tejada, La monarchia tradizionale, Edizioni Controcorrente, Napoli 2001

    http://controcorrentedizioni.eu/in-m...testimonianze/
    "In memoria di Pietro Golia: una raccolta di articoli e testimonianze"
    https://lanuovacontrocorrente.it/pietrogolia/

    https://www.barbadillo.it/62798-il-r...-come-milizia/





    PER NON DIMENTICARE CHE RAZZA DI INFAME APOSTATA NEGROMANTE FOSSE GIORDANO BRUNO...
    GUARDA CASO, CI SONO MOLTE LOGGE MASSONICHE DEDICATE A GIUSEPPE MAZZINI E GIORDANO BRUNO...
    SICURAMENTE I VERTICI MASSONICO-MONDIALISTI, ED ANCHE MOLTI NOSTALGICI FASCIO-SANSEPOLCRISTI NEO-RISORGIMENTALI ANTI-CATTOLICI, SONO TUTTI EREDI IDEOLOGICI DI GIUSEPPE MAZZINI E GIORDANO BRUNO!!!!
    In questo post inizio a documentare il LEGAME esistente TRA IL FALSO MITO DI BRUNO, LA MASSONERIA, L'ONU, LE IDEOLOGIE LAICISTE E CERTO NEO-FASCISMO ESOTERICO-OCCULTISTA, tutti uniti dall'ANTI-CATTOLICESIMO...

    CONTRO L’O.N.U., STRUMENTO DEL GLOBALISMO MASSONICO!!!!
    Riporto su questa vecchia discussione a livello cronologico, ma sempre attuale data la tematica, per documentare meglio e più in dettaglio chi si cela dietro l'ONU...
    L’ONU purtroppo difficilmente verrà smantellata, troverà sempre chi le fornirà i soldi perché è utile agli scopi mondialisti; ed anche se per caso non trovasse più fornitori, ci sono comunque tante altre logge simili all'ONU che fanno lo stesso gioco...
    La risposta migliore e più neutra su cosa sia L’O.N.U., su chi l’abbia fondata e a che/chi serva, la trovate direttamente sul sito massonico della “Loggia Giordano Bruno” (“nomen est omen”, dicevano nella lingua latina gli antichi romani…) sotto l’esplicita dicitura “Opere umanitarie e sociali della Massoneria” (sic!!), v. qui:





    Opere umanitarie e sociali della Massoneria « Loggia Giordano Bruno
    “L’O.N.U.: Nel 1917 a Parigi si adunarono le Massonerie di tutte le nazioni alleate, e fondarono la Società delle Nazioni, il cui scopo era di sostituire alla logica del cannone quella del dialogo. Nel secondo dopoguerra questa istituzione fu rifondata col nome di O.N.U.
    Se si osservano le diverse branche di essa, ci si rende conto dello spirito e dei propositi della Massoneria: lotta alla fame (FAO), alla disoccupazione (Bit), all’analfabetismo (UNESCO), pro infanzia (UNICEF), pro distensione atomica (AICA), in difesa degli oppressi (AMNESTY), ecc.”



    Insomma, L’O.N.U. e tutte le sue ramificazioni sono opera massonica e rispecchiano quella ideologia!!
    Se leggete tutto l’articolo si scopre che l’intera società e politica attuale è di matrice massonica!!
    Ed i massoni se ne vantano, rivendicano tutto ciò come un loro “merito”, salvo poi etichettare come “paranoici complottisti” coloro che ripetono e riportano quello che loro stessi ammettono accusandoli di denigrarli!!
    O questi massoni sono dei megalomani esaltati e basta oppure é vero che il mondo contemporaneo è ideologicamente roba loro, dato che lo rivendicano come tale…
    L’O.N.U. fa l’interesse trasversale dei vertici massonici internazionali e serve a perpetuare il dominio sul mondo non solo dei discendenti dei “vincitori dell’ultima guerra mondiale” (cit.), ma di tutti.
    I vertici della “nazioni oppresse del terzo mondo” (cit.) e quelli delle “nazioni imperialiste occidentali” (cit.) in realtà sono dalla stessa parte della barricata; i massoni non hanno nazionalità, ovunque fanno valere i propri settari interessi.

    Vi pare strano che questa loggia sia dedicata a Giordano Bruno e che il tizio arrostito al rogo nel Campo de’ Fiori fosse l’idolo dei sovvertitori “risorgimentali” mazziniani e garibaldini anti-cattolici nemici di Pio IX e del Papato (una prima statua di Bruno venne eretta nel 1849 durante la “Repubblica Romana” di Mazzini ed il successivo momumento a lui dedicato nel 1889 fu opera del massone Ettore Ferrari, scultore della statua bronzea ancora là presente) e tuttora lo sia di tutti i laicisti od esoteristi/occultisti e persino di tanti pretesi “anti-mondialisti” di “destra” e di “sinistra” eh?!
    Tra l'altro, ve lo rivelo qui a voi per primi perché è una notizia passata sotto silenzio, su Rai2 al “TG2 Post” serale del 17 febbraio 2020 c’è stato uno scandaloso elogio pubblico dell’ultraeretico anzi apostata panteista e negromante anticristiano Giordano Bruno (nel giorno del 420esimo anniversario della sua morte avvenuta nel 1600) – il quale venne giustamente bruciato sul rogo anche in quanto viscida spia e delatore al servizio di stati nemici che perseguitavano i cattolici, tra l’altro per suo indiretto volere, dato che nella sua megalomania e superbia ostinata volle immolarsi rifiutandosi di pentirsi ed abiurare le sue teorie e misfatti – ad opera di Vittorio Sgarbi, Anna Foa e Dacia Maraini che l’hanno descritto come una sorta di “martire della libertà” in puro stile massonico.
    Vittorio Sgarbi però, tra vergognosi panegirici all’eretico anzi apostata di Nola ed al relativismo religioso e morale, ha pronunciato una vera e propria chicca:


    «(…) noi abbiamo fortunatamente un papa completamente ateo, quello che abbiamo adesso, quindi oggi sarebbe lui sul rogo (…) Bergoglio é in fondo l’ultimo erede di Giordano Bruno. Dovendo decidere fra l’inquisizione e Giordano Bruno sceglierebbe Bruno. (…)»

    “TG2 Post del 17/02/2020”
    Video Rai.TV - TG2 - TG2 Post del 17/02/2020



    Cioé Vittorio Sgarbi ha quasi intuito alla perfezione, pur sbagliando a definirlo "papa ateo" (non è ateo nè tanto meno papa...), che Giordano Bruno e Jorge Mario Bergoglio hanno la stessa “fede” in un “dio” cosmico-panteistico (quello modernista e massonico, aggiungo io eh) che nulla ha a che spartire con la Santissima Trinità del Cristianesimo…
    E che rischierebbe e meriterebbe - in una società cattolica di qualche secolo fa - la stessa fine del suo predecessore nella più mostruosa e spinta eresia!!
    Anzi, a mio avviso Bergoglio - ed i suoi immediati predecessori non erano da meno - lo meriterebbe mille volte di più perché inganna diabolicamente i fedeli a nome della Santa Chiesa travestito in papale abito!!
    I vertici dell'ONU hanno la stessa "fede" di Bruno, Bergoglio e soci della setta vaticano-secondista, adorano il "grande architetto dell'universo", cioè quello laggiù...
    Mi raccomando, voi “anti-massoni” (mi rivolgo a chi condivide l'ideologia massonica anche se si illude di combatterla, purtroppo ce ne sono tanti...) continuate ad esaltare il “martire del libero pensiero” cioè il prete e monaco apostata nonché spia e negromante nolano, idolo di tutte le Logge Massoniche…V. qui:






    «Carlo Di Pietro - Sursum Corda 17 febbraio
    17 febbraio 1600, Campo de' Fiori, Roma. Giordano Bruno, il falso mito creato dalla massoneria --->
    https://www.sursumcorda.cloud/artico...assoneria.html |
    Giordano Bruno, el falso mito creado por la masonería (Teología Política) --->
    https://propagandacatolica.com/2019/...ogia-politica/ »

    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda 17 febbraio alle ore 08:00 •
    Giordano Bruno (+ 17 febbraio 1600): il triste personaggio che la Massoneria ha riesumato dall’oblio della storia per elevarlo a martire del libero pensiero.
    https://www.sursumcorda.cloud/artico...assoneria.html
    Mons. Pietro Balan, Il vero volto di Giordano Bruno, CLS, 2009.
    Papa Leone XIII descrive la figura di Giordano Bruno --->”
    https://www.sursumcorda.cloud/artico...ano-bruno.html

    https://www.agerecontra.it/2020/02/g...la-massoneria/




    Ovviamente non poteva mancare, anche quest’anno, l’elogio di Bruno su “Ereticamente”:


    https://www.ereticamente.net/2020/02...o-bianchi.html
    “Giordano Bruno: il Pensiero al rogo – Umberto Bianchi”





    La passione infuocata per Giordano Bruno - Centro Studi Giuseppe Federici
    http://www.centrostudifederici.org/p...iordano-bruno/
    «La passione infuocata per Giordano Bruno 19 febbraio 2020

    Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
    Comunicato n. 17/20 del 19 febbraio 2020, San Gabino
    La passione infuocata per Giordano Bruno
    Breve rassegna stampa sulle commemorazione dell’apostata Giordano Bruno in occasione del 420° anniversario della morte.
    Sulla figura di Giordano Bruno consigliamo la lettura del libro di mons. Pietro Balan, Il vero volto di Giordano Bruno (in appendice le due allocuzioni di Leone XIII “Amplissimum collegium” del 24/5/1889 e “Quod nuper” del 30/6/1889), Centro Librario Sodaliitum, 2009»
    https://www.sodalitiumshop.it/epages...Products%2F026

    “17 febbraio. Il Grande Oriente nel segno di Bruno e del Libero Pensiero
    Il 17 febbraio del 1600 fa moriva arso vivo in Campo de’ Fiori a Roma il filosofo nolano e frate domenicano Giordano Bruno, condannato al rogo perché eretico, pertinace, impenitente et ostinato…” Una data fortemente simbolica per chi è impegnato incessantemente a combattere le tenebre dell’oscurantismo e dell’integralismo. Una data che la Massoneria celebra ogni anno e che coincide con un altro anniversario importante: l’emanazione nel 1848 delle Regie Patenti di Carlo Alberto che restituirono ai Valdesi i diritti civili.
    E se i falò illuminano le valli dei protestanti piemontesi, a Roma si rende omaggio alla statua dedicata a Bruno, massima icona del libero pensiero, del coraggio, della forza delle idee. Una statua che fu realizzata dallo scultore e artista Ettore Ferrari, che nel 1904 diventerà Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, eche venne inaugurata tra incandescenti polemiche il 9 giugno del 1889.
    Il merito di aver riscoperto Bruno, inserendolo tra i miti fondanti ai quali doveva idealmente fare riferimento il nuovo stato unitario, appena nato, va senz’altro a Francesco De Sanctis (Morra Irpina, 28 marzo 1817 – Napoli, 29 dicembre 1883) che da ministro della Pubblica Istruzione del governo presieduto da Cavour nel 1861 e poi da Cairoli nel 1878, ne aveva fatto ripubblicare l’opera omnia.
    Il pensiero di Bruno veniva percepito come laico e moderno e affascinava i giovani e fu proprio nelle università, che cominciò a farsi strada l’idea di un monumento da dedicargli. Un progetto, poi sostenuto da un ampio fronte internazionale massonico che scelse appunto Ferrari per portarlo a compimento.
    Nel giorno dell’inaugurazione un lungo corteo, che i giornali cattolici descrissero come un’ “orgia satanica” sfilò dalla stazione Termini fino a Campo de’ Fiori. (…)
    https://www.grandeoriente.it/17-febb...bero-pensiero/
    420 anni dal rogo di Giordano Bruno, obstinatissimo eretico
    Roma (NEV), 17 febbraio 2020 – A Campo dei Fiori all’ alba del 17 febbraio del 1600 veniva arso vivo il filosofo Giordano Bruno.
    Lo ha ricordato tra gli altri anche la moderatora della Tavola valdese Alessandra Trotta: proprio oggi, 17 febbraio, giorno in cui con Lettere Patenti Carlo Alberto poneva fine nel 1848 a secoli di discriminazione riconoscendo ai suoi sudditi valdesi i diritti civili e politici. Per questo, il rinnovato appello dei protestanti a fare di questa data la giornata della libertà di pensiero e religione. La richiesta è stata rilanciata anche nel corso dell’ultimo Sinodo delle Chiese metodiste e valdesi, lo scorso agosto. Tale richiesta, spiegarono dal Sinodo, corrisponderebbe alla necessità di dare «piena e concreta attuazione al dettato costituzionale che prevede e garantisce la libertà religiosa quale diritto fondamentale». (…)
    https://www.nev.it/nev/2020/02/17/42...ssimo-eretico/
    Quando James Joyce incontrò Giordano Bruno
    Roma, domenica 17 febbraio 1907. Joyce esce di casa in via Monte Brianzo n. 51, a un centinaio di metri dall’attuale teatro Tor di Nona. Si reca a Campo de’ Fiori per assistere alla manifestazione in memoria del rogo di Giordano Bruno, il Nolano, lì arso vivo 307 anni prima. L’evento è ricordato per i suoi forti accenti anticlericali, e celebrazioni importanti si tennero anche in altre città del Regno d’Italia. Perugia, ad esempio, dove proprio quel giorno fu posta una targa di fronte alla Chiesa di San Domenico – Bruno era stato frate domenicano – che tuttora recita: «Giordano Bruno/ che nell’esame dell’assoluto/ avversò la dommatica filosofica/ precorrendo vittorioso i tempi/ trovi in questa piazza/ ove/ imperarono i suoi carnefici/ glorificazione e ricordanza/ I Partiti popolari posero/ 17 febbraio 1907».
    In quello stesso giorno, ma del 1600, all’alba, a due passi dalla futura casa di Joyce, il filosofo di Nola era uscito dalle Carceri di Tor di Nona – la “presone del lo papa”, come venivano chiamate – per esser portato su un carro, con la lingua in una morsa di legno per non farlo parlare, fino al rogo fatale, allestito in un luogo non distante da Campo de’ Fiori. Il motivo per cui il giovane irlandese, appena venticinquenne, si sia ritrovato ad abitare così vicino all’ultima dimora del suo primo mentore, è una casualità; forse. Vero è, che meno di quattro anni prima, aveva pubblicato sul Daily Express – il 30 ottobre del 1903 – una recensione di un bel libro di Lewis McIntyre su Bruno in cui, alla fine della sezione biografica, nel capitolo relativo alle ultime ore del Nolano, leggiamo: «[he] went to the prison of the Tower of Nona».”
    https://left.it/2020/02/16/quando-jo...iordano-bruno/


    https://ricerca.repubblica.it/repubb...fida-spia.html
    “MA GIORDANO BRUNO ERA UNA PERFIDA SPIA? (…)

    John Bossy, professore di storia all' università di York, ha lanciato questa tremenda accusa (…) nel suo libro appena pubblicato in Inghilterra: Giordano Bruno and the Embassy Affair (Yale University Press).”
    https://www.ilprimatonazionale.it/ap...i-parte-58704/
    https://it-it.facebook.com/notes/sav...1406669612348/
    «Giordano Bruno: millantatore, spia e massone? (…)
    In questa ottica sono da tenere in attenta considerazione le affermazioni di John Bossy, lo storico inglese, che nella sua opera Giordano Bruno and the Embassy affair del 1991, individua il filosofo nolano come spia al servizio di Walsingham, Primo Segretario della Corona, in pratica il ministro dell’interno e capo del servizio segreto di S.M. Britannica; o addirittura come doppiogiochista, tra il succitato ministro inglese e l’ambasciatore francese a Londra, Michel de Castelnau. Bruno arriva, in effetti, a Londra con l’insolita qualifica di gentiluomo al seguito dell’ambasciatore senza ulteriore incarico, e il de Castelnau, a cui Bruno dedica due dei suoi dialoghi italiani che pubblicherà a Londra, non lo cita minimamente nelle sue memorie, come se volesse che se ne perdesse memoria; né sono segnalati, ufficialmente, i contatti tra il filosofo nolano e la regina Elisabetta, che non possono essere mancati, come ha, ripetutamente, lasciato intendere Bruno nei suoi Dialoghi; perché, dunque, tutto questo nascondere o quanto meno sottostimare questi rapporti pur certi? Lo scenario politico della fine del XVI secolo mostrava un’Europa scossa dalla Riforma protestante e dalle lotte politiche che, prendendo le mosse da essa, la agitavano. In Francia, Enrico III si barcamenava tra gli ultracattolici guidati dalla famiglia dei Guisa, ramo cadetto dei Lorena, e gli ugonotti che premevano per avere maggiore visibilità o, quanto meno, diritto di esistere; il suo successore Enrico IV di Navarra, protestante, che solo per la ragion di Stato e a malavoglia si convertì al cattolicesimo come dimostra la sua celebre frase Parigi val bene una messa non era certo un punto di riferimento per il Papato. In Inghilterra, il regno di Elisabetta Tudor creava ulteriori grattacapi al papato costretto a convivere con una monarca ritenuta illegittima (ella era nata dal matrimonio, dopo il non riconosciuto divorzio da Caterina d’Aragona, tra Enrico VIII e Anne Bolen) e per di più non cattolica; il tentativo di risolvere questo problema fu affrontato in due modi differenti, cercando il matrimonio tra la sovrana inglese con il Duca d’Angiò, François d’Alençon, che avrebbe anche potuto accampare diritti sulla corona di Francia; e con il tentativo di sostituirla con Mary Stuart, rampolla della famiglia dei Guisa. Soprassedendo sugli ovvi problemi che davano gli Stati tedeschi tutti alle prese con le tensioni religiose determinate dal predominio repentino del Protestantesimo, anche a Praga, sede dell’imperatore Rodolfo II, l’ortodossia cattolica non era proprio di casa, accertati gli interessi esoterici ed ermetici dell’Imperatore.
    In questo confuso quadro politico, si muove, come nel suo elemento naturale, Giordano Bruno da Nola che sembra errare senza meta certa tra le varie Corti d’Europa, ma un esame anche superficiale del percorso ci mostra la possibilità di un disegno politico ben definito: egli, lasciata per la prima volta l’Italia, si trova prima tra i calvinisti a Ginevra, poi nella patria dei loro confratelli ugonotti, a Tolosa, quindi a Parigi, presso un sovrano che non mostrava certo malanimo verso i protestanti di Francia, poi presso la protestante Elisabetta Tudor, quindi nella stessa Patria di Lutero, Wittemberg, per chiudere questo strano pellegrinaggio presso la sede imperiale, nella Praga dell’ermetico Rodolfo. Fu casuale questo percorso? O non piuttosto, fu il logico viaggio di connessione tra le varie, reali o ipotetiche, forze antipapato? O al contrario, alla luce dell’innaturale lunghezza del processo inquisizionale a cui fu sottoposto, non fu un agente del Papato stesso che cercò, invano, di ricompattare un’Europa così malamente lacerata, e abbandonato, alla fine, dal suo “datore di lavoro” perché non più utilizzabile e contemporaneamente troppo pericoloso per l’enorme mole di notizie riservatissime di cui era a conoscenza? Infine, come terza ipotesi, la presenza a partire proprio da quegli anni della cosiddetta setta dei Giordanisti legata, ancora oggi, alle logge massoniche riconosciute non può non far pensare alla possibilità di un Bruno tessitore di una rete di controllo delle varie Corti e Palazzi del potere europei e architetto di un “nuovo ordine” come di lì a qualche decennio comincerà a teorizzare una delle più grandi organizzazioni segrete della storia: la Massoneria.».





    TORNANDO ALL'ONU...V. QUI:




    https://www.radiospada.org/2014/03/l...nazioni-unite/
    «La Massoneria ha fondato le Nazioni Unite il 7 Marzo 2014 - di Davide Consonni-
    Riporto degli stralci di un articolo di Gianni Tibaldi apparso sul 1° numero di Hiram del 2013. Hiram è una delle due riviste massoniche del Grande Oriente d’Italia. L’articolo s’intitola “Valori iniziatici e Nazioni Unite”, qui sotto riporto dei passaggi sperando che vi conducano ad un’attenta e doverosa riflessione. [Hiram, Valori Iniziatici e Nazioni Unite, G. Tibaldi, n° 1, 2013, p.71]

    “Innanzitutto occorre ricordare, come dato storico, che le Nazioni Unite sono state ideate e volute da tre Fratelli Massoni: Franklin Delano Roosevelt, Harry Truman e Winston Churchill che portarono i principî e gli ideali della Libera Muratoria nelle motivazioni, negli scopi e nella funzione dell’ONU. Le NU sono, dunque, una Organizzazione creata da Massoni per la realizzazione nel Mondo degli ideali massonici, per l’attuazione nella Storia di un Piano iniziatico della Salvezza. La Massoneria aveva, per altro, già avviato la costruzione di questo “Tempio” attraverso l’iniziativa di illustri Fratelli. […]” [Hiram, Valori Iniziatici e Nazioni Unite, G. Tibaldi, n° 1, 2013, p.71]
    “Può essere utile ricordare l’opera di personalità quali Henri La Fontaine (1854-1934) uomo politico belga, Vice Presidente del Senato, Premio Nobel per la Pace nel1913, fondatore della “Ligue Universelle des Francs – Maçons” e, nel 1910, della “Union des Associations Internationales” una delle prime “Organizzazioni Internazionali Non Governative” tuttora attiva come delegata dall’ONU alla gestione della documentazione di tutte le Organizzazioni Internazionali operanti nel Mondo. Un altro precedente nella linea iniziatica che doveva portare alla costituzione dell’ONU può essere indicato nella “Fé- dération Internationale Maçonique pour la Société des Nations” creata nel 1920 per iniziativa dei Fratelli da Costa, Ministro portoghese, Accambray, Deputato francese e Welthoff, Gran Maestro della “Grande Loge de France” [Hiram, Valori Iniziatici e Nazioni Unite, G. Tibaldi, n° 1, 2013, p.71-72]
    “Ancora o, forse, soprattutto oggi rende commossi e orgogliosi i Massoni di tutto il mondo vedere rispecchiati puntualmente e vigorosamente i principî sui quali sono basati la Storia e lo Spirito della Libera Muratoria nel Preambolo dello Statuto delle Nazioni Unite siglato a San Francisco il 26 giugno 1945 […] Ancora oggi riempiono i nostri animi di emozione le parole con le quali si apre il Preambolo della Carta: “Noi Popoli delle Nazioni Unite […]”. Soltanto un pensiero ispirato da una coscienza iniziatica poteva immaginare di porre come soggetto attore di un evento autenticamente rivoluzionario nella Storia non i Governi ma i Popoli fondando una “Comunità di Nazioni” e non solo di Stati” [Hiram, Valori Iniziatici e Nazioni Unite, G. Tibaldi, n° 1, 2013, p.72-73]
    “Le Nazioni Unite, a dimostrazione ancora una volta della propria essenza iniziatica, non potevano non voler risolvere il problema in questa prospettiva. È nato, per questo, nel nucleo scientifico del “Sistema delle NU”, la “Università delle Nazioni Unite”, in particolare nel suo “Istituto di Studi Avanzati”, il “Linguaggio Digitale Universale”. L’UNL – Universal Networking Language –* è, in realtà, una lingua artificiale ma creata per tener conto delle informazioni e delle conoscenze veicolate dalle lingue umane. È una lingua dotata, pertanto, di componenti lessicali, grammaticali e semiotici al pari delle lingue naturali. Associata all’Intelligenza Artificiale, l’UNL facilita la comunicazione tra Uomo e “macchina” e attraverso la “macchina” fra tutti i Popoli nella lingua materna di ciascuno” [Hiram, Valori Iniziatici e Nazioni Unite, G. Tibaldi, n° 1, 2013, p.78]
    Per chi volesse leggere l’intero articolo basta cliccare questo link e scorre fino a pagina 70. »
    https://www.radiospada.org/tag/onu/
    https://www.radiospada.org/tag/grande-oriente-ditalia/
    https://www.radiospada.org/2014/02/a...eto-massonico/
    https://www.radiospada.org/tag/davide-consonni/





    Sugli appoggi e le aperture di “Giovanni XXIII”, “Paolo VI” e “papi” successivi della setta vaticano-secondista alla Massoneria, al Rotary Club, al Bené Berith, all’Onu e sulle reciproche simpatie:




    sito dedicato alla crisi dottrinale nella chiesa cattolica
    giovanni XXIII e paolo VI
    la massoneria messicana piange la morte di giovanni XXIII
    la massoneria italiana appoggia francesco I



    «Il discorso di Montini (Paolo VI) all’ONU: una ‘circolare’ della massoneria?»
    Il discorso di Montini (Paolo VI) all?ONU: una ?circolare? della massoneria? | Radio Spada
    https://www.agerecontra.it/2015/05/i...la-massoneria/
    https://www.arcsanmichele.com/index....lla-massoneria

    “Per sintetizzare – per brevità – il Sillabo degli errori contemporanei fa luce sulle devianze dottrinali di questa missiva montiniana dai chiari connotati massonici e mondialisti [Sono forse prevenuto? Non credo. Un vero Pontefice ha il dovere di conoscere la dottrina cattolica, di trasmettere inalterato il deposito della fede (cf. Pastor Aeternus), non può manifestare nuovi dogmi ed una nuova morale (cf. Dei Filius), non può interpretare la Scrittura secondo i suoi pruriti (cf. Providentissimus Deus); non può condurre al male le anime (cf. Satis Cognitum), non può essere a capo della Chiesa e nel contempo essersi escluso dalla Chiesa (cf. Mystici Corporis), etc …]”




    Il compianto ed eroico Don Luigi Villa (1918-2012) su “Chiesa Viva”:



    https://www.chiesaviva.com/CHIESA%20VIVA.htm
    http://www.centrosangiorgio.com/down..._la_chiesa.pdf





    Consiglio anche questi libri da leggere su O.N.U. ed associazioni (a delinquere) massonico-mondialiste simili:




    Franco Adessa, O.N.U. - Gioco al massacro?, Edizioni Civiltà, Brescia 1996.
    https://www.effedieffeshop.com/produ...massacro~.html
    https://www.effedieffeshop.com/pimag...g-1338-576.jpg



    Michel Schooyans, Il complotto dell’ONU contro la vita, Edizioni Effedieffe, Proceno di Viterbo 2013.
    https://www.effedieffeshop.com/produ...vita+_Il~.html
    https://www.effedieffeshop.com/pimag...g-1867-607.jpg



    Mario Di Giovanni, Indagine sul mondialismo. Il diavolo, probabilmente, Effedieffe, Milano 2000.
    https://www.effedieffeshop.com/produ...dialismo~.html
    https://www.effedieffeshop.com/pimag...big-17-410.jpg
    https://lanuovacontrocorrente.it/lib...l-mondialismo/
    https://lanuovacontrocorrente.it/wp-...ONDIALISMO.jpg



    Davide Consonni e Carlo Di Pietro, Humanum Genus. Dissertazione su massoneria, sette segrete e cosmopolitismo, Edizioni Radio Spada, Reggio Emilia 2015.
    https://www.radiospada.org/2015/11/h...ria-cattolica/
    https://i2.wp.com/www.radiospada.org...052337_787.png



    Libri in vetrina


    Epiphanius, Massoneria e sette segrete. La faccia occulta della storia, Controcorrente Edizioni, Napoli 2008.
    Massoneria e Sette segrete | Controcorrente Edizioni
    http://controcorrentedizioni.eu/wp-c...EPIPHANIUS.jpg






    Spero di avervi fornito interessanti notizie...Un saluto cattolico integrale...

    CHRISTUS VINCIT, CHRISTUS REGNAT, CHRISTUS IMPERAT!!!
    Luca, SURSUM CORDA – HABEMUS AD DOMINUM!!!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  9. #9
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    Predefinito Re: Giordano Bruno e il suo Neoplatonismo

    potrei anche non approvare affatto il tuo punto di vista ed infatti non lo approvo ma non è per questo che chiudo la discussione
    il punto è che qui si dibatte di filosofie e religioni d'oriente e Giordano Bruno è un frate domenicano nato vissuto e morto in Italia
    Avrei per esempio considerato valido un post inerente eventuali similitudini tra Giordano Bruno e il buddhismo Mahayana ma qui sei fuori posto
    Puoi chiedere tranquillamente di trasferire il tutto in un forum più idoneo
    Non ho princìpi, l’adattabilità a tutte le cose è i miei princìpi

 

 

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