Parigi, li 15-11-06

UN ALLARME PER IL PAESE

1. Le mie esperienze
2. Il Degrado attuale é in accelerazione
3. Da dove vengono i problemi
4. Allarme sociale
5. Un invito

1. LE MIE ESPERIENZE

I punti di vista di un Italiano dello Stivale, e di un emigrato che per lungo tempo ha osservato (dall’ Europa), paragonato, riflettuto, sono focalizzati in modo notevolmente diverso. Pertanto per dialogare é necessario partire da basi chiare. Senza di che l’ Italiano che legge potrebbe aver difficoltà a capirmi.

Mi sono rivolto negli ultimi 15 anni a parecchi VIPs per segnalare la deriva preoccupante della società italiana. Nel 1990 Romiti mi rispose, dopo aver ricevuto una mia analisi: “D’ accordo colle sue conclusioni. Ma non c’é niente da fare”. Cioé non raccolse la mia proposta di fare a lui, qualificato rappresentante industriale, una presentazione dei motivi per cui l ‘ economia italiana era a rischio.

(v. alla fine del testo per un cenno sulle esperienze personali)

2. IL DEGRADO ATTUALE E’ IN ACCELERAZIONE


La situazione del Paese é in evoluzione negativa. L’ Italia per due anni di seguito é stata messa al 47/mo posto (penultima nella U.E.) nella classifica del Wef sulla competitività. Recentemente il degrado sociale si é accelerato.

Confusioni, disorientamenti, pantani diffusi. Sopraffazioni che si diffondono. Spiegabili con la caduta dei fondamenti della società, con molte incapacità e colla necessità di un nuovo patto sociale. Mutatis mutandis, succede anche noi qualcosa di simile a quanto successe in alcuni Paesi dell’Est, dopo la caduta del comunismo . Abbiamo infatti eliminato negli ultimi anni le fondamenta dell’ imperfetto patto sociale esistente (i valori, le regole) senza preoccuparci di sostituirlo con uno nuovo. La confusione é iniziata da tempo ed in una società, senza più paletti di riferimento, tutto e il contrario di tutto sono possibili.

Gli Italiani, per carattere congenito, si adattano. Ottima qualità per un commercialista, pessima qualità per un popolo, che rischia il degrado continuato. Chi vive in Italia, a furia di adattarsi, si é abituato alla confusione e all’incertezza, forse credendole inevitabili e conseguenza del villaggio globale. Ma cosi non é. Insuccessi, bloccaggi, si faranno sentire anche di più, se lasciamo la società italiana derivare nelle condizioni attuali, rassegnati.

Per capire qualcosa, della situazione sociale del Paese, l’unico modo sicuro é guardarlo dall’Europa. La confusione e l’incertezza, le emergenze frequenti, l’incapacità di ottenere, in ambito sociale, risultati coerenti con le premesse annunciate, non sono una fatalità. Sono piuttosto una caratteristica particolare dell’Italia di oggi. Conseguenze delle evoluzioni nei comportamenti di tanti cittadini. Comportamenti che si stanno ormai avvicinandosi a quelli dell’ America Latina.

Negli altri Paesi della U.E. si é quasi sempre capaci di applicare la costituzione, di far rispettare le leggi, di gestire il Paese in modo abbastanza efficiente. Gli Italiani sembrano aver perduto tali capacità. Sembra talvolta che abbiano anche perduto la percezione dei propri diritti. In compenso, ne parlano, ne parlano, ne parlano......

La chiave del problema: gli Italiani non hanno gli strumenti necessari per far funzionare le istituzioni e le grandi strutture (sociali o politiche). In compenso sprecano una buona parte delle loro energie per le lotte di clans. E uno degli sports pîù seguiti. L’ altro é l’infrazione della legge.....

Gli emigrati che hanno vissuto abbastanza in un Paese avanzato sono meglio in grado di identificare i tarli che rodono sempre di più il nostro tessuto sociale. Tarli che, se trenta anni fa esistevano allo stato di larve, ora sono vigorosamente cresciuti e si sono diffusi a tante province. Essi impediscono alla società, a tutto il Paese, di progredire perché:
- i paletti, esistenti nel vecchio tessuto sociale, che permettevano il progresso e scoraggiavano comportamenti negativi, sono stati eliminati;
- i punti di riferimento che si sono recentemente diffusi, promuovono il degrado e scoraggiano le vie del progresso. Anzi incoraggiano i comportamenti scorretti e delittuosi.

La competitività italiana ha sempre più difficoltà a progredire. Gli ottimi imprenditori che abbiamo (tra i migliori d’Europa) sono presi nelle pastoie di un ambiente sociale degradato. Perdono competitività. Alcuni di loro si accorgono che forse conviene trasferirsi in un Paese che funziona, al Nord o all’Est.

La corrente migratoria che inizia a uscire dall’Italia non ha più le valige di cartone. Sono spesso persone molto qualificate, capaci di emergere in altri Paesi. Dopo aver talvolta fatto un buco nell’acqua in Italia, come Guglielmo Marconi. Il quale dovette andare a Londra per sperimentare il frutto dei suoi studi, dopo che le autorità di telecomunicazioni italiane gli avevano chiuso la porta in faccia.

Ora i nodi sono venuti al pettine. Una delle cause dell’ accelerazione del degrado é la incapacità sopravvenuta, della società italica, ad analizzare e risolvere i problemi sociali, di far fronte al villaggio globale. La volontà di competere nel mondo in evoluzione del villaggio globale non potrà essere suffragata da risultati, in Italia. Dove persino la categoria degli imprenditori, che pur dichiarano di voler migliorare la competitività dell’ economia, non fa niente di serio per valutare le differenze in aumento rispetto alle società europee e discutere le contromisure necessarie. La mancanza di seria analisi sulle cause della decadenza provoca una incapacità di combatterle con misure correttive efficaci.

Il genio italico, che ha dato al mondo grandi opere e invenzioni, ha avuto una mutazione ed ha cambiato forma. La forma attuale é negativa. Siamo capaci di ottime strategie per fregare qualcuno. Non ci interessa cercare una strategia per salvare la barca piena d’ acqua. E come potremmo, quando siamo impelagati nelle nostre lotte quotidiane (che sono la conseguenza delle nostre approssimazioni e improvvisazioni sociali) ?

Partecipare alle competizioni delle economie nel mondo comporta l’ assoluta necessità di strumenti e valori, che sembrano spariti dall’ Italia di oggi. E di efficienze ad un livello globale. Gli strumenti che sono necessari in una società che voglia saper gestirsi e creare attività lavorative sono, fra l’ altro:

a) realismo, buon senso e logica diffusi, rigore, capacità di critica seria. Tali valori si sono rarefatti da noi per almeno due motivi:
 la diffusione a tutto il sistema sociale del doppio linguaggio: dire una cosa, farne una molto diversa. Doppia verità, che é generatrice di confusione (siamo gli unici, credo, in U.E. a farne largo uso); possiamo anche chiamarlo "furbismo" (ma io aggiungerei "fallimentare").
 l’ egualitarismo, la lottizzazione, la mancanza della molla meritocrazia, la sparizione della responsabilità, hanno generato la bassa qualità delle attività sociali, il disinteresse nel pubblico per la finalizzazione delle opere iniziate e per la correzione delle imperfezioni, la gran difficoltà di analisi serie, organiche, affidabili.

b) responsabilità del proprio operato, ad esempio impegnandosi nel correggere errori ed omissioni. Punibilità dei responsabili di omissioni importanti e delitti gravi, anche dal punto di vista della carriera. La società italiana ha scelto invece un’ altro approccio: l’ impunità, accoppiata alla tolleranza.
c) lucidità di analisi. In una società che ha accettato nel sistema pubblico l’ omissione, l’ imperfezione, il menefreghismo, l’ approssimazione, l’ incapacità diffusa, i meccanismi dello stato non potranno mai funzionare. Poiché essi non funzionano, gli Italiani, invece di correggere i guasti, cercano un VIP potente che accetti di tirarli d’ impaccio (talvolta chiedendo un ritorno).
Nasce l’ incertezza del rapporto fra cittadino e stato, l’ incapacità della giustizia, l’ incertezza sulla capacità del parlamento di fornire ai cittadini strumenti funzionanti e soluzioni efficaci per la vita civile. In compenso sono talvolta fornite dalla politica divertenti messe in scena per nascondere i guasti. La deviazione mentale é entrata nel DNA di tanti Italiani.
d) altri strumenti sono necessari. La lista é lunga. Una stima é fornita nelle mie Lettere dall’ Europa, dal titolo: “Divenire Paese avanzato” e “Europeizzare l’ Italia” (v. Sezione 3 più avanti).

La mancanza di tali strumenti, che pur sarebbero necessari per dare all’ economia certezze e competitività, fa aumentare giorno per giorno il numero di pantani, cioé le inefficienze . Gli “impantanamenti” talvolta generano conflitti, quasi sempre insoddisfazioni.

Grippaggi, inefficienze e insoddisfazioni concorrono ad aumentare sia il numero che il potere di padrini. Per una sola battaglia contro un’ ingiustizia o l’ errore X o Y, in cui alcuni gruppi politici si impegnano, nascono altre tre ingiustizie o errori nuovi del sistema Italia.

Fra le crisi dello Stivale ci sono almeno: quella economica, quella della società, e la crisi di fiducia dei cittadini, confusi, per una politica fatta “ all’ italiana”, cioé generatrice di insuccessi e di improvvisazioni.

3. DA DOVE I PROBLEMI

Un contributo notevole ai “grippaggi” e inpantanamenti della società viene da recenti abitudini, che si sono troppo diffuse in gran parte del Paese. La mia interpretazione é che a queste abitudini ha contribuito un boomerang: la Pubblica Istruzione, per decenni, non ha saputo istruire ed educare civilmente il meridione. Ad onor del vero, la P.I. non é l’ unica istituzione che non ha funzionato, la lista é lunga. Dette nuove abitudini, che una volta erano ritenute “meridionali”, ma oggi sono diffuse in tutto lo Stivale, sono descritte nelle mie Lettere dall’ Europa dal titolo:
“L’ Italia Desnuda” e “Definizione dell’ Italiano”, “Divaricazione dall’ Europa”,”Pubblica Distruzione”, disponibili sui siti:

su www.repubblica.it - home page - a sinistra cerca: ‘Blog di Rep.it”, poi “altri blog”. Indi nell’ elenco alfabet., apri “progressoangrema”.

www.accademiaonline.net (le lettere dei mesi precedenti sono nell’archivio del sito)


4. ALLARME SOCIALE

I Allarme
Dovremmo fare attenzione almeno a due punti chiave:
- se continuiamo ad ignorare la necessità di interventi seri (analisi lucida, discussione approfondita, individuazione degli interventi necessari al rinnovamento), la società italiana rischia fortemente di andare al di là del punto di non ritorno. Se questo punto fosse superato, l’ approdo dello Stivale in Sudamerica sarebbe sia certo che rapido.
II Allarme
Il mio recente impegno, via Internet, per diffondere l’ allarme, mi ha portato a discutere con molte persone, alcune delle quali mi hanno mostrato talvolta atteggiamenti del tipo:

- ottime intenzioni di impegnarsi per arrestare il degrado;
- grande incertezza sul cosa fare; scetticismo diffuso;
- attenzione frequente ai meccanismi di dettaglio dei problemi, senza alcuna capacità di visione globale e strategica delle cause dei problemi;
- deformazione caratteriale che porta a girovagare fra i problemi senza una linea logica nel ragionare, senza chiarezza di obiettivi e di conclusioni;
- dispersionismo, confusionismo, poca propensione a costruire, difficoltà a finalizzare un’ azione intrapresa (forse a causa dei “grippaggi” del sistema ?). Due parole bastano: confusione, ma non soluzioni.

Ho tratto la mia conclusione: la mentalità deviata (che é figlia del confusionismo, della irresponsabilità, dell' approssimazione) non sembra essere di una minoranza, anzi.......

Sono piuttosto deluso, sfiduciato , senza molte speranze che l’ Italiano medio capisca dove esattamente egli sta........Molto lontano dall’ Europa......

5. UN INVITO

L’ opzione che si impone, d’ urgenza, per avere una speranza di invertire la tendenza, é: scuotere la società, dicendo in modo chiaro che il rischio attuale é di derivare ancora verso il terzo mondo, di negare un futuro ai nostri giovani. Smettere colle menzogne, é possibile ?

L’ “europeizzazione” della società va iniziata subito, in modo realista, cosi concepito:

- presentazione, coll’ aiuto di emigrati, delle cause dei problemi della società italiana, che rischia di allontanarsi ancor più dalla U.E., in termini di efficienza di gestione e di supporto all’ economia;
- analisi e dicussione a largo raggio, con obiettivi: a) l’ identificazione dei fattori che promuovono il degrado (stendiamo tappetini rossi davanti a mafie e delitti in progressione); b) l’ identificazione dei valori messi al bando dalla società attuale, necessari per scoraggiare delitti e sopraffazioni e che occorre reinserire nella vita civile; d) gli strumenti necessari per tali cambiamenti, paletti di riferimento di una vita civile che si possa chiamare europea.

Un processo cosi impostato, se condotto con impegno ed per un periodo adeguato, con chiarezza e capacità, potrà dare qualche speranza al Paese. Perché esso sia impostato seriamente, sarebbe bene coinvolgere emigrati, con la funzione “testimoni dello sviluppo e della gestione di un Paese”. Esso necessita una buona squadra di persone qualificate e abituate al lavoro di gruppo (se possibile con esperienza internazionale, per evitare di lavorare....all’ italiana), che lavorino per un programma al di fuori degli scenari politici.

Alcuni settimane (mesi?) di attività permetteranno di arrivare ad una proposta realista. Fare cioé quello che i movimenti e le categorie professionali, pur dotati di buone intenzioni, non hanno fatto per mancanza di idee chiare e di metodo adeguato.

Prima di diffondere nel Paese la proposta da definire, sarà necessaria una ricerca di alleanze e appoggi per l’ europeizzazione del Paese e la competitività dell’ economia, presso movimenti seri, associazioni di industriali e commercianti, sindacati, etc.. Strumenti pratici, per portare avanti un programma di europeizzazione, esistono. Saranno proponibili coll’ aiuto di emigrati che vivono in Paesi “ normali”, cioé non disastrati.

Poter dare una speranza al Paese ? Si puo’, a certe condizioni. Ma la strada é molto stretta.......... Ed inoltre, ......... l' Argentina non é cosi lontana, come sembra....

Antonio Greco
(ex funzionario europeo, consulente, ingegnere)

angrema@wanadoo.fr
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NOTA. Le mie esperienze mi hanno permesso di aprire gli occhi. Venni a vivere a Parigi nel ‘ 82, quando capii che, per essere gratificato dall’ impegno e dal lavoro serio, era meglio emigrare. Lavoro a livello europeo (CEPT) e mondiale (UIT), dal ’70, in gruppi di lavoro, commissioni, conferenze, di tipo tecnico/amministrativo. Ed anche a Parigi attività di tipo tecnico e negoziale. E, naturalmente, piena fruizione dei diritti del cittadino, in maniera costante, organizzata, affidabile, impossibile in Italia.

Mi sono rivolto negli ultimi anni a parecchi VIPs per segnalare la deriva preoccupante della società italiana. Nel 1990 Romiti mi rispose, dopo aver ricevuto una mia analisi: “D’ accordo colle sue conclusioni. Ma non c’é niente da fare”. Cioé non raccolse la mia proposta di fare a lui, qualificato rappresentante industriale, una presentazione dei motivi per cui l ‘ economia italiana era a rischio. Tengo a sua disposizione tale risposta. Una dozzina di anni dopo che lo avevo avvertito, la catastrofe é arrivata. Oggi il sistema Italia ha magre prospettive, se le attuali condizioni sociali restano.......

Negli ultimi tre anni (intanto il degrado si accelerava) sia Trochetti Provera che Piero Ottone si sono dichiarati, in reazione alle mie valutazioni, concordi colle mie conclusioni (che indicavano una perdita di competitività sicura). Ma neanche loro accettarono una mia proposta di presentazione e collaborazione. Rassegnazione italica ?
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P.S. MIETERE INSUCCESSI SOCIALI PUO NON DIPENDERE DALLA CATTIVA STELLA, MA DA UNA MENTALITA’ CONFUSA CHE HA DIFFICOLTA A COSTRUIRE. CHE NESSUNO HA CERCATO DI CORREGGERE IN MODO POSITIVO.

UN PAESE LE CUI ISTITUZIONI INCAPPANO SPESSO NELLA CATTIVA GESTIONE (v. la lettera La Barca va...”), CHE NON SI CHIEDE QUALI SIANO LE CAUSE DELLA CATTIVA GESTIONE DIVENUTA ROUTINE, E UN PAESE CHE HA POCHE CHANCES DI RIALZARSI.

UNA SOCIETA MALATA NON PUO’ SOSTENERE UN’ ECONOMIA VIGOROSA

O APRIAMO GLI OCCHI O LI APRIRANNO GLI IMPRENDITORI PIU’ SCONTENTI (ANDANDOSENE IN UN ALTRO PAESE).

SVILUPPO. Non c’é sviluppo e sottosviluppo. Ci sono invece comportamenti che impediscono o che favoriscono lo sviluppo. Essi sono inegualmente distribuiti nelle diverse società (Peyrefitte, nel “La societé de confiance”).