Originariamente Scritto da
GiacomoFedi
In risposta all'amico Silvano Lombardo sulla sua lettera circa le dimissioni del prof. Rossi dai DS, allego il seguente testo.
La questione relativa alle dimissioni del prof. Rossi dai DS, e il successivo invito a lui rivolto da parte mia e di altri a scegliere il MRE come casa politica, toccano, a mio avviso, il punto centrale del dibattito all’interno del nostro movimento. Ringrazio l’amico Silvano Lombardo per aver messo in evidenza il mio suggerimento/provocazione sulle pagine del nostro sito; l’uso del termine “provocazione” ha, in verità, un duplice scopo: da un lato intende (ri)svegliare il fervore tipico dei repubblicani ormai sopito in una acritica adesione (purtroppo necessaria) alle decisioni di chi ci assicura la sopravvivenza politica, dall’altra vuole enfatizzare il fatto che certamente il prof. Rossi non aderirebbe mai al nostro movimento perché quantitativamente irrilevante. E proprio per questo motivo il MRE non può andare avanti da solo, ma deve necessariamente trovare una collocazione nel panorama politico in linea con i principi etici ed economici che lo hanno sempre caratterizzato. Le vie per il futuro sono due: diluirsi nel Partito Democratico o aggregarsi con tutti gli altri micro-gruppi liberali e riformisti. A mio avviso il problema non è tanto quello di scegliere l’una o l’altra via, quanto piuttosto quello di approfondire e condividere programmi e contenuti. Personalmente considero la politica economica la cifra fondamentale di ogni movimento di opinione che miri a governare un Paese, essendo l’organizzazione della produzione di beni e servizi, la gestione delle risorse e la redistribuzione del reddito, il punto di partenza di ogni seria attività politica; ritengo altresì che la tradizione repubblicana debba oggi essere riletta pienamente in chiave riformista. L’Italia è un Paese ancora fermo alle logiche corporative medievali, ai sistemi di produzione degli anni ’60, incapace di rinnovarsi, di dar corso ai processi di trasformazione che la globalizzazione impone, guidato da politici mediamente inetti e incompetenti, incapaci di assumersi la responsabilità morale e politica di decisioni difficili perché timorosi di perdere poltrone e privilegi. In poche parole, sia sotto il profilo del pensiero filosofico che dal punto di vista economico, l’Italia è ancora un Paese pre-moderno. Essere repubblicani oggi, in questo contesto, significa dunque riscoprire la nostra vera natura di rivoluzionari: un rivoluzionario oggi non può non essere riformista, e in quanto riformista, sarà necessariamente anticonformista. Ecco il perché del mio invito al prof. Rossi: egli rappresenta l’uomo simbolo di questo tanto auspicato riformismo, la persona capace di uscire dalla massa degli ipocriti silenziosi più attenti a difendere le posizioni che a prendere decisioni difficili, ma necessarie per il Paese. Riforma del sistema pensionistico, liberalizzazione delle professioni, delle attività commerciali, delle licenze dei taxi (previa restituzione, in questo caso, dei soldi spesi per l’acquisto delle licenze), dei distributori di carburante, dei farmaci da banco, dei notai, delle public utility e dell’energia (lo Stato potrebbe mantenere una quota, ovvero intervenire nei casi di necessità per i meno abbienti ai quali andrebbero comunque garantiti servizi minimi), sono le priorità del Paese; questa è la via per modernizzarlo e per garantire una vera democrazia liberale, in senso repubblicano e mazziniano, cioè garantire a tutti la possibilità di realizzarsi secondo i propri talenti, indipendentemente dalle condizioni sociali ed economiche di nascita. E’ su questo punto che si deve concentrare, a mio avviso, il dibattito politico, con coraggio, senso dell’etica e competenza professionale, abbattendo il vecchio sistema illiberale tipico di una società non democratica capace solo di esprimere una classe politica priva di competenze specifiche che fa della burocrazia del potere un mestiere. Prendiamo esempio dal prof. Rossi, un rivoluzionario, un liberale, un tecnico competente, un riformista convinto, in una sola parola, un repubblicano della nostra epoca.
Giacomo Fedi