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La Difesa pronta
all'occupazione .
Altolà di Soru a Prodi e Parisi
La Regione scrive al Governo per rivendicare Santo Stefano
Guardia del Moro è il
deposito munizioni più
grande d'Italia: la Marina
ci metterà i missili
Fuori i militari da Santo
Stefano, qualsiasi bandiera
sventolino sul loro pennone, e
qualunque berretto portino
sulla testa. Lo dice chiaro e tondo
il presidente della regione
Renato Soru che in una lettera
indirizzata a Romano Prodi si
oppone con determinazione alla
possibilità che le Stellette italiane
piantino la loro bandiera
sul deposito di munizioni di
Guardia del Moro a Santo Stefano.
Con il beneplacito del ministro
della difesa Parisi che ha
sancito la servitù con una nota.
O meglio con il provvedimento
definitivo e determinante del
16 febbraio. Le armi non ci stanno
a fare niente, e la rinnovata
imposizione militare nell'isola
«cancella pressochè totalmente,
quanto meno sotto il profilo
socio economico gli effetti positivi
sul territorio, dell'imminente
abbandono dell'area immediatamente
limitrofa da parte
della Marina degli Stati Uniti
d'America». In parole povere, si
era appena riusciti a mandare
via gli uni che già si presentano
gli altri. E allora sarà tutto da
rifare.
MA C'È DI PIÙ
. La decisione di
Parisi, secondo Soru, cancellerebbe
quasi totalmente l'accordo
del 16 novembre stipulato
tra il presidente e il sottosegretario
alla difesa Emidio Casula
che parlava di «riequilibrare»
la presenza militare nel territorio.
O quanto meno di concordare
qualsiasi cambiamento. Si
parlava anche di Arcipelago che
ha già patito e sopportato un carico
militare notevole, scrive
Soru. Che muove i suoi passi po-
litici. E che, nel frattempo, fa
anche le sue mosse giuridiche
con un ricorso per bloccare la
servitù. Che scadrà il 7. Ma già
da subito, Soru, potrà richiedere
lo sgombero dell'isola militarizzata.
Grazie ad una svista
del ministro Parisi che sancisce
l'occupazione miliare italiana,
ma lo fa senza rispettare i tempi.
Perciò quella presenza non
solo non potrà essere confermata.
Ma la Regione, e il Comune,
potranno ordinare che l'isola
sia sgomberata, ripulita,
bonificata messa in sicurezza.
Perchè a partire da quando il
decreto ministeriale approda
negli uffici comunali, devono
trascorrere novanta giorni. Secondo
l'articolo 5 della legge
numero 898 del 25 dicembre
del 1976, Nuova regolamentazione
delle servitù. Ma di quel
documento in Comune non c'è
neppure l'ombra e la vecchia
servitù scade il 7 marzo. I cinque
anni stanno per trascorrere
e quell'occupazione sta per finire.
A quel punto sarà, sarà come
se l'isola fosse territorio di
nessuno, o meglio è dei vecchi
proprietari cui fu espropriata
34 anni fa.
E i consiglieri maddalenini
si lamentano col governatore
«Via le Stellette»
■■
«È molto discutibile che il
Deposito munizioni di Santo
Stefano sia ancora utile a
quel fine, è invece indiscutibile
che sia incompatibile
con i piani di sviluppo economico
cui il nostro Comune
tende dopo oltre 100 anni di
militarizzazione». Così scrive
al presidente Soru, il
gruppo consiliare La Maddalena
insieme. Il loro interlocutore
è anche il sindaco Angelo
Comiti «a servitù estinta,
anche pericolosa per la
sua posizione, non è possibile
tenere attivo il deposito
munizioni. Il 7 marzo l’impianto
va disattivato».
http://www.gds.sm/