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  1. #1
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    Predefinito G. Columbu su “Il Sardegna”.

    Il Sardegna, 04 marzo 2007


    Luce di taglio

    Le vie dell'arte fuori dall'Isola


    Govanni Columbu

    Sono sempre piacevoli e ricche di stimoli le manifestazioni culturali promosse all'estero dai Circoli dei sardi. In alcuni casi si ha l'impressione di prendere parte a incontri di livello culturale elevato che interagiscono davvero con la cultura e il pubblico di quei paesi.
    Incontri spesso destinati a lasciare tracce durevoli, da cui potranno scaturire ulteriori occasioni di scambio e di crescita.
    Proprio allora, curiosamente quando si parla più delle opere che della Sardegna, e se ne parla con un pubblico competente, si determina in modo assai più incisivo anche quel ricercato effetto di promozione della Sardegna.
    Può tuttavia capitare a volte che non si sappia bene a quale pubblico siano rivolti gli incontri e a cosa effettivamente debbano servire. Può capitare per esempio di ritrovarsi in una manifestazione che si realizza in uno spazio del tutto estraneo ai circuiti culturali del paese in cui ci si trova.
    Dove il pubblico è composto quasi esclusivamente da sardi, dove sono assenti la critica e la stampa. Oppure in una manifestazione in cui la presentazione di un film o di un libro, ovvero opere che appartengono alla sfera della creazione artistica, è associata all'esposizione di cestini, ceramiche, formaggi, vini o altre espressioni di quell'altrettanto nobile ma diverso campo della produzione artigianale. Forse si vorrebbe offrire un'immagine d'insieme della cultura sarda, ma si rischia di testimoniare involontariamente uno stato di marginalità culturale.
    L’arte e l'artigianato sono entrambe espressioni della cultura, ma sono cose diverse, che non andrebbero mai associate. Dando vita a composizioni più o meno disparate di opere e prodotti realizzati in Sardegna. Forse sono quelli i casi in cui i Circoli dei sardi, anziche adopersi come tramiti e promoter della loro e nostra cultura, rischiano di porsi essi stessi come destinatari. Allora si può incorrere nell'impressione di essersi allontanati dalla Sardegna per approdare in altre isole ancora più piccole e remote.

    * Regista

  2. #2
    Sardista po s'Indipendentzia
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    Predefinito Il Sardegna, 15 marzo 2007

    Luce di taglio

    Dramma in cronaca e la finzione


    Giovanni Columbu

    Il tentativo di suicidio del povero Massimo Pibia, ripreso con un telefono cellulare e pubblicato sul sito You Tube, testimonia la crudeltà di alcuni che erano presenti in quell'occasione e fa riflettere sulla drammaticità che può comportare la condizione omosessuale.
    Suggerisce anche il confronto con un film, quello di Ozpetek, "Saturno contro", in cui c'è una scena di tentato suicidio da parte di un omosessuale, Davide, affranto per la morte dell'uomo che amava.
    Nel primo caso il fatto è di cronaca e ci perviene attraverso immagini sfocate e incerte, del tutto prive di elementi drammaturgici.
    Nell'altro caso il racconto è di finzione, ambientato sullo sfondo di un paesaggio spettacolare, infatti siamo sulle scogliere del Circeo, illustrato con un ampio ricorso a movimenti di macchina che ruotano e carrellano in alto e in basso mentre il protagonista decide se buttarsi o no nel vuoto. Eppure, mentre il filmino telefonico suscita un effetto straziante, la rappresentazione di Ozpetek risulta priva di pathos e fastidiosamente patinata, almeno per uno spettatore come me. Le due rappresentazioni sembrano porsi agli estremi di due indirizzi stilistici presenti nel cinema.
    Nelle opere di alcuni autori, quando il racconto perviene al momento culminante di un dramma, l'occhio della cinepresa resta distante, abbraccia un campo più o meno ampio e può perfino rivolgersi altrove, lasciando che sia lo spettatore a dover immaginare, completare e ritrovare in se stesso quello che accade. In altre opere invece si mostra tutto e in campo ravvicinato, sangue, espressioni di paura, dolore o felicità, e tutto è puntualmente sottolineato dalla musica. L'impatto è immediato, ma le scene possono risultare false e lo spettatore non è coinvolto.
    Dunque l'efficacia di un racconto dipende molto da queste diverse forme narrative.
    A volte è la letteratura che più ci commuove e ci rende consapevoli di fatti altrimenti destinati a scorrere inosservati sotto i nostri occhi. Altre volte è molto più incisivo il linguaggio scabro della cronaca.

    Regista

  3. #3
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    Predefinito Il Sardegna, 23 marzo 2007

    Luce di taglio

    Pira e la profezia dell'indovino


    Giovanni Columbu

    Gli uomini e le donne del villaggio si raccoglievano all'ombra della grande quercia e lui si tappava le orecchie con la cera, per capire meglio le domande. Chiudeva gli occhi e raccontava.
    Vedo un paese sconfinato, è notte, eppure c'è luce. Sembra tutto pieno di stelle.
    Le strade sono dritte e lisce come acqua stagnante e sono piene di carri di ferro che camminano da soli e corrono. Non si capisce dove vanno, perché molti corrono in una direzione e altri nella direzione opposta.
    E ci sono case alte come montagne e nel cielo macchine che volano.
    Lo so che non ci crederete e neanche a me sembra vero, ma è quello che vedo.
    L'indovino aveva i capelli lunghi e la barba bianca fino ai piedi, la pelle che sembrava scorza, le mani e le gambe ossute che somigliavano alle radici dell'albero.
    Il giovane Michelangelo Pira, Mialinu, era poi tornato dall'indovino per domandare come sarebbe stato lui da grande, cosa gli sarebbe successo. Forse sognava giochi e avventure, all'aperto e nei boschi. Ma l'indovino formulò una profezia paurosa. Sei solo, seduto in una stanza, fermo e pallido come un germoglio, di fronte a un tavolo, tutti i giorni, per anni e anni.
    Perché sto in questa stanza? C'è da mangiare sul tavolo? No, ci sono strane foglie bianche, quadrate, e tu hai in mano uno stecco che lascia segni neri sulle foglie.
    Dei segni? Cosa vogliono dire? L'indovino guarda meglio, ma non capisce. I segni sembrano tutti uguali, come cacature di mosca.
    E allora guarda nella mia testa, ordina Mialinu, dimmi i miei pensieri.
    La tua testa è piena di parole, come l'alveare delle api, ma sono in una lingua diversa dalla nostra. Però posso leggere nel tuo cuore e vedo una specie di dolore che a volte sembra allegria. Un dolore grande come il mondo e piccolo come un granello di sabbia.
    Mialinu non seppe altro dall'indovino. Solo quando fu grande e fu Michelangelo Pira, capi che a lui sarebbe toccata l'impresa immensa di raccontare quel mondo che da lì a poco sarebbe stato travolto per sempre.

    Regista

 

 

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