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  1. #11
    INNAMORARSI DELLA CHIESA
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    Citazione Originariamente Scritto da antonio Visualizza Messaggio
    ma che stai a di'?
    "ergo" hai digerito male? "ergo" hai dimenticato di prendere le medicine?

    dovresti seguire delle lezioni di lingua italiana...
    ho detto che e' vero, c'e' troppa tolleranza per adulteri, divorzi, nuovi matrimoni e concubinaggi vari.
    Occorrerebbe mettere ordine e sanzionare queste condotte intollerabili con il codice penale.
    ti ho dato ragione e ti lagni pure...boh...
    .....ma sei l'antonio che conosco????
    leggendo Aganto mi hai fatto venire un dubbio......

    Ma figurati se io per prima non fossi contenta di dire: ho sbagliato!!!
    perchè significherebbe che almeno in questo siamo d'accordo e credimi......non sarebbe poca cosa.......

    Ergo se ho capito male io.......sono più felice

    buona settimana a tutti
    Fraternamente Caterina
    Laica Domenicana

  2. #12
    INNAMORARSI DELLA CHIESA
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    Citazione Originariamente Scritto da Eugenius Visualizza Messaggio
    Questo non deve lasciare indifferenti sul cumulo di sofferenza del coniuge tradito.
    C'è da considerare che la società può punire solo i comportamenti pubblici, non quelli privati dentro al letto da soli o in compagnia. Diversamente si ricade nel puritanesimo calvinista.
    Per i peccati privati uno deve vedersela con Dio e con il Confessore.
    Comunque ho l'impressione che il messaggio di Antonio o è a presa in giro (per essere fini), oppure cerca di dire fra le righe: visto che vi opponete ai DICO, PACS, allora dovete punire con la galera l'adulterio.
    Il sofisma è fallace in tutti i sensi. Nessuno vuole arrestare chi convive, solo che lo stato non deve favorire questo tipo di convivenze introducendo nuovi istituti di diritto pubblico.
    Lo stato non ha il diritto in sostanza di ficcare il naso nei letti altrui, né tantomeno di reprimere i vizi privati. Deve invce punire l'ostentazione pubblica di esso, lo scandalo.

    CIAO
    infatti........concordo soprattutto sul pericolo "calvinista e puritano".......
    e proprio per questo la legge non deve imporre (con i Dico o Pacs) l'obbligo di una firma o registrazione per avere dei DIRITTI legati ALL'ESSENZIALE come la salute o l'assistenza, e questi DIRITTI sono già sanciti per legge...occorrerebbe trovare il modo per renderli più efficaci ed effettivi senza dover inventare nuovi ordinamenti GIURIDICI......

    Tra l'altro avanzando con queste leggi INNATURALI....si corre il rischio proprio di aumentare LE DIFFERENZE......creando unioni di serie a-b-c.........

    sta proprio all'uomo invece IMPARARE A NON STRUMENTALIZZARE CHI SCEGLIE DI VIVERE IN CONVIVENZA o peggio con persone dello stesso sesso....sono PROBLEMI LORO.....da parte nostra deve emergere non la pietà MA LA COM-PASSIONE DEL CRISTO.......solo così potremo aiutare le persone a COM-PRENDERE gli eventuali sbagli.......o, comunque sia.....NON SCATENARE DELLE GUERRE IDEOLOGICHE O PARTITICHE su questioni che toccando la morale e l'etica riguarda OGNI PERSONA UMANA....indipendentemente dalla fede, razza o Nazione......

    Fraternamente Caterina
    Laica Domenicana

  3. #13
    INNAMORARSI DELLA CHIESA
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    Predefinito Ti faccio rispondere da.....

    ....un avvocato DIVORZISTA.....
    sicuramente lo troverai di parte solo perchè da ragione alla Chiesa...... ma leggi meglio perchè non rispetta affatto la dottrina della Chiesa, ma sulle domande che hai posto ti risponde benissimo....


    Intervista all'avvocato Bernardini De Pace (19 gennaio 2007)
    «Legge sbagliata. Ai conviventi basta un contratto»


    di Francesco Riccardi

    «Non c’è alcun bisogno di approvare una legge sulle coppie di fatto. Abbiamo già a disposizione una serie di strumenti del diritto privato che possono rispondere con efficacia alle esigenze di tutela dei conviventi. Al limite si può suggerire uno schema-tipo di accordo fra i partner e introdurre qualche lieve modifica nel codice civile in tema di eredità, accorciare i tempi del divorzio…". Annamaria Bernardini De Pace, avvocato civilista tra i più in vista di Milano, specializzata in diritto di famiglia, separazioni e tutela degli interessi di personaggi famosi, parla a raffica tra un atto da correggere e un cliente da ricevere.


    Piano, piano avvocato. Ci faccia capire bene: lei è contraria all’approvazione di una norma che riconosca le convivenze?

    Certo, dal punto di vista del diritto non vedo alcuna ragione per farlo. Il dibattito intorno alla questione è viziato dallo scontro ideologico. La Chiesa e i cattolici difendono le ragioni del matrimonio e della famiglia tradizionale. Ma anche da un punto di vista laico il matrimonio è un istituto importantissimo da difendere: è un atto sacrale…

    Scusi se sobbalzo, ma sentir parlare di "matrimonio sacro" da un avvocato divorzista del suo calibro suona strano. Qualcuno potrebbe obiettare…

    Non c’è contraddizione. Lasciamo da parte le questioni di fede. Anche sul piano laico il matrimonio civile è un atto sacro, con il quale due persone si impegnano solennemente davanti alla comunità e allo Stato, assumono una serie di doveri e, in conseguenza di questi, godono di alcuni diritti particolari. Tanto che "rompere" questo patto comporta una serie di adempimenti onerosi: divorziare non è cosa da poco, si va davanti a un giudice. Non si può svilire il matrimonio prevedendo un altro istituto – un "piccolo matrimonio" o un riconoscimento pubblico delle convivenze – con tanti diritti e nessun dovere, risolvibile con due righe scritte e un "buonasera". Sarebbe uno squilibrio. Più corretto, dal mio punto di vista, sarebbe consentire velocemente il secondo matrimonio a chi vuole tutelare il proprio partner malgrado il divorzio in corso.

    L’ho interrotta, stava parlando dello scontro ideologico…

    Sì, la mia impressione è che da parte della sinistra ci sia soprattutto una volontà perversa di allargare l’assistenzialismo dello Stato anche alle famiglie di fatto, anche a quei conviventi che deliberatamente, coscientemente, decidono di non assumersi doveri davanti allo Stato. Allora, da un lato un vero Stato liberale deve difendere anche la libertà dei propri cittadini di non assumersi doveri. E dunque non si può attribuire "d’ufficio" dei diritti ai conviventi – in quanto tali – senza una loro espressa volontà. Sarebbe un accanimento garantista verso coloro che hanno rifiutato un’invadenza o comunque un ruolo dello Stato nel loro privato sentimentale. La stessa Corte costituzionale ha sottolineato che si potrebbe configurare «una violazione dei principi di libera determinazione delle parti». Dall’altro, come sostenevo prima, un riconoscimento pubblico tramite un registro o peggio delle "simil-nozze" sarebbe iniquo. E pericoloso: ci sarebbe infatti il rischio di legittimare e tutelare persino i matrimoni poligamici dei musulmani, con tutto quel che ne conseguirebbe in tema di assistenzialismo statale a plurime convivenze.

    E siamo al vicolo cieco di sempre: sarebbe sbagliato sia il riconoscimento pubblico sia l’attribuzione di diritti ai partner per il solo fatto che convivono. Come se ne esce?

    Usando quel che già c’è. Se si vuole essere garantiti del tutto c’è il matrimonio, altrimenti si possono utilizzare una serie di strumenti come le polizze assicurative, la co-intestazione di beni come la casa o il contratto d’affitto. E poi ci sono i cosiddetti "Contratti di convivenza" che i partner possono stringere per definire alcuni aspetti della loro convivenza: dai lavori domestici alla suddivisione delle spese, alla creazione di un fondo comune da suddividere in caso di rottura del rapporto. Infine una procura per poter rappresentare il compagno in caso di grave malattia o invalidità. Si tratta di contratti privati, che possono essere liberamente stipulati e che non necessitano di un riconoscimento pubblico.


    Qualcuno potrebbe contestarle un conflitto d’interessi: ecco un modo per far guadagnare avvocati e notai. Per le coppie di fatto non abbienti potrebbe essere un costo non sopportabile…

    I costi sarebbero certamente inferiori a quelli di un banchetto di nozze. Comunque, se si vuole, si può perfino ricorrere a una semplice scrittura privata o rivolgersi a un consultorio familiare. Oppure si può studiare uno schema-tipo da proporre, che ogni coppia possa far proprio adattandolo, portando poi l’atto in tribunale per l’omologa, così come si usa per le società. Ma, al di là delle modalità, conta il principio della responsabilizzazione personale. Lo Stato non può sempre fungere da balia. Se una coppia decide di non sposarsi, non si assume doveri, non cerca di tutelarsi attraverso polizze e contratti privati, la società non può "inseguirla" stendendo sopra di essa una legge, come fosse una coperta, per metterla comunque al riparo. Qui emerge un nodo culturale: le nuove generazioni non sono educate alla responsabilità personale. Troppe persone, troppe coppie hanno perso il coraggio di affrontare un progetto di vita definitivo, almeno nelle intenzioni. Epperò si pretende per loro delle tutele…

    Al di là di altre questioni come l’assistenza in ospedale o gli affitti – facilmente risolvibili se non già risolte nelle prassi – le due problematiche fondamentali riguardano le pensioni di reversibilità e l’eredità, dalle quali oggi i conviventi sono esclusi.....

    Le pensioni di reversibilità vanno riservate alle vedove. Non abbiamo fondi per le pensioni minime e per quelle future dei giovani, non vedo perché si dovrebbe allargare l’assistenzialismo dello Stato in questo campo. Vi sarebbero poi enormi rischi di abusi, basti solo pensare ai casi di badanti che accudiscono anziani soli… Quanto all’eredità – oltre alla quota disponibile (il 25% nel caso ci siano eredi legittimi) che un convivente può già lasciare all’altro – si potrebbe ipotizzare un intervento "leggero" sul codice civile. Eliminando il coniuge separato e/o i genitori dall’asse ereditario e inserendovi l’eventuale compagno con il quale si sia volontariamente concluso e registrato un contratto di convivenza privato. Anche in questo caso non ci sarebbe necessità né di riconoscimenti pubblici né di registri né di grandi leggi, foriere di possibili stravolgimenti sociali.

    Dietro la battaglia politica per l’istituzione dei pacs o dei registri delle coppie di fatto c’è sicuramente anche la forte spinta degli omosessuali per ottenere un riconoscimento pubblico.....

    Conosco e tutelo gli interessi di molte coppie gay. Ma istituire per loro un simil-matrimonio rappresenterebbe una risposta sbagliata a un’esigenza legittima. Gli omosessuali giustamente chiedono parità di trattamento. Ma questa si ottiene attraverso la non-discriminazione, non imitando il matrimonio e la famiglia tradizionalmente intesa. Piuttosto si modifichi così l’articolo 3 della Costituzione: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di orientamento sessuale…» e si pongano limiti più stringenti per evitare disuguaglianze sul lavoro, penalizzazioni nella vita sociale, eccetera. Il matrimonio è, e deve essere, un’altra cosa.

    *****************

    http://www.avvenireonline.it/Famiglia/
    __________________



    "Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in Italia e nel mondo intero" (Santa Caterina da Siena)
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  4. #14
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    l'intento di antonio è chiaramente quello di tirare in ballo qualche politico divorziato... almeno non giocare così scoperto :k

  5. #15
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    Citazione Originariamente Scritto da antonio Visualizza Messaggio
    e' di testare concretamente quanto profonda sia questa sbandierata passione per la famiglia...
    perche', converrai con me, che non c'e' nulla che sfasci le famiglie quanto il divorzio..o no? almeno cosi' si diceva e io ne sono convinto, ma pare sia sopraggiunto un giudizio di "opportunita' politica" che ha indotto diversi a non esigere che, essendo la famiglia un istituto di profondo e indiscutibile valore civile, la legge che consente il divorzio venga cancellata.....una sorta di "relativismo" dimensionato sul tempo..
    per questo mi chiedevo: il disvalore del divorzio e' venuto meno con gli anni, talche' non se ne chiede l'abolizione oggi quale misura irrinunciabile a tutela della famiglia?
    Non fa bene alla Chiesa sia chi dicendosi cattolico si separa e va a vivere con un'altra o chi si divorzia; sia chi dicendosi cattolico non ha rispetto per la vita e per la famiglia.

  6. #16
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    non si può cancellare il divorzio eprchè c'è troppa cultura divorzista diffusa fra la gente.

    cultura diffusa, ovviamente, dai comunisti - primi nemici della famiglia da sempre, tant'è che dai moti del '68 tentano di distruggerla - e dai loro alleati pesudocattolici (i "cattolici del no" al divorzio nel '74).

    la destra (MSI) al divorzio è sempre stata contraria.

  7. #17
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    Citazione Originariamente Scritto da antonio Visualizza Messaggio
    troppo generico, mi chiedevo piuttosto perche' non vi sia un'iniziativa volta a promuovere la cancellazione del divorzio.
    cosa piu' del divorzio attenta alla famiglia? alla sua solidita'?
    ecco che non mi spiego certi silenzi.
    Occorrerebbe cancellare la legge che lo censente ed assumere le iniziative necessarie per conseguire tale risultato.
    E' da fare, ma purtroppo, per quello, ci vorrà più tempo. Io ora spero che tutti i cattolici facciano blocco comune contro i di.co così per vent'anni non ne riparliamo; poi bisogna pensare all'aborto e alla 194: la Bindi e la Binetti hanno già detto qualcosa al riguardo.

  8. #18
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    ottimo:
    no ai dico
    no all'aborto
    no al divorzio
    no all'adulterio
    no all'eutanasia

    basterebbe questo programma per fare un partito per i prossimi 20 anni!

  9. #19
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    Dimmi dove devo iscrivermi?!

  10. #20
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    Citazione Originariamente Scritto da antonio Visualizza Messaggio
    ecco, un giudizio di opportunita' politica..opinabile quindi.
    non è forse vero che i comunisti vogliano distruggere la famiglia?


    e non è forse vero che ci sono certi cattolici che danno loro una mano in tal senso legittimando il concubinato o votando no all'abrogazione del divorzio?

 

 
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