Originariamente Scritto da
Orchiblasta
Premessa necessaria: probabilmente questo topic verrà evitato come la peste, e non necessariamente per mala fede.
Il problema del lavoro in Italia dipende da molti fattori, tra l'altro è anche difficile generalizzare.
La maggior parte dell'economia ruota intorno ad aziende medio piccole, con una forza lavoro compresa tra i 10 ed i 15 elementi. In queste realtà economiche, spesso dirette dal proprietario o da un familiare, non esiste una vera e propria struttura gerarchica ne una precisa distinzione di ruoli e di responsabilità.
Non parliamo di ruoli dirigenziali, si segue la linea e praticamente non esiste la possibilità di progredire e di migliorarsi professionalmente. Aggiungiamo che purtroppo gran parte dell'industria italiana compete in mercati maturi e tende a cercare l'efficienza tramite la compressione dei costi invece che con l'innovazione (oggettivamente difficile da ricercare senza economie di scala).
Questo in parte spiega come mai in Italia il concetto, apprezzabile e necessario, di flessibilità si trasforma immediatamente in quello di precarietà.
Purtroppo le responsabilità non si fermano certo qua; a causa del pessimo stato dell'istruzione e, io temo, per precise scelte politiche (suicide a mio parere) in Italia stentiamo moltissimo nel far comprendere alle nuove generazioni che la differenza tra lavoro dipendente ed autonomo o imprenditoriale stanno scomparendo (notare che in paesi come la Danimarca, solo per fare un esempio, non esiste differenza legale tra il lavoro autonomo e quello dipendente).
Questo vuol dire che a prescindere dal tipo di lavoro che si svolge l'investimento deve sempre essere fatto sul proprio miglioramento, la prima merce che vendiamo siamo noi stessi. Formazione, corsi di lingue, di utilizzo dei software e di qualsiasi altra skill sono ora e saranno sempre di più indispensabili. Invece molti stanno ancora a credere che esista la possibilità, come hanno avuto i nostri genitori (parlo sempre in generale), di trovare un lavoro da dipendente e di vivacchiare con quello fino ad una fantomatica pensione.
Per un approfondimento su questo argomento consiglerei il libro di Robert B. Reich The Future of Success, tradotto in italiano con un pessimo "L'infelicità del successo".
Questi sono solo alcuni dei problemi da affrontare quando si parla di cambiare il mercato del lavoro in Italia. Poi vengono questioni come la gestione degli ammortizzatori sociali, pecca principale del sistema attuale.
Non mi chiedere di provare il triplo salto mortale se non sei disponibile a mettermi una rete di sicurezza sotto il sedere.
Dal mio punto di vista un punto che deve essere affrontato senza debolezze è quello dell'evasione fiscale di molte aziende. Questo comporta che sul mercato rimangono imprese inframarginali che non possono che danneggiare il sistema italia. L'esempio lo si ha adesso con la crisi della maggior parte delle società di ingegneria civile e di costruzioni presenti nel nord e nord est. Queste sono anni che campano mettendo a busta paga minima gli operai e poi pagandoli con grossi premi in nero. Negli ultimi mesi ci sono stati un po' più di controlli e sta succedendo il finimondo.
Per ora devo finire qua che mia moglie mi costringe a guardare sanremo (purtroppo ho fatto il voto per avere la fiducia a prodi, guarda un uomo della mia età come si può ridurre) ma spero di tornare su questo argomento con altre considerazioni.