Vi riporto delle riflessioni che scrissi qualche tempo fa, sul liberalismo come prassi politica, socaile e esistenziale, legata al progresso tecnico.
Sono solito scrivere nel forum dei comunisti nazionalitari di cui condivido la maggior parte dei presupposti politici, ma mi fa piacere condividere anche qui questa riflessione.


Il pensiero liberale, si fonda sulla pura oggettivazione della materia. Ovvero sulla concentrazione esclusiva dell’azione sociopolitica sull’aspetto brutalmente materiale delle cose. In questo senso, il comunismo rappresenta la forma più alta e completa di rivoluzione spirituale, per quanto la si voglia ricondurre a un pensiero di ordine materialistico. Il miracolo di Karl Marx, a mio modestissimo parere, fu quello di riunire in un unicum spirito e materia evocando l’unione della materia ( la solidarietà materiale degli uomini nei loro bisogni oggettivi ) come condizione necessaria , ma non sufficiente per il comunismo. Se poi qualcuno l’ha voluta vedere come condizione necessaria e sufficiente, questo non riguarda che minimamente il martoriato Karl Marx.
Il liberalismo, e lo dimostra in tutta la sua prassi politica, procede dai processi oggettivi dell’egoismo materiale umano, sul punto intoccabile della massimizzazione del piacere individuale come base fondativa del pensiero politico stesso. Tutti i capisaldi liberali affondano le radici nel paradigma della massimizzazione dell’utilità. Ma dov’è il miracolo del liberalismo, ciò che l’ha fatto diventare una religione tra le più venerate nella storia dell’uomo ? Ebbene è il suo risvolto sociale, non comunitario, ma sociale. E tale idea di risvolto sociale definitivo del liberalismo è incarnata perfettamente, quasi cristallizzata nel modello di Stato idealtipico socialdemocratico borghese, che, infatti a rigore, è l’acerrimo avversario logico e ontologico del comunismo. Cosa voglio dire esattamente ?
Il progresso tecnico e il miglioramento del livello di vita puramente materiale che oggettivamente si è determinato nei secoli del capitalismo in buona parte del mondo, è il cavallo da guerra del capitalismo e del pensiero liberale posto a sua ideologica giustificazione. Il progresso rende tutti indiscriminatamente più ricchi, più sicuri, allontana la morte, vince le malattie, ed esso si genera in forma esasperata, eppure involontaria nella finalità sociale ( qui Adam Smith coglie il centro della questione ), in una società dove si riconosce l’interesse materiale e lo si legittima come fondamento della socialità. E’ un paradosso ? Si, ma terribilmente efficace e devastante. La socialità liberale è nella competizione che devasta il tuo amico, ma alla fine gli ritorna utile in termini di puro vantaggio materiale. La spinta alla concorrenza e alla competizione, alla lotta fratricida per avere di più spinge ciascuno a minimizzare i costi, a migliorare la tecnica, a ottimizzare. E l’ottimizzazione della propria opera quantitativa diviene obiettivo primario dell’agire sociale. Tale ottimizzazione per forza di cose non può che portare al progresso tecnico ed il progresso tecnico per forza di cose, seppur lentamente e con difficoltà si spande sull’intera umanità. Chi nega questo dicendo che in Africa si muore di fame ( verissimo, ma non è il punto della questione ) non ha capito nulla del problema del capitalismo . Infatti in Africa si smetterà un giorno o l’altro di morire di fame eppure, salvo rivoluzioni soggettive dello spirito, il capitalismo potrà permanere indisturbato. E qui tanti comunisti si sono sbagliati, a partire da Rosa luxembourg che profetizzava l’espansione del capitale nel globo come ultima sua fase di potenziale esistenza. Grave, gravissimo errore. Perché il capitale vive di differenze relative , non assolute, il capitale può portare, nel tempo, e lo fa, il benessere materiale senza intaccare sé stesso in maniera eccessiva. Il liberalismo, cavallo ideologico del capitale, è diventato religione, per il potere del capitale di generare progresso tecnico e materiale nella vita degli individui resi individualisti, in un meccanismo causa effetto, dalla stessa religione dominante, il liberalismo. Il liberalismo si fa accettare dall’operaio come dal capitalista, dal panettiere come dal disoccupato e dal finanziere, perché tutti pensano che prima o poi ce ne sarà per tutti e che se la concorrenza aumenta di questo beneficeranno tutti. E la cosa drammatica è che questo, in parte ovviamente, è terribilmente vero, anche se nel lunghissimo termine. Non c’ è nulla che sia più pericoloso di un’analisi politica ed economica che tenti di valutare la bontà del capitalismo sulla base della sua capacità di generare benessere fisico e materiale.
E ora torno alla socialdemocrazia liberale.
Essa è il punto culminante, contradditorio e allo stesso tempo scontato dell’ideologia liberale, che trova nella sua variante sinistra il terreno più consono e perfetto. Cosa fa la socialdemocrazia ? Essa accelera ( e questo Dio santo è anche un bene sacro nel breve periodo ) quel processo di spargimento del benessere materiale sulle classi sociali schiave del capitale. Lo accelera perché lo politicizza facendolo uscire dal suo normale decorso naturale e fisiologico. Economisti come Stiglitz e tanti altri sono la voce sonora di tale pensiero liberalprogressista. Il succo è questo : nella fervida lotta tra uomini per il dominio dell’uno sull’altro ci sono vincitori e perdenti. Se i vincitori, dopo aver vinto ( e nel frattempo in virtù della lotta stessa e della competizione si è generato il progresso tecnico utile per scavalcare il prossimo ) ricompensano i perdenti, allora il sistema ha generato progresso per tutti.
E la vita, e lo spirito, e l’amore fraterno, e i rapporti comunitari, e la famiglia, e la comunanza delle cose, e la virtu’, e la voglia di essere, lavorare, collaborare, fare comunità ???
Al diavolo…. questo fa parte dela sfera dei signoli individui, lo Stato non se ne può occupare, lo Stato deve pensare al benessere materiale, e ci può riuscire con la logica della guerra fratricida, purché poi ridistribuisca le vincite della tecnica.
Ecco il liberalismo e la sua essenza vitale e filosofica, ecco la religione che ci propugnano a cui la gente, quasi tutti ormai hanno finito per credere. E il progresso materiale è la sua spada , il suo simbolo, la sua unica verità profonda e sacralizzata.
Quindi, compagni , occhio alla parola progresso, di questi tempi è molto pericolosa, io la metterei da parte per i prossimi secoli.