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    ___La Causa del Popolo___
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    Predefinito L’ (anti)socialismo dei socialisti europei

    L? (anti)socialismo dei socialisti europei - Stato & Potenza

    Pubblicato il: 10 settembre, 2014
    Europa | Di Giulio Zotta

    L’ (anti)socialismo dei socialisti europei

    Come in un’improbabile riedizione degli storici vertici eurocomunisti degli anni Settanta tra Enrico Berlinguer, Santiago Carrillo e Georges Marchais o quelli socialisti degli anni Ottanta tra Bettino Craxi, Felipe Gonzales e Francois Mitterrand, la festa del PD di Bologna è stata l’occasione per un incontro tra i principali esponenti dei partiti del PSE (Partito Socialista Europeo).
    BOLOGNA — Erano presenti il Presidente del Consiglio e segretario del PD Matteo Renzi, il primo ministro francese Manuel Valls, il neo eletto segretario dei socialisti spagnoli (PSOE) Pedro Sanchez, il segretario della socialdemocrazia tedesca Achim Post, il vice primo ministro olandese Diederik Samsom (Partito Laburista), oltre al ministro degli Esteri e prossimo Alto Rappresentante agli Esteri dell’UE Federica Mogherini. I leader, “in divisa” con camicia bianca e pantaloni scuri, hanno siglato un’intesa informale – “il patto del tortellino” secondo Renzi – per rilanciare l’unità e le fortune dei socialisti e socialdemocratici europei, che si propongono, almeno a parole, di rilanciare l’Europa con meno austerità più equità. Renzi, forte del successo ottenuto alle ultime elezioni europee, dove il PD è risultato il partito più votato non solo d’Italia e del PSE ma di tutti i gruppi politici al Parlamento Europeo, ha fatto gli onori di casa prospettando il consueto cambiamento dell’Italia e dunque dell’Europa, dicendo di non voler accettare lezioni dai tecnici della Prima Repubblica, di voler “vigilare” sull’operato europeo di Juncker, di voler offrire la formazione di una segreteria unitaria alla minoranza del PD e rivendicando la meritocrazia come uno dei valori fondamentali della sinistra. Dal palco il presidente del consiglio ha incassato gli elogi dei colleghi europei, in particolare dello spagnolo Sanchez (“siete fortunati ad avere un presidente come Matteo”) e del francese Valls. Tornata per volere dello stesso Renzi all’antica denominazione comunista, questa Festa dell’Unità è sembrata prodiga dei rituali e dei simboli storici della sinistra, come molti media hanno sottolineato: l’appello ai “compagni”, i (timidi) pugni chiusi, il riferimento continuo all’uguaglianza e alla giustizia sociale, i moniti alle politiche di austerità e rigore praticate da Berlino e Bruxelles, lo sventolio di bandiere della pace e della Palestina. I leader sul palco, giovani e appassionati, sembravano voler guidare la riscossa della “nuova sinistra” europea: al centro della scena c’era Matteo Renzi, riconosciuto come il Tony Blair italiano, che da ex democristiano è diventato il punto di riferimento della socialdemocrazia europea, dopo il tracollo dei socialisti spagnoli e greci, la lenta agonia della presidenza Hollande e il grigiore di un Martin Schulz accontentatosi di essere il vice di Angela Merkel. A questo punto è bene fermarsi e fare alcune riflessioni. La festa di Bologna è stata una di quelle prese in giro formidabili, una messinscena a cui solo chi è abbagliato dalla propaganda o non conosce la realtà politica può credere. Di quale sinistra, o peggio, di quale socialismo, stanno parlando Renzi, Valls e soci? Di quale “alternativa” politica ed economica si stanno facendo promotori, nei loro rispettivi Paesi e in sede europea? Senza passare in rassegna la storia recente della socialdemocrazia europea, gli ultimi trent’anni che l’hanno definitivamente screditata e resa indistinguibile dal centro-destra conservatore, basta limitarsi all’attualità politica e ai dati di fatto per capire la grande truffa dei paladini del nuovo centro-sinistra. In molti Paesi europei i partiti socialdemocratici governano in coalizione con i conservatori, e non per un limitato periodo di tempo o per stringente necessità, ma sulla base di programmi condivisi: è così molti Paesi come Germania, Italia, Grecia, Belgio, Paesi Bassi, Austria. Dal 2013 in Germania i socialdemocratici sono entrati per la seconda volta in un governo di grande coalizione con i democristiani di Angela Merkel, dopo l’esperienza tra il 2005 e il 2009: mentre Martin Schulz si candidava a presidente della Commissione Europea a Bruxelles promettendo un cambio di rotta alla politica economica dell’Unione, a Berlino la sua SPD era ed è l’alleato di minoranza del governo Merkel. In Italia il PD, che fin dal nome non si può neanche annoverare tra i partiti socialdemocratici storici, governa in coalizione con il centro-destra di quell’Alfano tanto vituperato ai tempi del governo Berlusconi e con Scelta Civica di Mario Monti, nonché partiti minori di centro, regionali e il Partito Socialista Italiano. E non si può certo dire che questo sia un governo provvisorio in cui partiti ideologicamente opposti si mettono insieme per poco tempo per attuare due o tre provvedimenti fondamentali; altrimenti una coalizione politicamente “contro natura” non potrebbe andare avanti ancora per mille giorni come voluto da Renzi. E fino al novembre dello scorso anno, con il governo Letta, il PD governava fianco a fianco con il PDL dell’ex nemico numero uno Silvio Berlusconi, prima della decadenza da parlamentare di quest’ultimo e la scissione della corrente di Alfano. Prima ancora sia il PD che il PDL hanno permesso la nascita del governo Monti voluto da Giorgio Napolitano e lo hanno sostenuto per oltre un anno votandone tutti i decreti fondamentali, come il vincolo del pareggio di bilancio in Costituzione e il Fiscal Compact. Il PD quindi governa ininterrottamente dal novembre 2011. Renzi dice di essere il rottamatore e l’innovatore mentre governa con il partito del tecnico per eccellenza Monti e pezzi del centro-destra. Ma se pure, per assurdo, si volesse considerare Renzi estraneo alla tendenza dei governi Monti e Letta, in quanto eletto alla segreteria del suo partito solo nel dicembre 2013, non ha fatto niente per invertirla, visto che ha preso il posto di Letta mantenendo immutata (e non potrebbe che essere così) la composizione della maggioranza parlamentare. In Grecia da più di due anni i socialisti del PASOK, sconfitti ripetutamente alle elezioni, governano insieme al centro-destra, non mettendo mai in discussione le misure imposte dalla Troika al Paese. In Francia il presidente Hollande è ormai indistinguibile dal suo predecessore Sarkozy, sia sotto il profilo socio-economico sia sotto quello internazionale, dove il socialista, dopo aver mandato truppe francesi in Mali e aver ingerito negli affari di altri Paesi africani, scalpitava forse più di Obama per imbarcarsi in nuova spedizione militare punitiva contro il legittimo governo siriano di Bashar al-Assad, mentre in queste settimane si sta distinguendo tra i fautori della nuova crociata euro-americana contro la Russia. Si è già detto di Schulz che era il candidato socialista alla guida della Commissione Europea; ebbene adesso il PSE appoggia insieme ai liberal-democratici la Commissione Juncker. Scelta legittima e prevedibile, visto che la presidenza della Commissione è andata al gruppo più numeroso (il PPE) e che serve necessariamente una grande coalizione nel Parlamento Europeo per sostenerla, ma i vertici del socialismo europeo potrebbero anche evitare di prenderci in giro parlando di alternativa alla destra e all’austerità se poi governano insieme alla destra imponendo politiche di austerità. Nell’era del bipensiero orwelliano elevato a strumento politico, i nostri (anti)socialisti si presentano in campagna elettorale e nelle piazze sempre attenti ai bisogni del popolo, riempendo i loro discorsi di parole come giustizia sociale e uguaglianza, per poi fare l’esatto opposto una volta arrivati al potere a Roma o a Bruxelles. Ci dicono che vorrebbero avere nei rispettivi Paesi e in Europa la maggioranza assoluta per potere mettere in atto le loro politiche “socialiste” (e per questo ci chiedono di votarli) ma per il momento bisogna fare grandi coalizioni contro le minacce populiste ed eurofobe. Alla luce di tutto questo è superfluo dire che la maggioranza dei partiti socialisti europei, di socialista ha solo il nome. La socialdemocrazia storica che ha veramente contribuito a creare lo Stato sociale e s’impegnava per la pace, è entrata in crisi con il crollo del Muro del Berlino. In Italia il PSI è finito per le note vicende legate a Tangentopoli e pur essendo rinato sotto varie forme non ha più raggiunto consensi importanti, mentre gli ex e post-comunisti sono diventati “socialdemocratici”, fino ad arrivare alla creazione PD che ha ormai le fattezze di un mostruoso figlio illegittimo nato dagli eredi del PCI e della DC. Eccetto l’Italia, però, che è un caso particolare, negli altri paesi dell’Europa occidentale i partiti socialisti e socialdemocratici, sono entrati in crisi, come si diceva, nel corso degli anni Ottanta quando sembrava non esserci più alternativa al neoliberismo galoppante, alla globalizzazione senza confini, alla “fine delle ideologie”. Dunque se il capitalismo aveva trionfato su scala globale, anche la sinistra per vincere doveva abbracciare i “valori” del libero mercato, della concorrenza a ogni costo, della cessione di sovranità, dell’europeismo di Maastricht. E’ così che nacquero il New Labour di Tony Blair, il Nuovo Centro di Gerhard Schroeder e uno dei punti di riferimento per tutti era il presidente americano Bill Clinton (mentre adesso lo è Barack Obama). In quegli anni Novanta in Europa si parlò persino di una Terza Via social-liberale e di un “Ulivo mondiale” (dal nome del partito fondato da Romano Prodi) che unisse socialdemocratici, cattolici, liberali. Quelle esperienze, come si è visto, hanno portato i partiti socialisti ad essere in tutto e per tutto uguali a quelli popolari e conservatori, ugualmente accaniti nel sostegno “post-ideologico” al liberismo economico, alla globalizzazione, all’imperialismo degli Stati Uniti. L’unica differenza rimane, in alcuni casi ma non sempre, su taluni temi etici e morali, dove comunque si nota tutta la sudditanza della sinistra verso un modello culturale che ha portato a sostituire ai diritti sociali dei lavoratori quelli civili delle coppie omosessuali o dei luoghi di culto per gli immigrati. Adesso, dopo oltre vent’anni in cui è passata armi e bagagli alla causa del capitalismo, la sinistra “socialista” europea, ma in realtà non più socialista, sta cercando di rifarsi una verginità, ma non è niente che non si sia già visto. Renzi e i nuovi leader che adesso si compiacciono di dire “cose di sinistra”, non sono altro che dei déjà vu di Tony Blair, gli attori di un “socialismo”, o di una socialdemocrazia, se preferiamo, inesistente, un insulto alla memoria di chi socialista lo fu davvero, e che poteva essere anche moderato o democratico ma non di certo la ruota di scorta del capitalismo. Non è un caso che di fronte alle miserie di Renzi e Hollande, gli esponenti storici della socialdemocrazia brillino come statisti, si pensi a Craxi (per non scomodare Nenni e Pertini) che si accorse dei grandi pericoli insiti nell’Unione Europea di Maastricht, a Olof Palme, a Willy Brandt dalla cui Ostpolitik l’Europa dovrebbe imparare molto, invece di assecondare l’espansionismo aggressivo degli Stati Uniti e della NATO. Era una socialdemocrazia che pur dovendo restare ancorata al blocco occidentale riuscì a costruire un’economia più giusta prima che arrivasse la grande sbornia neoliberista e a creare margini di manovra per la politica estera europea. Di tutto questo non si troverà nulla nei leader e nei partiti “socialisti” europei, asserviti a Washington e Bruxelles, intenti a smantellare lo Stato sociale, a fare spazio ai voraci interessi di banche e multinazionali, a lavorare per la guerra imperialista piuttosto che per la pace e la collaborazione tra le varie parti del mondo. La storia, beffarda, ha voluto che nel 2014 i nuovi Reagan e Thatcher, tra gli altri, siano anche dei personaggi in camicia bianca e pantaloni scuri che dicono “cose di sinistra” dal palco della Festa dell’Unità.
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  2. #2
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    Predefinito Re: L’ (anti)socialismo dei socialisti europei

    I piddini provengono in maggioranza dalle file della Democrazia Cristiana o dalla galassia comunista. E' ovvio che col Socialismo non c'entrano niente.

  3. #3
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito Re: L’ (anti)socialismo dei socialisti europei

    Uno schifo! Non solo governano con i "conservatori" ma hanno la stessa agenda politica. L'aggettivo "socialista", a ben vedere, è stato usato da tutti e lordato all'inverosimile. Meglio, come suggerisce Muntzer, definirsi comunisti.

  4. #4
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    Predefinito Re: L’ (anti)socialismo dei socialisti europei

    Citazione Originariamente Scritto da LupoSciolto° Visualizza Messaggio
    Meglio, come suggerisce Muntzer, definirsi comunisti.
    Uno si deve definire comunista soltanto se è comunista.
    Noi Socialisti continuamo a farci chiamare tali, non importa se il nostro nome è stato deturpato.

  5. #5
    Rossobruno cattivone
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    Morte al liberismo!
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    Predefinito Re: L’ (anti)socialismo dei socialisti europei

    Citazione Originariamente Scritto da - SAVONAROLA - Visualizza Messaggio
    Uno si deve definire comunista soltanto se è comunista.
    Noi Socialisti continuamo a farci chiamare tali, non importa se il nostro nome è stato deturpato.
    Parla per te e non rompere le balle.

  6. #6
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    Predefinito Re: L’ (anti)socialismo dei socialisti europei

    ma sul serio ancora stiamo a parlare di gente che ha condannato a morte decine di milioni di proletari votando i crediti di guerra in quasi tutti i maggiori stati europei nel 1914? Il socialismo è morto un secolo fa, è un movimento borghese, e quini antiproletario, da allora, c'è poco da discutere!

  7. #7
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    Predefinito Re: L’ (anti)socialismo dei socialisti europei

    Citazione Originariamente Scritto da amaryllide Visualizza Messaggio
    ma sul serio ancora stiamo a parlare di gente che ha condannato a morte decine di milioni di proletari votando i crediti di guerra in quasi tutti i maggiori stati europei nel 1914? Il socialismo è morto un secolo fa, è un movimento borghese, e quini antiproletario, da allora, c'è poco da discutere!
    Non esagerare, i socialisti italiani, ad esempio furono contro la guerra e quelli russi pure, non solo i bolscevichi ma anche gli altri.
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

  8. #8
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    Predefinito Re: L’ (anti)socialismo dei socialisti europei

    Citazione Originariamente Scritto da Gianky Visualizza Messaggio
    Non esagerare, i socialisti italiani, ad esempio furono contro la guerra e quelli russi pure, non solo i bolscevichi ma anche gli altri.
    infatti ho scritto QUASI tutti.

  9. #9
    Ghibellino
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    Predefinito Re: L’ (anti)socialismo dei socialisti europei

    Citazione Originariamente Scritto da amaryllide Visualizza Messaggio
    infatti ho scritto QUASI tutti.
    Vero, però poi sei partito per la tangente accusando TUTTI i socialisti di essere e di fare l'interesse della borghesia. Intendiamoci, faccio fatica anche io a definirmi socialista in un momento storico dove il socialismo viene associato al PSE, al PD e a Renzi, anzi, ma perchè devo cambiare io il mio nome perchè c'è gentaglia che si è appropriata e ha distorto il significato stesso della parola Socialismo? D'accordo posso sempre definirmi socialista del XXI° secolo, socialista indigenista, socialista zapatista, socialista del forum di San paolo, ma che palle! Sono socialista e me ne vanto, che cambino nome Renzi e i suoi del PSE!
    Ultima modifica di Gianky; 12-09-14 alle 11:02
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

  10. #10
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    Predefinito Re: L’ (anti)socialismo dei socialisti europei

    Citazione Originariamente Scritto da Gianky Visualizza Messaggio
    Vero, però poi sei partito per la tangente accusando TUTTI i socialisti di essere e di fare l'interesse della borghesia
    allora, specifico meglio: la maggior parte dei socialisti occidentali è nemica del proletariato dal 1914, i rimanenti lo sono diventati in seguito, ma oggi non esiste nessun partito socialista occidentale minimamente di sinistra.

 

 
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