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  1. #1
    Ian è di guardia qui
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    Predefinito Chi e come risolverà il problema occupazione in Italia?

    Ho purtroppo constatato che in Italia c'e' una certa ignoranza quando si parla delle logiche del "Mercato del Lavoro". Tutti gli Economisti del mondo, a cominciare da Giddens, ci accusano di aver un mercato del lavoro completamente ingessato, rigido e incapace di produrre performance per via della scarsa motivazione. Poi vengo qui e sento molta gente che dice che il Mercato del lavoro Italiano grazie alla legge Biagi è diventato troppo flessibile. Qualcosa evidentemente non quadra: per voi chi ha ragione? L'argomento è estremamente importante, come dovreste sapere il "lavoro" è forse la voce piu' importante per misurare lo "skill" di una nazione quindi gradirei risposte articolate prive dei soliti ruggiti ideologici sempre presenti in questo sito.

  2. #2
    Ian è di guardia qui
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    Parlate tanto di gossip, di chi ha vinto o chi ha perso ma a problematiche serie nessuno si avvicina.....la politica è lo specchio del popolo.

  3. #3
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    Premessa necessaria: probabilmente questo topic verrà evitato come la peste, e non necessariamente per mala fede.

    Il problema del lavoro in Italia dipende da molti fattori, tra l'altro è anche difficile generalizzare.

    La maggior parte dell'economia ruota intorno ad aziende medio piccole, con una forza lavoro compresa tra i 10 ed i 15 elementi. In queste realtà economiche, spesso dirette dal proprietario o da un familiare, non esiste una vera e propria struttura gerarchica ne una precisa distinzione di ruoli e di responsabilità.

    Non parliamo di ruoli dirigenziali, si segue la linea e praticamente non esiste la possibilità di progredire e di migliorarsi professionalmente. Aggiungiamo che purtroppo gran parte dell'industria italiana compete in mercati maturi e tende a cercare l'efficienza tramite la compressione dei costi invece che con l'innovazione (oggettivamente difficile da ricercare senza economie di scala).

    Questo in parte spiega come mai in Italia il concetto, apprezzabile e necessario, di flessibilità si trasforma immediatamente in quello di precarietà.

    Purtroppo le responsabilità non si fermano certo qua; a causa del pessimo stato dell'istruzione e, io temo, per precise scelte politiche (suicide a mio parere) in Italia stentiamo moltissimo nel far comprendere alle nuove generazioni che la differenza tra lavoro dipendente ed autonomo o imprenditoriale stanno scomparendo (notare che in paesi come la Danimarca, solo per fare un esempio, non esiste differenza legale tra il lavoro autonomo e quello dipendente).

    Questo vuol dire che a prescindere dal tipo di lavoro che si svolge l'investimento deve sempre essere fatto sul proprio miglioramento, la prima merce che vendiamo siamo noi stessi. Formazione, corsi di lingue, di utilizzo dei software e di qualsiasi altra skill sono ora e saranno sempre di più indispensabili. Invece molti stanno ancora a credere che esista la possibilità, come hanno avuto i nostri genitori (parlo sempre in generale), di trovare un lavoro da dipendente e di vivacchiare con quello fino ad una fantomatica pensione.

    Per un approfondimento su questo argomento consiglerei il libro di Robert B. Reich The Future of Success, tradotto in italiano con un pessimo "L'infelicità del successo".

    Questi sono solo alcuni dei problemi da affrontare quando si parla di cambiare il mercato del lavoro in Italia. Poi vengono questioni come la gestione degli ammortizzatori sociali, pecca principale del sistema attuale.

    Non mi chiedere di provare il triplo salto mortale se non sei disponibile a mettermi una rete di sicurezza sotto il sedere.

    Dal mio punto di vista un punto che deve essere affrontato senza debolezze è quello dell'evasione fiscale di molte aziende. Questo comporta che sul mercato rimangono imprese inframarginali che non possono che danneggiare il sistema italia. L'esempio lo si ha adesso con la crisi della maggior parte delle società di ingegneria civile e di costruzioni presenti nel nord e nord est. Queste sono anni che campano mettendo a busta paga minima gli operai e poi pagandoli con grossi premi in nero. Negli ultimi mesi ci sono stati un po' più di controlli e sta succedendo il finimondo.

    Per ora devo finire qua che mia moglie mi costringe a guardare sanremo (purtroppo ho fatto il voto per avere la fiducia a prodi, guarda un uomo della mia età come si può ridurre) ma spero di tornare su questo argomento con altre considerazioni.

  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da Orchiblasta Visualizza Messaggio
    Premessa necessaria: probabilmente questo topic verrà evitato come la peste, e non necessariamente per mala fede.

    Il problema del lavoro in Italia dipende da molti fattori, tra l'altro è anche difficile generalizzare.

    La maggior parte dell'economia ruota intorno ad aziende medio piccole, con una forza lavoro compresa tra i 10 ed i 15 elementi. In queste realtà economiche, spesso dirette dal proprietario o da un familiare, non esiste una vera e propria struttura gerarchica ne una precisa distinzione di ruoli e di responsabilità.

    Non parliamo di ruoli dirigenziali, si segue la linea e praticamente non esiste la possibilità di progredire e di migliorarsi professionalmente. Aggiungiamo che purtroppo gran parte dell'industria italiana compete in mercati maturi e tende a cercare l'efficienza tramite la compressione dei costi invece che con l'innovazione (oggettivamente difficile da ricercare senza economie di scala).

    Questo in parte spiega come mai in Italia il concetto, apprezzabile e necessario, di flessibilità si trasforma immediatamente in quello di precarietà.

    Purtroppo le responsabilità non si fermano certo qua; a causa del pessimo stato dell'istruzione e, io temo, per precise scelte politiche (suicide a mio parere) in Italia stentiamo moltissimo nel far comprendere alle nuove generazioni che la differenza tra lavoro dipendente ed autonomo o imprenditoriale stanno scomparendo (notare che in paesi come la Danimarca, solo per fare un esempio, non esiste differenza legale tra il lavoro autonomo e quello dipendente).

    Questo vuol dire che a prescindere dal tipo di lavoro che si svolge l'investimento deve sempre essere fatto sul proprio miglioramento, la prima merce che vendiamo siamo noi stessi. Formazione, corsi di lingue, di utilizzo dei software e di qualsiasi altra skill sono ora e saranno sempre di più indispensabili. Invece molti stanno ancora a credere che esista la possibilità, come hanno avuto i nostri genitori (parlo sempre in generale), di trovare un lavoro da dipendente e di vivacchiare con quello fino ad una fantomatica pensione.

    Per un approfondimento su questo argomento consiglerei il libro di Robert B. Reich The Future of Success, tradotto in italiano con un pessimo "L'infelicità del successo".

    Questi sono solo alcuni dei problemi da affrontare quando si parla di cambiare il mercato del lavoro in Italia. Poi vengono questioni come la gestione degli ammortizzatori sociali, pecca principale del sistema attuale.

    Non mi chiedere di provare il triplo salto mortale se non sei disponibile a mettermi una rete di sicurezza sotto il sedere.

    Dal mio punto di vista un punto che deve essere affrontato senza debolezze è quello dell'evasione fiscale di molte aziende. Questo comporta che sul mercato rimangono imprese inframarginali che non possono che danneggiare il sistema italia. L'esempio lo si ha adesso con la crisi della maggior parte delle società di ingegneria civile e di costruzioni presenti nel nord e nord est. Queste sono anni che campano mettendo a busta paga minima gli operai e poi pagandoli con grossi premi in nero. Negli ultimi mesi ci sono stati un po' più di controlli e sta succedendo il finimondo.

    Per ora devo finire qua che mia moglie mi costringe a guardare sanremo (purtroppo ho fatto il voto per avere la fiducia a prodi, guarda un uomo della mia età come si può ridurre) ma spero di tornare su questo argomento con altre considerazioni.
    guarda che bisogna fare per farsi che prodi continui il suo lavoro

  5. #5
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  6. #6
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    Citazione Originariamente Scritto da Orchiblasta Visualizza Messaggio
    Premessa necessaria: probabilmente questo topic verrà evitato come la peste, e non necessariamente per mala fede.

    Il problema del lavoro in Italia dipende da molti fattori, tra l'altro è anche difficile generalizzare.

    La maggior parte dell'economia ruota intorno ad aziende medio piccole, con una forza lavoro compresa tra i 10 ed i 15 elementi. In queste realtà economiche, spesso dirette dal proprietario o da un familiare, non esiste una vera e propria struttura gerarchica ne una precisa distinzione di ruoli e di responsabilità.

    Non parliamo di ruoli dirigenziali, si segue la linea e praticamente non esiste la possibilità di progredire e di migliorarsi professionalmente. Aggiungiamo che purtroppo gran parte dell'industria italiana compete in mercati maturi e tende a cercare l'efficienza tramite la compressione dei costi invece che con l'innovazione (oggettivamente difficile da ricercare senza economie di scala).

    Questo in parte spiega come mai in Italia il concetto, apprezzabile e necessario, di flessibilità si trasforma immediatamente in quello di precarietà.

    Purtroppo le responsabilità non si fermano certo qua; a causa del pessimo stato dell'istruzione e, io temo, per precise scelte politiche (suicide a mio parere) in Italia stentiamo moltissimo nel far comprendere alle nuove generazioni che la differenza tra lavoro dipendente ed autonomo o imprenditoriale stanno scomparendo (notare che in paesi come la Danimarca, solo per fare un esempio, non esiste differenza legale tra il lavoro autonomo e quello dipendente).

    Questo vuol dire che a prescindere dal tipo di lavoro che si svolge l'investimento deve sempre essere fatto sul proprio miglioramento, la prima merce che vendiamo siamo noi stessi. Formazione, corsi di lingue, di utilizzo dei software e di qualsiasi altra skill sono ora e saranno sempre di più indispensabili. Invece molti stanno ancora a credere che esista la possibilità, come hanno avuto i nostri genitori (parlo sempre in generale), di trovare un lavoro da dipendente e di vivacchiare con quello fino ad una fantomatica pensione.

    Per un approfondimento su questo argomento consiglerei il libro di Robert B. Reich The Future of Success, tradotto in italiano con un pessimo "L'infelicità del successo".

    Questi sono solo alcuni dei problemi da affrontare quando si parla di cambiare il mercato del lavoro in Italia. Poi vengono questioni come la gestione degli ammortizzatori sociali, pecca principale del sistema attuale.

    Non mi chiedere di provare il triplo salto mortale se non sei disponibile a mettermi una rete di sicurezza sotto il sedere.

    Dal mio punto di vista un punto che deve essere affrontato senza debolezze è quello dell'evasione fiscale di molte aziende. Questo comporta che sul mercato rimangono imprese inframarginali che non possono che danneggiare il sistema italia. L'esempio lo si ha adesso con la crisi della maggior parte delle società di ingegneria civile e di costruzioni presenti nel nord e nord est. Queste sono anni che campano mettendo a busta paga minima gli operai e poi pagandoli con grossi premi in nero. Negli ultimi mesi ci sono stati un po' più di controlli e sta succedendo il finimondo.

    Per ora devo finire qua che mia moglie mi costringe a guardare sanremo (purtroppo ho fatto il voto per avere la fiducia a prodi, guarda un uomo della mia età come si può ridurre) ma spero di tornare su questo argomento con altre considerazioni.
    A me sembra un ottimo commento.
    vedrò di leggere l'infelicità del successo.

  7. #7
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    Questo vuol dire che a prescindere dal tipo di lavoro che si svolge l'investimento deve sempre essere fatto sul proprio miglioramento, la prima merce che vendiamo siamo noi stessi. Formazione, corsi di lingue, di utilizzo dei software e di qualsiasi altra skill sono ora e saranno sempre di più indispensabili. Invece molti stanno ancora a credere che esista la possibilità, come hanno avuto i nostri genitori (parlo sempre in generale), di trovare un lavoro da dipendente e di vivacchiare con quello fino ad una fantomatica pensione.



    Questa è una sacrosanta verità, ma vai a spiegarlo agli Italiani se hai il coraggio.

  8. #8
    Ian è di guardia qui
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    Citazione Originariamente Scritto da wilhelm76 Visualizza Messaggio
    A me sembra un ottimo commento.
    vedrò di leggere l'infelicità del successo.
    In Italia esistono Ingegneri che lavorano come Dirigenti nel pubblico Impiego. Se anche gli Ingegneri hanno bisogno del posto fisso allora siamo al capolinea.

  9. #9
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    Ma secondo me il problema non è neanche spiegarlo agli italiani, ma fornire degli strumenti efficaci (corsi di formazione che non siano buffonate) ed esempi.

    Io ricordo ancora la prima volta che sono stato assunto da una azienda straniera; durante la discussione sul livello salariale chiesi di avere la possibilità di fare dei corsi interni di approfondimento e il tipo mi rispose che per contratto base ne dovevo fare almeno tre in un anno, due scelti dal mio capo e uno che potevo scegliere io. Mi sentivo come alice quando cade nella tana del bianconiglio...

  10. #10
    Ian è di guardia qui
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    Citazione Originariamente Scritto da Orchiblasta Visualizza Messaggio
    Ma secondo me il problema non è neanche spiegarlo agli italiani, ma fornire degli strumenti efficaci (corsi di formazione che non siano buffonate) ed esempi.

    Io ricordo ancora la prima volta che sono stato assunto da una azienda straniera; durante la discussione sul livello salariale chiesi di avere la possibilità di fare dei corsi interni di approfondimento e il tipo mi rispose che per contratto base ne dovevo fare almeno tre in un anno, due scelti dal mio capo e uno che potevo scegliere io. Mi sentivo come alice quando cade nella tana del bianconiglio...
    In Italia manca la cultura manageriale....completamente

 

 
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