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  1. #1
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    Predefinito Vicenda Prof. Rossi: essere riformisti significa essere repubblicani

    In risposta all'amico Silvano Lombardo sulla sua lettera circa le dimissioni del prof. Rossi dai DS, allego il seguente testo.

    La questione relativa alle dimissioni del prof. Rossi dai DS, e il successivo invito a lui rivolto da parte mia e di altri a scegliere il MRE come casa politica, toccano, a mio avviso, il punto centrale del dibattito all’interno del nostro movimento. Ringrazio l’amico Silvano Lombardo per aver messo in evidenza il mio suggerimento/provocazione sulle pagine del nostro sito; l’uso del termine “provocazione” ha, in verità, un duplice scopo: da un lato intende (ri)svegliare il fervore tipico dei repubblicani ormai sopito in una acritica adesione (purtroppo necessaria) alle decisioni di chi ci assicura la sopravvivenza politica, dall’altra vuole enfatizzare il fatto che certamente il prof. Rossi non aderirebbe mai al nostro movimento perché quantitativamente irrilevante. E proprio per questo motivo il MRE non può andare avanti da solo, ma deve necessariamente trovare una collocazione nel panorama politico in linea con i principi etici ed economici che lo hanno sempre caratterizzato. Le vie per il futuro sono due: diluirsi nel Partito Democratico o aggregarsi con tutti gli altri micro-gruppi liberali e riformisti. A mio avviso il problema non è tanto quello di scegliere l’una o l’altra via, quanto piuttosto quello di approfondire e condividere programmi e contenuti. Personalmente considero la politica economica la cifra fondamentale di ogni movimento di opinione che miri a governare un Paese, essendo l’organizzazione della produzione di beni e servizi, la gestione delle risorse e la redistribuzione del reddito, il punto di partenza di ogni seria attività politica; ritengo altresì che la tradizione repubblicana debba oggi essere riletta pienamente in chiave riformista. L’Italia è un Paese ancora fermo alle logiche corporative medievali, ai sistemi di produzione degli anni ’60, incapace di rinnovarsi, di dar corso ai processi di trasformazione che la globalizzazione impone, guidato da politici mediamente inetti e incompetenti, incapaci di assumersi la responsabilità morale e politica di decisioni difficili perché timorosi di perdere poltrone e privilegi. In poche parole, sia sotto il profilo del pensiero filosofico che dal punto di vista economico, l’Italia è ancora un Paese pre-moderno. Essere repubblicani oggi, in questo contesto, significa dunque riscoprire la nostra vera natura di rivoluzionari: un rivoluzionario oggi non può non essere riformista, e in quanto riformista, sarà necessariamente anticonformista. Ecco il perché del mio invito al prof. Rossi: egli rappresenta l’uomo simbolo di questo tanto auspicato riformismo, la persona capace di uscire dalla massa degli ipocriti silenziosi più attenti a difendere le posizioni che a prendere decisioni difficili, ma necessarie per il Paese. Riforma del sistema pensionistico, liberalizzazione delle professioni, delle attività commerciali, delle licenze dei taxi (previa restituzione, in questo caso, dei soldi spesi per l’acquisto delle licenze), dei distributori di carburante, dei farmaci da banco, dei notai, delle public utility e dell’energia (lo Stato potrebbe mantenere una quota, ovvero intervenire nei casi di necessità per i meno abbienti ai quali andrebbero comunque garantiti servizi minimi), sono le priorità del Paese; questa è la via per modernizzarlo e per garantire una vera democrazia liberale, in senso repubblicano e mazziniano, cioè garantire a tutti la possibilità di realizzarsi secondo i propri talenti, indipendentemente dalle condizioni sociali ed economiche di nascita. E’ su questo punto che si deve concentrare, a mio avviso, il dibattito politico, con coraggio, senso dell’etica e competenza professionale, abbattendo il vecchio sistema illiberale tipico di una società non democratica capace solo di esprimere una classe politica priva di competenze specifiche che fa della burocrazia del potere un mestiere. Prendiamo esempio dal prof. Rossi, un rivoluzionario, un liberale, un tecnico competente, un riformista convinto, in una sola parola, un repubblicano della nostra epoca.

    Giacomo Fedi

  2. #2
    laico progressista
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    Condivido le tue brillanti riflessioni.
    E benvenuto sul forum!

  3. #3
    brescianofobo
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    Ho provato a riscrivere l'intervento dal mio punto di vista.

    Personalmente considero la politica economica la cifra fondamentale di ogni movimento di opinione che miri a governare un Paese, essendo l’organizzazione della produzione di beni e servizi, la gestione delle risorse e la redistribuzione del reddito, il punto di partenza di ogni seria attività politica; ritengo altresì che la tradizione repubblicana debba oggi essere riletta pienamente in chiave riformista. L’Italia è un Paese ancora fermo alle logiche corporative medievali, ai sistemi di produzione degli anni ’60, incapace di rinnovarsi, di dar corso ai processi di trasformazione che la globalizzazione impone, guidato da politici mediamente inetti e incompetenti, incapaci di assumersi la responsabilità morale e politica di decisioni difficili perché timorosi di perdere poltrone e privilegi. In poche parole, sia sotto il profilo del pensiero filosofico che dal punto di vista economico, l’Italia è ancora un Paese pre-moderno. Essere Prodiani oggi, in questo contesto, significa dunque riscoprire la nostra vera natura di rivoluzionari: un rivoluzionario oggi non può non essere riformista, e in quanto riformista, sarà necessariamente anticonformista. Ecco il perché del mio invito al prof. Prodi: egli rappresenta l’uomo simbolo di questo tanto auspicato riformismo, la persona capace di uscire dalla massa degli ipocriti silenziosi più attenti a difendere le posizioni che a prendere decisioni difficili, ma necessarie per il Paese. Riforma del sistema pensionistico, liberalizzazione delle professioni, delle attività commerciali, delle licenze dei taxi (previa restituzione, in questo caso, dei soldi spesi per l’acquisto delle licenze), dei distributori di carburante, dei farmaci da banco, dei notai, delle public utility e dell’energia (lo Stato potrebbe mantenere una quota, ovvero intervenire nei casi di necessità per i meno abbienti ai quali andrebbero comunque garantiti servizi minimi), sono le priorità del Paese; questa è la via per modernizzarlo e per garantire una vera democrazia liberale, in senso repubblicano e mazziniano, cioè garantire a tutti la possibilità di realizzarsi secondo i propri talenti, indipendentemente dalle condizioni sociali ed economiche di nascita. E’ su questo punto che si deve concentrare, a mio avviso, il dibattito politico, con coraggio, senso dell’etica e competenza professionale, abbattendo il vecchio sistema illiberale tipico di una società non democratica capace solo di esprimere una classe politica priva di competenze specifiche che fa della burocrazia del potere un mestiere. Prendiamo esempio dal prof. Prodi, un rivoluzionario, un liberale, un tecnico competente, un riformista convinto, in una sola parola, un repubblicano della nostra epoca.

  4. #4
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    Brunik,
    sei forte. Se vuoi la nostra tessera, mandami l'indirizzo che il primo anno te la paghiamo noi MRE.

    Ciao.
    Ciceruacchio

  5. #5
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    Citazione Originariamente Scritto da GiacomoFedi Visualizza Messaggio
    In risposta all'amico Silvano Lombardo sulla sua lettera circa le dimissioni del prof. Rossi dai DS, allego il seguente testo.

    La questione relativa alle dimissioni del prof. Rossi dai DS, e il successivo invito a lui rivolto da parte mia e di altri a scegliere il MRE come casa politica, toccano, a mio avviso, il punto centrale del dibattito all’interno del nostro movimento. Ringrazio l’amico Silvano Lombardo per aver messo in evidenza il mio suggerimento/provocazione sulle pagine del nostro sito; l’uso del termine “provocazione” ha, in verità, un duplice scopo: da un lato intende (ri)svegliare il fervore tipico dei repubblicani ormai sopito in una acritica adesione (purtroppo necessaria) alle decisioni di chi ci assicura la sopravvivenza politica, dall’altra vuole enfatizzare il fatto che certamente il prof. Rossi non aderirebbe mai al nostro movimento perché quantitativamente irrilevante. E proprio per questo motivo il MRE non può andare avanti da solo, ma deve necessariamente trovare una collocazione nel panorama politico in linea con i principi etici ed economici che lo hanno sempre caratterizzato. Le vie per il futuro sono due: diluirsi nel Partito Democratico o aggregarsi con tutti gli altri micro-gruppi liberali e riformisti. A mio avviso il problema non è tanto quello di scegliere l’una o l’altra via, quanto piuttosto quello di approfondire e condividere programmi e contenuti. Personalmente considero la politica economica la cifra fondamentale di ogni movimento di opinione che miri a governare un Paese, essendo l’organizzazione della produzione di beni e servizi, la gestione delle risorse e la redistribuzione del reddito, il punto di partenza di ogni seria attività politica; ritengo altresì che la tradizione repubblicana debba oggi essere riletta pienamente in chiave riformista. L’Italia è un Paese ancora fermo alle logiche corporative medievali, ai sistemi di produzione degli anni ’60, incapace di rinnovarsi, di dar corso ai processi di trasformazione che la globalizzazione impone, guidato da politici mediamente inetti e incompetenti, incapaci di assumersi la responsabilità morale e politica di decisioni difficili perché timorosi di perdere poltrone e privilegi. In poche parole, sia sotto il profilo del pensiero filosofico che dal punto di vista economico, l’Italia è ancora un Paese pre-moderno. Essere repubblicani oggi, in questo contesto, significa dunque riscoprire la nostra vera natura di rivoluzionari: un rivoluzionario oggi non può non essere riformista, e in quanto riformista, sarà necessariamente anticonformista. Ecco il perché del mio invito al prof. Rossi: egli rappresenta l’uomo simbolo di questo tanto auspicato riformismo, la persona capace di uscire dalla massa degli ipocriti silenziosi più attenti a difendere le posizioni che a prendere decisioni difficili, ma necessarie per il Paese. Riforma del sistema pensionistico, liberalizzazione delle professioni, delle attività commerciali, delle licenze dei taxi (previa restituzione, in questo caso, dei soldi spesi per l’acquisto delle licenze), dei distributori di carburante, dei farmaci da banco, dei notai, delle public utility e dell’energia (lo Stato potrebbe mantenere una quota, ovvero intervenire nei casi di necessità per i meno abbienti ai quali andrebbero comunque garantiti servizi minimi), sono le priorità del Paese; questa è la via per modernizzarlo e per garantire una vera democrazia liberale, in senso repubblicano e mazziniano, cioè garantire a tutti la possibilità di realizzarsi secondo i propri talenti, indipendentemente dalle condizioni sociali ed economiche di nascita. E’ su questo punto che si deve concentrare, a mio avviso, il dibattito politico, con coraggio, senso dell’etica e competenza professionale, abbattendo il vecchio sistema illiberale tipico di una società non democratica capace solo di esprimere una classe politica priva di competenze specifiche che fa della burocrazia del potere un mestiere. Prendiamo esempio dal prof. Rossi, un rivoluzionario, un liberale, un tecnico competente, un riformista convinto, in una sola parola, un repubblicano della nostra epoca.

    Giacomo Fedi
    Sono molto contento che queste riflessioni puntuali e condivisibilissime vengano da un amico del MRE.

  6. #6
    brescianofobo
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    Citazione Originariamente Scritto da Nando Biondini Visualizza Messaggio
    Brunik,
    sei forte. Se vuoi la nostra tessera, mandami l'indirizzo che il primo anno te la paghiamo noi MRE.

    Ciao.


    leggendo quell'intervento mi sono reso conto che forse sono più repubblicano io di tutti quei cultori di Mazzini messi assieme che pero' sembrano tutti i democristiani dorotei.

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da brunik Visualizza Messaggio






    leggendo quell'intervento mi sono reso conto che forse sono più repubblicano io di tutti quei cultori di Mazzini messi assieme che pero' sembrano tutti i democristiani dorotei.

    BRUNIK E' UNA SACROSANTA VERITA' QUELLA CHE DICI!!!

    Te lo dico pubblicamente e sinceramente.

    Ora l'indirizzo per piacere e se vuoi mandamelo in pvt!
    Ciceruacchio

  8. #8
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    Scusa Nando, ma non vi siete stancati di fare l'apologia di Prodi? Anche perchè le posizioni dello stesso sono figlie dei compromessi di potere che deve ogni volta contrattare con i suoi maggiorenti. L'analisi di Nicola Rossi invece, è quella cristallina, veramente repubblicana dei tempi moderni, come sottolinea giustamente l'amico Fedi. E' un dramma vero che dei repubblicani, in un ipotetico gioco della torre, tra Prodi e Nicola Rossi, buttino giù quest'ultimo. L'unico che oggi abbia il coraggio di proporre ricette repubblicane al Paese. Poveri noi.

  9. #9
    brescianofobo
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    è tornato il doroteo.

    Se dici che Rossi è un repubblicano vieni applaudito, se dici che Prodi è un repubblicano fai apologia. E sì che Rossi e Prodi dicono le stesse cose. Con la differenza che Prodi le fa pure.

    Riforma del sistema pensionistico, liberalizzazione delle professioni, delle attività commerciali, delle licenze dei taxi (previa restituzione, in questo caso, dei soldi spesi per l’acquisto delle licenze), dei distributori di carburante, dei farmaci da banco, dei notai, delle public utility e dell’energia (lo Stato potrebbe mantenere una quota, ovvero intervenire nei casi di necessità per i meno abbienti ai quali andrebbero comunque garantiti servizi minimi), sono le priorità del Paese; questa è la via per modernizzarlo e per garantire una vera democrazia liberale, in senso repubblicano e mazziniano,
    E’ su questo punto che si deve concentrare, a mio avviso, il dibattito politico, con coraggio, senso dell’etica e competenza professionale, abbattendo il vecchio sistema illiberale tipico di una società non democratica capace solo di esprimere una classe politica priva di competenze specifiche che fa della burocrazia del potere un mestiere. Prendiamo esempio dal prof. Prodi, un rivoluzionario, un liberale, un tecnico competente, un riformista convinto, in una sola parola, un repubblicano della nostra epoca

  10. #10
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    Non "ABEMUS ALTRO" Pane e Mortadella almeno sfamano.
    pane e "Cicoria" NO!
    Ciceruacchio

 

 
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