Secondo Boso è ora di riprendere la battaglia contro Roma ladrona
«Rialziamo lo spadone dell’autonomismo»


Pietro Civetti
--------------------------------------------------------------------------------
«Ma questa benedetta sinistra che dice, a parole, di guardare con attenzione alle richieste federaliste della Lega, nei fatti cosa sta facendo? È veramente intenzionata a cambiare concretamente la sua impostazione e rimangiarsi quanto fatto negli ultimi anni? Ricordiamo tutti quanti che sulle grandi riforme targate Lega, sulla legge Maroni, sulla riforma Castelli, sulla devolution, da sinistra abbiamo ricevuto soltanto insulti e attacchi. Vogliamo veramente credere che lorsignori siano improvvisamente cambiati? Ce lo dimostrino con i fatti, per favore».
Erminio Boso, vulcanico consigliere regionale del Carroccio trentino, uno degli esponenti storico dell'anima indipendentista del movimento, sente puzza di bruciato.
Il puzzo però non proviene soltanto dalle schiere del centrosinistra (il cui Governo è a pezzi su tutto e necessiterebbe di qualche puntello). Anche dalle parti della Cdl non si respira aria troppo salubre.
«L'ho detto chiaramente e rispettosamente al nostro segretario federale - sottolinea Boso -: Umberto, Berlusconi sarà sicuramente un tuo amico personale, ma sei sicuro che sia anche amico della Lega?».
Cosa intende dire, Boso?
«Guardo semplicemente i fatti. Se tu mi dici di essere mio amico, è ben strano dimostrarmi la tua amicizia danneggiandomi. È quello che è avvenuto regolarmente negli anni del Governo Berlusconi. Baci e abbracci tra Silvio e Umberto alle cene di Arcore, però poi a Roma Forza Italia, Alleanza nazionale e Udc spesso e volentieri si ponevano contro le richieste della Lega Nord. Bel modo di esserti amico, no?».
E lei è convinto che dall'Unione possano invece dimostrarsi più “amici”?
«Non sono convinto proprio di un bel niente. Chiedo di giocare a carte scoperte, piuttosto. Alle parole seguano i fatti. Noi siamo stati in alleanza con la Cdl e si sono verificati episodi spiacevoli. Molti pseudo-alleati sulla devolution, ad esempio, hanno detto di votare no. Adesso però la Lega si è stufata e ha lanciato il Parlamento Padano a Vicenza, dove torneremo il 10 marzo».
Per gli indipendentisti cosa significa la riapertura del Parlamento Padano?
«Per chi come noi si batte per l'autodeterminazione dei popoli il Parlamento Padano è molto importante. Finalmente si torna alle origini della Lega di battaglia contro Roma ladrona. Torniamo finalmente a essere “fratelli su libero suol”. E potrebbe essere l'occasione per fare un po' di sana autocritica, perché anche noi qualcosa abbiamo sbagliato negli ultimi anni».
Si spieghi meglio.
«Noi vogliamo essere diversi dagli altri partiti, visto che sono tutti partiti romani e romanocentrici, giusto? Allora non dobbiamo imitare chi mai ha il coraggio di fare una seria autocritica costruttiva. Non possiamo fare, ad esempio, come la sinistra che in questi giorni, dopo la retata dei brigatisti rossi, non riesce a prendere nettamente le distanze dal brodo di coltura del nuovo terrorismo. Anzi, c’è chi, nonostante tutto, si lascia andare ancora a discorsi aggressivi e di odio contro gli avversari politici. Poi ci si lamenta che qualche matto prenda le pistole e si organizzi per sparare ai “nemici di classe”... Noi leghisti invece, proprio perché siamo persone serie, dobbiamo capire se abbiamo fatto qualche errore in passato per potere ripartire alla grande».
Autocritica perché?
«Perché anche noi abbiamo sbagliato, a volte. Per una vita abbiamo sempre parlato di non pagare il canone della Rai, poi siamo stati cinque anni al Governo e non siamo riusciti ad abolirlo. Abbiamo sempre parlato di togliere certi balzelli autostradali del tutto immotivati. Vogliamo spiegare alla nostra gente perché non l'abbiamo fatto, quali sono state le difficoltà, eccetera? Oppure continuiamo a far finta di nulla come fanno tutti gli altri?».
Questa sua richiesta ha avuto modo di girarla a Umberto Bossi?
«Beh, l'ho detta davanti a lui a Vicenza sabato scorso. Quest'operazione riconfermerebbe che la Lega è un'altra cosa nel panorama politico rispetto a tutti gli altri, alleati di coalizione compresi. Certo, qualcuno che storcerà il naso fra noi ci potrà sicuramente essere. Ma siamo sicuri che chi storce il naso sia veramente fedele ai principi originali della Lega? Dovremmo sempre guardare tutti quanti all'esempio di Bossi, che nemmeno una malattia seria ha fiaccato e che è ancora lì a guidarci in battaglia. È stato lui a volere la riapertura del Parlamento Padano, è lui che continua a lottare senza tregua come ai vecchi tempi, rialzando lo spadone dell'autonomismo e del federalismo. Chi non se la sente di seguire il suo esempio, può anche andare per la sua strada. E se ci sono forze fresche e veramente fedeli ai principi federalisti del Carroccio, ebbene che vengano coinvolte. Penso ad esempio a Sergio Borsato, il cantore della Padania. Ma ci sono tanti altri soldati della libertà che vogliono partecipare alle nostre battaglie politiche. Non facciamo l'errore di lasciarli fuori dalla nostra porta».