Si spacciano per liberalizzatori quando si tratta di parrucchieri,estetisti, tassisti,benzinai e quant’altro, ma non appena c’è la possibilità che il mercato globale investa in Italia,in un settore come le telecomunicazioni,ecco che prepotentemente affiora l’anima dirigista,statalista, e protezionista del governo, la cultura delle partecipazioni statali insomma.
Il ministro Bersani è preoccupato perché a suo dire “ il settore delle telecomunicazioni rischia di passare in mani straniere e il capitalismo italiano non è in grado di raccogliere sfide di questa portata”(Sic), in pratica in un mercato europeo e globale ci dobbiamo preoccupare della nazionalità di chi gestisce le aziende e non invece dei costi per i consumatori e della qualità dei servizi.
Chissà forse adesso si ritirerà fuori il “Piano Rovati” dai cassetti di Palazzo Chigi, così con i soldi dei contribuenti si potranno comprare le aziende che rischiano di finire in “mani straniere”,oppure visto che questa opzione è stata già ampiamente pubblicizzata, magari troveranno un’altra cordata di “capitani coraggiosi” che potranno acquistare le aziende indebitando le stesse con banche compiacenti,in accordo con il governo senza spendere un euro.
L’economia e le aziende le fa il mercato,che è sovrano e premia chi merita ed elimina chi non è all’altezza delle sfide.
Ai cittadini e ai consumatori poco importa della nazionalità dei gestori,interessa invece enormemente il rapporto costi/qualità dei servizi e che le aziende in questione siano competitive e redditizie.
Basta con questa cultura del protezionismo,basta con l’assistenzialismo industriale, basta nuove tasse per finanziare pseudo grandi industriali buoni soltanto a privatizzare utili e profitti e a socializzare le perdite, solo un governo come questo poteva mettere a carico dei contribuenti 10.000(dico diecimila) prepensionati cinquantenni provenienti dalla FIAT, in attesa dal 2002,cosa che il governo Berlusconi non ha mai permesso e preso in considerazione.
Liberalizzatori dei miei stivali.