Longhi: "lascio i Ds, ma resto a Sinistra" e farò votare Comunisti Italiani
Politica
Pubblichiamo la lettera indirizzata al Segretario Piero Fassino con cui il deputato diessino spiega perchè ha deciso di lasciare il partito, ripercorrendo la sua storia politica e lanciando un nuovo progetto
Dopo 37 anni lascio il partito dei Democratici di Sinistra: una decisione inevitabile. Non si può assistere passivamente al "resistibile" declino di un importante partito della sinistra. È trascorso quasi un anno dall'insediamento dei deputati, ma né la vice presidente de"L'Ulivo", Marina Sereni, né Piero Fassino, hanno mai convocato i deputati iscritti ai DS. I colleghi della Margherita si riuniscono e decidono, i DS, no!
I DS vogliono farsi perdonare colpe che il PCI non aveva e ritengono di doversi sottoporre continuamente ad esami, per farsi accreditare come un "partito normale". Non ci sto più: riparto dalla Sinistra. Ecco il testo della lettera che ho indirizzato al Segretario e con cui spiego le ragioni che mi hanno spinto a questa scelta.
------------------------------------------------------
Al Segretario dei DS
On. Piero Fassino
Caro Fassino,
Non rinnovo la tessera dei Democratici di Sinistra, lascio il gruppo de "L'Ulivo": ovviamente non esco dall'Unione e continuerò lealmente a sostenere il Governo Prodi. Io rimango a Sinistra.
Dopo 37 anni di iscrizione lascio. Mi sono iscritto al PCI nel 1970 seguendo la tradizione e l'impegno di una famiglia di comunisti, di antifascisti, che ha pagato con la tortura, la morte, la deportazione e la discriminazione, la propria appartenenza.
Ho cominciato come attivista militante, per diventare Segretario della più grande sezione del PCI di Genova, la Boido-Longhi, poi il coordinatore delle otto sezioni del PCI di Genova Sestri (6 territoriali e 2 di fabbrica), quindi il Presidente del Consiglio di Circoscrizione di Sestri, dove il PCI aveva la maggioranza assoluta. Ancora: l'assessore ai lavori pubblici e al patrimonio del Comune di Genova nella Giunta dell'indimenticato "Sindaco delle periferie", Adriano Sansa, alla cui defenestrazione, decisa dall'allora Ministro Claudio Burlando, mi sono opposto. Nel 1997 sono stato eletto Presidente del Consiglio comunale di Genova, nel 2001 senatore, attualmente sono deputato.
Non ho condiviso la svolta di Occhetto e la nascita del Partito Democratico di Sinistra, che era comunque un partito e di sinistra: poi si è deciso che non saremmo stati più partito, ma soltanto Democratici di Sinistra.
È dalla svolta della Bolognina che sono minoranza nel Partito, non più comunista, ma almeno, pur sempre di sinistra. Si sta compiendo l'ultimo atto: il partito non sarà neanche più di sinistra, ma soltanto democratico. Se per Nicola Rossi i DS sono ancora troppo a sinistra, per me è esattamente il contrario.
Non ci sto più e non aspetto neanche il congresso, che tutti sappiamo come andrà a finire: nel nostro partito, il Segretario ha sempre avuto ragione, come vuole una vecchia tradizione ereditata dal PCI.
Non aspetto la nascita del nuovo Partito Democratico, che già esiste nella pratica. Come giustamente diceva Fabio Mussi, un partito che non si presenta alle elezioni con il suo simbolo, non esiste più. Infatti, i DS si sono presentati col loro simbolo al Senato, ma il simbolo è subito sparito per far posto a quello de "L'Ulivo".
Ormai i DS non sono più il partito degli iscritti, ma il partito degli eletti, e il simbolo è già sparito dal Parlamento e da alcune Regioni, ma presto sparirà da tutte le Regioni, dalle Province, dai Comuni e dalle Circoscrizioni: il partito non esisterà più.
Condivido l'alleanza di centrosinistra, ma ritengo innaturale la nascita di una nuova formazione politica che amalgama partiti che hanno storie e prospettive politiche differenti, visioni diverse sulla laicità dello Stato, sul mercato del lavoro, sul sistema previdenziale, sulla politica estera, sul finanziamento della scuola privata, sui diritti civili. Nella quattordicesima legislatura ho fatto nove mesi di ostruzionismo, nella Commissione Igiene e Sanità del Senato, per ostacolare l'approvazione della Legge 40, quell'orribile legge sulla fecondazione medicalmente assistita, voluta dalla Curia e dal centrodestra. La prima sostenitrice della legge-vergogna era proprio una senatrice della Margherita.
Considero, ormai e comunque, i Democratici di Sinistra, un partito di centrosinistra.
Questo è a livello nazionale, ma si rende ancora più tangibile a livello periferico, nella pratica quotidiana della politica.
Il Presidente della Regione Liguria può dichiarare pubblicamente alla stampa di andare d'accordo con l'on. Claudio Scajola, perché "parliamo lo stesso linguaggio" (sue testuali parole), può ostentatamente delegare l'Arcivescovo di Genova ad indicare, in sua vece, un membro della Fondazione Carige e, candidamente, stipulare un accordo informale con Claudio Scajola, come se costui rappresentasse un'istituzione. Non mi meravigliano le esternazioni del Presidente della Regione, mi scandalizza invece che nessuno abbia protestato. Ha taciuto la segreteria provinciale, ha taciuto la segreteria regionale, tantomeno ha reagito la segreteria nazionale del Partito.
Claudio Scajola è conosciuto come uomo forte del centrodestra in Liguria. Mi domando e ti domando, cosa accadrebbe, se Romano Prodi, o tu stesso, Piero Fassino, dichiaraste che andate d'accordo con Berlusconi, leader nazionale del centrodestra, perché parlate lo stesso linguaggio: sarebbe uno scandalo! Ma perché non deve essere scandaloso in Liguria, ciò che farebbe scandalo in Italia? A maggio si vota per la Provincia e per il Comune di Genova. Il candidato Sindaco per il centrodestra, Enrico Musso, è un frequentatore attivo dell'associazione "Il Maestrale", fondata dall'attuale Presidente della Regione: Enrico Musso è stato designato da Claudio Scajola.
Quando una giunta regionale di centrosinistra, per sanare il bilancio della sanità, piuttosto che eliminare gli sprechi e scontrarsi con i poteri forti che gravitano dentro e attorno agli ospedali Galliera e San Martino, colpisce, invece, le zone operaie della Valpolcevera e del Ponente, si può dire che la misura è colma. Laddove sussistono gravi fattori di rischio per la salute e l'offerta di assistenza sanitaria è carente, si taglia ancora e addirittura si chiudono gli ospedali.
Lascio il Partito e rimango a Sinistra. La mia componente si chiamerà Movimento per la Sinistra (MpS) e sarà uno dei punti di riferimento di chi è, o sarà, deluso dal Partito Democratico.
Con la formalizzazione del Partito Democratico si amplierà ancor più lo spazio a sinistra che andrà occupato, non da una "certa sinistra" o da quella "radicale" o "antagonista", ma soltanto dalla sinistra, che per fortuna ancora esiste nel nostro Paese. Darò il mio contributo per un riequilibrio ed una riunificazione dei partiti, delle forze e dei movimenti, che si collocano a sinistra del Partito Democratico.
Alle prossime elezioni amministrative voterò ed inviterò a votare per il Partito dei Comunisti Italiani, che considero il partito che più si ispira a Enrico Berlinguer, alla sua alta concezione della "politica dell'austerità" e della "questione morale". Rafforzare il PdCI è condizione indispensabile per un riequilibrio e quindi una riunificazione di tutta la sinistra.
Spero che un giorno ci si possa nuovamente incontrare, a Sinistra.