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  1. #1
    vae victis
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    Predefinito Talpe alla dda, si ascolta Pisanu.

    mercoledì, marzo 07, 2007


    Palermo - Proseguono le udienze del processo 'Talpe alla Dda' di Palermo che si sta celebrando davanti alla terza sezione penale del Tribunale presieduta da Vittorio Alcamo, e che vede tra gli imputati anche il presidente della regione Sicilia, Salvatore Cuffaro, accusato di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. Al processo, al momento, si susseguono i testimoni citati dal governatore siciliano e martedì prossimo sono previsti l'ex ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu, il capo della polizia Gianni De Gennaro, il suo vice Antonio Manganelli, ma anche il generale dei carabinieri Carlo Gualdi e l'ex prefetto di Palermo Renato Profili. Oggi in aula, citato dal collegio di difesa del presidente della Regione, è stato ascoltato il maresciallo Sigismundo Caldareri, comandante della stazione dei Carabinieri di Villabate (Pa), che ha "raccontato" i motivi del pentimento di Francesco Campanella, l'uomo che falsificò la carta d'identità che permise a Bernardo Provenzano di recarsi in Francia per subire due operazioni chirurgiche. Il maresciallo Caldareri, durante la deposizione, ha ricordato che Campanella, pentendosi, "voleva alleggerire la sua posizione e contribuire ad aiutare le forze dell'ordine nella ricerca della verità". Ma su queste affermazioni del maresciallo Caldareri, la difesa del governatore, composta dagli avvocati Nino Mormino (Che schifo)e Claudio Gallina Montana, ha tentato di far ripetere in aula alcune dichiarazioni che Campanella avrebbe rilasciato al maresciallo in un colloquio avuto il 31 marzo 2005, appena ricevuto l'avviso di garanzia, e riportate in una nota di servizio del primo aprile 2005 che, nel spiegare i motivi della sua scelta di voler collaborare con la giustizia, avrebbe detto: "E' mia intenzione adesso farla pagare a chi mi ha fatto del male" e avrebbe anche precisato "Io non ho contatti con Cuffaro perchè mi ha tradito". Il presidente del Tribunale ha ricordato al collegio difensivo che un pubblico ufficiale non può riferire in aula il contenuto di dichiarazioni rese da un indagato.
    Fonte: virgilio.it

    Non saprei dire se davvero Campanella si stia vendicando di qualcosa che non conosciamo,certo è che fra lui,Mormino e Cuffaro,non saprei davvero di chi fidarmi(anzi,si,di nessuno dei 3 )

  2. #2
    vae victis
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    Giusto per ricordarsi di cosa si tratta..

    «Da lui aspetto risposta, mi servivano favori»

    PALERMO — È l'intercettazione della discordia. Quella che ha ridotto da tre a due pubblici ministeri il pool che sostiene l'accusa contro il presidente della Regione siciliana Salvatore «Totò» Cuffaro, imputato di favoreggiamento aggravato nei confronti di Cosa Nostra. Il terzo, Nino Di Matteo, se n'è andato perché voleva trasformare il reato in concorso con l'associazione mafiosa. Tra i motivi, alcuni discorsi tra uomini d'onore registrati dalle microspie in cui compare il nome di Cuffaro. Per esempio la conversazione registrata il 23 giugno 2005 tra Francesco Bonura — imprenditore già condannato per mafia, considerato il capo della «famiglia» dell'Uditore — e Rosario Marchese, anche lui imprenditore e anche lui già condannato. Parlano di raccomandazioni, i due intercettati, finché Bonura dice: «Dipende tutto da Cuffaro!... perché con Cuffaro ci siamo incontrati, siamo stati vicini... Poi non ci ho potuto parlare più, ma lui è venuto diverse volte a trovarmi, non è che ci fu una volta. Ci riunivamo là dentro da me, me lo accompagnava un altro, mi diceva "Non ti preoccupare"... "Minchia", gli ho detto, "io appena mi sistemo queste cose me ne vado". "Ma perché te ne devi andare" mi diceva lui, "ora che le cose si stanno sistemando"... E poi a lui il culo glielo hanno stretto». Interviene Marchese: «Anzi che è ancora fuori...». E Bonura: «Chissà com'è combinato il discorso». E Marchese: «E appunto, lì il discorso è... a testa i l'acqua », cioè «la testa dell'acqua»: in siciliano significa che bisogna andare alla fonte di un discorso, al vertice di una situazione. Nell'annotazione di polizia si spiega che «Bonura incontrava personalmente Cuffaro nei locali dell'Immobiliare Raffaello (luogo dell'intercettazione, ndr)...
    A dire di Bonura, Cuffaro lo avrebbe invitato a desistere dalla sua intenzione di lasciare la città, prospettandogli un futuro meno problematico. In seguito gli incontri si sono interrotti a causa delle vicende giudiziarie che hanno visto Cuffaro indagato. I due, da navigati conoscitori di storie processuali, si pongono non pochi interrogativi sul fatto che, malgrado quanto venga contestato al deputato regionale, questi sia ancora libero». Francesco Bonura è considerato con Nino Rotolo e Antonino Cinà uno dei componenti della "triade" al governo della mafia palermitana. Li hanno arrestati tutti e tre nel giugno scorso, e tutti hanno un notorio trascorso nell'onorata società. Per il pm Di Matteo, la frequentazione di Cuffaro con un condannato per mafia è uno degli elementi che doveva aggravare l'imputazione del presidente della Regione. Gli altri due magistrati dell'accusa, Maurizio De Lucia e Michele Prestipino, d'accordo col procuratore aggiunto Pignatone hanno invece ritenuto di insistere col favoreggiamento aggravato: i discorsi tra uomini d'onore sono troppo generici per «incastrare» Cuffaro nel reato più grave. È uno dei tanti argomenti che dividono in due gruppi contrapposti la Procura palermitana guidata da Francesco Messineo, il quale sostiene che entrambe le tesi sono «plausibili ed argomentabili». Ieri il rapporto della polizia sulle nuove intercettazioni è stato depositato nel processo in corso da De Lucia e Prestipino, proprio per «rafforzare» l'aggravante. Nel frattempo Messineo ha deciso di chiedere la riapertura dell'indagine su Cuffaro per concorso in associazione mafiosa (già archiviata ai tempi della gestione Grasso), anche sulla base dei discorsi tra mafiosi carpiti dalle microspie. Le intercettazioni svelate ieri riaccendono i riflettori sui rapporti tra mafia e politica. Come un brano del discorso tra Bonura e Rotolo registrato il 20 settembre 2005.
    I due boss parlano di candidature, e Rotolo confida: «Sì, c'è là al paese una possibilità... Io aspetto risposta pure da Cuffaro, ma per altre ragioni, perché mi servivano favori». Notazione della polizia: «La sussistenza di attuali rapporti nonché la fattiva collaborazione del Cuffaro viene manifestata dal Rotolo con il riferimento a favori e prestazioni delle quali quest'ultimo sarebbe destinatario; il che, dato il tenore letterale dell'inciso, farebbe propendere per un'attuale e feconda collaborazione». Ma i mafiosi non si occupavano solo di politica e favori. In quel periodo, fine estate 2005, la Procura di Palermo era senza capo dopo la nomina di Piero Grasso alla Direzione nazionale antimafia. I boss erano interessati alla successione, tanto che Bonura ricorda a Rotolo: «Una volta ti ho detto "Nino, chi è che verrà a fare qua il procuratore?", e tu mi hai fatto un nome...». Rotolo lo interrompe: «Si spera». Bonura riprende: «Ho parlato con questo mio amico là di fuori... che mi ha detto... dice "questo"! Gli ho detto "ma è... perché questo ce l'ha con me". Qualcuno mi ha detto, non so se fu 'u prufissuri, dice "non avere problemi con questo"».
    Giovanni Bianconi

  3. #3
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