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    Arrow Ennesima censura contro la croce in Gran Bretagna

    da Censura contro la croce in Gran Bretagna: i simboli religiosi? Vanno bene solo quando sono degli «altri»! | FATTI D'EUROPA

    Censura contro la croce in Gran Bretagna: i simboli religiosi? Vanno bene solo quando sono degli «altri»!



    da CulturaCattolica.it (del 18 febbraio 2010):


    Discriminata per la croce che porta al collo

    di Gianfranco Amato

    E’ finito davanti alla Court of Appeal londinese un altro celebre caso di discriminazione nei confronti dei cristiani in Gran Bretagna.
    Nadia Eweida [ndr: foto sopra; di madre inglese e padre egiziano, la donna è una cristiano-copta], una cinquantottenne impiegata delle British Airways, non si è arresa di fronte al verdetto del Tribunale del Lavoro che ha respinto il suo ricorso.
    Questi i fatti.
    Nel settembre 2006 Nadia Eweida, addetta al servizio di check-in presso il terminal 5 dell’aeroporto di Heathrow, si vede intimare dalla direzione della compagnia aerea di non indossare, durante l’orario di lavoro, la collanina con la croce che portava al collo. Il rifiuto da parte della dipendente, motivato da sue profonde convinzioni religiose e dal fatto che i segni distintivi di altre fedi venivano invece permessi dalla compagnia, non viene preso molto bene.
    Infatti, senza tanti complimenti, Nadia Eweida viene licenziata il 20 settembre 2006, con la motivazione che la sua croce d’argento, non più grande di una moneta da 5 pence, appare contraria alla «company’s uniform policy». Le 49 pagine di dettagliate istruzioni sull’uso delle uniformi e dei gioielli delineavano, infatti, una filosofia aziendale impostata sull’assoluta “neutralità” nei confronti delle convinzioni personali dei dipendenti. Questo non impediva, però, agli impiegati sick di indossare il turbante ed alle impiegate mussulmane di coprirsi il capo con la hijab. Tali comportamenti, in realtà, venivano espressamente autorizzati in quanto trattavasi di adempimenti previsti come obbligatori da una fede religiosa.
    Il caso, come è ovvio, fa insorgere l’opinione pubblica, che si divise pro e contro l’impiegata cristiana. Da una parte, i laici atei della National Secular Society, che plaudono il licenziamento di Nadia Eweida ravvisando nella sua pervicacia ad ostentare la croce sul posto di lavoro un odioso tentativo di “evangelizzazione” dei clienti. Dall’altra parte, coloro che gridano alla discriminazione dei cristiani ed invocano per Nadia Eweida il diritto di indossare la catenina con la croce, come espressione della propria libertà religiosa.
    La donna, in realtà, ottiene un sostegno anche da autorevoli personalità del mondo politico e religioso. Persino l’allora premier Tony Blair si espone pubblicamente in suo favore consigliando British Airways di utilizzare il “buon senso”, ovvero autorizzare l’uso della collanina e di non insistere nella posizione assunta. Aggiunge pure un altro suggerimento, acquisito – sostiene – dalla sua esperienza politica, ovvero che «ci sono battaglie che non meritano di essere combattute», lasciando intendere che quella della compagnia di bandiera contro Nadia Eweida era una di tali battaglie. All’invito di Blair si associano più di cento parlamentari bipartisan.
    Durissima anche la reazione dell’Arcivescovo di Canterbury che da Roma, dove si trovava in visita dal Papa, dichiara di essere profondamente indignato per il fatto che si sia potuto ritenere “offensivo” il simbolo cristiano della croce. Arriva addirittura a minacciare il boicottaggio della compagnia aerea da parte dei cristiani e persino il disinvestimento dei fondi finanziari della Chiesa anglicana investiti in azioni British Airways.
    Le forti pressioni politiche, la pessima pubblicità da parte delle autorità religiose (oltre la minaccia di “ritorsioni” economiche), inducono la compagnia aerea a rivedere, obtorto collo, la posizione inizialmente assunta. Così, viene introdotto nelle linee guida sull’utilizzo delle uniformi un criterio di “flessibilità” di modo che, seppur non esplicitamente, si possa comunque tollerare l’uso di una collanina con la croce.
    British Airways il 3 febbraio 2007 arriva persino a reintegrare, cinque mesi dopo, nel proprio posto di lavoro Nadia Eweida ma, non volendo ammettere di aver commesso un atto discriminatorio, la compagnia non riconosce, comunque, alla dipendente il diritto agli arretrati degli stipendi non percepiti nel periodo di licenziamento.
    Nadia Eweida, a questo punto, intende ingaggiare una battaglia legale per far valere i propri diritti.
    Da qui il ricorso al giudice del lavoro (Employment Appeal Tribunal, EAT), che nel novembre 2008, le dà torto non riconoscendo alcuna forma di licenziamento discriminatorio nei suoi confronti e dichiarando legittimo l’operato della British Airways. Singolare la motivazione. Dopo aver precisato di non essere un «tribunale religioso» (“tribunal of faith”), i magistrati hanno sbrigativamente liquidato la questione sostenendo che «per i cristiani mettersi al collo una croce non è “generalmente” considerato un precetto religioso».
    Nadia Eweida non si arrende e impugna la decisione.
    Lo scorso gennaio si è svolta l’udienza davanti alla Court of Appeal di Londra. Queste le tesi contrapposte.
    Il legale di Eweida, la combattiva avvocatessa Karon Monaghan, sostiene il diritto della propria assistita ad indossare una piccola, semplice croce d’argento «come manifestazione visibile del proprio credo ed espressione personale della propria fede». Invoca, poi, l’art. 9 della Convenzione europea sui diritti del’uomo e le vigenti normative britanniche in materia di tutela delle pratiche e delle convinzioni religiose dei dipendenti, l’Employment Equality (Religion or Belief) Regulations 2003. Evidenzia, inoltre, la disparità di trattamento compiuta dalla British Airways nel «permettere l’utilizzo di simboli religiosi visibili per i credenti in altre fedi, come ad esempio il kara, braccialetto sacro dei Sikh, il kippah, copricapo degli ebrei, o la hijab, velo per le donne musulmane». British Ariways, infatti, si è vista bene dal vietare simili forme esteriori di fede.
    Singolare la tesi difensiva della compagnia aerea. L’avvocatessa Ingrid Simler si rivolge alla Corte sostenendo che «l’esibizione della croce al collo non è richiesta come precetto dalla religione cristiana ed è quindi frutto di una scelta individuale e non obbligatoria rimessa al mero desiderio della Eweida». Ma l’avvocatessa si spinge oltre - fino al limite dell’irriverente -, quando dichiara che «il simbolo utilizzato dalla Eweida deve intendersi come espressione di una semplice convinzione allo stesso modo dei simboli utilizzati da altre persone per manifestare contro il nucleare o in favore dei diritti degli omosessuali».
    All’udienza sono presenti diversi sostenitori di Nadia Eweida e qualche parlamentare.
    C’è pure l’ex Ministro degli Interni John Reid, il quale, prendendo la parola fuori dall’austero palazzo di stile gotico-vittoriano che ospita la Court of Appeal, dichiara: «Questo caso rappresenta un chiaro indicatore del fatto che i cristiani non godono delle stesse protezioni previste dalla legge per i fedeli di altre religioni a cui viene garantita, nel posto di lavoro, la massima disponibilità per quanto riguarda l’abbigliamento e l’esibizione di simboli religiosi».
    Anche Nadia Eweida, subito dopo l’udienza, rende una dichiarazione: «Io ho combattuto questa battaglia legale fino alla Corte d’Appello per difendere il diritto dei cristiani a portare indosso una croce. E’ triste constatare come British Airways non si renda conto e non riesca a percepire che proprio la croce è il simbolo per eccellenza della fede cristiana».
    Lo scorso venerdì 12 febbraio, la Corte d’Appello londinese, con una sentenza più che prevedibile, ha respinto il ricorso di Eweida.
    Patetica l’uscita di Lord Justice Sedley, uno dei giudici d’appello, che dopo aver ribadito l’inopportunità di esibire simboli religiosi nei luoghi di lavoro, ha dichiarato che, tutto sommato, «non è impensabile che in alcuni casi un divieto generale rappresenti l’unica soluzione» [1].
    Peccato che l’ultima sentenza dell’Alta Corte in materia abbia ribadito il fatto che la proibizione ad una ragazza sikh di portare a scuola il “kara”, braccialetto sacro, integri un vero e proprio atto di discriminazione religiosa [2].
    Qual è la differenza tra una croce ed un kara? Semplice. La reazione dei discriminati. Non è facile gestire politicamente le veementi proteste della comunità sikh o di quella islamica, mentre i cristiani hanno da sempre dimostrato di essere assai più “tolleranti” rispetto alle ingiustizie patite. Fa parte, del resto, del loro stesso DNA.
    La morale di questa storia dovrebbe farci riflettere.
    Mentre da noi in Italia si discute se esporre o meno il crocifisso nei luoghi pubblici, in Gran Bretagna la magistratura ha già deciso che ad un cristiano si può impedire di portare al collo il simbolo della propria fede sul luogo di lavoro. Se consentiamo che la tolgano dai muri, arriveranno a levarcela anche di dosso.


    CulturaCattolica.it - In Rilievo

    --------------------------------------------------------------------------------------

    Note:

    [1] Vedi Again... Nuova censura contro la croce nel Regno Unito, blog Euro-Holocaust del 2 luglio 2009
    [2] Cfr Carey attacks judges after Nadia Eweida loses BA crucifix case, di Frances Gibb, Times Online del 12 febbraio 2010

  2. #2
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    Predefinito Rif: Ennesima censura contro la croce in Gran Bretagna

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  3. #3
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    Predefinito Rif: Ennesima censura contro la croce in Gran Bretagna

    scusate la mia ignoranza... ma in inghilterra il cristianesimo non è religione di Stato, seppur comunque c'è libertà religiosa? onf:
    Qual è la differenza tra una croce ed un kara? Semplice. La reazione dei discriminati. Non è facile gestire politicamente le veementi proteste della comunità sikh o di quella islamica, mentre i cristiani hanno da sempre dimostrato di essere assai più “tolleranti” rispetto alle ingiustizie patite. Fa parte, del resto, del loro stesso DNA.
    La morale di questa storia dovrebbe farci riflettere.
    più che altro deve far riflettere i cattolici non-fascisti.
    noi cattofascisti l'abbiamo capito da un pezzo che il potere lo si ha o lo si subisce.
    Ultima modifica di Odissea; 22-02-10 alle 00:07

  4. #4
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    Predefinito Rif: Ennesima censura contro la croce in Gran Bretagna

    Perché non emettono una bella sentenza per farle togliere anche da qui?


    Londra - Wikipedia

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  5. #5
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    Predefinito Rif: Ennesima censura contro la croce in Gran Bretagna

    Citazione Originariamente Scritto da vanni fucci Visualizza Messaggio
    Perché non emettono una bella sentenza per farle togliere anche da qui?


    Londra - Wikipedia

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    aspettano solo di avere più consenso, poi si occuperanno anche di quelle. io li conosco, gli rode. :giagia:
    Ultima modifica di Odissea; 22-02-10 alle 01:06

  6. #6
    .
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    Predefinito Rif: Ennesima censura contro la croce in Gran Bretagna

    Come volevasi dimostrare.

    Le solite menzogne politicamente corrette, sotto parole come uguaglianza e laicismo si nasconde la precisa volontà di annichilire e opprimere l'autoctono.
    Ultima modifica di Orco Bisorco; 22-02-10 alle 04:25

  7. #7
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    Predefinito Rif: Ennesima censura contro la croce in Gran Bretagna

    Leggere di queste situazioni mette i brividi.


    Non faccio altro,quando mi capita di parlare con persone favorevoli all'idea di multiculturalismo che sentirmi ripetere che sono chiuso mentalmente (!!!) e che non riesco a vedere quanto bello e semplice sia che ogni cultura conosca l'altra e come possano non solo sopravvivere l'una e l'altra assieme,senza che nessuna delle due si perda,ma come possano anche venire arricchite da questo confronto, che a loro dire sarebbe il sale della vita.

    A me sembra invece ovvio,e questi avvenimenti ne sono la conferma,che la volontà sottesa a queste azioni sia sradicare il significato stesso di ''Tradizione'' e ''Fede'' e ''Religione'' da ogni parte del mondo,lasciando ed obbligando che quest'educazione e questo sentire scivolino sempre più nel privato,perchè non vi è cosa che possa essere più pericolosa per questo mondo di una persona che Crede.

    Aggiungo tuttavia che la chiesa Copta non è certo la Chiesa Romana.
    Per quanto sia di estrazione e origini cristiane.

    Grazie per aver condiviso questa notizia.

    Un saluto.

  8. #8
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    Predefinito Rif: Ennesima censura contro la croce in Gran Bretagna

    " Dio stramaledica gli inglesi "
    Ultima modifica di globulonero; 22-02-10 alle 11:00
    Non ti curar di lor, ma passa e sputa

  9. #9
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    Predefinito Rif: Ennesima censura contro la croce in Gran Bretagna

    Citazione Originariamente Scritto da Odissea Visualizza Messaggio
    aspettano solo di avere più consenso, poi si occuperanno anche di quelle. io li conosco, gli rode. :giagia:
    Citazione Originariamente Scritto da Angelus Mortis Visualizza Messaggio
    Come volevasi dimostrare.

    Le solite menzogne politicamente corrette, sotto parole come uguaglianza e laicismo si nasconde la precisa volontà di annichilire e opprimere l'autoctono.
    A coloro che cercano ancora nonostante tutto, sforzandosi, di sciogliersi dal contingente, dal quotidiano, queste sentenze restituiscono in contanti la loro condizione terrestre.
    Quello che, implicando considerazioni che riguardano il credo religioso di ognuno di noi, inizialmente sembrava un invito a volgersi benevolmente verso le nuove forme di vita sociale che il progresso (si fa per dire) e lo sviluppo (=l’accorpamento) dei popoli impongono, poco alla volta è diventato un obbligo, una coercizione.
    Eppure s’ode ripetere a gran boria: “Le soluzioni proposte dai magistrati di Londra e/o Strasburgo sono improntate alla massima laicità”. Essa, la laicità, onora le moderne dottrine neouniversali delle scienze sociologiche, economiche e giuridiche. Gli attuali giudici europei verranno presto annoverati fra i Padri della Chiesa. E così, anche ciò che fu ritenuto sacro, il Sacro, viene trattato dai magistrati rinunciando all’ordine, la caratteristica sua propria, della Trascendenza. E viene analizzato e trattato come il furto di una lattina di birra, di un paio di mutande al supermarket.
    Come per la servitù di passaggio, poco per volta, si produce una nuova giurisprudenza della quale tenere legittimamente conto nelle future diatribe legali. Non è poi così lontano il giorno in cui qualunque magistrato potrà stabilire che: “Circa il crocifisso sul petto della signora * e l’anello che riproduce l’immagine di sant’Antonio da Padova infilato nel dito medio sinistro, essi non possono essere esposti. Si veda in proposito la sentenza X, del giorno Y, del magistrato Z.”
    Quella che può essere intesa come la probabile prova, la vaga testimonianza di un modesto, ma prezioso tentativo di comprendere dentro di sé, di capire secondo una Via tracciata l'enigma della propria interiorità, viene negata.
    E allora chiediamoci perché: “Colui che lassù un giorno avrà da giudicare persino gli angeli, non dovrebbe disprezzare d’occuparsi delle meschinità e delle ipocrisie dell’uomo?”.
    E chiniamo il capo, in attesa di nuovi segni e prodigi.

 

 

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