Ma per tornare in argomento,tu pensi che lo Stato sia l'organismo tutto sommato migliore per garantire la pace sociale?NOn è un assurdo pensare che per il benessere mio io debba chiedere a qualcun altro?Ci vuole molto ottimismo antropologico,lo ammetto.
Un pessimista è solo un'ottimista ben informato, diceva qualcuno.
Scherzi a parte, la mia analisi parte da un dato di fatto filosofico abbastanza semplice.
Non considero hobbesianamente (ma preferirei la definizione "luteraniamente") l'uomo un essere predestinato al male.
Anche perchè l'esercizio della forza in quanto tale non è male, nel momento che tale forza, ad esempio , soggiaccia ad un principio ordinatore.
Pur tuttavia ritengo che il tuo discorso, di autoregolamentazione della società , richieda viceversa un dato di fatto che potremmo definire Rousseiano, il buon selvaggio corrotto dall'elemento esterno (o se preferisci, un modello irenista).
Il problema quindi è calcolare innanzitutto, prima di progettare ipotetiche forme di società alternative, vedere il materiale umano che hai a disposizione ( e non è un discorso di etnie, ma di natura innata dell'uomo e preso come singolo e come massa).
L'uomo lasciato in balia di se stesso in un mucchio disorganizzato tende alla barbaria, all'imbarbarimento.
Lo stato , o meglio la società organica che diviene Stato (possibilmente con una forma di legittimazione viva e sentita che abbia investitura e dal basso e dall'alto) viceversa per sua stessa natura, se non a migliorare la situazione del singolo e della società, quantomeno non la peggiora e cerca di mantere una parvenza di ordine tale che la matrice di valori di tale società non si disperda.
Questa non è Filosofia o congetture.
E' realtà o meglio una delle possibili letture della storia.
Quindi nell'impossibilità di poter affermare "cosa sia l'uomo" che sarebbe solo tempo sprecato, è meglio dire "come si comporta" o "come si è comportato".
E agire di conseguenza, cercando appunto di indirizzare le sue spinte migliori verso un sistema-stato che le ordini e contribuisca a migliorarle ulteriormente.
Purtroppo una società senza stato, smette assai rapidamente di essere società.
Lo stato non è tanto quindi il mero male necessario, questo solo nelle peggiore delle ipotesi, ma semmai la possibilità , in potenza di migliorare se non la società, quantomeno la qualità di vita dei singoli.
Lo stato cioè non si occupa (e non si può) occupare di miracoli, quanto di un generale benessere, optando di volta in volta sulle idealità da perseguire ai fini di tale raggiungimento (oltre che per sua stessa natura, di perpetuare il proprio potere e sfera di influenza).
Per questo lo stato organico necessita quindi , per evitare l'eccesso di influenza/preponderanza di un qualche contraltare che non delegittimi il suo potere, ma che bensì lo mantenga sempre in equilibrio.