Pietà l'è morta

[mat kava]

Tanto per fare un po' di pubblicità al mio collettivo ..
Volantino distribuito oggi alla manifestazione antifascista.

“PIETÀ L’È MORTA”

Pare che questo Febbraio Torino sia finita nelle nere mire di fascisti (neo/post/puri/in doppio petto e chi più ne ha più ne metta). Prima il convegno sulle SS organizzato da FN, poi il mini corteo di Azione Giovani, per concludere con la manifestazione della Fiamma del 24 Febbraio.
Le prime due iniziative, per quanto inaccettabili, sono rimaste relegate nello sterile ambito della destra estrema. La loro matrice era a tutti chiara cosa che le ha rese auto-referenziali e, si spera, sterili.
Il 24 febbraio però nella nostra città i fiammisti cercano di fare ciò che già altrove gli è riuscito: entrare nei NOSTRI quartieri con le NOSTRE parole d’ordine. Precarietà, Casa, Lavoro. Nascondendosi dietro il passato di una “socializzazione” sempre rimasta sulla carta, attacchinano i loro manifesti ai cancelli di Mirafiori, cercando l’approvazione degli operai scontenti dell’azione del governo.
A chiunque possegga un minimo di informazione politica non può che apparire assurdo che a parlare di precarietà siano gli alleati organici dell’ex Ministro Maroni, che con la legge Biagi ha dato instabilità a migliaia di lavoratori. O che parli di casa chi poi va a braccetto con quel Casini, parente stretto dell’immobiliarista Caltagirone, proprietario di buona parte di Roma.
Praticamente inesistenti nella nostra città, han chiamato i loro camerati a raccolta dal resto d’Italia per trasmettere l’immagine di una forza che non posseggono.
Inizialmente, come è riscontrabile sui loro stessi siti, avevano scelto di marciare per Torino nel giorno dedicato alla memoria dell’Olocausto dai loro stessi miti perpetrato. Fallita questa possibile provocazione, si sono accontentati di chiedere alla questura di poter sostare in un posto dedicato alla memoria di alcuni tra i primi caduti antifascisti torinesi. Davanti a Porta Susa, in Piazza XVIII Dicembre, così chiamata in onore dei martiri della camera del lavoro, trucidati dagli squadristi di Brandimarte il 18 Dicembre 1922. In quel luogo vi è una lapide che mai si sarebbe immaginata di rivedere saluti romani e braccia tese.
Prima ancora della Resistenza, questa città pagava il suo tributo di sangue e morti ai controrivoluzionari in camicia nera. Pietro Ferrero, sindacalista anarchico segretario della FIOM, morto in maniera orribile quella notte, conosciuto come un fiero nemico dei padroni di allora, cadeva non a caso. Che oggi, di fronte al marmo che lo ricorda, vengano a parlare di socializzazione quelli che, per conto degli industriali, picchiavano gli operai in sciopero, è ridicolo. Ed è offensivo. Nei confronti della storia e delle idee che caratterizzano le forze di sinistra in tutta Italia.
Quella sera di 85 anni almeno undici persone persero la vita, oltre trenta i feriti. Erano anarchici, comunisti, socialisti. Studenti, operai, disoccupati. Divisi dalle sigle e dalla condizione economica, si ritrovarono uniti nella morte, come venti anni dopo i partigiani tra le montagne.
Il 24 Febbraio, per chi come noi è nipote della Resistenza, ci sono in gioco la nostra storia, la nostra identità, le nostre stesse idee. Per troppo tempo ci siamo chiusi nelle torri d’avorio, incapaci di carpire i nuovi bisogni delle fasce sociali più disagiate e rischiamo di pagarne le conseguenze.
Il fascismo è ambiguo e polivalente per natura, in questo risiede la sua trasversalità tra le classi. Presenterà la sua faccia “sociale” per nascondere ai ceti poveri quella violenta e reazionaria. Niente delocalizzazioni, ma si alla guerra tra poveri, con i lavoratori immigrati rinchiusi nei lager-CPT. Mutuo Sociale, ma solo per la famiglia tradizionale e per gli italiani. L’esca è per molti allettante purtroppo e in troppi nel nostro paese hanno già abboccato all’amo.
A Torino non deve succedere. Per questo aderiamo all’appello delle forze antifasciste cittadine, sicuri che sabato sarà un nuovo inizio per tutto il movimento. Poiché serve un nuovo impegno, dentro alla città e tra la gente, per evitare il ripetersi di certi teatrini. Mostriamo in primis con la nostra azione la differenza tra la pratica della rivoluzione sociale e quella delle camicie nere.
Soprattutto, vogliamo sottolineare e rilanciare la continuità nella lotta contro il disagio sociale, la precarietà, il nazionalismo e il razzismo; è questa lotta che impedisce alla demagogia neofascista di alimentarsi. Fermarli adesso è essenziale, per evitare che escano dal ghetto in cui sono stati rinchiusi sessanta anni fa.

LA MEMORIA NON SI CANCELLA.

NON CONCEDIAMO SPAZIO AI FASCISTI!

Collettivo Sci.pol.



Collettivo Thomas Muntzer



Circolo Internazionalista

[are(a)zione]

Mio Dio come stanno riducendo la mia Torino.

Feccia erano 60 anni fa, e feccia rimangono oggi.

[Zemlja i Volja]

più che altro per quel che so a torino c'è una situazione di merda tra fascisti e repressione... sai, fossero solo i fasci.. avevano provato a fare un corteo il 10 febbraio anche qui a Livorno ma hanno rinunciato "per salvaguardare l'ordine pubblico".