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  1. #21
    Fiamma dell'Occidente
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    Nei cuori degli uomini liberi. ---------------------- Su POL dal 2005. Moderatore forum Liberalismo.
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    Citazione Originariamente Scritto da Fuori_schema Visualizza Messaggio
    In breve termine, su Chernobyl non sai un emerito cazzo.
    E pontifichi pure. Ma fattene la vergogna e sotterrati che è meglio.
    Fuori_schema a differenza di te io qualcosa so, e proprio per questo sono disposto a ridurti alla vergogna o all'abbandono del 3d, mi basta applicarmi un po'. Per adesso già ho smentito con fatti e fotografie alcune puttanate da te dette, dobbiamo continuare? Vogliamo vedere chi dei due sa più cose su Chernobyl? Considera che parti molto sotto.... Lo sai qual'è la fine di questo discorso? Che tu citerai articoli scientifici -dopo averli lungamente cercati- che dicono una serie di cose e io ti porterò altri articoli che ne dicono altre, e quello che risulterà più credibile vincerà. Il problema è che le istituzioni scientifiche hanno già una maggioranza sul tema, ed quella che sostiene la mia linea, dunque è inutile che ti affanni. OMS, UNSCEAR etc.etc. sono lì a ripetere da un po' di tempo la verità e non serve postare deliranti dichiarazioni dei bielorussi o degli ucraini interessati a ricevere aiuti internazionali sulla base di inesistenti emergenze ulteriori o articoli di scienziati in totale disaccordo con la maggiore parte della comunità -espressa dalle istituzioni scientifiche internazionali fondate da paesi democratici (cosa che per esempio non vale per la bielorussia)-...

    Sotterrati tu
    _
    P R I M O_M I N I S T R O_D I _P O L
    * * *

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  2. #22
    .... .....
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    Mi sembra che si profili uno scontro tra titani....per affermare o negare quello che è successo in realtà a Chernobyl...realtà..che ognuno vuol striracchiare dalla parte sua...
    Io..d'altro canto..quando si prospettano scontri tra scienziati di competenze..userò ciò che difficilmente falla...e sarebbe il naso...il naso ci guida là dove i documentari dicono bugie e gli scienziati sono asserviti...ai propri interessi...Il naso..non legge comunicati scientifici nè trattati..si fida di sé stesso come suprema autorità....indiscussa...e il naso....a cui lungamente ho dato fiducia sempre ripagata..mi comunica che a Chernobyl..è successa una porcata..e mi scuso del pessimo termine scientifico..che però rende l'idea...
    Forte e fidando in questa granitica concezione..parlate...che vi ascolto....
    Bisogna dare all'uomo non ciò che desidera..ma ciò di cui ha bisogno...
    (la via diretta non è la più breve)

  3. #23
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    Citazione Originariamente Scritto da Ronnie Visualizza Messaggio
    Fuori_schema a differenza di te io qualcosa so, e proprio per questo sono disposto a ridurti alla vergogna o all'abbandono del 3d, mi basta applicarmi un po'. Per adesso già ho smentito con fatti e fotografie alcune puttanate da te dette, dobbiamo continuare? Vogliamo vedere chi dei due sa più cose su Chernobyl? Considera che parti molto sotto.... Lo sai qual'è la fine di questo discorso? Che tu citerai articoli scientifici -dopo averli lungamente cercati- che dicono una serie di cose e io ti porterò altri articoli che ne dicono altre, e quello che risulterà più credibile vincerà. Il problema è che le istituzioni scientifiche hanno già una maggioranza sul tema, ed quella che sostiene la mia linea, dunque è inutile che ti affanni. OMS, UNSCEAR etc.etc. sono lì a ripetere da un po' di tempo la verità e non serve postare deliranti dichiarazioni dei bielorussi o degli ucraini interessati a ricevere aiuti internazionali sulla base di inesistenti emergenze ulteriori o articoli di scienziati in totale disaccordo con la maggiore parte della comunità -espressa dalle istituzioni scientifiche internazionali fondate da paesi democratici (cosa che per esempio non vale per la bielorussia)-...

    Sotterrati tu
    Siccome hai rotto il cazzo tu e la tua saccenza di chi non sa un gran cazzo e pontifica, forse saprai chi sono Vassili Nesterenko e Yuri Bandazhevsky di cui ti posto una breve biografia.
    Gente che è finita in galera solo per quello che ha visto.

    Vassili Nesterenko, fisico nucleare tra i più rinomati dell’Urss, direttore dell’Istituto per l’energia nucleare dell’Accademia delle scienze della Bielorussia; autore di sei brevetti tra cui un reattore nucleare mobile (per fini militari) di cui stava finendo le sperimentazioni al momento di Chernobyl. E’ uno dei primi ad arrivare sul posto (i suoi colleghi sono tutti morti, lui vive prendendo dodici pastiglie salvavita al giorno), contribuisce a spegnere l’incendio suggerendo l’utilizzo di azoto liquido, quindi realizza misurazioni a tappeto e registra la gravità della situazione, ma tutto è sotto segreto militare. Escono 40 protocolli segreti del Pcus che impongono di falsificare i dati radiologici e sanitari. Nesterenko si rifiuta. Dopo varie battaglie viene ”liquidato” dal regime. Anni dopo, però, viene richiamato da Gorbaciov dopo la disgregazione dell’Urss per dirigere una commissione di inchiesta indipendente su Chernobyl. Scampa a due attentati.
    Grazie al sostegno di Andrei Sakharov, e ai fondi di diversi istituti tedeschi, irlandesi e francesi, fonda l’Istituto di radioprotezione indipendente Belrad e organizza 370 centri di controllo radiologico nei villaggi più contaminati. Tuttora continua la sua attività con gravi problemi economici e personali.

    Qui c'è l'esatta descrizione delle misurazioni da lui effettuate personalmente non le cagate di Ronnie.

    30000 MilliSievert è la radioattività riscontrata a Bragin, dal prof. Vassili Nesterenko il 28 Aprile 1986, 3 giorni dopo "l'incendio" della centrale di Chernobyl, 28000 a Norovlja. Il professor Vassili Borisovic Nesterenko, uomo di partito, fisico nucleare di grande fama, con sei brevetti nucleari alle spalle e da anni direttore dell'Istituto per l'energia atomica della Bielorussia, non attende istruzioni da Mosca. Per il 29 aprile riesce a convocare una riunione del partito e nel frattempo decide di preparare la riunione con fatti alla mano, il più possibile oggettivi e dimostrabili. Strumenti alla mano rileva da 20000 a 30000 MilliSievert nella provincia di Gomel. Il sievert (Sv) è la quantità di radiazioni ionizzante assorbita da un tessuto biologico. La radiazione naturale assorbita da una persona in un anno varia da 1 a 2 milliSv valore che se superato viene considerato inaccettabile per la salute. Lui ne stava riscontrando 30000 all'ora. Intanto i contadini sono nei campi; arano, seminano. "Quale radiazione?" Dicono "Anzi proprio ieri ci hanno chiesto il rapporto dei lavori di semina".
    Finalmente alle diciassette del 28 Aprile, il professor Nesterenko può spiegare la situazione alla commissione. Illustra i dati, i calcoli che ha fatto, chiede il trasferimento della popolazione del sud del paese e la distribuzione di iodio a tutti, chiede di immettere direttamente lo ioduro di potassio direttamente nell'acquedotto di Minsk, in modo che tutti lo assumano senza dover ricorrere alle farmacie. Precisa che ha parlato con i colleghi in Ucraina e che laggiù è già in corso l'evacuazione. La commissione ascolta in silenzio, poi Slunkov primo segretario del partito prende la parola: "Mi hanno già fatto rapporto da Mosca, a Chernobyl c'è un incendio ma l'hanno già spento. Qui in Bielorussia è tutto normale, è già in opera l'esercito, è tutto sotto controllo. Piuttosto, professore, mi spieghi perché i suoi assistenti vanno in giro a terrorizzare la gente con la storia delle radiazioni".

    Yuri Bandazhevsky, all’epoca uno dei più promettenti professori di anatomo-patologia dell’Unione Sovietica, già direttore a 33 anni del Laboratorio centrale di ricerca scientifica della Bielorussia. Dopo il disastro viene nominato rettore dell’Istituto di ricerca medica di Gomel, la più grande città nelle regioni contaminate. Dopo nove anni di lavoro (migliaia di casi analizzati ed esperimenti su cavie animali) Bandazhevsky incomincia a intravedere una correlazione diretta tra la presenza nei tessuti dei pazienti di cesio 137 (radionuclide a lunga vita molto diffuso dall’incidente di Chernobyl,) e le “nuove malattie” che si presentano, soprattutto nei bambini: cardiopatie, problemi renali, gastriti, immunodeficienza. L’80% dei bambini delle zone contaminate ha disfunzioni gravi. Nel ’99, afferma pubblicamente, in una trasmissione televisiva alla tv nazionale bielorussa, l’esistenza di una “sindrome da incorporazione di radionuclidi di lunga durata”. E invia un rapporto dettagliato al presidente Lukashenko, dimostrando anche lo sperpero di risorse nell’utilizzo dei fondi per Chernobyl. Due mesi dopo è arrestato in base alla direttiva presidenziale n°21 per la “lotta al terrorismo”. Condannato a otto anni di carcere duro da un tribunale militare, senza appello. Passa sei anni in carcere, in condizioni penose, con gravissime conseguenze sulla sua salute fisica e mentale. Oggi è agli arresti domiciliari.
    Al loro fianco Galina Bandazheskaya, moglie di Yuri, che riesce a portare avanti gli studi del marito e far conoscere all’estero la sua storia.

    Una vicenda che in Europa ha fatto clamore mobilitando Amnesty International, la Corte per i diritti dell’Uomo, le diplomazie internazionali e decine di migliaia di persone. Ma della quale in Italia non ha parlato pressoché nessuno.
    Dati, luoghi e documenti inediti emergono nel racconto dell’incredibile esperienza umana dei protagonisti: come quelli della conferenza Oms sugli effetti di Chernoby dieci anni dopo, dove è chiamato a relazionare anche Nesterenko, che presenta gli studi di Bandazhevsky, ma gli atti di quella conferenza sono censurati dall’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Non saranno mai pubblicati (esiste infatti un accordo ufficiale siglato il 28 maggio 1959 tra l’Oms e l’Aiea, che prevede che ogni ricerca ufficiale sugli effetti sanitari delle attività nucleari non possa esser resa pubblica prima di una “supervisione” dell’Aiea stessa). L’Onu si spacca, a livello ufficiale si riconoscono come effetti delle radiazioni solo i tumori e le leucemie (sulla base dei dati di Hiroshima) si dichiarano 31 morti durante l’incendio, 200 colpiti da irradiazione acuta, e 2000 tumori alla tiroide nei bambini, peraltro curabili. Eppure Kofi Annan dichiara 9 milioni di vittime per Chernobyl durante una conferenza dell’Ocha. La guerra di cifre, aspra, continua fino ad oggi, con l’ultimo rapporto del “Forum Chernobyl”. Nesterenko e Bandazhevsky ne vengono travolti, pagando di persona.

    Ora c'è anche un libro che ti consiglierei di leggere ma che non farai, essendo in malafede fino al midollo.



    Visto che non lo leggerai te lo descrivo:

    1) Primo flash back: 1986. I giorni dell’incidente raccontati attraverso gli occhi di Vassili Nesterenko, fisico nucleare sovietico tra i più rinomati al tempo di Chernobyl, direttore dell’Istituto per l’energia nucleare dell’Accademia delle scienze della Bielorussia, uno dei primi che ha sorvolato l’impianto nucleare con l’elicottero. Che cosa è avvenuto veramente, i segreti militari e tutti i retroscena politici con Mosca
    2) 1990. Inizia la storia di Yuri Bandajesky e sua moglie, il loro trasferimento in zona contaminata, la fondazione del primo istituto di ricerca medica per studiare gli effetti del disastro nucleare.
    3) Secondo flash back: 1986. Si ritorna ai giorni dell’incidente attraverso le storia di Nesterenko che partecipa all’estinzione dell’incendio, le falsificazioni del regime sovietico, il suicidio di Valery Legasov, delegato dell’Urss all’Aiea, l’agenzia internazionale per l’energia atomica
    4) 1999. Riprende la storia di Bandajevsky e sua moglie, la loro vita in zona contaminata, la scoperta scientifica della “sindrome da incorporazione di cesio 137” nei bambini.
    5) Terzo flash back: Nesterenko effettua rilevazioni sulla contaminazione del territorio bielorusso, chiede l’evacuazione della popolazione, viene “licenziato” .
    6) Monologo di un “liquidatore”; i militari (oltre 600 mila) chiamati a eliminare le conseguenze dell’incidente ripulendo a mani nude il tetto del reattore e i terreni circostanti. Quasi tutti morti o invalidi erano stati tenuti allo scuro dei rischi che correvano.
    7) 1990. Nesterenko è vittima di un attentato per essere stato chiamato a far parte di una commissione di inchiesta su Chernobyl dopo la disgregazione dell’Urss e la fine del segreto militare
    8 ) 1999. Bandajevsky espone le sue scoperte circa gli effetti del cesio 137 in una trasmissione televisiva che ha grande successo
    9) Bandajevsky e Nesterenko insieme redigono un rapporto sul cattivo utilizzo dei fondi per l’emergenza Chernobyl
    10) Coinvolgimento degli Usa in un progetto di studio delle conseguenze delle radiazioni ionizzanti che mira a tenere nascosti gli effetti in Bielorussia
    11) Arresto di Yuri Bandajevsky per “terrorismo” e primi mesi di carcere duro. I suoi gravi problemi di salute.
    12) Inizio della mobilitazione internazionale, gli appelli di Amnesty International e dell’Unione europea portano alla scarcerazione temporanea di Bandajevsky (non ha ancora avuto un processo). Il professore viene confinato agli arresti domiciliari per un anno e mezzo. Riprende i suoi studi
    13) Il tribunale militare della Corte Suprema della Bielorussia lo condanna a otto anni per corruzione, sulla base di testimoni che ritrattano subito dopo
    14) 2001. Conferenza internazionale dell’Agenzia per l’energia atomica e dell’Oms in cui si dichiarano “31 morti riconosciuti ufficialmente per Chernobyl”. Intanto si svelano tutti i principali retroscena internazionali (tra cui l’accordo del 1959 tra Oms e Aiea che rende impossibili studi indipendenti sugli effetti sanitari delle radiazioni atomiche) e i conflitti interni alla stessa Onu legati anche alle ricerche di Bandajevsky
    15) 2002-2005. Gli anni di carcere di Bandajevsky, il suo crollo psicologico, la crescita del movimento internazionale per la sua liberazione (gli appelli dell’ufficio per i diritti umani dell’Onu, la mobilitazione delle ambasciate di tutti i paesi europei, ecc…)
    16) Nesterenko al parlamento francese, a Parigi, fornisce dati aggiornati sulla situazione sanitaria attuale. I lavori dell’istituto Belrad e la scoperta della pectina, come trattamento utile per ridurre la concentrazione di radionuclidi nell’organismo.
    17) Trasferimento di Bandajevsky dal carcere duro al “centro di relegazione”, la difficile sopravvivenza e l’aggravarsi dei suoi problemi di salute
    18 ) Vent’anni da Chernobyl: contraddizioni interne all’ultimo rapporto delle agenzie Onu che affermano non esserci nessuna conseguenza sanitaria ‘rilevante’ per la popolazione a seguito dell’incidente nonostante esistano molti studi contrari. Si cerca di porre la parola fine al dibattito. Intanto l’Aiea riceve il “nobel per la pace”.
    19) “Liberazione” di Bandajevsky: gli vengono concessi gli arresti domiciliari grazie alla pressione internazionale nonostante sia ancora per cinque anni interdetto da funzioni pubbliche e impossibilitato a lasciare il paese. Possibilità di riprendere i suoi studi in un laboratorio finanziato dai francesi.
    20) Monologo di Bandajevsky sul bisogno di riprendere gli studi per essere pronti in caso di nuovi incidenti. Il pericolo nucleare non è mai stato alto come oggi con il terrorismo internazionale, il traffico illecito di materiale radioattivo e la cattiva gestione di decine di centrali vetuste, soprattutto nell’ex Urss. (sono in funzione altre 442 centrali nel mondo di cui 20 reattori come Chernobyl e 24 sono in via di costruzione) . A causa delle tante falsificazioni tuttora non siamo in grado di valutare la reale entità dei rischi.
    Vuoi una soluzione VERA alla Crisi Finanziaria ed al Debito Pubblico?

    NUOVA VERSIONE COMPLETATA :
    http://lukell.altervista.org/Unasolu...risiEsiste.pdf




  4. #24
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    Prof. Mario Salvatore Festa

    Fisico nucleare, docente dell'universita‘ di Napoli

    Illustrazione storica sul disastro di Chernobyl


    Il documentario che abbiamo appena visto è stato agghiacciante. Mi ha fatto rivivere i momenti in cui, insieme ad altri volontari, mi recai a Chernobyl, a pochi metri dalla centrale, per effettuare le misurazioni, per studiare gli effetti di quel terribile incidente. Ebbi modo di misurare di persona la radioattività presente in quei luoghi: vi assicuro che i dati di cui parlava il documentario sono «per difetto». La delegazione di scienziati di cui facevo parte è stata a trenta metri dal sarcofago e so di quel che parlo. Oggi sono qui a raccontare la mia esperienza umana e a portare il mio messaggio d'amore. Ripensiamo al momento dell'incidente. Era sabato 26 aprile 1986, l'1.24 del mattino. In sette secondi la potenza si dimezza la potenza del reattore numero quattro. Un errore umano, un azionamento sbagliato della barra di controllo e scoppia la più triste sciagura nucleare. L'incendio coinvolse il nocciolo del reattore. Se oggi io e tutti voi siamo vivi lo dobbiamo al coraggio di «superuomini» che, vittime consapevoli, andarono a spegnere quell'incendio. Chi invece aveva il compito di informare tacque, pur sapendo bene quale fosse la situazione. Il telegiornale del 28 aprile (era un lunedì) disse che era avvenuto un incidente alla centrale e che il reattore aveva subito dei danni. Venne nominata una commissione governativa d'inchiesta per cercare di ristabilire le sorti. Invece iniziò un «gioco dei sì e dei ma» che certo non fece onore alla scienza. L'incidente costò ben più di quei 700 miliardi che vennero quantificati. Le centinaia di migliaia di morti furono un prezzo anche troppo alto. La crescita esponenziale dei tumori alla tiroide e dei casi di leucemia nei bambini non hanno prezzo. Eppure a Pripriat, la prima città che fu evacuata, nel giorno stesso dell'incidente vennero addirittura celebrati due matrimoni. Ma non dobbiamo permettere che si dimentichi il vero costo della tragedia. A Ercolano, il 26 aprile di ogni anno, si ricorda quell'evento. Gli studenti scendono in strada e viene organizzata una manifestazione che ha lo scopo di mantenere viva la memoria, di sensibilizzare chi ancora non sa. Ma torniamo al mio viaggio in Ucraina. Era ottobre, forse novembre del 1998. Con un gruppo di studiosi mi recai in viaggio per incontrare la comunità scientifica e i medici dell'ospedale oncologico di Pripriat. Fummo accolti con grandi onori, ci ospitarono amorevolmente. Ma l'impatto con la città fu terrificante. Biblioteca, campo sportivo, monumenti c'era tutto in quella città. Ma non una farfalla. Segni di morte ovunque. Ci spostammo verso la centrale. Arrivammo fino a trenta metri dal sarcofago. Avevo il cuore in sussulto. Il mio contatore geiger impazziva. Siamo rimasti là per qualche ora e ho avuto un incontro-scontro con il «capo centrale». Lui continuava ad asserire che il livello della radioattività era infinitamente più basso di quanto dicevo io. Gli mostrai il contatore (il dato era l'equivalente della radioattività che si accumula con un'ottantina di radiografie) e lui non osava alzare gli occhi, continuava a negare l'evidenza. Poi lo misi alle strette e lui fu costretto ad ammettere. «Perchè lo fa? Perchè nega la verità?» gli chiesi. E lui mi rispose: «Ho 40 anni e il destino è segnato. Devo pur vivere». I cinque operai che incontrammo erano cinque persone senza voglia di lottare nè di vivere. Erano fuori dalla centrale, guardavano fisso in terra, rassegnati. Ai loro piedi scorsi una margherita. Lo interpretai come un segno e ebbi l'idea. Quella di scrivere un libro e di usare quell'immagine per il titolo. Successivamente visitai l'ospedale oncologico e incontrai i bambini ammalati. Mi colpì fino alle lacrime una bambina, malata terminale. Le porto un pupazzo e la sua mamma scoppia a piangere. Ero distrutto dal dolore. In quel momento ho giurato a me stesso che dovunque si fosse parlato di Chernobyl io ci sarei stato. E così ho fatto e cercherò di fare per il futuro. Con la comunità scientifica intanto si è giunti a una promessa: iniziare una ricerca in collaborazione con l'ospedale oncologico di Kiev. Noi abbiamo eseguito i prelievi e fatto gli esami a nostre spese. Ora stiamo individuando una proteina che potrebbe essere importante per i bambini e per tutto il popolo bielorusso. Se ne sta occupando in modo specifico uno studente del nostro ateneo, il futuro dottor De Rosa. L'intuizione è sua e suo il lavoro di ricerca, supportato ovviamente dall'università intera. Mi auguro di poter estendere queste conoscenze al popolo bielorusso sotto forma di aiuto concreto per migliorare le condizioni di salute.
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    NUOVA VERSIONE COMPLETATA :
    http://lukell.altervista.org/Unasolu...risiEsiste.pdf




  5. #25
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    Bugie e segreti militari

    È così. Dopo 20 anni la guerra di cifre intorno a Chernobyl non è ancora finita. L'unica certezza è che si sono falsificati i dati fin dai primi giorni dopo l'incidente. Mentre la popolazione dell'Urss ancora non sapeva niente e continuava a uscire tranquilla sotto la nube radioattiva (solo 15 giorni dopo l'incidente vi fu la prima dichiarazione pubblica nei paesi sovietici), i dirigenti del Pcus emanavano 40 protocolli "assolutamente confidenziali" in cui mettevano sotto segreto militare tutto ciò che concerneva il disastro. Nei documenti, resi pubblici solo nel '91 dalla deputata della Repubblica di Ucraina Alla Yarochinskaya (si trovano, tradotti dal russo in francese, in: Alla Yarochinskaya, Tchernobyl vérité interdite, La tour d'Aigues Artel/Edition de l'Aube, 1993 ndr), si prescriveva con precisione come comportarsi di fronte agli eventuali effetti sanitari dell'incidente: primo, dissimulare la dose di radiazioni ricevuta dalla popolazione, dai "liquidatori" (le persone incaricate di lavorare alla centrale per "liquidare" le conseguenze dell'incidente) e dai militari chiamati in servizio nelle zone contaminate. Non si doveva indicare in nessun referto medico la diagnosi di "malattia acuta da irraggiamento", che andava rimpiazzata con altre diagnosi, quali "distonia neurovegetativa" o "distonia cardiaca". Poi: non effettuare alcuna autopsia sulle persone decedute in modi connessi con l'incidente.

    Le storie di disinformazione sono state drammatiche. A Pripyat, città a 2 km dalla centrale, lo iodio 131, che causa il cancro alla tiroide, superava di 450.000 volte la misura normale. Ma gli abitanti sono stati tenuti all'oscuro ed evacuati solo 36 ore dopo l'incidente. «Io, mio marito e le bambine abbiamo passato tutta la sera a guardare l'incendio con il cannocchiale» racconta Julia Lukashenko, maestra elementare di Pripyat che oggi vive nei quartieri dei "chernobyliani" a Minsk. «Non pensavamo che potesse essere pericoloso». Si legge nei documenti di Alla Yarochinskaya che dei 45 mila abitanti della città, 15 mila sono stati ospedalizzati a Kiev nei giorni successivi per gravi problemi respiratori e neurologici, ma poi rimandati a casa perché "ricoverati per errore". Quanti di loro sono ancora vivi? Nessuno lo ha verificato, dispersi, dopo l'evacuazione, in tutte le regioni dell'Urss.

    La complicità delle agenzie Onu

    Ma le falsificazioni non sono state un'esclusiva del regime sovietico, molti anni dopo la caduta dell'Urss, e nei luoghi più insospettabili, si sono continuati a tenere nascoste ampie porzioni di verità. Ad esempio con la [b]censura degli atti della conferenza dell'Organizzazione mondiale della sanità, tenutasi a Ginevra nel 1995. In quell'occasione erano stati convocati oltre 700 scienziati da tutto il mondo, e presentati rapporti dettagliati sull'aumento dei tumori alla tiroide a seguito delle radiazioni ionizzanti, studi sui danni al sistema endocrino e immunitario dei bambini, ricerche sugli effetti genetici sulle nuove generazioni.
    Il Ministro della Sanità dell'Ucraina aveva segnalato che il 10% dei liquidatori impegnati per più di un mese alla centrale erano divenuti invalidi permanenti, e si era registrato un aumento del 25% dei diabetici insulino-dipendenti nelle zone contaminate. Il professore bielorusso Okeanov, responsabile di una vasta indagine epidemiologica sui tumori, aveva dimostrato il triplicarsi della leucemia tra i liquidatori e il raddoppio dei tumori solidi alla vescica, ai polmoni e ai reni, affermando però che il picco di massima si sarebbe avuto solo dopo 18-20 anni. Nelle aree più contaminate si era poi riscontrata una crescita significativa di malattie cardiovascolari, passate da 1.600 a 3.000 ogni 100.000 abitanti, insieme a disordini del sistema immunitario, problemi alla vista, ritardi mentali nei bambini (Okeanov A. Analysys of results obtained within Epidemiological Registry in Belarus, Who, Ginevra, 1994).

    Questi studi dovevano servire a preparare il successivo simposio indetto dall'Aiea, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica, nel '96, a dieci anni dall'incidente. Ma gli atti di questa conferenza non sono mai usciti. Proprio l'Aiea ha posto il veto alla pubblicazione.
    Esiste infatti un accordo del 28 maggio 1959 (Risoluzione Wha 12.40), tra le due agenzie delle Nazioni Unite, Aiea e Oms, che le vincola tra loro. Nessun rapporto sugli effetti sanitari del nucleare può uscire senza l'avallo dell'Aiea. In più: "L'Aiea e l'Oms riconoscono che possono essere chiamate a prendere misure restrittive per salvaguardare il carattere confidenziale di certe informazioni" recita l'articolo 3 del documento. In pratica: tenere all'oscuro la popolazione può essere necessario, prescritto addirittura da un accordo ufficiale.


    Contro questa risoluzione scandalosa si sono mobilitate molte associazioni della società civile europea, chiedendo all'Assemblea dell'Oms di rivederne i termini, ma a oggi senza successo. Così, nella dichiarazione finale della Conferenza di Vienna del '96, l'Aiea poteva affermare che: "A parte l'aumento dei tumori alla tiroide nei bambini [...], non c'è stato alcun impatto importante dovuto alla radiazione in seguito all'incidente nei tre paesi più toccati".

    A chi credere?
    Ecco che oggi la storia si ripete, e su questa stessa linea si pone il rapporto del Chernobyl Forum. Ma a chi credere ormai?
    Gli istituti di ricerca dei paesi più colpiti, come la Bielorussia, sostengono da anni l'esistenza di una vasta gamma di effetti sanitari delle radiazioni al di là dei tumori. I dati delle scuole nella regione di Gomel, a sud del paese, indicano che un bimbo su quattro non riesce a seguire i normali corsi di ginnastica. Gli invalidi sono cresciuti del 21% negli ultimi dieci anni. In particolare, gli studi del professor Yuri Bandazhevsky, rettore per 10 anni del più grande istituto di ricerca medica nelle regioni contaminate (vedi VpS novembre 2003), avevano dimostrato l'esistenza di una correlazione diretta tra l'incorporazione dei radionuclidi di cesio 137 e i gravi problemi di degenerazione degli organi vitali nei bambini (cardiomiopatia, insufficienza renale, degenerazione della mucosa gastrica, depressione del sistema immunitario, cataratta...); ma Bandazhevsky nel 1999 è stato incarcerato a sorpresa in base al decreto bielorusso contro il terrorismo, e poi tenuto 6 anni in carcere dietro false accuse di corruzione. Solo la mobilitazione di Amnesty International, che l'ha considerato da subito prigioniero di coscienza, e di un vasto movimento diplomatico europeo è riuscita a farlo liberare.
    Intanto però la sua linea di ricerca è stata smantellata.
    A chi credere ormai?
    Sono passati 20 anni, sono state prodotte tonnellate di libri, articoli, documentari. Eppure di quel che è veramente successo quel 26 aprile e negli anni successivi ne sappiamo ancora molto poco. «Chernobyl è rimasto nell'immaginario collettivo come un senso di pietà», sostiene Bonfatti di Progetto Humus, «mobilitando una straordinaria azione di solidarietà della società civile nei confronti delle popolazioni colpite. Ma poco a poco ci si è dimenticati del problema Chernobyl in sé, rischiando di fare solo assistenzialismo». Per Pacifici di Aiutiamoli a Vivere il bilancio della solidarietà italiana è comunque positivo: «decine di migliaia di famiglie si sono coinvolte in questi anni per accogliere i bambini bielorussi, allacciando una rapporto affettivo straordinario. L'importante è oggi passare dalla sola accoglienza alla progettazione di interventi di sviluppo in loco». Concorda Bonfatti, che aggiunge però: «Una progettualità matura non può trascurare la corretta informazione. Gli effetti del disastro nucleare non sono affatto finiti. E il nostro primo dovere morale è ricordarli».

    Con pale e badili

    «Oggi probabilmente non lo farei più, perché ho visto come è stata trattata la gente che ha partecipato all'estinzione dell'incendio. Ho visto come sono state gestite le conseguenze. Ma in quel momento minimizzare l'impatto dell'incidente lo consideravo il mio dovere, il mio mestiere in quanto specialista al servizio dell'Unione Sovietica» così dice Vassili Nesterenko, direttore, al tempo del disastro, dell'Istituto per l'energia nucleare dell'Accademia delle scienze della Bielorussia, uno dei primi a sorvolare in elicottero il reattore distrutto. E racconta: «Il tetto della centrale sembrava molle come un cuscino. Gli strumenti di alta precisione installati sull'elicottero indicavano da 10.000 a 15.000 roëntgen l'ora, quando la dose letale per gli esseri umani è tra i 600 e gli 800 roëntgen. Chiunque fosse rimasto più di 3 minuti sul tetto della centrale era destinato a morire. Eppure erano migliaia tra pompieri, soldati, operai che affollavano la zona. Lavoravano con ridicole mascherine, stivali e guanti di gomma. Spalavano macerie radioattive con semplici badili, o addirittura a mani nude. Le gru erano immobili, tutte le apparecchiature elettroniche e i robot fatti arrivare dalle regioni più lontane dell'Unione Sovietica si bloccavano nelle vicinanze del reattore, ma gli uomini no. Loro continuavano a correre avanti e indietro come formiche impazzite».

    Preziose testimonianze dei "liquidatori" si trovano anche nel documentario di Wladimir Tchertkoff "Il sacrificio" (Feldat film, svizzera, 2003): «Quando andavamo sul tetto avevamo un dosimetro attaccato all'uniforme e quando scendevamo dovevamo segnare la dose di radiazione ricevuta. I primi giorni andavamo dal responsabile e dicevamo la cifra che segnava il dosimetro: "35 roëntgen", lui scriveva "9 roëntgen". Il secondo giorno "30 roëntgen", lui scriveva "5 roëntgen". Allora ci siamo arrabbiati. "Ehi, scriva quello che è vero" abbiamo detto. Ma lui: "non impicciatevi, andate via". Allora siamo andati dal capo: "Falsificano le dosi" gli abbiamo detto. Lui ha riso: "Avete già delle dosi alte, non lamentatevi". Poi ci hanno tolto i dosimetri».


    Mi sembra un po' troppa di gente da "confutare" eh, cialtrone?
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  6. #26
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    Altre testimonianze dei "liquidatori" e di alcuni tecnici della centrale

    Sasha Nistrianu, ingegnere nucleare, che ora ha un compito governativo di rilevante responsabilità:
    "Eravamo in 16 quando entravamo a lavorare nei posti più brutti, nascondevamo il dosimetro di corredo. Sapevo di avere già ricevuto una dose così alta da poter morire in qualsiasi momento. Il mio sistema nervoso era rovinato. Poi non lo ho messo più, andavo e lavoravo senza pensare alle conseguenze, e questo permetteva al lavoro di essere finito".

    Viaceslav non risponde alla domanda su quali sofferenze fisiche lo travagliano, però mi guarda, preso dalla mia comprensione affettuosa, si alza trascinando una gamba, prende a braccetto Boris e mi dice:
    "Il 1° Maggio 1986, siamo saliti sulla ciminiera del 4° reattore esploso, evadendo ogni controllo, ed abbiamo sostituito la bandiera che si era bruciata".

    Nicolaj mi aveva accompagnato nel boschetto facendomi misurare 7Rh sul suolo e mi racconta che il suo compito era di raccogliere le scorie di grafite lanciate dalla esplosione fino a due Km e che, dopo tre anni, avevano ancora 1.000 rh/ora. Mi dice anche che la foresta rossa si è bruciata perché ha ricevuto più di 10.000 roentghe. Dentro questo bosco c'era un villaggio i cui abitanti sono stati spostati solo una settimana dopo l'esplosione.

    Nicolas coordina i dati dell'inquinamento e mi spiega:
    "A Celiabinsk c'è un lago artificiale dove vengono continuamente affondate scorie radioattive".
    E quando l'acqua evapora? - chiedo.
    "Evapora e basta. Il lago di raffreddamento del complesso di Chernobyl, è carico di Stronzio e Cesio, in un bacino dal livello più alto del fiume Pripiat che scarica sul Dnieper, quindi Mar Nero, Mare Mediterraneo. L'inquinamento si propaga attraverso l'acqua al 70%, gli incendi al 20%".
    Nel paesino di Chernobyl , oltre a vivere qualche famiglia di contadini, operano 15.000 persone che controllano l'amministrazione di 4.000 Km, delle quali 6.000 nelle centrali.

    Eughenij Akimov era ingegnere capo del gruppo di lavoro per la costruzione del sarcofago sul 4° reattore. "La nostra specializzazione sono i lavori sulle centrali atomiche e siamo stati tra i primi ad eseguire i lavori di recupero dopo la esplosione".
    Come è successo? - chiedo ansioso di sapere la verità.
    "Il reattore fermo è più pericoloso di quando lavora, perché non si sfogano le energie".
    A questo punto interviene Sasha e insieme mi spiegano:
    "A prescindere dal fatto che anche gli operai che gestiscono il funzionamento dei reattori, sono quasi sempre senza stipendio, avarie del genere possono succedere ogni giorno. Di notte è richiesta minore energia ed il reattore deve diminuire la potenza. Per abbassare la temperatura di un grado ci vuole un'ora. Ma la reazione non può interrompersi, tanto meno le pompe dell'acqua di raffreddamento, anche quando si fanno riparazioni. Il reattore è programmato per trenta anni di lavoro continuo, ma le turbine no, devono essere riparate ogni 6 mesi. Quella notte si era deciso di lavorare con una pompa sola su quattro per risparmiare, mentre si stava riparando il generatore. Nel momento in cui si deve abbassare l'attività del 50%, i sistemi automatici di allarme impediscono automaticamente di diminuire il raffreddamento. Quella notte l'operatore, per abbassare più del 50% ha tolto i sistemi di sicurezza per operare manualmente. Da quel momento, qualsiasi blocco RBMK può esplodere. Questo esperimento ha prodotto un innalzamento di attività incontrollabile producendo l'esplosione. In seguito a questo si sono suicidati alcuni ufficiali".
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  7. #27
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    Ti basta o ti devo sotterrare ancora?

    Ritirati in buon ordine e abbassa la cresta che è meglio.
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  8. #28
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    L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica e l’Organizzazione Mondiale della Sanità presentano invece un bilancio molto piú basso: 4.000 vittime. «Cifre assurde e manipolate - commenta Angelika Claussen, presidentessa del centro di ricerche berlinese Ippnw, che ha presentato nuovi dati una settimana fa - Negli stessi documenti dell’Aiea si parla una volta di 4.000 morti, un’altra di 9.000 e un’altra ancora di 22.000. La chiamereste indagine scientifica?».

    Secondo l’istituto tedesco, ci sono stati tra i 50 mila e i 100 mila morti soltanto tra i «liquidatori», gli uomini impegnati nei lavori di sgombero e di soccorso - molti di piú dei 34.500 citati da Nikolai Omelyanets, vicecapo della Commissione nazionale ucraina per la protezione delle radiazioni - e tra i 540 mila e i 900 mila sarebbero oggi invalidi o portatori di tumori e leucemie. La mortalità infantile - stando alle fonti ucraine - è aumentata del 30%, ma nessuno è in grado di definire con precisione le conseguenze per la salute pubblica, l’ambiente, l’economia.

    Chi potrebbe farlo, del resto, se a un mese dall’esplosione la produzione di latte era ripresa regolarmente, incurante del fatto che gli scienziati russi prelevassero dei campioni di liquido per presentarli nelle Università di Mosca come elementi massimamente radioattivi? Vasilij Nesterenko, allora direttore dell’accademia delle Scienze bielorussa, si sentì dare del provocatore perché aveva dato ordine ai suoi dosimetristi di registrare il livello di radiazioni.

    «Migliaia di tonnellate di cesio, iodio, piombo, zirconio, cadmio, berillio, boro, nonché una quantità sconosciuta di plutonio per usi militari - raccontò al giornale Nabat nel 1996, sette anni prima di morire - erano già precipitate sul nostro territorio. In totale, 450 tipi differenti di nuclidi radioattivi, una quantità pari a 350 bombe di Hiroshima. Bisognava parlare di fisica, di leggi della fisica. E invece loro parlavano del nemico. Cercavano il nemico!».

    L’evacuazione di Prip’jat - ancora oggi città fantasma - e dei villaggi intorno alla centrale avvenne come in tempo di guerra, i soldati che strappavano i vecchi dalle case e andavano a caccia di bambini che si nascondevano pur di non abbandonare il loro gatto. «Nessuno ci disse quali erano i pericoli che si correvano a rimanere - racconta Irina Vladimirova nel libro “Il giorno in cui venne la nebbia”, recentemente pubblicato in Russia e Germania - Nessuno ci spiegò cosa stava accadendo, ci spinsero via dalle nostre case come animali da pascolo».

    Per quello tanti, nella notte, scapparono ai controlli e tornarono indietro, senza sapere che si sarebbero contaminati. «Già dopo pochi giorni l’aria era fresca, le colline della nostra Ucraina non erano mai state così belle, e anche il latte era buono - ricorda ancora Irina - Anche io mi ero chiesta se questa storia della “radiazia”" non fosse una scusa per rubarci le nostre cose».

    È così che i materiali sotterrati perché radioattivi, vennero pazientemente disseppelliti: sedie, finestre, tavoli, automobili altamente contaminati sono ancora in giro tra case, negozi e mercati di Bielorussia, Russia, Ucraina e chissà dove altro. Mentre in Occidente si chiudevano i parchi giochi, si distribuivano pasticche di iodio e si buttava l’insalata, gli abitanti del blocco orientale non ricevevano la minima assistenza. Il «Tour de France dell’Est» del 7 maggio 1986 con partenza da Kiev si svolse regolarmente.

    «Ci dissero che c’era stato un incidente, ma che era tutto sistemato e non c’erano pericoli», dice oggi Anselm Ludwig, allora capo del team della Germania Est. «Sapevamo che i rischi c’erano - ricorda dopo vent’anni Guenter Schabowski, uomo forte della Sed (partito unico della Ddr) - Ma gli ordini erano chiari: bisognava rifiutare qualsiasi commento e raccontare ciò che veniva fabbricato a Mosca».

    Nella Ddr andarono a finire tutti i prodotti alimentari contaminati che in Occidente nessuno voleva, e molti ricordano quei mesi dell’86 come un’insperata cuccagna, con i negozi inspiegabilmente forniti di burro, formaggi, ortaggi e carne in abbondanza. Oggi l’agenzia Chernobyl Interform di Kiev organizza pulmini turistici nella città fantasma di Prip’jat, dove tutto è come allora, con le insegne sovietiche inneggianti al coraggio proletario e i tubi corrosi da una strana ruggine rosso fuoco.
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  9. #29
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    Spazzatura. Ex Sovietici riciclatisi abili scrittori di romanzi di fantascienza propugnano tesi false costruite su dati falsi per vivacchiare, sostenuti da Governi -Ucraina e Bielorussia- che hanno il massimo interesse a continuare a ricevere soldi che non dovrebbero avere. Creduloni e incapaci di ogni paese possono seguire pure, ne troverai anche di italiani.

    UNITED NATIONS SCIENTIFIC COMMITEE ON EFFECTS OF ATOMICS RADIATIONS

    http://www.unscear.org/unscear/en/chernobyl.html

    Questo è l'organismo scientifico delle Nazioni Unite composto da delegazioni di scienziati da tanti paesi, all'interno si troveranno i rapporti scientifici più importanti su Chernobyl, non solo quelli dell'UNSCEAR ma anche il rapporto del Chernobyl Forum. Il quale è stato prodotto dalle Nazioni Unite tramite molte agenzie e costituisce la base scientifica -e non fantascientifica- per parlare di Chernobyl. Il resto è fanta-scienza.

    Non saranno le testimonianze oculari degli UFO a dimostrare che esistono gli UFO così come non saranno le menzogne di "scienziati" come quelli di cui parli dimostrare cose impossibili come quelle che vorrebbero imputare a Chernobyl, se una cosa è fisicamente impossibile e le misurazioni dicono che non c'è non si puo' credere a un testimone oculare di cose che non si possono osservare con mezzi di fortuna ma richiedono strutture e procedure specifiche complesse e preferirlo alle analisi.

    Alcune tue testimonianze le hai prese dallo stesso sito su un convegno del 2000 che ospita questa, ovviamente immersa (unica voce contro) in una marea di ospiti parziali e ben noti cialtroni -loro sì-:

    Prof. Arrigo Cigna
    docente di fisica sanitaria Universita di Padova
    Ricerche e considerazioni sugli aspetti della radioprotezione umana e ambientale

    Ho iniziato ad occuparmi di radioattività circa 50 anni fa, misurando quella presente nella pioggia. All'epoca mi sconsigliarono di continuare, dissero che era un lavoro inutile. A quanto pare non lo era poi molto. Per farvi capire il senso del mio intervento partirò da un esempio sconvolgente. Anni fa realizzai un diagramma di questo tipo. Contai tutte le virgole presenti a pagina 52 di una rivista e le riportai sul grafico. Sull'altro asse indicai tutti gli iceberg che la guardia costiera riusciva a vedere a occhio nudo dalla sua torretta di controllo. Il rapporto tra i numeri era di 0.95: ottimo. Paradossalmente, dunque, si potrebbe dire che per conoscere il numero di iceberg presenti in un tratto costiero è sufficiente contare le virgole di una pagina a caso di una rivista qualsiasi. Questo per richiamare l'attenzione sul fatto che due eventi con lo stesso andamento non è detto che abbiano la medesima causa. Quando si verificò l'incidente di Chernobyl io lavoravo al centro di Saluggia.
    Ebbi modo di effettuare delle misurazioni e di controllare alcuni dati significativi. Mi colpì, ad esempio, che nel 1960 e nel 1965 si erano registrati due picchi altissimi di radioattività, vicini al livello raggiunto con l'esplosione di Chernobyl. A quell'epoca, infatti, si facevano le sperimentazioni nucleari nel Nevada. Quindi l'86 non fu l'anno «tragico» per eccellenza in fatto di radioattività. E prima di gridare alla tragedia è bene fare delle distinzioni.
    Quando esplose il reattore 4 della centrale ucraina, noi facemmo tutte le nostre misurazioni. I dati venivano mandati a Roma, al ministero della sanità e diventavano ufficiali solo dopo l'approvazione del ministero stesso. Questo non per dire che vennero falsificati, ma per mettere in guardia da letture un pò forzate. In quel periodo poi era scoppiata la mania delle misurazioni. Tutti ( quasi) avevano un contatore geiger e misuravano la radioattività nel terreno o nell'aria, con le conseguenze allarmistiche che ben si possono immaginare. Ci dissero che i nostri dati non erano attendibili, che l'indice di radioattività rilevato era troppo basso e dovevano esserci errori. Rifacemmo le misurazioni e non c'era stato alcun errore, invece. Il ministro italiano alla sanità di quel periodo disse che non bisognava più bere latte nè mangiare verdure a foglia larga. I danni che fece quel ministro sono costati migliaia di morti, peggio che un boss mafioso. Gettò la gente in un panico ingiustificato. E lo si vede dalla crescita esponenziale degli aborti da parte di madri terrorizzate. Un dato che, ovviamente, non è possibile misurare con precisione, ma un facile riscontro si ha leggendo le cifre dei nati: - 3500 in quell'anno sul territorio nazionale. Questo grazie al ministro Degan e alla sua politica del terrore. Se eravamo stupidi, eravamo anche in buona compagnia. In Ungheria i nati diminuirono addirittura di 8000, in Grecia di 2500, in Norvegia di 100.
    Altri dati, poi, parlarono di aumenti notevoli, nella fascia d'età tra 0 e 14 anni, di cancro alla tiroide nei tre mesi successivi all'esplosione; questo non è scientificamente possibile. Non scordiamo che esiste un periodo di latenza non certo di un paio di mesi. Un'altra cosa si dimentica, inoltre. Il nostro corpo, ogni ora, viene bombardato da 215.537.000 radiazioni (raggi cosmici, neutroni, raggi gamma). Se tutte le morti per cancro (circa il 20 per cento del totale) fossero causate dalle radiazioni, ogni persona dovrebbe avere il 20 per cento di possibilità di contrarre il cancro. Invece il rischio è di 1 su 10 alla quindicesima; ovvero, una possibilità su un milione di miliardi. Per concludere, esiste indubbiamente un problema di salute pubblica delle popolazioni esposte ed è un problema molto serio. Ma non è causato soltanto dall'esplosione della centrale. Attribuire tutti i malanni dei Bielorussi a questa contaminazione non è serio nè corretto. Attenzione, dunque, a non confondere le virgole con gli iceberg.

    DETTO QUESTO

    SOCI FONDATORI

    Presidente
    Prof. Renato Angelo RICCI - già Commissario Straordinario ANPA - Roma

    Presidenti Onorari
    Prof. Giorgio SALVINI - già Ministro della Ricerca
    Prof. Umberto VERONESI - già Ministro della Sanità

    Vice Presidente Vicario
    Prof. Franco BATTAGLIA - Università di Modena e Reggio Emilia

    Vice Presidenti
    Prof. Carlo BERNARDINI - Università di Roma "La Sapienza"
    Prof. Tullio REGGE - Politecnico di Torino
    Prof. Umberto TIRELLI - Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell'Istituto dei Tumori di Aviano (Pordenone)


    Segretario Generale
    Sig.ra Angela ROSATI


    Prof. Argeo BENCO - già Presidente Associazione Italiana di Radioprotezione
    Prof. Tullio BRESSANI -Università di Torino
    Prof. Luciano CAGLIOTI - Università di Roma "La Sapienza"
    Prof.a Cinzia CAPORALE - Università di Siena
    Prof. Giovanni CARBONI - Università DI Roma "Tor Vergata"
    Prof. Francesco COGNETTI - Istituto Regina Elena di Roma
    Prof. Guido FANO - Università di Bologna
    Prof. Rodolfo FEDERICO - Università di Roma Tre
    Prof. Gianni FOCHI - Scuola Normale Superiore di Pisa
    Prof. Giovanni Vittorio PALLOTTINO - Università di Roma "La Sapienza"
    Prof. Francesco SALA - Università di Milano
    Prof. Carlo SALVETTI - Università di Milano
    Prof. Tommaso SCARASCIA MUGNOZZA - Presidente Accademia Nazionale delle Scienze
    Prof. Paolo SEQUI - Direttore Istituto Sperimentale per la Nutrizione delle Piante - Roma
    Ing. Ugo SPEZIA - Dirigente SoGIN - Roma
    Prof. Giorgio TRENTA - Dirigente INFN - Frascati (RM)
    Prof. Paolo VECCHIA - Istituto Superiore di Sanità

    Questi sono i fondatori di GALILEO2001 associazione per la libertà e dignità della scienza. Inutile dirti che l'associazione ha prodotto un libro tra tanti altri in cui si parla di nucleare e c'è anche del materiale su Chernobyl.

    I COSTI DELLE SCELTE DISINFORMATE: IL PARADOSSO DEL NUCLEARE IN ITALIA
    Galileo 2001
    a cura di Franco Battaglia e Angela Rosati

    http://www.galileo2001.it/materiali/...sonucleare.php

    a pagina 129 Giorgio Trenta -Presidente l'Associazione di Radioprotezione Medica- ti parla del nucleare e della salute con ampio inserto su Chernobyl.

    Informati

    E visto che mi dai del cialtrone ti do' del PROPAGANDISTA e dell'ignorante: VATTI A LEGGERE LE BIOGRAFIE DI VERONESI E TIRELLI E POI VIENIMI A PARLARE DI NUCLEARE E SALUTE

    VERGOGNATI!
    _
    P R I M O_M I N I S T R O_D I _P O L
    * * *

    Presidente di Progetto Liberale

  10. #30
    .... .....
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    [29]Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. [30]E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. [31]Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi».

    Ma sa che la Bibbia non abbia tutti i torti...
    Bisogna dare all'uomo non ciò che desidera..ma ciò di cui ha bisogno...
    (la via diretta non è la più breve)

 

 
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