User Tag List

Risultati da 1 a 3 di 3
  1. #1
    Dov'è finito il PCI di Berlinguer?
    Data Registrazione
    04 Jul 2005
    Località
    Sassari
    Messaggi
    275
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Sinistra già unita se fosse per i giovani...

    Da www.aprileonline.info

    Sinistra: una suggestione che vuol farsi progetto
    Arturo Scotto, Antonio Pataffio, 14 febbraio 2007

    Verso il Congresso Ds Oggi la questione generazionale è stata cancellata dall'orizzonte strategico del maggiore partito della sinistra: certo, viene invocato il tema delle politiche giovanili, segnalata l'estrema condizione di disagio. Ma lo strettissimo legame tra generazioni e questione sociale viene quasi rimosso



    Riflettere sul futuro della sinistra italiana significa innanzitutto fare i conti con la crisi di senso che attraversa i partiti, le organizzazioni di massa, le associazioni e i movimenti.
    Nessuno sostiene che la risposta offerta dai Ds in questi ultimi anni sia stata all'altezza di sfide, contraddizioni, temi quali la partecipazione ed il rapporto con il consenso.
    Noi crediamo che sia opportuno scavare nella crisi di rappresentanza dei partiti e domandarsi perché, a questo punto, dinnanzi ad una difficoltà di radicamento sociale ed elettorale, il maggior partito della sinistra italiana decida di suicidarsi e scomparire piuttosto che interrogarsi profondamente sulla linea politica.
    Noi siamo tra quelli che in una lunga fase hanno immaginato di poter rivitalizzare la sinistra italiana partendo dalla lezione dei movimenti di critica alla globalizzazione, che, tra i primi, hanno centrato il nodo di un nuovo modello di sviluppo ed hanno posto all'attenzione dell'opinione pubblica la necessità di un allargamento della partecipazione democratica.

    La difesa e l'accesso ai beni comuni, la lotta alla fame nel mondo e alla distribuzione ineguale delle risorse e dei consumi, l'idea che la guerra sia un tabù da sradicare, la riconversione ecologica del ciclo produttivo: intorno a questi temi ha ruotato il primo tentativo di fuoriuscire dal pensiero unico neoliberista, dopo un trentennio in cui appariva naturale l'autosufficienza del mercato ed il modello di società ad esso collegato.
    Questo ha contribuito a caratterizzare modelli di consumo, stili di vita, relazioni sociali, le stesse forme della politica, profondamente imbastardite dalla trasformazione dei processi lavorativi e dal riemergere di individualismi esasperati.
    Nessuno ha guardato in faccia questo fenomeno: piuttosto la sinistra ha preferito assecondarlo, sempre sospesa tra la tendenza all'omologazione e la pura testimonianza.

    La crisi del nostro partito è stata anche dettata dall'incapacità (in alcuni casi persino l'impossibilità) di selezionare nuove classi dirigenti: semplicemente si è preferito sostituire le idee, lasciando intatti i rapporti di forza ed il personale politico che ne derivava.
    Dopo anni in cui i gruppi dirigenti hanno invocato l'autonomia della politica rispetto alla società, ne hanno esaltato il profilo professionale, hanno denunciato in rischi di una deriva estremista e qualunquista intrinsecamente legata alla sfera dei movimenti ed al loro modo di agire, oggi si proclamano aperti al popolo delle primarie, affascinati dall'idea di poter rendere democratica, accessibile, trasparente la politica italiana.
    Oggi la questione generazionale è stata cancellata dall'orizzonte strategico del maggiore partito della sinistra: certo, viene invocato il tema delle politiche giovanili, segnalata l'estrema condizione di disagio in cui versano i nostri coetanei, sottolineando la difficoltà di premiare i meriti ed i talenti, liberandoli da resistenze corporative che ne frenano la possibilità di inserimento nel mercato del lavoro. Ma lo strettissimo legame tra generazioni e questione sociale viene quasi rimosso: come se alla base della scarsa mobilità del lavoro e della società non ci fosse una disuguaglianza dei punti di partenza e dell'inventario delle opportunità disponibili enorme. Dall'accesso alla conoscenza (diritto universale ancora oggi poco esigibile) alla qualità del lavoro, dagli spazi di socializzazione alla possibilità di muoversi liberamente senza barriere geografiche e culturali: questi nodi irrisolti permangono tutti ed in maniera talvolta drammatica, soprattutto nel mezzogiorno, dove la nuova questione meridionale coincide effettivamente con la discriminante dell'iniquità e del lavoro mal pagato. Purtroppo questi punti sono fuori dalla discussione di queste settimane. Prevalgono richiami passivi alle culture riformiste che si incontrano, svincolandole dalle proposte concrete, dalla carne ed il sangue della politica di tutti i giorni. Non vorremmo che da questo punto di vista la sinistra si trasformasse in una formula politologica, mentre la gerarchia delle priorità programmatiche si sposta progressivamente al centro.
    Chi, oggi, ventenne e trentenne fa politica a sinistra porta, dunque, una grande responsabilità. Non quella di impedire la cancellazione di una storia, di un portato ideologico, il socialismo, che pure ha contribuito a mobilitare milioni di uomini e donne, emancipandoli da una condizione di schiavitù e di servilismo. Piuttosto, avvertiamo la necessità di declinare il sostantivo "sinistra" nelle contraddizioni del capitalismo di oggi, nel vivo di una stagione di precarietà e di sottrazione progressiva di porzioni di autonomia di pensiero e di azione. Per questo chiediamo ai giovani, che nei movimenti e nei partiti, in questi anni, hanno immaginato di unirsi dietro l'utopia concreta di un altro mondo possibile di provare laddove le generazioni precedenti hanno fallito: costruire una soggettività non gerarchica.
    Ci siamo visti, sentiti, annusati in questi anni, in tutti i luoghi dove siamo stati protagonisti, ma ognuno a modo e per conto suo. Crediamo che la sfida che ci attende sia immaginare insieme la sinistra del futuro. Siamo tra chi non crede nel progetto del Partito democratico e nel suo corollario giovanile. Siamo tra chi crede che quei movimenti in cui abbiamo convissuto, le sfide che ci attendono, l'orizzonte che ci aspetta debbano trovare sbocco nel superamento e nella sintesi delle culture critiche, di sinistra e socialiste. Crediamo che la sfida di noi giovani generazioni delle sinistre sia la messa in atto di una massa che vuole divenire forza e utopia concreta. Niente fusioni o improbabili superamenti, ma la voglia di unire storie, idee, progetti, biografie. Unirle a Sinistra.

    Da La Rinascita della Sinistra

    Dai giovani lo stimolo a riunificare la sinistra

    di Francescaglia, Messina, Arzarello, Xodo*, 19 febbraio 2007

    La nostra generazione è figlia incolpevole delle lacerazioni e delle sconfitte della sinistra. La nostra generazione vive la fase politica successiva alla sconfitta del più grande movimento di liberazione ed uguaglianza della storia dell'umanità, che ha rappresentato - tra mille contraddizioni e battute d'arresto - il motore del progresso, dell'uguaglianza, della democrazia e dei diritti per due secoli, dalla Rivoluzione francese del 1789, alla caduta del muro di Berlino nel 1989.

    Oggi siamo in una fase nuova: il pensiero unico neoliberista del capitalismo globalizzato sta vincendo. Una vittoria anzitutto culturale, ancor prima che politica: sacralità del mercato, libertà di agire per i più forti, diritti che divengo perciò privilegi, edonismo, individualismo come regolatore dei rapporti sociali, mito della ricchezza, personalizzazione e spettacolarizzazione della politica, accettazione delle ingiustizie, guerra come metodo per perpetrare lo sfruttamento. Questa logica sta vincendo perché chi difendeva i principi di uguaglianza, giustizia e solidarietà è arretrato sotto il peso delle sconfitte del movimento dei lavoratori. Alla logica neoliberista una parte importante della sinistra, nei paesi a capitalismo avanzato, non ha saputo contrapporre un modello che continuasse a fondarsi sui principi della democrazia sostanziale.

    La nostra è la prima generazione destinata a subire gli effetti - materiali, sociali, politici e culturali - di questa nuova fase. La nostra è la prima generazione destinata a stare peggio di quella dei propri genitori. Per questo a noi giovani di sinistra, comunisti, socialisti, ecologisti, pacifisti, altermondialisti, spetta il compito di resistere. Una resistenza attiva agli spiriti animali del capitalismo avanzato, che sono stati liberati grazie alla forza del pensiero unico neoliberista, per tornare a far avanzare la democrazia: il più rivoluzionario progetto di trasformazione della società e di liberazione di tutti gli sfruttati e gli oppressi.
    Il peso di questo compito, ci piaccia o meno, ricade sulle nostre spalle.

    Dalle radici della nostra storia possiamo recuperare alcune lezioni. In una fase di crisi occorre interrogarsi sulla sconfitta per produrre nuove analisi e strategie: è la lezione di Antonio Gramsci; in una fase di resistenza serve il massimo dell'unità, come fu con i fronti popolari che si batterono contro i fascismi. Uno sguardo alle lotte e ai conflitti sociali all'alba di questo nuovo millennio ci fornisce alcune ipotesi di sentieri da percorrere. La storia non è finita, la sconfitta non è definitiva: i movimenti hanno prodotto l'emergere di una rinnovata lotta globale contro le ingiustizie disvelando la nuova maschera degli strumenti del potere e dei dispositivi di controllo che il mercato utilizza. Un altro mondo è davvero possibile: la lezione del Sud America, da Lula a Chavez, ci dice che importanti processi di cambiamento, che segnino una netta inversione di tendenza rispetto alle politiche neoliberiste e la costruzione di nuove forme di distribuzione della ricchezza, sono una possibilità concreta.

    L'Europa per due secoli è stata il terreno centrale dello scontro per l'avanzamento della democrazia. È ora giunto il momento per noi giovani di ragionare, qui ed ora, cosa significhi per noi essere sinistra nel terzo millennio in uno spazio sociale europeo a capitalismo avanzato. L'Italia ha a lungo rappresentato un punto di riferimento autorevole per la sinistra in Europa. Oggi questo ruolo rischia definitivamente di esaurirsi: la nascita del partito democratico sarà un evento epocale per tutta la sinistra italiana. Si chiuderà la fase di transizione in atto da quasi vent'anni con l'accettazione culturale e politica da parte del più grande partito della sinistra italiana di questo modello di società e dei principi neoliberisti che lo regolano. I Democratici di Sinistra rinunceranno ad essere sinistra, per aprirsi ad un riformismo indefinito che asseconda le logiche del mercato rinunciando al progetto riformatore della società. La sinistra, tutta la sinistra, ne uscirà inevitabilmente più debole.

    Da dove ripartire? La centralità del lavoro è il fondamento della sinistra, ma chi rappresenta oggi il mondo del lavoro nella politica? Quanti mondi del lavoro diversi ci debbono essere per giustificare l'attuale frammentazione dei partiti della sinistra? Nuove sono le esigenze e le sfide che ci pone un lavoro sempre più terziarizzato. Noi giovani subiamo una nuova devastante tendenza: assistiamo alla precarizzazione e all'impoverimento dei lavoratori intellettuali, immateriali e della conoscenza. Nell'attuale società del capitalismo avanzato si pone il tema di guardare ai saperi e al lavoro come facce di una stessa medaglia. Rappresentare il lavoro significa oggi sempre di più rappresentare anche il mondo della produzione dei saperi, che sono oggetto di una progressiva e sempre più marcata alienazione. Indubbiamente il lavoro ha subito epocali trasformazioni, ma oggi più che mai è necessario resistere per non far arretrare i diritti dei lavoratori. L'obbiettivo rimane sempre lo stesso: diritti per l'emancipazione dei lavoratori.
    Ricostruire il tessuto della sinistra deve significare per noi giovani rappresentare - cioè agire insieme in forme nuove e sempre democratiche - il mondo del lavoro, che oggi ricomprende necessariamente anche i saperi. Significa avvicinare la politica al mondo del lavoro, ai giovani.
    Significa anche rilanciare la lotta alle mafie, che sono terreno fertile e connivente per l'emarginazione, lo sfruttamento e la morte fisica, intellettuale, morale e sociale.

    Per questo serve un nuovo ed efficace progetto per la sinistra. Per questo serve una nuova ed inedita unità riformatrice del mondo del lavoro e dei saperi. Se vogliamo uscire dalla crisi, tornare ad essere egemoni per mutare gli attuali rapporti di forza, noi giovani dobbiamo batterci per raggiungere questi obiettivi.
    Non c'è nulla di velleitario, nulla di politicista in questa idea. Il conflitto, nel sistema della democrazia che si organizza nei partiti, si agisce anche nelle istituzioni, dove si ha maggiore forza solo conseguendo un risultato elettorale significativo, più ampio di quello che si ha con l'attuale frammentazione delle forze politiche della sinistra.
    La coalizione di centrosinistra ha vinto le elezioni e governa questo paese, ma ciò non basta, non è sufficiente. Conta il segno riformatore che il governo si dà: con la nascita del partito democratico si rafforzeranno le posizioni moderate, quelle che ascoltano più volentieri Confindustria piuttosto che il sindacato. Noi, la sinistra, che cosa stiamo aspettando?
    Si troveranno le formule e le alchimie per configurare i futuri modelli organizzativi di una sinistra unita che salvaguardi le sue diverse anime ed identità. Si troverà il modo per tenere insieme partiti, movimenti, intellettualità diffuse e sindacati. Serve però una volontà comune che sino ad ora non c'è stata. Noi giovani comunisti italiani siamo pronti.

    Il Partito dei Comunisti Italiani da sei anni ormai propone che in Italia si crei una forza di sinistra unita e confederata, che sappia far prevalere il dialogo e far pesare nel paese i diritti dei lavoratori, degli studenti, dei giovani, delle donne, degli immigrati e degli sfruttati. Senza dogmatismi o formule precostituite: un percorso unitario spinto da noi giovani. Per questo raccogliamo l'appello unitario dei giovani compagni della Sinistra Giovanile che non si riconoscono nel progetto del partito democratico. Per questo diciamo esplicitamente ai compagni dei Giovani Comunisti, impegnati nella costruzione della Sinistra Europea, che quel progetto è insufficiente per l'unità della sinistra italiana, ma che se vorranno potrà invece essere un importante apporto per la costruzione di uno spazio più ampio e unitario della sinistra. Chiediamo ai Giovani Verdi di portare il loro contributo ecologista nell'ipotesi unitaria della sinistra. Chiediamo a tutti quelli che vogliono starci, giovani dei collettivi, delle associazioni studentesche, dei movimenti, giovani che sino ad ora non si sono impegnati direttamente in battaglie politiche, di lavorare per l'unità della sinistra.

    In questi anni siamo sempre stati insieme nelle lotte politiche e sociali: mettiamo da parte le divisioni e facciamo sì che le nostre differenze e il nostro entusiasmo costituiscano il patrimonio comune per cominciare insieme un nuovo progetto unitario, senza dogmatismi o formule precostituite..
    È un compito difficile ed impegnativo, ma è il compito che spetta alla nostra generazione.


    * Coordinamento nazionale Fgci - Federazione Giovanile Comunisti Italiani
    Dio è l'unico essere che per regnare non ha neanche bisogno di esistere... (Baudelaire)

  2. #2
    Fu fgc.adelfia
    Data Registrazione
    30 Mar 2009
    Messaggi
    10,608
     Likes dati
    0
     Like avuti
    42
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    ecco perchè bisogna lasciare la politica ai giovani...
    come diceva Pasolini:''IL PCI AI GIOVANI!''

  3. #3
    Forumista esperto
    Data Registrazione
    20 Aug 2009
    Messaggi
    13,030
     Likes dati
    6,188
     Like avuti
    8,238
    Mentioned
    98 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    In Italia più di una cosa andrebbe lasciata ai giovani... Noi sì che siamo estranei alle beghe personalistiche e di potere che ammazzano ogni tentativo di progresso.

 

 

Discussioni Simili

  1. I giovani di destra e I giovani di sinistra
    Di marculino nel forum Centrodestra Italiano
    Risposte: 8
    Ultimo Messaggio: 19-05-07, 14:53
  2. Se l'Italia si fosse Unita in altro modo...
    Di John Galt nel forum Il Termometro Politico
    Risposte: 48
    Ultimo Messaggio: 27-01-07, 22:53
  3. Risposte: 51
    Ultimo Messaggio: 26-12-03, 16:52

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito