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Risultati da 1 a 10 di 10

Discussione: Ass. Italia-Iraq

  1. #1
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    Predefinito Ass. Italia-Iraq

    Qual'è il sito dell'associazione Italia-Iraq?
    Grazie

  2. #2
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    Predefinito

    ...

  3. #3
    legione muti
    Ospite

    Predefinito non esiste

    il sito non c'è piu'
    ci sono ragazzi che comunque portano avanti studi e ricerche sul Baath e sul ruolo ambiguo iraniano in funzione antirachena

  4. #4
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    Predefinito

    E i contenuti del sito sono ancora disponibili?
    Chi li ha può postarli?

  5. #5
    legione muti
    Ospite

    Predefinito postati

    Baath in parte li posto' in un tread di gennaio "Iran-Israele" mi pare si chiamasse..prova a cercarlo un altro era Khomeini: un antifascista

  6. #6
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    Predefinito

    e come li trovo?

  7. #7
    legione muti
    Ospite

    Predefinito

    stanno molto indietro piu' tardi faccio una ricerca poi vedo se riesco a postarteli

  8. #8
    Mujâhid_Jihâd
    Ospite

    Predefinito

    REPUBBLICA ISLAMICA DELL'IRAN:
    "QUINTA COLONNA" DEGLI STATI UNITI IN MEDIO ORIENTE ?


    "[…] da dieci anni abbiamo una rappresentanza a Washington e discutiamo con le autorità nordamericane delle vicende legate al nostro Paese.
    "Il nostro obiettivo è rovesciare il regime di Bagdad. Se gli Stati Uniti […] vogliono sostenerci, sono i benvenuti. […] Noi avevamo avvertito anni fa il governo nordamericano del pericolo [per i suoi disegni egemonici!] che [il Presidente] Saddam [Hussein] rappresentava […]. Siamo felici che finalmente gli Stati Uniti abbiano dato ascolto alle nostre parole".
    (dall'intervista all'ayatollah Seyyed Mohammad Bagher Hakim, in Corriere della sera, 22 ottobre 2002)
    *****

    "Alla fine di gennaio [2003], su invito dell'ayatollah Hakim, una delegazione di leader dell'opposizione irachena in esilio è venuta a Teheran per discutere del dopo Saddam. Tra loro c'era Ahmad Chalabi, del Congresso nazionale iracheno, il politico più vicino a Washington. Ognuno dei presenti alla riunione si è detto convinto che ci sarà presto un cambio al potere in Iraq, anche se non è ancora chiaro come questo avverrà. […] In ogni caso, hanno ribadito tutti i rappresentanti della shia presenti alla riunione di Teheran, gli sciiti non accetteranno un ruolo marginale in un prossimo nuovo governo iracheno. È fuori discussione. […]".
    (da un articolo di Jon Lee Anderson su "The New Yorker", 10 febbraio 2003)
    *****

    "Il 17 novembre il Presidente iraniano Mohammad Khatami ha annunciato che l'Iran riconosce il Consiglio di Governo transitorio iracheno (Iraqi Governing Council, IGC). L'annuncio è stato dato dopo un incontro con l'attuale Presidente del IGC, il Curdo Jalal Talabani, in termini molto chiari: "Riconosciamo il Consiglio di Governo iracheno e riteniamo che sia in grado, insieme con il popolo iracheno, di gestire i problemi della Nazione e di guidarla verso l'indipendenza". Katami ha anche aggiunto che l'Iran è pronto a sostenere gli sforzi di sviluppo dell'Iraq e che ritiene il piano statunitense per il raggiungimento della sovranità della nazione una base su cui si può lavorare.
    Le parole del Presidente iraniano non avrebbero potuto essere più esplicite per chiarire quanto da parte di Iran e Stati Uniti ci sia stato un sostanziale riavvicinamento sulla questione irachena. Questo avviene tra due nazioni che non hanno ancora ristabilito le relazioni diplomatiche dal tempo della crisi degli ostaggi dell'ambasciata americana e lascia vedere con chiarezza che ognuna delle due, pur facendo delle concessioni all'altra, ha molto da guadagnare nello scambio di favori.
    Gli Stati Uniti hanno urgenza di stabilizzare l'area, con o senza l'intervento delle Nazioni Unite, arrivando alle elezioni previste per il prossimo mese di giugno con una soluzione di governo stabile, credibile e appoggiato dall'esterno dal più influente degli Stati del Golfo: l'Iran. Il governo che si prospetta avrà una maggioranza Shiita con il supporto Curdo (la dichiarazione di Khatami al cospetto di Talabani ne è la dimostrazione) mentre Sunniti - in particolare i Baathisti - che fino a ora hanno saputo produrre solo instabilità e resistenza terroristica, saranno relegati all'opposizione.
    La stabilizzazione - almeno dal punto di vista politico - dell'Iraq consentirà agli americani di procedere a un progressivo disimpegno delle Forze di occupazione che potranno essere ridotte entro il prossimo anno almeno di quel tanto che basti per consentire a George Bush di arrivare alle elezioni presidenziali con un successo politico acquisito e il ripiegamento dell'esercito già avviato. La contropartita offerta all'Iran è sostanziale e destinata a ridare forma agli equilibri mediorientali per i prossimi decenni: l'influenza sul governo iracheno che potrebbe avviarsi verso una forma di repubblica democratica ma teocratica, come in Iran.
    Giovanni Bernardi, 19 novembre 2003
    http://www.paginedidifesa.it/2003/bernardi_031119.html
    *****

    "Le voci di contatti segreti [tra Usa e Iran] si contano a decine ogni anno. Una per tutte. Ai tempi dell'Afghanistan [ottobre 2001] si parlò di una proposta Usa: voi appoggiate la nostra azione senza esporvi, noi risolviamo economicamente con 25 milioni di dollari il problema dei rifugiati che vi invaderanno. Seguirono le rituali smentite".
    (Paolo Conti, "L'Orgoglio e la Potenza: dialogo difficile ma necessario tra mille segreti", in Corriere della sera, 15 aprile 2004)
    *****

    "Tra il 1981 e il 1986, l'America ha fornito clandestinamente armi all'Iran. Faceva parte della sua politica: contribuire al rafforzamento dell'esercito iraniano per favorire la reciproca distruzione dell'Iran e dell'Iraq, che si trovavano in posizione di stallo […]. Una parte di quegli armamenti era destinato per soprammercato ai mujaheddin afgani antisovietici. Gli Stati Uniti hanno anche puntato sull'influenza iraniana per facilitare la liberazione degli ostaggi americani in mano a gruppi islamici in Libano. Ma il principale scopo delle vendite clandestine era di assicurarsi i favori dell'esercito iraniano, nella speranza di riuscire a manipolarlo. Ancora, gli Stati Uniti, per ricompensare l'anticomunismo viscerale della Repubblica Islamica, avevano consegnato alle autorità iraniane un elenco di nomi di oppositori di sinistra, con conseguente messa a morte di centinaia di dissidenti".
    (Stephen Zunes, La scatola esplosiva, Milano, 2003)
    *****

    "La Cia e le multinazionali del petrolio sono le autrici del regime iraniano degli ayatollah […]".
    (Maurizio Blondet, No global, Milano, 2002)
    *****

    "All'interno dell'amministrazione statunitense, non solo da parte di Brzezinski, ma anche da una fetta consistente del Senato, si era già sviluppata una forte critica nei confronti dello scià e delle relazioni con l'Iran".
    "Lo scià era paralizzato, sospettoso. Già a partire dall'estate del 1978, quando la rivoluzione doveva ancora assumere connotati decisi, egli dichiarava di <<temere che l'America lo volesse far fuori>>".
    "Fu a questo punto, e con il continuo aggravarsi della crisi, che un telegramma da Teheran, avente come mittente l'ambasciatore Sullivan e intitolato <<Thinking the Unthinkable>>, riportò la paralisi a Washington: Sullivan, affermando la sicurezza che le forze rivoluzionarie fossero fermamente anti-comuniste e che vi era la necessità di continuare a mantenere i rapporti con l'Iran, ventilava la possibilità che la situazione si sarebbe potuta risolvere passando dalla parte degli insorti. Khomeini, la cui verve politica non era ancora salita alla ribalta, poteva allora assurgere a leader, occupando quello che l'ambasciatore Sullivan definiva un <<Ghandi-like role>>".
    (Emanuele Castelli, Iran, Roma, 2003)
    *****

    "Non per nulla immediatamente scoppia la guerra Iraq-Iran, certo istigata dagli angloamericani (Kissinger: "E' necessario che queste due potenze, minacciose per Israele, si dissanguino a vicenda"). L'Iran aveva rimesso in discussione il confine tra i due paesi, avanzando richieste territoriali (Shatt el Arab) e aveva minacciato di strangolare l'Iraq laico e apostata chiudendogli lo stretto di Hormuz, vitali per i suoi scambi. Ero presente io, quando nel 1980, unità militari iraniane, in piena pace, facevano sortite provocatorie oltre i confini. L'Iran fu subito sostenuto da Israele (quello sì, strumento degli USA) che, bombardata piratescamente la centrale nucleare dell'"amerikano" Saddam, Osirak, fornì all'Iran, istruttori, piloti e mezzi. Ricordate l'Iran-contras: Israele fornisce armi a Khomeini e col ricavato, attraverso la banca mafiosa e narcotrafficante BCCI, sostiene i macelli dei contras in Nicaragua. Gli USA si limitano, per simmetria (Kissinger!) a fornire comprensione diplomatica all'Iraq. La storia di forniture di armi USA è una bufala: basta vedere l'armamentario iracheno nelle due guerre del Golfo: neanche un obice USA, tutta vecchia roba sovietica, francese, italiana e irachena".
    (Fulvio Grimaldi, "L'uomo degli americani", 28/06/03)
    *****

    La Bank of Credit and Commerce International (BCCI) "fu utilizzata da Ronald Reagan per corrompere il governo iraniano affinché ritardasse la liberazione degli ostaggi americani nell'ambasciata di Teheran e sabotasse così l'ultimo periodo della presidenza di Jimmy Carter (operazione detta "October Surprise")".
    (Thierry Meyssan, L'incredibile menzogna, Roma, 2002)
    *****

    "In occidente, grazie alla propaganda americana, la posizione dell'Iran e del suo governo non sono chiare. Il governo iraniano, come si dichiara, è un governo islamico. Però la realtà emersa durante la prima guerra del golfo (Iraq-Iran 1980/1988), la seconda (1991) e la terza del 2003, come pure la guerra in Afghanistan, dimostra che esiste un accordo di principio e che esistono delle trattative politico-economiche fra Usa e Iran. Il ministro degli esteri iraniano lo ha ammesso quando ha dichiarato che senza la partecipazione e gli sforzi dell'Iran, l'occupazione dell'Afghanistan e dell'Iraq da parte degli Usa non sarebbero stati possibili. Cosa significa tutto ciò? L'Iran ha partecipato direttamente e indirettamente all'occupazione dell'Iraq attraverso il suo sostegno al partito islamico iracheno Al-Da'wa, del Consiglio Supremo della Rivoluzione Islamica (Sciri) e delle forze di Badr create, finanziate, addestrate dall'Iran, utilizzate direttamente e trasportate con i carri armati e con gli aerei dall'Iran al confine con l'Iraq: quindi c'è stato un loro coinvolgimento diretto nell'occupazione dell'Iraq. A ciò occorre aggiungere tutta una serie di accordi siglati tra varie compagnie petrolifere americane con l'Iran dalla metà degli anni novanta fino ad ora. Però questi ottimi rapporti economico-commerciali fra gli Usa e l'Iran avvengono lontani dai mass-media e dall'opinione pubblica occidentale.
    Per quanto riguarda la questione degli sciiti in Iraq, essi hanno un "Consiglio Culturale Supremo" che può essere paragonato al Vaticano per i cattolici. Al suo interno ci sono tre correnti spesso in competizione fra di loro. La prima è la corrente religiosa che tratta le questioni puramente religiose, la seconda è la corrente filo-iraniana. È una grande corrente, era sotto la guida di Mohammed Bakr Al Hachim che è stato ucciso l'anno scorso. Attualmente è sotto la guida dello Sciri. Poi c'è la corrente araba anti-sionista, guidata da Al Sadr. È una corrente nazionalista, irachena, rivoluzionaria. Vorrei aggiungere che l'occupazione ha lavorato in modo strategico per spingere la popolazione verso le correnti religiose quando hanno represso e vietato le attività di tutte le formazioni politiche laiche contrarie all'occupazione. Ciò ha spinto gli iracheni a scappare o a ricorrere alle correnti islamiche e alle moschee per poter esprimere le loro aspirazioni politiche nazionali. Aggiungo che i partiti che stanno collaborando con l'occupazione vengono guardati con sospetto da parte dei cittadini se non addirittura considerati dei traditori in quanto partecipi all'occupazione.
    Il popolo iracheno è un popolo laico non ha legami religiosi forti con la religione islamica, con l'Islam abbiamo un forte legame culturale e di tradizione. Però, nonostante ciò, le varie correnti e i vari leader sciiti e sunniti hanno più volte dichiarato che loro aspirano, non ad un Iraq islamico, ma ad un Iraq democratico perché l'Iraq è un paese multiconfessionale e multietnico. Per cui risulta impossibile dare al popolo iracheno un'entità islamica chiara".
    (dall'intervista a Sami Alà (Alleanza Patriottica Irachena), realizzata a settembre 2004 dal Centro Culturale Italo-Arabo)
    *****

    "Succubo dell'arroganza dei neocons, Bush non ha fatto altro che esacerbare le contraddizioni, fino a spingere gli uni nelle braccia degli altri importanti paesi subalterni che stava rapinando (Francia, Germania) e potenze che sta minacciando (Russia, Cina), incrinando persino, sia pure in minima parte, quell'alleanza oggettiva che lega gli Usa all'Iran da mezzo secolo e che non si è infranta con la caduta dello Scià ma ha soltanto trovato un intermediario particolare: Israele".
    (Gabriele Adinolfi, Usa: zero batte zero, noreporter.org, 3 novembre 2004)
    *****
    La "CIA si prese cura di Khomeini durante il suo esilio a Parigi, per assicurarsi che fosse pronto a subentrare allo Scià, un altro burattino della CIA, quando quest'ultimo non fosse più stato di alcuna utilità".
    (David Icke, ...E la verità vi renderà liberi, Diegaro di Cesena, 2001)

    *****

    Durante la guerra Iraq-Iran, "I dirigenti israeliani sono ben lieti che i regimi iracheno e iraniano si sfianchino in una guerra d'usura, ma la prospettiva di una vittoria o di un rafforzamento di Saddam [Hussein] e della sua strategia (pur essendo l'Iraq assente dalla guerra combattuta contro Israele praticamente dal 1948) è considerata catastrofica". "Così - con discrezione - Israele nei primi due anni di guerra non fa mancare a Teheran un discreto, quanto fondamentale aiuto".
    (Carlo Panella, Saddam, Casale Monferrato, 2003)
    *****

    "[...] la possibilità di una intesa Usa-Iran per una sorta di condominio sull'Iraq comincia a creare dissensi e fratture [persino] nello stesso governo [fantoccio] filo-americano di Iyad Allawi. [...]
    "Contro l'ipotesi di un rinvio [delle elezioni-farsa], ventilata dal [sedicente] ministro della difesa Shalaan, si sono pronunciati subito i leader della lista unitaria sciita-americana-iraniana l'«United Iraqi Alliance», certi di avere la vittoria in tasca, costi quel che costi al paese. Lo hanno fatto per bocca del capolista Abdel Aziz al Hakim (capo del Consiglio per la rivoluzione islamica in Iraq lo Sciri e delle sue milizie armate iraniane) e Ahmed Chalabi, (leader dell'Iraqi National Congress), anche lui ai primi posti della lista unitaria, e sempre oscillante lungo l'asse Tehran, Washington, Tel Aviv e di nuovo Tehran. I leader della lista unitaria hanno anche ribadito che le truppe Usa potranno rimanere in Iraq «fino a quando il paese non avrà un suo forte esercito in grado di controllare il paese». Cioè per sempre".
    (Stefano Chiarini, Elezioni in crisi. Dubbi sull'intesa Usa-Iran, il manifesto, 4 gennaio 2005, pag.9)

    *****

    "Gli Usa e il governo Allawi hanno invece chiuso la porta ad ogni trattativa preferendo una soluzione militare che dovrebbe distruggere qualsiasi forma di nazionalismo iracheno e arabo e più in generale qualsiasi ipotesi di futura rinascita dell'Iraq come stato arabo, nell'interesse di Israele e con la complicità dell'Iran".
    (Stefano Chiarini, Rottura tra Usa e "moderati", il manifesto, 11 gennaio, pag.2)

    *****

    "Di recente, un rapporto di un istituto indipendente, il Council on Foreign Relations, ha sollecitato un "dialogo attivo" tra Washington e Teheran piuttosto che attendere un ipotetico crollo del regime [...]. "Il carattere urgente delle preoccupazioni per la politica iraniana impone agli Stati Uniti di trattare con il regime attuale invece di aspettare che cada" sostiene l'analisi firmata da Zbigniew Brzezinski", ex consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Carter durante la rivoluzione khomeinista".
    (Lilli Gruber, L'altro Islam, Milano, 2004, pag.270)

    *****

    "La sconfitta dell'esercito di Saddam in quest'ultima occasione [battaglia di Faw, primavera 1986] parrebbe largamente dovuta ad una serie di informazioni sull'ordine di battaglia iracheno che gli iraniani ottennero direttamente dagli USA, nell'ambito delle trattative segrete e illegali che portarono al successivo scandalo 'Irangate'".
    (Frederick Mario Fales, Saccheggio in Mesopotamia, Udine, 2004, pag.213)

    *****

    "Secondo quando appreso dall'edizione dello stesso giorno [23/01/05] del "The Sunday Times", il ministro degli Esteri inglese Jack Straw ha consegnato un rapporto alla Camera dei Comuni in cui afferma che dopo una completa valutazione degli interessi dell' Iran e della comunità mondiale, Gran Bretagna, Francia e Germania ritengono necessario risolvere il problema nucleare iraniano tramite misure diplomatiche. Egli ha sottolineato nel contempo che l' Iran ha il diritto di utilizzare pacificamente l'energia nucleare". (http://it.chinabroadcast.cn/1/2005/01/24/101@26758.htm)

    *****
    "[...] condanniamo la connivenza Americano-Iraniana-Kurda che si materializza nell’occupazione, nel tentativo di dividere l’Iraq e nella preparazione della guerra civile".
    (dal Comunicato dell’Alleanza Patriottica Irachena, 18 gennaio 2005)
    *****
    "Ma a Washington si sono levate anche voci a favore di un approccio soft con Teheran.
    L'ex consigliere per la sicurezza nazionale durante la rovinosa presidenza Carter, il democratico Zbigniew Brzezinski, che vanta una lunga esperienza con l'Iran, ne è un convinto sostenitore. Secondo Brzezinski l'amministrazione in carica dovrebbe permettere a Teheran di acquistare uranio arricchito a prezzi di mercato. Ci penseranno poi gli ispettori a far sì che i mullah rispettino le regole fornendo così una prova di trasparenza che finora non c'è mai stata". (Marco Cochi, "L'Iran nel mirino, diplomazia in prima linea", Area n.98, gennaio 2005, pag.39)
    *****
    "Siamo pronti a cooperare con gli Stati Uniti in tutti gli aspetti regionali ed internazionali, in attesa di un cambiamento della politica USA verso l'Iran, come noi facemmo nel caso dell'Afghanistan". (Akbar Hashemi Rafsanjani, 22 giugno 2002, cit. in "Eurasia" n.1/2005, pag.126)
    *****
    "I neoconservatives suggeriscono addirittura che l'Occidente dovrebbe tendere a costituire un "blocco moderato islamico" - con la Turchia di Erdogan, l'Iran di Khatami e l'Iraq non si sa ancora di chi - per influenzare e modificare le strutture politiche degli altri paesi islamici, cioè per modernizzarli, svilupparli e integrarli nella globalizzazione". (Carlo Jean, "Geopolitica del XXI secolo", Roma-Bari, 2004)
    *****

    "(...) una signora di mezza età, Fatima, con sei figli, (...) si arrangia a fare le pulizie in alcuni uffici ancora aperti a Rashid street (...). Poi, dopo aver comprato alcun dolci per la festa del ringraziamento, Fatima continua ad esprimere la sua delusione: «Per gli americani sarebbe forse democrazia torturare i prigionieri, farci morire di fame, rubare il petrolio o costringerci a scegliere tra una lista capeggiata da (...) Iyad Allawi e un'altra gestita dagli iraniani? Io sono shia praticante ma, pur rifiutando Allawi, non darò mai il mio voto, con buona pace di Sistani, alla lista degli iraniani, che dio li maledica. Il trenta me ne starò a casa. (...)"." (Stefano Chiarini, "Saccheggiata e violentata, Baghdad resiste", il manifesto, 21 gennaio 2005, pag.4)
    *****

    "Quello dell'asse del male è un concetto valido, [ma] vorrei osservare che esiste una notevole differenza tra l'Iran e gli altri due assi del male, e cioè la sua democrazia. Una democrazia va avvicinata in modo differente. Non credo che loro [gli iraniani] saranno i prossimi della lista". (Richard Armitage [vice-segretario di Stato USA], cit. dal "Los Angeles Times", 14 febbraio 2003, pag.5)
    *****

    "L'Iran ha plaudito alla partecipazione del popolo iracheno alle elezioni, assicurando che non esercitera' interferenze nel vicino Paese.Teheran inoltre collaborera' con qualsiasi governo venga insediato come conseguenza del voto. Lo ha detto il portavoce del governo, Abdollah Ramezanzadeh".
    ("Iraq: per Iran buona partecipazione", Ansa, 31 gennaio 2005)

    *****

    "Per quanto riguarda i Ceceni, la guerra è stata progettata durante un vertice segreto della Hizb Allah International a Mogadiscio, in Somalia, nell'anno 1996. [...] al vertice hanno partecipato Osama bin Laden e due ufficiali dei servizi segreti iraniani e pakistani di alto rango. I principali capi dei ribelli, Schamil Basajew e Al-Khattab, sono stati addestrati e indottrinati nei campi sostenuti dalla CIA in Afganistan e in Pakistan".
    (Robin de Ruiter, "11 settembre: il Reichstag di Bush", Zambon, 2003)

    *****

    In occasione delle elezioni-farsa del 30 gennaio 2005 (finalizzate alla legittimazione dell'occupazione americano-sionista dell'Iraq), il sedicente "grande ayatollah" al Sistani "ha imposto ai suoi fedeli, pena l'inferno, di votare per la lista unitaria sciita filo-Usa e filo-Iran".
    (da: Stefano Chiarini, "Ulema all'attacco: «Un voto privo di ogni legittimità»", il manifesto, 3 febbraio 2005, pag.4)

    *****

    "Il segretario di Stato Usa Condoleezza Rice ha detto oggi che un attacco all'Iran non è nei piani della Casa Bianca.
    "La questione non è semplicemente in agenda a questo punto, abbiamo mezzi diplomatici per fare questo", ha detto Rice, in risposta ad una domanda in conferenza stampa dopo aver elencato le critiche degli Usa alla politica iraniana".
    ("Attacco all'Iran non è nell'agenda degli Stati Uniti -Rice", 4 febbraio 2005, http://www.reuters.com/locales/c_newsArticle.jsp?type=topNews&localeKey=it_IT&sto ryID=7538927)

    *****

    "(...) si è tornati all’intesa USA-israeliani-iraniani che già funzionò così bene quando Khomeini assaltò l’Iraq socialista e laico, paese socialmente più progredito della regione (quello di cui Fassino, battendosi le costole, si è chiesto cosa avrebbe potuto fare di meglio di Bush per toglierlo di mezzo) con le armi di Begin e Shamir, che ne ricavarono i fondi neri per lanciare i contras contro il Nicaragua".
    (Fulvio Grimaldi, "Le tre "I" della GAD in Iraq: ingenui, idioti, o infami?, 4 febbraio 2005, uruknet.info)

    *****

    "Più duro e impaziente nei confronti dell'occupazione, ma anche più pronto a sostenere chiunque lo liberi dalla «minaccia degli ayatollah» è il pittore Qasem al Sabti, appartenente ad un'importante tribù dell'Iraq centrale (...).
    «L'Iraq è come un cammello che trasporta sulla groppa un gran carico d'oro ma è costretto sempre a mangiare la merda, alla fine è logico che si ribelli. Dopo aver provato con le bombe e la guerra, gli americani adesso cercano di schiacciarci con i vari ayatollah loro amici, di dividerci tra sunniti, sciiti, arabi, kurdi. Una follia per un paese come il nostro nel quale le tribù sono quasi tutte miste sunnite e sciite»".
    (Stefano Chiarini, «Ignoranti neoconquistatori», il manifesto, 4 febbraio 2005, pag.6)
    *****

    Bill Casey, il direttore della campagna elettorale di Reagan, "instaurò una relazione con gli iraniani nel marzo 1980, appena qualche settimana dopo aver assunto il suo incarico direttivo. Tuttavia, quel primo breve incontro a Washington era esplorativo, doveva servire ad aprire le discussioni relative agli ostaggi con il governo Khomeini attraverso Jamshid Hashemi, un iraniano con ottime amicizie in visita alla capitale, e suo fratello Cyrus, un banchiere di New York. I due Hashemi stavano già lavorando con l'amministrazione Carter ma decisero di tenere i piedi in due scarpe. Quindi fu organizzato un incontro a fine luglio in Spagna tra Casey e un leader di Teheran, l'ayatollah Karrubi.
    "[...] Casey, che Teheran vedeva ormai come il rappresentante del futuro governo statunitense, presumibilmente pose le basi per un accordo: l'Iran non avrebbe liberato nessun ostaggio prima che Reagan fosse diventato presidente nel gennaio 1981. In cambio l'amministrazione Reagan, appena insediatasi, avrebbe liberato buona parte dei 12 miliardi di dollari in beni iraniani trattenuti negli Stati Uniti e avrebbe fornito ulteriori carichi segreti di armamenti. Intanto Casey si sarebbe occupato della consegna a settembre o a ottobre, attraverso una terza parte israeliana, di armamenti statunitensi e dei pezzi di ricambio essenziali per gli aerei iraniani operativi. L'accordo sarebbe stato concluso durante un incontro in ottobre a Parigi, a cui sarebbe stata presente anche una rappresentanza israeliana. Probabilmente l'incontro si collocò tra il 18 e il 22 ottobre [1980: il conflitto Iraq-Iran era scoppiato nel settembre dello stesso anno...]". [pagg.356-357]
    Dagli archivi di Mosca, inoltre, sono emersi alcuni documenti che dimostrano che "Casey era venuto in Europa nel 1980 per incontrare gli iraniani. Al meeting di Parigi in ottobre "presero parte anche [Robert] Gates... e l'ex direttore della CIA George Bush"". [pag.359]
    "Mansur Rafizadeh, un agente CIA che era stato in precedenza il capo del Savak, la polizia segreta sotto lo scià, raccontò a un documentario della radio pubblica statunitense che nel 1980, quando aveva chiesto conferma a fonti "potenti" in Iran di come il governo americano stesse premendo per il rilascio degli ostaggi, si era sentito dire: "Ti sbagli. Il governo americano non vuole il rilascio degli ostaggi o forse c'è un governo nel governo"".
    (Kevin Phillips, "Una dinastia americana", Milano, 2004)

    *****

    "Sarebbe (...) auspicabile che Stati Uniti e Unione europea cominciassero a ricercare intese con l'Iran sulla sicurezza regionale, affrontando ad esempio le questioni dell'Iraq, dell'Afghanistan e della proliferazione nucleare. Con l'obiettivo, a più lungo termine, di trovare una formula reciprocamente accettabile che consenta a Teheran di dotarsi di armi atomiche, ma favorisca un nuovo corso più moderato attraverso una normalizzazione, economicamente vantaggiosa, dei suoi rapporti con l'Occidente".
    (Zbigniew Brzezinski, "Dimenticare Bush", L'espresso, 4 novembre 2004, pag.53)

    *****

    "(...) la totale impunità di cui hanno goduto e godono gli squadroni della morte dei partiti filo-Usa (quelli curdi) e delle organizzazioni filo-Usa e soprattutto filo-Iran (come il Consiglio supremo per la rivoluzione islamica in Iraq (Sciri) e il Partito «al Dawa») - che hanno ucciso migliaia di veri o presunti iscritti al Baath tra i quali hanno fatto rientrare anche molti nazionalisti arabi, membri del Baath filo-siriano (...) e semplici laici, soprattutto professori e universitari, non disposti a subire le loro angherie - hanno offerto a (...) ai gruppi della resistenza patriottica (...) un'inesauribile serbatoio di uomi e mezzi".
    (Stefano Chiarini, "Voci di Baghdad con Giuliana", il manifesto, 9 febbraio 2005, pag.2)

    *****

    "Nei mesi seguenti all'insediamento di Paul Bremer come CPA (Coalition Provisional Authority), nel Giugno 2003, le strade di Baghdad erano gremite di squadre della morte.
    Tra le più brutali ed efficienti unità vi erano i membri della Brigata Badr, la milizia armata [addestrata in Iran] del partito politico sciita conosciuto come Consiglio Supremo della Rivoluzione Islamica in Iraq, o SCIRI.
    (...) Lo sforzo dello SCIRI per sterminare i fedeli al partito Baath ancora fedeli a Saddam Hussein, o coloro che presumibilmente abbiano commesso crimini contro lo SCIRI stesso e i suoi simpatizzanti, ha attirato l'attenzione del lato "oscuro" del CPA: si tratta di operazioni clandestine guidate dalla CIA e da unità d'elite delle Operazioni Speciali dell'esercito americano.
    Tra tutti i vari attori coinvolti in questo spettacolo mortale, la Milizia Badr si è distinta come la più volenterosa ed abile a combattere contro i restanti baathisti. Protette dagli agenti delle operazioni clandestine del CPA, le squadre della morte hanno ucciso dozzine di baathisti dentro e intorno a Baghdad".
    (Scott Ritter, "L'opzione Salvador", zmag.org, 25 gennaio 2005)

    *****

    "Il tentativo di chiudere l’Iran al mondo esterno è fallito, sotto l’impatto della globalizzazione si aprono contraddizioni anche nel clero islamico. Sono tuttavia contraddizioni molto relative; la frazione di Khatami è certamente più pragmatica su questioni come l’apertura di rapporti con gli Usa, lo sviluppo industriale, ecc., mentre la frazione di Khamenei si basa più sul settore del commercio, del capitale mercantile.
    Il regime degli ayatollah ha sempre cercato di usare i conflitti esterni per deviare la protesta interna: prima ci fu il conflitto con gli Usa con l’occupazione dell’ambasciata di Teheran, poi ci fu l’aggressione da parte dell’Irak [in realtà fu l'Iran ad aggredire l'Iraq], successivamente hanno avuto conflitti con il regime saudita".
    (Lal Khan (direttore dell'Asian Marxist Review), "Le rivoluzioni dell'Asia centrale", marxismo.net)


    http://www.italiairaq.info/

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