Su 30 Paesi dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo
In testa c'è l'Australia. Meglio di noi anche Corea e Irlanda
Italia, stipendi tra i più bassi
Solo diciannovesimi nell'Ocse

In Europa, più o meno allo stesso livello di Spagna e Francia

ROMA - L'atmosfera incerta che gli italiani vedono gravare sul loro futuro, tanto da indurli ad una prudenza nei consumi che sconfina in forme di pessimismo ormai cronico e a costringerli a risparmiare persino sul cibo quotidiano, sembra confermata da alcuni dati dell'Ocse, l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo. Dopo il recente studio commissionato dalla Confcommercio al Censis sul tracollo generale dei consumi, ecco dunque quello dell'Ocse che, in qualche modo spiega l'analisi del Censis: gli stipendi degli italiani, infatti, risultano negli ultimi posti di una classifica che vede invece nelle prime posizioni il Belgio, la Corea, la Germania, l'Irlanda, l'Austria il Regno Unito.

In ben 18 Paesi sui 30 dell'Ocse, dunque, si percepiscono stipendi mediamente più alti di quelli italiani. La differenza è di quasi 9.000 euro l'anno con il Paese in vetta alla classifica, cioè l'Australia; ma le buste paga del Belpaese restano assai più leggere anche di quelle di danesi, belgi, americani, giapponesi, solo per citarne alcuni. Rispetto ai tedeschi, poi, il salario è quasi 6.500 euro in meno. Restando in Europa, invece, gli italiani possono vantare salari medi di poco più consistenti dei francesi e degli spagnoli.

A consentire un confronto tra la "retribuzione lorda annuale" dei lavoratori dipendenti è una delle statistiche elaborate dall'Ocse, che consente un confronto neutrale perchè tiene conto del costo della vita e quindi classifica i salari a parità di potere d'acquisto. Rispetto all'anno scorso, l'Italia fa addirittura un passo indietro e scende dal diciassettesimo al diciottesimo posto.

La hit parade dei salari. Australia, Danimarca, Belgio: salgono sul podio dei salari d'oro, rispettivamente con 28.677, 28.117, 26.651 euro di retribuzione lorda annuale media. Stipendi, nel caso del Paese dei canguri, più alti oltre il 30% in più di quelli italiani.

Ma l'Italia si colloca un po' più giù della media dei salari Ocse. Migliori sono anche gli stipendi anche in America e in tutti i Paesi della Scandinavia, con la sola eccezione degli svedesi, che figura subito dietro gli italiani nella classifica dell'organizzazione parigina.

I più poveri. Gli stipendi più bassi sono in Messico, dove si guadagna un quarto rispetto alla prima in classifica e, comunque, il 65% in meno che in Italia. Salari più bassi anche in Ungheria, Repubblica Slovacca e Portogallo.

(13 marzo 2005)


I dati OCSE sui salari netti sono preoccupanti per l'Italia

Confronto Berlusconi - Prodi. Per ora a perdere sono gli italiani.

Secondo l'OCSE nella classifica delle retribuzioni relativa ai 30 paesi industrializzati gli italiani scendono al 23° posto, in discesa dal 19° del 2004. Tra i paesi europei solo il Portogallo è dietro l'Italia nella classifica. Superstar della classifica la Corea, che è passata dal 10° posto del 2004 al primo del 2005. Il secondo posto nella classifica è occupato da un paese molto più vicino a noi, ma l'unico al di fuori dell'area euro, l’Inghilterra, dove le buste paga sono il 42% più pesanti di quelle italiane. La classifica parla di retribuzioni nette. I salari lordi infatti sono risultati in Italia (sempre dati OCSE) in crescita del 3,2%, in linea con l'aumento registrato nell'Europa a 15, del 3,3%. Per il calcolo del salario netto è stato preso in esame un lavoratore single, senza figli. Il salario di questo lavoratore tipo viene espresso in dollari ed tramite il sistema detto PPP, acronimo di purchasing power parity (parità dei poteri di acquisto), diviene possibile valutare i cambi delle diverse monete a parità di potere d’acquisto. Il lavoratore italiano, cambiando i dollari in euro, si trova a guadagnare 16242 euro. Un francese guadagna 19.731 euro, o il 17,6% in più, un tedesco il 23,5% in più. Rispetto alla media dell'Europa a 15 lo stipendio dell'italiano è del 18,7% più basso.

Ma a preoccupare non è tanto il valore assoluto, quanto il trend assunto dal valore dei salari netti. Se la tendenza non verrà invertita rischieremo di trovarci dietro alla Turchia (oggi 25°) o alla Repubblica Ceca (26°) o alla Polonia (27°). Non tenendo conto della PPP l'Italia rimane al 22° posto, sorpassando solo la Grecia rispetto alla precedente classifica.

E' evidente che i temi toccati in campagna elettorale sono quanto mai caldi: la riduzione del cuneo fiscale e la ripresa dei consumi, favorita da un aumento delle retribuzioni, sono essenziali per permettere all'Italia di ripartire sulla strada della crescita economica. Non importa quale sarà il colore del Governo che attuerà queste misure, l'importante è che si capisca la gravità della situazione e si agisca. In fretta.
http://www.finanzablog.it/post/511/i...ti-per-litalia

http://www.uniroma2.it/rdb/torvergat...toOCSE2006.htm


Questo è un tema di cui pochi parlano ma che mi sembra estremamente importante.
La Padania ha dei salari da Portogallo con un costo della vita tedesco.
Quest'estate ero ad Oslo dove gli stipendi sono quasi il triplo che da noi,e una birra in un bar in pieno centro l'ho pagata 6 €: a Brescia costa 5 €.

Da notare tra l'altro come i Paesi del Nord Europa pur con un costo del lavoro maggiore del nostro sia lo stesso molto competitivi.