Emilio Randacio per “la Repubblica”

Non solo scalate, lobby politiche, «benedizioni» borsistiche. Dal palco privilegiato di numero uno della Banca Popolare di Lodi, Gianpiero Fiorani è stato anche uno spettatore di rapporti trasversali tra il Palazzo e la finanza per sfociare nel mondo sportivo. Ed ecco che, il 16 giugno scorso, l´ormai ex banchiere, travolto dalle inchieste sulla fallita scalata ad Antonveneta, confessa di come avesse ricevuto pressioni per finanziare un´imbarcazione tutta «padana» da portare a regatare alla Coppa America di vela, la «+39».
A dare la stura a queste dichiarazioni sono una serie di «affidamenti» anomali, secondo la procura di Milano, che Bpi avrebbe fatto a Riccardo Sogliano. Il soggetto in questione è uomo di sport, ex procuratore di calciatori, per ultimo appassionato di vela. «Mi venne presentato nel 1987 - ha rivelato Fiorani al pm Francesco Greco - quando mi trovavo alla Banca Gallaratese. Fu Zamparini (ndr, Maurizio, oggi presidente del Palermo Calcio) e all´epoca si occupava di compravendita di calciatori. Zamparini infatti era presidente del Venezia Calcio e il Sogliano collaborava con questi».
Poi, dopo 15 anni di silenzio, Sogliano, nel racconto di Fiorani, si ripresenta a Lodi nel 2004. «Aveva deciso di costituire una società che avrebbe dovuto gestire il finanziamento di una barca che avrebbe partecipato alla successiva edizione della Coppa America». Sogliano batteva cassa, stando a Fiorani. «Nel sollecitare una sponsorizzazione da Bpl mi disse che aveva già avuto manifestazioni di disponibilità dalla Regione Sicilia e dalla Sai-Fondiaria del gruppo Ligresti».
Il finanziamento totale si aggirava sui «15-20 milioni di euro». Di fronte alle titubanze di Fiorani, ecco che Sogliano cala l´asso. «Mi rappresentò inoltre che era estremamente fiducioso sul buon esito dell´operazione in quanto a suo dire era fortemente caldeggiata dall´allora ministro Roberto Maroni».
Semplici millanterie? Niente affatto. «Per ribadire l´interessamento all´operazione del ministero del Welfare, Sogliano mi propose di incontrare il ministro a Roma. Accettai l´incontro che si tenne in un ristorante romano, nel giugno del 2005, nei pressi del ministero. Durante il pranzo, Maroni mi esortò a valutare con atteggiamento benevolo la sponsorizzazione richiestami che veniva quantificata da un minimo di un milione e mezzo a un massimo di 3».
Non proprio un semplice «consiglio», insomma, quello del ministro, visto poi che «Maroni mi telefonò qualche giorno dopo l´incontro - questa la versione di Fiorani -. Mi chiese se avevo provveduto ad aumentare il fido a Sogliano e gli confermai di averlo fatto secondo gli accordi presi a Roma».
Un rapporto, quello tra l´esponente leghista e il banchiere, che da quel momento sembra consolidarsi. «Ho sentito Maroni per altri motivi – ricostruisce ancora Fiorani –. Mi chiamò, sempre nello stesso periodo, per informarmi del fatto che Ricucci gli aveva richiesto un appuntamento. In particolare, il ministro voleva sapere da me informazioni sul conto di Ricucci (ndr, Stefano, l´immobiliarista romano). Maroni non mi disse perché lo voleva incontrare, ma io lo venni a sapere dallo stesso Ricucci, il quale mi disse che stava per incontrarsi con il ministro perché voleva sottoporre alla sua attenzione il suo progetto su Enasarco, visto che grazie all´intervento di Billè (ndr, Sergio, ex presidente di Confindustria dimessosi per un´indagine proprio sulla gestione Enasarco), erano stati riaperti i termini per il bando d´asta sugli immobili di tale ente».