CITTÀ DEL VATICANO - La Congregazione per la dottrina della fede (ex Santo Uffizio) ha definito contrarie alla dottrina cattolica due opere di Jon Sobrino, gesuita salvadoregno considerato uno dei padri della teologia della liberazione. I libri sotto accusa sono «Gesù Cristo liberatore - Lettura storico teologica di Gesù di Nazareth» del 1991, e «La fede in Gesù Cristo» del 1999. Si tratta del primo provvedimento del genere della Congregazione dall'elezione di Benedetto XVI. Quando Joseph Ratzinger era vescovo di Monaco finanziò la traduzione in tedesco della tesi di dottorato di Sobrino.
TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE - La decisione di esaminare gli scritti del teologo gesuita, che con Leonardo Boff e padre Casaldaliga è uno dei maggiori esponenti della Teologia della liberazione, è stata presa nel 2001 (quando a dirigere la Congregazione era proprio Ratzinger). Fra le affermazioni di Sobrino giudicate «pericolose» vi quelle che mettono in dubbio punti cruciali della fede, come la divinità di Gesù Cristo, l'incarnazione del Figlio di Dio, la relazione di Gesù con il Regno di Dio, la sua autocoscienza e il valore salvifico della sua morte. I rilievi critici del Vaticano a Sobrino sono di aver valorizzato troppo la componente storica della figura di Gesù separandola dalla sua dimensione divina.
PADRE LOMBARDI - «Sobrino è uomo che ha vissuto da vicino l'esperienza drammatica del suo popolo, per questo ha teso a sviluppare una "cristologia dal basso" e ha coltivato una sintonia spirituale profonda con l'umanità di Cristo», ha commentato la notificazione della Congregazione per la dottrina delle fede il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi. «Tuttavia l'insistenza di Sobrino sulla solidarietà fra Cristo e l'uomo non deve essere portata al punto da lasciare in ombra o sottovalutare la dimensione che unisce Cristo a Dio».