….stà nascendo

Bruxelles. Tira un’aria da Guerra fredda tra Mosca e il blocco occidentale. Dopo il discorso di Vladimir Putin alla conferenza sulla sicurezza di Monaco contro “l’unilateralismo” americano e la minaccia di uscire dal trattato del 1987 sulle forze nucleari di gittata intermedia, la Russia si dice pronta a puntare i suoi missili contro Polonia e Repubblica Ceca, se gli Stati Uniti non rinunceranno al progetto di installare il loro scudo antimissilistico ai confini con l’ex Unione Sovietica.
Lunedì il primo ministro polacco, Jaroslaw Kaczynski, e il suo omologo ceco, Mirek Topolanek, avevano annunciato che i loro “due paesi daranno probabilmente risposta positiva all’offerta americana” di ospitare alcune componenti del sistema di difesa missilistico. Una stazione radar e una base di intelligence saranno sistemate in Repubblica Ceca, alla Polonia sono destinati dieci silos di missili intercettatori.
“Cercheremo di convincere i russi che questi missili non sono diretti contro di loro”, aveva spiegato Kaczynski Solovtsov, ha immediatamente risposto che i suoi missili prenderanno “di mira queste installazioni”.
Dietro ai toni da Guerra fredda sullo scudo americano c’è il braccio di ferro tra Stati Uniti e Russia per l’influenza sugli ex satelliti e le ex repubbliche sovietiche. Mosca non ha ancora digerito l’ingresso nella Nato nel 1999 di Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca ed è determinata a usare ogni mezzo per evitare l’allargamento dell’Alleanza alla Georgia e all’Ucraina.
Lo scudo missilistico è “un pretesto”, spiega al Foglio Jan Vytopil, portavoce del governo ceco a Bruxelles: “I missili non contengono esplosivi, è un sistema puramente difensivo e non costituisce una minaccia contro la Russia”.
In realtà, aggiunge Vytopil, “le speculazioni sulle intenzioni russe di abbandonare il trattato sui missili di gittata intermedia sono
iniziate mesi fa”, prima ancora che gli Stati Uniti annunciassero di voler costruire parte del sistema di difesa nell’Europa dell’est.
Washington comunque ribadisce che lo scudo è diretto contro gli “stati canaglia”, come l’Iran o la Corea del nord, e che la reazione di Mosca è ingiustificata.
Ma la tensione è destinata a crescere perché le minacce russe secondo il primo ministro polacco, sono “chiaramente un tentativo di intimidazione”, un “ricatto” a cui non si può “cedere”, dice il ministro degli esteri ceco, Karel Schwarzenberg.
Alle prese con la mai sopita guerra del gas con la Russia, l’Unione europea ufficialmente si tira fuori dalla polemica.
Per Javier Solana, alto rappresentante per la politica estera dei Ventisette, “è una questione che riguarda la Nato”.
Eppure la Germania, che è presidente di turno dell’Ue, ha espresso una certa solidarietà con le proteste di Mosca: “Visto che i siti sono molto vicini alla Russia, prima avrebbero dovuto consultarla”, ha dichiarato lunedì il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier.
L’Ue ha “molto da perdere” da un nuovo scontro con la Russia, spiega Ivan Safranchuk, direttore del Center for Defense Information, e “il calcolo di Mosca è che metteranno pressione sugli Usa”.
Dalla Nato, però, è arrivata una risposta ferma alle minacce russe: “Questo tipo di linguaggio estremo è fuori luogo”, ha detto ieri James Appathurai, portavoce dell’Alleanza.
Nell’incontro di questo pomeriggio con il segretario di stato americano, Condoleezza Rice, è probabile che la cancelliera Angela Merkel smentisca il suo ministro degli Esteri. Anche perché le dichiarazioni di Steinmeier stonano con quelle della Nato, le cui “intenzioni sono state chiaramente comunicate” alla Russia – come ha ricordato la scorsa settimana il comandante supremo delle forze alleate in Europa, John Craddock.
Le parole di Steinmeier esprimono semmai il malessere, condiviso da Parigi e Roma, per l’espansione del ruolo dell’Alleanza e la centralità dei paesi della Nuova Europa nella sua trasformazione, di cui lo scudo è l’ultima dimostrazione.
Per Polonia e Repubblica Ceca, le basi americane non significano soltanto posti di lavoro e garanzie di sicurezza: sono un modo per contare di più, nel momento in cui i tradizionali alleati degli Usa in Europa – Germania e Italia in primis – si defilano e esitano di fronte alle richieste di Washington.

da il Foglio di oggi

saluti