Pagina 2 di 9 PrimaPrima 123 ... UltimaUltima
Risultati da 11 a 20 di 82
  1. #11
    Si vis pacem, para bellum
    Data Registrazione
    01 Apr 2009
    Messaggi
    1,532
     Likes dati
    4
     Like avuti
    3
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Riferimento: Cos'è l'identità europea

    Citazione Originariamente Scritto da DharmaRaja Visualizza Messaggio
    Immagino che anche su questo ognuno abbia le sue tendenze e preferenze (io ho espresso in parte le mie nell'altro thread di giorni fa), dato anche che non si può basare l'identità europea intesa come progettualità futura su qualcosa che si assuma passivamente dal passato. In altre parole, sul suolo d'Europa ci sono passate le varie tradizioni precristiane, c'è passato il cattolicesimo, c'è passato il protestantesimo, l'illuminismo, le rivoluzioni, i risorgimenti, i fascismi, il dopoguerra decadente e chi più ne ha più ne metta. Inutile dire che assumere tutto quanto in blocco difficilmente si può farlo (anzi non si può e basta, a meno di distorcere i vari fenomeni per coerentizzarli agiograficamente l'un l'altro), perché date 'radici' identitarie rivendicate da qualcuno sono incompatibili con altre 'radici' rivendicate da qualcun altro. Quindi, quale che sia la scelta di cosa sia (ma soprattutto di cosa debba essere in un eventuale progetto di ricostruzione) l'identità dell'Europa, e cosa invece, di conseguenza, non lo sia, si tratta appunto di qualcosa da scegliere attivamente con un giudizio di valore a priori, senza farsi forti o appoggiarsi primariamente alla Storia come valore in sé e come argomento decisivo.
    Sono d'accordo e aggiungo che partire da un'idea d'Europa cristallizzata e mitizzata non porta ad altro che crearsi una nicchia ideologica e si finisce per perdere il tempo a polemizzare con quelli che hanno un'idea d'Europa diversa se non opposta. Si veda il famoso dibattito sulle "radici"...
    A questo punto meglio partire definendo quella che deve essere l'Europa nel nostro progetto, ovvero qual e' la nostra Europa ideale, che costruiremo nel futuro. La mia idea si rifa' al concetto imperiale, tale concetto riassume quelle che sono le radici dell'Europa e la sua "missione" per il futuro. L'idea Europa e' sinonimo di Impero.

  2. #12
    Cancellato
    Data Registrazione
    01 Apr 2009
    Messaggi
    33,660
     Likes dati
    16,851
     Like avuti
    5,129
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Riferimento: Cos'è l'identità europea

    Citazione Originariamente Scritto da Anton Hanga Visualizza Messaggio
    A questo punto meglio partire definendo quella che deve essere l'Europa nel nostro progetto, ovvero quale e' la nostra idea d'Europa ideale, che costruiremo nel futuro. La mia idea si rifa' al concetto imperiale, tale concetto riassume quelle che sono le radici dell'Europa e la sua "missione" per il futuro.
    E siamo punto e da capo. Tu sei per l'Europa imperiale, altri per gesù Cristo :-)

  3. #13
    Si vis pacem, para bellum
    Data Registrazione
    01 Apr 2009
    Messaggi
    1,532
     Likes dati
    4
     Like avuti
    3
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Riferimento: Cos'è l'identità europea

    Citazione Originariamente Scritto da JnanaTapas Visualizza Messaggio
    E siamo punto e da capo. Tu sei per l'Europa imperiale, altri per gesù Cristo :-)
    No perche' l'Europa imperiale comprende TUTTO (anche Cristo).

  4. #14
    Cancellato
    Data Registrazione
    01 Apr 2009
    Messaggi
    33,660
     Likes dati
    16,851
     Like avuti
    5,129
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Riferimento: Cos'è l'identità europea

    Citazione Originariamente Scritto da Anton Hanga Visualizza Messaggio
    No perche' l'Europa imperiale comprende TUTTO (anche Cristo).
    Eh non lo devi spiegare a me, ma a quelli che confondono la Tradizione con la Religione...

  5. #15
    Torre d'Avorio
    Data Registrazione
    24 Apr 2009
    Località
    No, l'Avatar non sta bevendo.
    Messaggi
    413
     Likes dati
    0
     Like avuti
    1
    Mentioned
    1 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Riferimento: Cos'è l'identità europea

    Citazione Originariamente Scritto da JnanaTapas Visualizza Messaggio
    E siamo punto e da capo. Tu sei per l'Europa imperiale, altri per gesù Cristo :-)
    Non che le due cose siano incompatibili, volendo ci sono stati anche imperi cristiani, difatti penso i cristiani vogliano questo. In ogni caso quel che io sottolineavo è che si preferisca il cristianesimo, o un dato 'paganesimo' europeo, o una sintesi dei vari 'paganesimi' europei (sempre un termine improprio nato a scopo diffamatorio, ma si fa per capirsi), o un qualcosa che si basi sulle simbologie e le forme indoeuropee più antiche bypassando le ramificazioni particolari delle singole comunità una volta stanziate nelle rispettive zone, seppur ognuna di queste opzioni (così come altre ancora) contenga una qualche componente elementare più o meno ampia di simbologie tratte dal passato, per "tifare" l'una o l'altra si dovrebbe basarsi non su una rivendicazione di primato ed importanza storica, che porterebbe tutti come sempre a scannarsi sulla preminenza storica di una tradizione o dell'altra, bensì a sostenere la propria preferenza con giudizi di merito riguardanti la dottrina, ovvero il perché una cosa dovrebbe essere preferibile ad un'altra.
    Anche perché oggi, ad Europa completamente sradicata da un punto di vista tradizionale, siamo ad una tabula pressoché rasa in cui nessuno può veramente vantare chissà quale vantaggio o giustificazione pragmatica per una scelta tradizionale ricostruttiva piuttosto che per un'altra.
    "Collectively, Eurasia's potential power overshadows even America's".
    Zbigniew Brzezinski, "A geostrategy for Eurasia"

  6. #16
    Si vis pacem, para bellum
    Data Registrazione
    01 Apr 2009
    Messaggi
    1,532
     Likes dati
    4
     Like avuti
    3
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Riferimento: Cos'è l'identità europea








  7. #17
    email non funzionante
    Data Registrazione
    30 Mar 2009
    Messaggi
    1,078
     Likes dati
    0
     Like avuti
    3
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Riferimento: Cos'è l'identità europea

    Citazione Originariamente Scritto da Eckhart Visualizza Messaggio
    Risposta interessante, ma il discorso dovrebbe essere parecchio approfondito.
    In particolare io mi riferivo ad un'identità che unisse necessariamente tutti gli europei, sia a livello simbolico che culturale etc.
    Il Cristianesimo in un'altra epoca è stato quest'idea-forza, assunta più o meno consapevolmente da tutti i popoli d'Europa.
    Appunto il Cristianesimo in un'altra epoca si è sovrapposto alla Romanitas, ha riorganizzato la comunità secondo criteri Tradizionali (società tripartita - feudalesimo) ed ha generato la cosiddetta Translatio imperii (Sacro Romano Impero e Impero Bizantino). Nuove forme, nuove costruzioni politiche, ma il centro metastorico e spirituale rimane il medesimo. I Valori e i caratteri di Razza, che distinguono gli Europei rispetto ad altre popolazioni, si esplicano nei Codici, nelle Leggi e nelle culture delle suddette costruzioni. I Regimi politici del XX secolo ( Fascismo, Nazionalsocialismo e Bolscevismo nella seconda fase) hanno operato in tal senso, ma in un contesto decadente, eroso dalla modernità.(E da essa ne sono stati influenzati, da qui i maggiori limiti). Oggi non si tratta di ricostruire, restaurare, riproporre tali forme, ancor meno l'idea di un Impero cristiano (Cristo è sulla bocca di tutti, ma il cristianesimo ha esaurito il suo ciclo, si è quasi disciolto). Poichè viviamo in piena sovversione e nessuno può vantare " chissà quale vantaggio o giustificazione pragmatica per una scelta tradizionale ricostruttiva piuttosto che per un'altra ", si tratta di indagare, generare forme e strutture in grado riannodare il Presente all'Eterno. Questo è il tentativo dell'Eurasiatismo.

  8. #18
    email non funzionante
    Data Registrazione
    30 Mar 2009
    Messaggi
    1,078
     Likes dati
    0
     Like avuti
    3
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Riferimento: Cos'è l'identità europea



    Tradizione Europea

  9. #19
    Forumista senior
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Messaggi
    2,989
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Riferimento: Cos'è l'identità europea

    In cerca dell'Europa. Come uscire dalla tenebra occidentale?

    di Claudio Mutti

    Nel canto XXVI dell'Inferno dantesco Ulisse rievoca il discorso con cui esortò i suoi compagni a varcare le Colonne d'Ercole: "O frati, dissi, che per cento milia - perigli siete giunti all'occidente (...)". Sforzandoci di intravedere qualcosa di quel senso allegorico che, per espressa dichiarazione di Dante, si trova celato dietro il senso letterale, potremmo forse azzardare questa congettura: l'Occidente evocato da Ulisse nella sua "orazion picciola" non si esaurisce nell'accezione spaziale e geografica del termine. Siccome la parola "Occidente" designa il luogo del "Sole che muore" (Sol occidens), il luogo in cui termina il cosmo degli uomini e inizia il "mondo sanza gente", il regno della tenebra e della morte, è probabile che l'Occidente dantesco, data la polivalenza semantica del simbolismo, indichi anche una fase temporale, cosicché un senso ulteriore del discorso di Ulisse sarebbe questo: i suoi compagni, in quanto "vecchi e tardi", sono giunti "a l'occidente" della vita, cioè in prossimità della morte. E siccome essi rappresentano l'umanità europea, come non intendere, simultaneamente, che l'Europa doveva arrivare - e vi sarebbe effettivamente arrivata proprio all'epoca di Dante, agli inizi del recento - in prossimità di quella fase storico-culturale che, secondo René Guénon, "ha rappresentato in realtà la morte di molte cose"? Ma l'Occidente, il luogo della tenebra, è anche un simbolo di quello che Martin Heidegger ha chiamato "l'oscuramento del mondo". "Mondo" - spiega lo stesso Heidegger - "si deve sempre intendere in senso spirituale", sicché "l'oscuramento del mondo implica un depotenziamento dello spirito". E la situazione dell'Europa, prosegue Heidegger, "risulta tanto più fatale e senza rimedio in quanto il depotenziamento dello spirito proviene da lei stessa". Questo depotenziamento dello spirito, questo oscuramento del mondo, secondo Guénon ha avuto il suo momento definitivo con la fine della grande civiltà medioevale (l'ultima civiltà relativamente normale conosciuta dall'Europa) e con l'inizio della cultura immanentistica e laica del Rinascimento. Secondo Heidegger, l'oscuramento del mondo, "anche se è stato preparato in passato, si è definitivamente verificato a partire dalla condizione spirituale della prima metà del secolo XIX", cioè col trionfo del razionalismo contemporaneo, del materialismo, dell'individualismo liberale. In ogni caso, possiamo dire che questo oscuramento del mondo è proceduto di pari passo con quella che Serge Latouche ha recentemente chiamata "l'occidentalizzazione del mondo". L'inferno, nel fondo del quale è finito quell'Ulisse dantesco che lasciò l'Europa per inoltrarsi nella tenebra occidentale, è un Occidente perenne (legge del contrappasso!), perché la luce non vi splende mai. Dante esce da questa eterna tenebra occidentale e infernale grazie alla guida di Virgilio, il poeta dell'Impero; il poeta di un Impero che, come è detto esplicitamente in Paradiso, VI, 4-6, è per la sua stessa origine legato all'Europa: "cento e cent'anni e più l'uccel di Dio - ne lo stremo d'Europa si ritenne, - vicino a' monti de' quai prima uscìo". È infatti il caso di ricordare che, secondo Dante, l'Aquila imperiale ("l'uccel di Dio") ebbe i suoi natali "ne lo stremo d'Europa", cioè nell'odierna Anatolia, là dove sorgeva Troia. D'altronde anche Europa, la fanciulla "dall'ampio volto" che fu amata da Zeus e che diede il suo nome al nostro continente, era originaria della riva orientale del Mediterraneo. Ciò potrebbe indurci a riflettere sul fatto che per i Greci e per i Romani, e poi ancora per gli uomini del Medioevo, l'immagine geografica dell'Europa si estendeva verso oriente molto più che non nell'età moderna e in quella contemporanea; ma questo sarebbe un altro discorso. Noi vorremmo invece porre questa domanda: chi indicherà all'Europa, sulla soglia del terzo millennio, la strada per uscire dall'Occidente e tornare "a riveder le stelle"? La prima cosa da fare, a tal fine, è operare un chiarimento concettuale. Dobbiamo cioè ristabilire i veri termini del rapporto che intercorre tra l'Europa e l'Occidente, rapporto di naturale contrapposizione e di antagonismo; dobbiamo confutare una sinonimia che, imposta dai vincitori atlantici della Seconda Guerra Mondiale, è stata accettata dagli Europei nella maniera più acritica e supina. Il concetto di Occidente è relativamente nuovo ed è quasi sinonimo di modernità; come visione del mondo, quindi, l'Occidente è essenzialmente altro rispetto a quello spirito che presiedette alle manifestazioni tradizionali della civiltà europea. Diremo più avanti come siano poco fondate le rivendicazioni della civiltà occidentale, allorché essa cerca di individuare le proprie radici in alcune delle fasi storico-culturali attraverso le quali si è venuta configurando l'Europa.

    Il vero e il falso Ulisse

    Tornando a Ulisse, ricordiamo di aver letto sulla pagina culturale di una gazzetta liberale che l'Odisseo omerico, "fu il piazzista (sic) della modernità". Una volgarità del genere, che rivela l'esigenza della modernità di inventarsi una galleria degli antenati, è possibile proprio perché l'essenza dell'Odisseo omerico, prototipo dell'homo Europaeus, è stata fraintesa dalla modernità stessa. Nella percezione moderna, infatti, Odisseo non è quello che era per i Greci, vale a dire l'anèr polytropos che, animato dalla nostalgia delle Origini e assistito da Atena, cioè dall'Intelletto divino, lotta contro le forze infere e, dopo la lunga prigionia occidentale ad Eea, fa ritorno a una patria "centrale", a una "terra di mezzo", che essenzialmente simboleggia la perfezione primordiale dello stato umano. La modernità ha sfigurato l'Odisseo omerico facendone un eroe culturale a propria immagine e somiglianza: così, messo davanti a uno specchio deformante, l'homo Europaeus ci rimanda l'immagine menzognera dell'homo Occidentalis. Esiste poi una variante "filosofica", chiamiamola pure così, della stessa volgarità: l'Odisseo che descrive a Penelope il letto matrimoniale ricavato dall'albero d'ulivo (il letto di Odisseo è in realtà il simbolo omerico dell'Axis Mundi) secondo Horkheimer e Adorno sarebbe, udite udite, il "prototipo del borghese (che) ha, nella sua smartness un hobby", quello del "fai da te". Gli autori della Dialettica dell'illuminismo, completamente ignari del significato autentico della figura dell'eroe omerico, hanno creduto di poter individuare, dietro la maschera di Odisseo, il volto del borghese occidentale che dà inizio allo sviluppo razionalistico liberandosi dalla superstizione ed esercitando il proprio dominio sulla natura e sugli uomini. "Che Odisseo sia indifeso davanti alla risacca -scrive Adorno in una sua grottesca Interpretazione dell'Odissea (Manifesto Libri, Roma 2000, p. 70) - deve legittimare l'appropriazione del plusvalore da parte del viaggiatore". L'Odisseo dei rabbini francofortesi diventa così la metafora di quel potere razionale di dominio che si organizza come sapere sistematico e ha come soggetto il borghese occidentale, "nelle successive forme - essi scrivono - dello schiavista, del libero imprenditore, dell'amministratore". Tale metafora si fonda però su una tipica riduzione del superiore all'inferiore, poiché Adorno e Horkheimer identificano indebitamente l'intelletto (principio d'ordine universale) con la ragione (facoltà specificamente umana, limitata, relativa e individuale). Ora Odisseo, prototipo dell'homo Europaeus, è propriamente un simbolo dell'intelletto, cioè del principio spirituale che trascende l'individualità e con essa l'insieme degli elementi psichici e corporei, rappresentati nel poema omerico dai compagni dell'eroe. La vicenda della Scuola di Francoforte, nata per iniziativa di un gruppo di ebrei liberali, conclude il suo ciclo sfociando alla fine in una esplicita adesione al giudaismo. Poco prima di morire, Horkheimer raccomandò il "ritorno a Jahvè" e l'"eterna attesa" di un messia che, a detta dello stesso Horkheimer, non verrà mai. Questa posizione sarà ripresa e sviluppata dai cosiddetti nouveaux philosophes André Glucksmann e da Bernard Henri-Lévy. Ora, per quanto riguarda l'irriducibilità dell'Odisseo omerico, prototipo dell'homo Europaeus, alla visione giudaica e alla visione moderna, ci sovvengono le parole di un autorevole esponente del pensiero giudaico-cristiano, Sergio Quinzio, il quale nelle Radici ebraiche del moderno afferma che non solo la concezione greca del tempo, ma anche la concezione greca dello spazio è circolare, dato che lo spazio odissiaco va da Itaca a Itaca. Il tempo e lo spazio dei Greci - scrive Quinzio - "sono il tempo e lo spazio dell'eterno ritorno, in cui nulla di realmente nuovo può accadere. Viceversa, come il tempo ebraico è lineare, così anche lo spazio ebraico è lineare, va dalla terra di schiavitù verso la terra della promessa". D'altronde già Emmanuel Lévinas aveva contrapposto nei termini di una irriducibile antitesi il ritorno odissiaco e l'esodo biblico, nonché le figure di Odisseo e di Abramo: l'Abramo della rappresentazione biblica, naturalmente, perché ben diversa è la figura del Profeta Ibrahim quale essa viene delineata nel Corano; il quale Corano respinge recisamente (ad es. in III, 60) la caratterizzazione ebraica e cristiana del Patriarca caldeo venuto da Ur e fa di quest'ultimo un rappresentante della Tradizione Primordiale. "Al mito di Ulisse che ritorna ad Itaca - scrive Lévinas ne La traccia dell'altro - vorremmo contrapporre la storia di Abramo che lascia per sempre la sua patria per una terra ancora sconosciuta e che proibisce al suo servo di ricondurre perfino suo figlio a quel punto di partenza". Evocando questo Abramo biblico e antiodissiaco, prototipo dei "padri pellegrini" che abbandonano l'Europa per stabilirsi sul continente occidentale, Lévinas ha dato forma al contromito del déraciné: una sorta di "contromito di fondazione" della Zivilisation occidentale, nella quale ha un peso rilevante quello che René Guénon chiama l' "aspetto 'malefico' e deviato del nomadismo". In ogni caso, Lévinas ha avuto il merito di contrapporre esplicitamente al prototipo mitico dell'homo Europaeus il prototipo contromitico e antitradizionale dell'homo Occidentalis.

    L'eredità spirituale europea

    A buon diritto, dunque, è stato detto che l'Odissea, assieme all'Iliade, costituisce quella che è stata chiamata la Bibbia dei Greci, così come l'Eneide sarà la Bibbia dei Romani. Se vogliamo usare un linguaggio coerente con questa metafora, dobbiamo dire che Omero è stato il primo profeta dell'Europa e che i suoi poemi hanno costituito la più antica rivelazione religiosa che abbia preso forma in mezzo agli Europei. In una pagina piena di pathos nietzschiano, il grande filologo classico e storico delle religioni Walter F. Otto caratterizza la visione omerica contrapponendola implicitamente a quella giudaico-cristiana, nei termini seguenti: "Omero divenne la Bibbia degli Elleni (...) Anche la sua rivelazione suonò grande, ma quanto più virile, più fedele alla vita, più rispettosa della realtà, che non il messaggio di spiriti sconvolti, in urto con se stessi e con la vita. La religione in cui il popolo doveva venire allevato era stata innanzi tutto rivelata al cuore dei più nobili e dei più gagliardi. (...) La religione di Omero era religione rivelata secondo l'opinione vera e umana che ogni grande pensiero sia figlio della divinità" (W. Otto, Spirito classico e mondo cristiano, La Nuova Italia, Firenze 1973, p. 25). In uno scritto del 1931 che, indagando le scaturigini dello spirito europeo, individua nell'eredità omerica la prefigurazione della nostra stessa identità di Europei, Walter Otto dice ancora di Omero: "Egli non è dunque solamente il maestro che ha creato in Europa la prima grande poesia, scrivendo così la legge vivente dell'arte poetica europea. Non è nemmeno solamente colui che è chiamato, capace di portare a espressione l'essere greco in modo così grande e profondo che la sua opera divenne il genio formativo dell'intera nazione. Egli è anche per noi, ancora, nonostante il mutare dei tempi, colui che mirabilmente annuncia la vita e il mondo. (...) Attraverso di lui, infatti, lo spirito greco e, con ciò, europeo ha trovato la sua prima espressione, rimasta valida fino ad oggi. E se comprendiamo nel modo giusto la sua parola, forse anche il significato della ricerca e della filosofia greca schiuderà per noi il suo significato più profondo" (W. Otto, Lo spirito europeo e la saggezza dell'Oriente, SEB, Milano 1997, p. 11). Accanto ad Omero, l'altro grande maestro dell'antichità europea è Platone. Non a caso un altro filosofo ebreo e liberale, Karl Popper, ha assegnato a Platone il ruolo di capostipite spirituale della corrente dei "nemici della società aperta", una corrente che partirebbe dal pensiero platonico per arrivare fino ai totalitarismi del Novecento. A parte Popper, la Repubblica di Platone è fondamentale, ai fini di un riconoscimento dell'originaria Weltanschauung europea, perché in tale opera noi troviamo chiaramente ed organicamente esposta quella dottrina della trifunzionalità che, secondo Georges Dumézil, costituì la caratteristica di tutte quante le società indoeuropee, sia in Europa, sia in Asia. Come è noto, gli studi effettuati da Dumézil nell'ambito della storia delle religioni e della linguistica hanno mostrato che i popoli indoeuropei, al di là della parentela che unisce le loro lingue, possiedono una struttura mentale specifica e una concezione particolare del fatto religioso, della società, della sovranità, delle relazioni tra l'uomo e la Divinità. Insomma, Dumézil ha messo in luce una comune Weltanschauung indoeuropea, una visione del mondo avente implicazioni teologiche e politico-sociali, secondo la quale la comunità può vivere e prosperare solo grazie alla collaborazione e alla solidarietà delle tre funzioni di sovranità, forza e fecondità. La prima funzione (la sovranità) corrisponde al sacro, al potere e al diritto; la seconda (la forza) corrisponde all'attività guerriera; la terza (la fecondità) corrisponde alla produzione e alla distribuzione dei beni materiali. Ora, se nella struttura religiosa e sociale messa in luce da Dumézil si manifesta un'esigenza fondamentale della più profonda mentalità indoeuropea; se la cosiddetta "ideologia trifunzionale" è una caratteristica inerente alla mentalità dell'Europeo; se essa è una di quelle strutture latenti che sono indissociabili dallo spirito e dalla cultura di un popolo e si conservano in qualche modo attraverso le generazioni, tant'è vero che ancora nel Medioevo le componenti della società venivano indicate nelle tre categorie degli oratores, bellatores e laboratores e tale tripartizione sopravvisse in qualche modo fino alla Rivoluzione Francese - allora è lecito porci questo interrogativo: in quale misura la concezione trifunzionale può rappresentare una via per ripensare il mondo e la vita in termini adeguati alla nostra qualità di Europei? Su tale interrogativo non sarà superfluo riflettere seriamente. Per il momento, sarà sufficiente notare che l'organizzazione liberalcapitalista della società è tipica non della civiltà europea, ma della civiltà occidentale. Il motto di tale organizzazione potrebbe essere la frase proverbiale che circola negli Stati Uniti: Whatever is good for General Motors is also good for the USA. Infatti il liberalcapitalismo, nato dalla Rivoluzione Francese con la ribellione della terza funzione, il Terzo Stato, contro le altre due, da una parte rappresenta il potere effettivo dell'elemento economico su quello politico e su quello militare, mentre dall'altra comporta una penetrazione della mentalità mercantile in tutti gli strati della società. Una società normale, invece, è quella in cui a governare è la funzione sovrana; una società normale è quella in cui il politico prevale sull'economico. Lo stesso concetto di Europa va rivisto alla luce dell'ideologia trifunzionale. Al di là delle semplici relazioni commerciali (terza funzione), al di là degli stessi problemi della difesa comune (seconda funzione), l'Europa deve affrontare la questione principale, che è quella della sua sovranità (prima funzione). Questo progetto può trarre alimento da una sola fonte: dalla nostra tradizione più autentica. Nel 1935 Martin Heidegger diceva dei Tedeschi quello che oggi si potrebbe dire degli Europei in generale: "Questo popolo potrà foggiarsi un destino solo se sarà prima capace di provocare in se stesso una risonanza (...) e se saprà comprendere la sua tradizione in maniera creatrice. (...) E se la grande decisione concernente l'Europa non deve verificarsi nel senso dell'annientamento, potrà solo verificarsi per via del dispiegarsi, a partire da questo centro, di nuove forze storiche spirituali". In altri termini: se l'Europa ha ancora un futuro e se noi vogliamo trovare una soluzione europea per il suo futuro, dobbiamo rivolgerci verso le nostre origini, interrogare i maestri più antichi nella nostra cultura e - crediamo di poter aggiungere - prendere le mosse da quelle idee che costituiscono l'eredità spirituale specificamente europea.

    L'Eurasia e l'Impero

    Se è vero che i miti implicano una serie di significati sopraordinati a quello letterale, non dovrebbe essere illegittimo ricercare, in quel diffuso tipo mitico che ci racconta lo smembramento di un dio (Prajâpati, Osiride, Zagreus ecc.) e la successiva origine del cosmo dalle sue membra sparse, un significato concernente l'origine della geografia terrestre. Che cos'è infatti il complesso delle terre emerse, se non un corpo, distinto in quelle quattro o cinque parti che siamo soliti chiamare continenti? Cerchiamo innanzitutto di fissare il numero di questi ultimi, perché è possibile contarne quattro (Eurasia, Africa, Oceania, America) oppure cinque (Eurasia, Africa, Oceania, America settentrionale, America meridionale). A seconda del loro numero, potremo applicare alla geografia del nostro pianeta un'analogia oppure un'altra. Ad uno schema quaternario, infatti, si adatterà il simbolismo dei quattro elementi costitutivi del cosmo (aria, acqua, fuoco, terra), mentre l'asse terrestre corrisponderà all'elemento invisibile e centrale, la quinta essentia, l'etere. Ad uno schema quinario, invece, sarà possibile applicare il simbolismo del corpo umano. In tal caso, se pensiamo ai cinque continenti come alle parti di un corpo analogo a quello dell'essere umano, potremo dire che l'Eurasia costituisce la parte centrale ed essenziale, quella che comprende il capo ed il busto e quindi alberga entro di sé il cuore, il cervello e tutti gli altri organi vitali, mentre gli altri quattro continenti (l'Africa, l'Oceania e le due Americhe) rappresentano le quattro estremità del corpo. Tutte le regioni più importanti dal punto di vista dell'economia spirituale, infatti, si trovano concentrate nell'Eurasia. Si sono irradiate da centri euroasiatici quelle influenze tradizionali che hanno raggiunto poi il resto del pianeta: dallo sciamanesimo siberiano più arcaico, che attraverso migrazioni protostoriche si è diffuso nelle due Americhe, fino a quella rivelazione coranica che ha sigillato il ciclo tradizionale della presente umanità e si è diffusa anch'essa ben oltre i limiti dell'Eurasia. E questo per citare solo due, la più antica e la più giovane, tra le forme tradizionali che si sono originariamente manifestate sul suolo euroasiatico. Ma vorremmo concludere richiamandoci ad un mito dal quale emerge tutta l'inanità del concetto di Occidente inteso come realtà a sé stante, e dal quale risulta ulteriormente evidenziata la conformità dell'idea di Impero allo spazio eurasiatico. Si tratta del mito di Alessandro e in particolare della caratterizzazione che ne è stata fatta dalla tradizione islamica, la quale nella coranica Sura della Caverna assegna al "Bicorne" una funzione non solo imperiale, ma anche escatologica. Secondo il simbolismo posto in risalto da questo specifico contesto tradizionale, la marcia compiuta da Alessandro Magno lungo la direttrice ovest-est dell'Eurasia traduce sul piano geografico quella modalità "espansiva" che la dottrina islamica della croce chiama "ampiezza". Ora, "ampiezza" ed "esaltazione" sono due termini che corrispondono alle due fasi del Viaggio Notturno del Profeta Muhammad, paradigma del percorso iniziatico che giunge alla realizzazione suprema. E' stato detto infatti da un seguace indiano del Ibn Arabi, il magister maximus dell'Islam: "Sia l'esaltazione sia l'ampiezza hanno raggiunto la loro perfezione nel Profeta, che Iddio lo benedica e gli dia pace". Ma qui bisogna aggiungere che, secondo un detto tradizionale del Profeta stesso, Alessandro è stato tra tutti gli uomini il più simile a lui. Questo perché Alessandro non solo percorse la terra nella sua estensione orizzontale, da ovest ad est, ma anche perché, secondo un altro detto attribuito al Messo di Allah, dopo la fondazione di Alessandria d'Egitto il Macedone venne innalzato in cielo da un angelo. D'altronde, le storie concernenti la discesa di Alessandro in fondo al mare e la sua ascensione celeste fino alla sfera del fuoco hanno avuto ampia diffusione sia in Oriente sia nell'Europa medioevale. In questo modo, la figura di Alessandro può essere riferita, per i significati che ad essa si collegano, a una dottrina integrale del Sacro Impero, perché egli, avendo sviluppato ogni sua possibilità secondo i due sensi orizzontale e verticale, è al contempo detentore della regalità e del sacerdozio, è simultaneamente rex e pontifex. E la sua figura si colloca sullo sfondo dello spazio euroasiatico, che costituisce non solo lo scenario storico, ma la proiezione spaziale stessa corrispondente all'idea di Impero.

    http://www.claudiomutti.com/index.ph...6&imag=3&url=6

  10. #20
    Simposiante
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Messaggi
    5,287
     Likes dati
    639
     Like avuti
    1,907
    Mentioned
    35 Post(s)
    Tagged
    1 Thread(s)

    Predefinito Riferimento: Cos'è l'identità europea

    L'essenza autentica dell'Europa è la Repubblica di Platone.
    Possiamo perdonare un bambino quando ha paura del buio. La vera tragedia della vita è quando un uomo ha paura della luce.

 

 
Pagina 2 di 9 PrimaPrima 123 ... UltimaUltima

Discussioni Simili

  1. Identità Europea (web)
    Di Hagakure nel forum Destra Radicale
    Risposte: 1
    Ultimo Messaggio: 27-07-12, 14:31
  2. Identità europea
    Di Giò nel forum Destra Radicale
    Risposte: 263
    Ultimo Messaggio: 28-10-11, 21:44
  3. Identità Europea.
    Di Orco Bisorco nel forum Destra Radicale
    Risposte: 104
    Ultimo Messaggio: 21-12-09, 22:02
  4. Identita' Europea
    Di FRANKO80 nel forum Politica Europea
    Risposte: 37
    Ultimo Messaggio: 15-08-08, 07:28
  5. identità europea
    Di Princ.Citeriore (POL) nel forum Regno delle Due Sicilie
    Risposte: 9
    Ultimo Messaggio: 26-09-06, 16:21

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito