D’Alema, premio all’imbarazzo
Appena un mese fa Il Riformista lo aveva eletto miglior politico dell’anno.
IL MINISTRO degli Esteri, Massimo D'Alema, ha vinto l'Oscar come miglior politico dell'anno, assegnato dal quotidiano «Il Riformista». Per ovvie ragioni di crisi di governo, non ha partecipato ieri sera alla cerimonia di consegna. Ma, con un messaggio inviato al direttore Paolo Franchi, la prende con filosofia: «Naturalmente, accetto volentieri l'Oscar riformista, ma certo devo confessare che avrei preferito ieri (mercoledì, n.d.r.) l'oscar del Senato». Nessuno, a partire da Franchi, si sarebbe immaginato la situazione paradossale di un premio assegnato proprio a quel ministro che l’altroieri ha assistito al voto che, a Palazzo Madama, ha affondato il governo Prodi. «L'avevamo deciso un mese e mezzo fa - spiega Franchi - e non avevamo la minima idea che si sarebbe realizzata questa congiunzione astrale». D'Alema ha dato forfait solo due ore prima della consegna, indeciso fino all'ultimo se partecipare alla cena di gala sulla Terrazza Caffarelli, in Campidoglio. «Questo premio - afferma il vice premier nel messaggio - è un conforto consolante e un riconoscimento per la politica estera che il governo Prodi ha promosso in questi mesi. Come voi, sono convinto che la scelta di puntare sul multilateralismo, sulla ripresa del processo di integrazione europea, sulla promozione della pace in Medio Oriente sia l' unica strada per consentire all'Italia di incidere sulle grandi questioni dell'agenda internazionale». In una telefonata con il direttore del «Riformista», il ministro degli Esteri ha, comunque, assicurato che presto, forse già oggi, andrà al giornale a ritirare il cannocchiale che il foglio politico consegna al vincitore dell'anno.