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Risultati da 1 a 8 di 8

Discussione: Comunicato stampa.

  1. #1
    Sardista po s'Indipendentzia
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    Predefinito Comunicato stampa.

    PARTIDU SARDU - PARTITO SARDO D'AZIONE
    Segreteria Nazionale


    COMUNICATO STAMPA DEL 22 MARZO 2007



    I bisogni storici della Sardegna, le sue domande di giustizia, di progresso e di libertà, attendono ancora un compimento, nonostante l’attività di un governo regionale dotato di poteri enormemente superiori rispetto a quelli degli anni passati. Le imprese sono sempre piccole e sottocapitalizzate. La fiscalità è iniqua rispetto al divario di sviluppo col sistema nazionale e europeo. I livelli di istruzione sono inadeguati. Il precariato è il nuovo volto della povertà. Il mondo dell’agricoltura è sempre oberato di debiti e quello della pastorizia è sempre dominato da sistemi monopolistici.
    L’industria è drammaticamente in crisi. L’identità della Sardegna è interpretata o solo in termini estetici o con pericolosissime tentazioni autarchiche. L’integrazione europea è accantonata o superficialmente evocata in approssimative politiche di pianificazione linguistica.
    Anche le buone notizie sul versante dell’acqua e dei rifiuti hanno dimostrato in fase attuativa tutta la loro debolezza. La tutela paesaggistica e ambientale è paralizzata dal centralismo e dalla burocratizzazione.
    La novità è rappresentata da una diversa consistenza e organizzazione del potere. È aumentato il centralismo regionale. È stato depotenziato il ruolo dei Comuni nelle funzioni strategiche e aumentato quello nelle funzioni accessorie. È aumentato il controllo politico sulla pubblica amministrazione e diminuita la tutela dei diritti individuali rispetto ai poteri di cui dispone il presidente della Giunta regionale. L’annunciato aumento delle entrate fiscali, non è accompagnato da una strategia per fare arrivare queste entrate al sistema produttivo e non solo al sistema delle autonomie locali che lo traduce in sole opere pubbliche.
    C’è un grande fraintendimento del monumentalismo come nuova strada dello sviluppo.
    C’è una grande restrizione degli spazi di partecipazione: la Sardegna sembra condannata, secondo la legge statutaria appena approvata, ad affidarsi ogni cinque anni alla volontà di un solo uomo.
    Eppure c’è chi pensa diversamente. C’è chi crede che il potere efficiente sia quello ben organizzato orizzontalmente e non gerarchizzato verticalmente. C’è chi crede che le tasse debbano essere diminuite e non aumentate. C’è che pensa che la tutela del territorio si garantisca con le regole e con i controlli e non con l’arbitrio della volontà di uno. C’è chi pensa che l’identità della Sardegna non abbia ancora trovato una sintesi moderna. C’è chi crede che la Regione debba avere una politica del lavoro distinta dalle politiche per l’impresa. C’è chi crede che per essere un popolo sia necessario non avere un capo ma buone leggi, buoni diritti, libertà e democrazia.
    Per questi motivi il Partito Sardo d’Azione non intende essere solo uno l’erede di una grande storia.
    Il Partito Sardo d’Azione afferma la sua volontà di trasformarsi, di non avere solo una storia, ma anche di promettere e garantire un futuro ai democratici e ai sardisti della Sardegna.
    Il Partito Sardo d’Azione vuole essere il soggetto politico dei democratici e dei sardisti.
    Come primo atto di questa apertura e di questa trasformazione, il Partito Sardo d’Azione chiede a Paolo Maninchedda (a cui riconosce il merito in questa legislatura di aver tenuto alta la bandiera della legalità, della democrazia e della libertà) e agli amici di Sardegna e Libertà, che stanno contribuendo notevolmente al rinnovamento del sardismo e del movimento dei democratici della Sardegna, di partecipare ed entrare in un Partito Sardo rinnovato, che sia la casa dei democratici, degli europeisti, degli uomini liberi e indipendenti della Sardegna. Serve un esempio di unità e di apertura da offrire alla Sardegna. Ma serve anche che chi ha i numeri per proporsi alla guida del governo della Sardegna, crei le condizioni perché sia un’area intera, organizzata unitariamente, a proporre ai sardi un’alternativa di governo democratica e partecipata. Noi sardisti siamo pronti a costruire questa grande occasione.

    Il Segretario Nazionale del PSd’AZ
    Efisio Trincas
    (Efisiu Trncias)

  2. #2
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    Predefinito

    Po su mamentu mi limito ad abbaidare custa cosa chi, o est una idea manna o unu macchimine meda pius mannu.... E domando, de itte numeros semus arrejonende po offrire sa presidenza de sa regione a Maninchedda?

  3. #3
    Sardista po s'Indipendentzia
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    Predefinito L’UNIONE SARDA, 23 marzo 2007

    Il segretario Trincas: facciamo un nuovo partito per i democratici e i sardisti. Primo passo verso una candidatura alla guida della Regione?

    Dal Psd’Az un appello a Maninchedda


    Quel vagheggiato asse sardista ora c’è un po’ di più, se il Psd’Az dice apertamente: vogliamo essere alternativa di governo, e vogliamo esserlo con Paolo Maninchedda.
    Farà discutere il comunicato spedito ieri alle redazioni da Efisio Trincas, da pochi mesi segretario nazionale dei Quattro mori.
    Una pagina e mezzo per segnare una svolta (non inattesa, per altro) nel percorso del partito: come sbocco di una severa analisi dell’attuale sistema di potere in Sardegna e dell’operato della Giunta regionale, il Psd’Az manifesta nella nota «la volontà di trasformarsi» per diventare «il soggetto politico dei democratici e dei sardisti». E come primo passo fa un’apertura a Maninchedda, che se non è una candidatura alla presidenza della Regione le somiglia bene.

    LO SCENARIO. Quello di Trincas è un vero manifesto politico, che di fatto apre, se non la campagna elettorale per il 2009, quanto meno il calciomercato delle alleanze e delle leadership.
    Il flirt tra Maninchedda e i sardisti va avanti da un po’. Nell’assemblea fondativi del movimento Sardegna e libertà, quattro mesi fa, il consigliere regionale ex Progetto Sardegna aveva lanciato un ponte verso il Psd’Az (ma anche lo Sdi) per «un’area autonomista e riformista» in qualche modo distinta dall’attuale bipolarismo. E poco tempo dopo, nel congresso della staffetta alla segreteria tra Giacomo Sanna ed Efisio Trincas, i Quattro mori avevano mostrato evidente interesse.
    Sembrava profilarsi una discussione a tre, ma ultimamente i socialisti appaiono defilati.
    Invece prende forma l’alleanza tra Psd’Az e Sardegna e libertà. Il documento comparso ieri può essere condiviso o criticato dalle varie forze politiche, ma non è una riflessione banale, si intuisce l’influsso di determinati ambienti intellettuali del sardismo che stanno forse facendo da ponte tra i due soggetti.

    L’ANALISI. Prende le mosse da una constatazione: «I bisogni storici della Sardegna, le sue domande di giustizia, di progresso e di libertà, attendono ancora un compimento», nonostante l’attività di un governo regionale che ha notevoli poteri. Crisi delle industrie e delle imprese, fisco iniquo, precariato, agricoltura in panne, istruzione inadeguata: ecco il cahier dei problemi irrisolti.
    C’è una critica del sistema, laddove si dice che l’unica novità è «una diversa organizzazione del potere» più centralismo regionale, minore ruolo dei Comuni. O quando si parla di «restrizione degli spazi di partecipazione: la Sardegna sembra condannata, secondo la legge statutaria, ad affidarsi ogni cinque anni alla volontà di un solo uomo».
    E c’è una critica della politica di Renato Soru (mai nominato esplicitamente), quando si dice che «l’identità della Sardegna è interpretata solo in termini estetici o con tentazioni autarchiche», o che «c’è un grande fraintendimento del monumentalismo come nuova strada dello sviluppo» (idealmente, un siluro al museo Betile di Cagliari).

    LE RISPOSTE. Nella seconda parte della sua nota, dedicata a «chi pensa diversamente», Trincas auspica in antitesi un potere efficiente «ben organizzato orizzontalmente e non gerarchizzato verticalmente», tasse «diminuite e non aumentate», tutela del territorio da garantire «con le regole e non con l’arbitrio della volontà di uno». E aggiunge: «C’è chi crede che per essere un popolo sia necessario non avere un capo ma buone leggi, buoni diritti, libertà e democrazia».
    Da qui la promessa del Psd’Az di «garantire un futuro ai democratici e ai sardisti della Sardegna», e la richiesta a Maninchedda (che ha «tenuto alta la bandiera della legalità e della libertà») di «entrare in un Partito Sardo rinnovato».
    Chi ha «i numeri per proporsi alla guida del governo della Sardegna», conclude il segretario, deve creare le condizioni «perché sia un’area intera, organizzata unitariamente, a proporre ai sardi un’alternativa di governo democratica e partecipata». (g. m.)

  4. #4
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    Predefinito LA NUOVA (Nuova Sardegna), 23 marzo 2007

    Proposta di Trincas sul governo della Regione

    Il Psd’Az a Maninchedda:
    «Soru sta fallendo, rinnoviamo il sardismo»


    CAGLIARI. Il Psd’Az annuncia una trasformazione storica, vuole diventare la casa «dei sardisti e dei democratici» e come primo atto getta un ponte «agli amici di Sardegna e Libertà» per costruire un «partito sardo rinnovato» capace di proporsi alla guida del governo della Sardegna.
    L’apertura a Paolo Maninchedda, il consigliere regionale che ha rotto con Progetto Sardegna, è firmata dal segretario dei sardisti Efisio Trincas che aveva anticipato la svolta al congresso del partito e che critica duramente la gestione del governatore Renato Soru.
    A Maninchedda Trincas riconosce «il merito in questa legislatura di aver tenuto alta la bandiera della legalità, della democrazia e della libertà», così come «tutti gli amici di Sardegna e libertà stanno contribuendo al rinnovamento del sardismo e del movimento dei democratici della Sardegna».
    Da qui la proposta di partecipare ed entrare in un Partito sardo rinnovato, che sia la casa dei democratici, degli europeisti, degli uomini liberi e indipendenti».
    Perché «serve un esempio di unità e di apertura da offrire alla Sardegna. Ma serve anche che chi ha i numeri per proporsi alla guida del governo della Regione crei le condizioni perché sia un’area intera, organizzata unitariamente, a proporre ai sardi un’alternativa di governo democratica e partecipata».

    La proposta di Trincas parte da un’analisi molto critica nei confronti dell’esperienza Soru.
    I problemi della Sardegna «attendono attendono ancora un compimento nonostante l’attività di un governo regionale dotato di poteri enormemente superiori rispetto a quelli degli anni passati, le imprese sono sempre piccole e sottocapitalizzate, la fiscalità è iniqua rispetto al divario di sviluppo col sistema
    nazionale e europeo, i livelli di istruzione sono inadeguati, il precariato è il nuovo volto della povertà, il mondo dell’agricoltura è sempre oberato di debiti, l’industria è drammaticamente in crisi, l’identità della Sardegna è interpretata o solo in termini estetici o con pericolosissime tentazioni autarchiche, l’integrazione europea è accantonata o superficialmente evocata in approssimative politiche di pianificazione linguistica». Inoltre «la tutela paesaggistica e ambientale è paralizzata dal centralismo e dalla burocratizzazione». L’unica novità «è rappresentata da una diversa consistenza e organizzazione del potere: è aumentato il centralismo regionale, è stato depotenziato il ruolo dei Comuni, è aumentato
    il controllo politico sulla pubblica amministrazione, c’è un grande fraintendimento del monumentalismo come strada dello sviluppo, c’è una restrizione degli spazi di partecipazione: la Sardegna è condannata, con la legge statutaria appena approvata, ad affidarsi ogni cinque anni a un solo uomo». La proposta di Trincas è rivolta a «chi crede che per essere un popolo sia necessario non avere un capo ma buone leggi, buoni diritti, libertà e democrazia».

  5. #5
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    Predefinito Ricevo e "riposto".

    PARTIDU SARDU
    PARTITO SARDO D’AZIONE

    Sez. Is Mirrionis - Cagliari

    ANTONIO DELITALA


    Carissimo Segretario,
    leggo con estremo interesse il tuo comunicato stampa del 22-03-07 e condivido l’analisi dei mali nuovi e vecchi che affliggono la nostra Sardegna e il nostro Popolo. Mali che hanno radici lontane e vicine e che si sono accentuati col decadimento della politica sarda, coll’affievolirsi della tensione democratica che ha dato spazio a un’oligarchia prepotente, con l’umiliazione dei compiti di un’assemblea legislativa, con una grave crisi di idee e di uomini che impoverisce la nostra Sardegna e con la svendita programmata delle nostre risorse. Il mondo e l’economia mondiale hanno una velocità differente , le genti hanno necessità e bisogni continuamente diversi, i sardi assistono agli eventi europei e mondiali da spettatori , sempre più lontani da una partecipazione attiva e con la loro economia in regresso.
    I sardisti hanno da sempre rivendicato l’affermazione della sovranità del popolo sardo, il diritto di governare se stessi in un contesto europeo e mondiale di parità e di uguale dignità. Hanno da sempre affermato il diritto di poter esprimere il governo di se stessi, senza interferenze esterne, anteponendo gli interessi di tutti a quelli di pochi singoli, individuando come base di una società moderna la produzione della ricchezza prima della distribuzione , l’uguaglianza delle opportunità a crearla invece del livellamento ugualitario, la libertà dell’individuo prima dell’uguaglianza e la supremazia dell’ individuo prima dello stato e la restituzione al popolo dei mezzi per produrre la ricchezza..
    L’Europa, il mondo libero e il mondo industrialmente evoluto hanno fatto propri questi principi e ne hanno fatto fondamento del loro progresso, noi invece percorriamo una strada opposta, rimaniamo lontani da questi principi, siamo condannati a modelli di centralismo esasperato di governo falliti nel tempo, alla negazione della volontà popolare sull’altare degli interessi di pochi e della volontà dei partiti romani, che della Sardegna vogliono fare laboratorio di nuove esperienze politiche, nella applicazione di ideologie, lontane dal sardismo, immobilistiche e fallimentari che gli stessi paesi, che le hanno generate, hanno trasformato o abiurato.
    Il P.S.d’Az. ha da sempre lottato per l’affermazione dell’indipendenza e della sovranità del popolo sardo e da sempre ha aperto la casa sardista a tutti quegli uomini che sinceramente e con convinzione hanno dimostrato di credere, al di là degli interessi personali, in questi ideali.
    I sardisti si sentono vivi e al passo con i tempi, conoscono ciò che avviene al di fuori della Sardegna, dialogano con gli altri popoli e aggiornano continuamente, come hanno fatto tutte le generazioni di sardisti che ci hanno preceduti, le proposte per governare la loro terra in sintonia col progresso. I sardisti non si sentono inferiori a nessuno e sono pronti al confronto con tutti.
    Se l’On. Manichedda, che personalmente stimo e ne ammiro il recente impegno politico, vuole iscriversi al P.S.d’Az. sarà da parte mia il benvenuto. Con piacere lo vedo convertito e improvvisamente folgorato dalla necessità di affermazione dei nostri ideali di indipendenza e sovranità e con impazienza richiedo un confronto tra lui e il Consiglio Nazionale del Partito sui nostri temi politici per costruire e condividere un grande progetto politico ed economico che affranchi il popolo sardo dal grande vuoto di idee e dal nero futuro nel quale è costretto.


    Antonio Delitala
    Ex Segretario Nazionale

    Ca 25-03-07

  6. #6
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    Predefinito

    grande occasione? pagu beni nostru!

  7. #7
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    Predefinito LA NUOVA (Nuova Sardegna), 2 aprile 2007

    Il fronte degli anti-presidenzialisti

    Sì di Maninchedda al Psd’Az
    «Insieme per costruire un nuovo strumento politico»


    CAGLIARI. «Siamo pronti a costituire con i sardisti un unico strumento politico che rilanci la Sardegna». Paolo Maninchedda raccoglie l’invito a marciare assieme rivoltogli dal segretario dei quattro mori Efisio Trincas.
    Lo raccoglie rispondendo in prima persona, da leader di “Sardegna e Libertà”, al numero 1 del Psd’Az «la cui proposta politica è il punto di partenza di una nuova stagione di cui la Sardegna ha bisogno.
    Siamo pronti – sostiene Maninchedda - a dare vita insieme a voi a un grande partito dei democratici e dei sardisti della Sardegna. Vogliamo farlo bene, aprendo a chiunque abbia cose da proporre, coraggio da investire e disponibilità da offrire. Incontriamoci e costruiamo l’itinerario formale che consenta alla gente di riconoscere la sincerità del percorso democratico e di potervi partecipare: non facciamo un partito di soli dirigenti; creiamo invece una grande occasione di popolo».
    Dopo aver sottolineato che «nell’attuale assetto istituzionale previsto dalla legge statutaria, il Presidente della Regione ha troppi poteri», il consigliere regionale eletto con Progetto Sardegna e poi autoesclusosi dal movimento creato da Renato Soru per contrasti evidenti con il governatore indica il percorso da compiere con il Psd’Az.
    «Noi siamo democratici, e non siamo presidenzialisti. Siamo per la stabilità delle maggioranze, per l’indicazione del Presidente da parte di cittadini, ma siamo ostili a qualsiasi eccessiva concentrazione del potere, anche se a tempo determinato. Crediamo che la Sardegna abbia bisogno di un sistema istituzionale e amministrativo fondato sui principi della sussidiarietà, del federalismo, della solidarietà, della trasparenza, della legalità e dell’efficienza. Siamo contrari ai centralismi, ai monopoli, agli autoritarismi».
    Una parte del documento di Maninchedda è riservata ai temi dello stato sociale. «Vogliamo costruire - scrive - un nuovo welfare. Non una soluzione per ogni emergenza, ma un sistema stabile che sappia affrontare ogni emergenza. Vogliamo un welfare che sia fondato su tre principi:
    1) la compresenza di agenti statali, privati a fini di lucro e privati non a fini di lucro (onp);
    2) la libera scelta del cittadino del tipo di agente che eroghi il servizio di welfare;
    3) un sistema di sussidiarietà fiscale che permetta di ridistribuire la tassazione e di orientarla verso la risposta ai bisogni sociali (5 per mille)».
    Nella parte finale del documento, Paolo Maninchedda segnala che «il territorio della Sardegna ha bisogno di regole certe, tutele efficaci e controlli severi. Siamo contrari alla legislazione paesaggistica e urbanistica dei divieti generalizzati e delle deroghe arbitrarie. Su questi temi, e su altri, vorremmo percorrere insieme a voi la nostra regione per proporre nuovi uomini e nuovi programmi per il governo della Sardegna, e certamente giungere ad una riconoscibile proposta elettorale e di governo, univoca, coesa e certa. Incontriamoci - conclude l’esponente di “Sardegna e Libertà» - per costruire insieme un unico strumento politico di rilancio della Sardegna». (a.di.)

  8. #8
    Sardista po s'Indipendentzia
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    Predefinito L’UNIONE SARDA, 2 aprile 2007

    Maninchedda risponde ai Quattro mori: sì a una nuova stagione politica, meno poteri al governatore.

    “Un partito dei democratici e dei sardisti”





    Per chi volesse, il documento può essere letto nel sito di Sardegna & Libertà.

 

 

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