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Discussione: Contraddizioni

  1. #11
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    Citazione Originariamente Scritto da Biondo Visualizza Messaggio
    Nel 1909 sarei stato nello stesso PSI con Benito Mussolini.
    Il "Manifesto del futurismo" mi eccita sessualmente.
    Nel 1915 sarei stato un "interventista radicale".
    Filippo Corridoni, l'arcangelo sindacalista, me lo sogno ogni notte.
    Nel 1916 sarei stato sul Carso come volontario.
    Ogni volta che sento la "Leggenda del Piave" mi commuovo.
    I "Fasci di Combattimento" del 1919 sarebbero stati il mio movimento.
    Fiume dannunziana sarebbe stata la mia Patria.
    L'Italia "proletaria e fascista" mi sta più simpatica della Repubblica democristiana, se non altro perchè era genuina nelle sue manifestazioni di "italianità"
    Ho sempre considerato l'esperienza di Nicola Bombacci qualcosa di straordinario.
    Non ho mai pensato che i "ragazzi di Salò" fossero dei criminali assassini ma degli idealisti che imbracciarono le armi quando tutto era perso e solo per questo meritassero tutto il rispetto di questo mondo.
    Penso che Nenni, nel 1946, fece bene a ricordare pubblicamente che Mussolini era stato un figlio del socialismo (lui aggiunse degenere)
    Penso che il dualismo "fascismo-antifascismo" sia stato creato ed alimentato nel corso di tutti gli anni 60 e 70 solo per consolidare lo Stato democristiano asservito al sistema imperiale USA-URSS e per preservarlo dall'onda lunga di un saldamento sul modello di Valle Giulia.
    Penso sia un errore il fatto che non si parli mai delle simpatie mussoliniane del giovane avvocato cubano Fidel Castro.
    Ogni volta che ascolto "La ballata del compagno" degli Amici del Vento mi viene da sorridere perchè c'è tanto di vero.
    Non sono mai andato ad un presidio antifascista perchè li trovo assolutamente cretini, almeno quanto il fatto di definirsi "anticomunisti".
    Penso che a voi i lavoratori stiano a cuore quanto a me.
    Sono marxista nel senso del condividere l'analisi economica della società del barbone di Treviri ma non sono materialista.
    Le OSA e le ONC mi stanno simpatiche quanto alcuni centri sociali.
    Il rinnovato vitalismo e l'anticonformismo di alcune aree della destra radicale quasi le invidio.

    La mia bandiera di lotta però è quella rossa. Sono confuso? Un visionario?

    C'è qualcuno che ne vuole discutere?
    forse il tuo atteggiamento, sintomo di onestà intellettuale ed apertura mentale, che è stato capace di formarsi oltre gli steccati e le barrricate preconfezionate, sia la dimostrazione, o parte di essa, che esistono esperienze, idee, modelli, battaglie che sono Giuste e Vere in senso assoluto e non relativo e che per questo assumono non solo un valore metastorico e non ideologico, ma anche una valenza trasversale capace di toccare ogni punto di una retta ove si voglia, o si creda ( ma l'intenzione è già molto oggi ) di combattere, per verità e giustizia.

    .

  2. #12
    Vado verso la vita!
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    Ringrazio Giuliano, che ho avuto modo di conoscere "osservando" il suo percorso dentro Casa Pound e nella nuova Fiamma attraverso una lettura attenta di ogni cosa che scrive e premetto (non ti sto prendendo in giro) che mi fa onore che sia tu a rispondermi nella maniera più organica.

    Passiamo alla prima domanda. Vedi, io sono figlio di un operaio socialista e fortemente anticomunista (ne odia principalmente l'ottusaggine). Ho imparato il valore della dignità del lavoro, dell'impegno, della dedizione. Ho imparato che le lotte sindacali più importanti fossero quelle nelle quali i lavoratori si assumevano il compito di essere "classe generale", di occuparsi di quello che comunemente si chiama interesse collettivo. La lotta di classe è un simbolo, un feticcio, che potrebbe benissimo trasformarsi nell'orgoglio di chi quotidianamente lavora, produce la ricchezza della nazione, nei confronti di chi esercita un ruolo parassitario su di essi. Se per lotta di classe si intende l'ostilità manifestata da i primi contro i secondi (i capitalisti, coloro i quali traggono un profitto esorbitante e spesso reinvestito non nell'interesse e nell'accrescimento della comunità, che non corrisponde al "salario" derivante dal rischio dell'intrapresa economica così come stabilito in vari passaggi della Carta della Socializzazione) sono per la lotta di classe. Se invece la intendiamo come lo scontro strumentale tra i lavoratori salariati e chi, avendo un capitale da investire, lo fa curandosi dell'interesse della propria comunità, della sua crescita economica (che poi si riverbera in un maggiore benessere collettivo) e rispettando la dignità dei suoi lavoratori sono ovviamente contrario.

    Penso inoltre che nell'attuale fase la figura del buon imprenditore, che con i suoi risparmi, con i suoi sacrifici, mette su la sua piccola azienda che da lavoro anche a 100 persone, rispettando il l'ecosistema ambientale, sociale e culturale del territorio che vive, stia inesorabilmente scomparendo sostituito da un insieme di mostri a più teste, incuranti dei bisogni più elementari delle persone, degli individui, che prestano la loro opera, senza rispetto per le tradizioni nè interesse al benessere della comunità. Per questo mi considero un anti-capitalista.

    Passiamo alla seconda domanda, quella sull'internazionalismo. Allora, rispondendoti con un proverbio ti direi che per me va bene il vecchio detto <<mogli e buoi dei paesi tuoi>>. Voglio bene a tutti, ma io sono nato sulla mia terra, mangio il mio cibo, le mie musiche popolari mi fanno impazzire, ciò non toglie che posso avere la curiosità per quello che mangiano, ascoltano, dicono gli altri popoli, ma non posso assimilarmi a loro. Anche nelle piccole cose non sono mai stato un esterofilo: non porto i dread perchè appartengono ad una cultura che non è la mia, non ascolto musica inglese perchè non capendo quello che dicono non ci trovo divertimento e non faccio un'altra sfliza di cose per lo stesso motivo. Rispondendoti seriamente ti dico che la questione internazionalistmo è risolta tutta nella parola stessa. "Inter", che deriva dal latino e significa attraverso, si appaia a "nazionalismo". Senza nazionalismo non si può avere un rapporto con altre nazioni (prima di tutto dal punto di vista culturale) perchè sennò si rischia solo di essere infilzati, come carne macinata, in quel budello senza ritorno che è la società "per ghetti multirazziali": ognuno con le proprie tradizioni, tutti dentro lo stesso stato. Sono internazionalista perchè presuppongo l'esistenza delle nazioni. Non sono un razzista biologico, quindi penso che il figlio di qualunque immigrato che cresca nel nostro paese, ne acquisisca dalla nascita la lingua, la cultura, lo spirito sia a buon diritto un italiano come me e te. La nazione è un sedimentarsi di cultura non di colori di pelle e penso che noi italiani, anche se mi considero innanzitutto un meridionale, siamo figli di una grande Res publica, quella romana, che attraverso diversi gradi e passaggi permetteva a tutti di diventare cittadini, anche agli schiavi che riuscivano ad acquistare la propria libertà.

    Sono favorevole al diritto della piccola proprietà privata, che va tutelata ed incoraggiata. Sono contro le concentrazioni, i monopoli ed il grande capitale. Sono favorevole (se non sbaglio era l'articolo 8 della Carta di Verona) al diritto di proprietà della casa ed anzi, ti dico di più, la proposta del mutuo sociale la condivido più di quella del canone sociale. Ha solo un problema, è una lotta troppo di nicchia, bisognerebbe trovare il modo per farla condividere anche dall'altra parte politica (ovviamente guardando dal tuo punto di vista).

    Spero che questa conversazione vada avanti.

  3. #13
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    Ringrazio Giuliano, che ho avuto modo di conoscere "osservando" il suo percorso dentro Casa Pound e nella nuova Fiamma attraverso una lettura attenta di ogni cosa che scrive e premetto (non ti sto prendendo in giro) che mi fa onore che sia tu a rispondermi nella maniera più organica.

    Passiamo alla prima domanda. Vedi, io sono figlio di un operaio socialista e fortemente anticomunista (ne odia principalmente l'ottusaggine). Ho imparato il valore della dignità del lavoro, dell'impegno, della dedizione. Ho imparato che le lotte sindacali più importanti fossero quelle nelle quali i lavoratori si assumevano il compito di essere "classe generale", di occuparsi di quello che comunemente si chiama interesse collettivo. La lotta di classe è un simbolo, un feticcio, che potrebbe benissimo trasformarsi nell'orgoglio di chi quotidianamente lavora, produce la ricchezza della nazione, nei confronti di chi esercita un ruolo parassitario su di essi. Se per lotta di classe si intende l'ostilità manifestata da i primi contro i secondi (i capitalisti, coloro i quali traggono un profitto esorbitante e spesso reinvestito non nell'interesse e nell'accrescimento della comunità, che non corrisponde al "salario" derivante dal rischio dell'intrapresa economica così come stabilito in vari passaggi della Carta della Socializzazione) sono per la lotta di classe. Se invece la intendiamo come lo scontro strumentale tra i lavoratori salariati e chi, avendo un capitale da investire, lo fa curandosi dell'interesse della propria comunità, della sua crescita economica (che poi si riverbera in un maggiore benessere collettivo) e rispettando la dignità dei suoi lavoratori sono ovviamente contrario.

    Penso inoltre che nell'attuale fase la figura del buon imprenditore, che con i suoi risparmi, con i suoi sacrifici, mette su la sua piccola azienda che da lavoro anche a 100 persone, rispettando il l'ecosistema ambientale, sociale e culturale del territorio che vive, stia inesorabilmente scomparendo sostituito da un insieme di mostri a più teste, incuranti dei bisogni più elementari delle persone, degli individui, che prestano la loro opera, senza rispetto per le tradizioni nè interesse al benessere della comunità. Per questo mi considero un anti-capitalista.

    Passiamo alla seconda domanda, quella sull'internazionalismo. Allora, rispondendoti con un proverbio ti direi che per me va bene il vecchio detto <<mogli e buoi dei paesi tuoi>>. Voglio bene a tutti, ma io sono nato sulla mia terra, mangio il mio cibo, le mie musiche popolari mi fanno impazzire, ciò non toglie che posso avere la curiosità per quello che mangiano, ascoltano, dicono gli altri popoli, ma non posso assimilarmi a loro. Anche nelle piccole cose non sono mai stato un esterofilo: non porto i dread perchè appartengono ad una cultura che non è la mia, non ascolto musica inglese perchè non capendo quello che dicono non ci trovo divertimento e non faccio un'altra sfliza di cose per lo stesso motivo. Rispondendoti seriamente ti dico che la questione internazionalistmo è risolta tutta nella parola stessa. "Inter", che deriva dal latino e significa attraverso, si appaia a "nazionalismo". Senza nazionalismo non si può avere un rapporto con altre nazioni (prima di tutto dal punto di vista culturale) perchè sennò si rischia solo di essere infilzati, come carne macinata, in quel budello senza ritorno che è la società "per ghetti multirazziali": ognuno con le proprie tradizioni, tutti dentro lo stesso stato. Sono internazionalista perchè presuppongo l'esistenza delle nazioni. Non sono un razzista biologico, quindi penso che il figlio di qualunque immigrato che cresca nel nostro paese, ne acquisisca dalla nascita la lingua, la cultura, lo spirito sia a buon diritto un italiano come me e te. La nazione è un sedimentarsi di cultura non di colori di pelle e penso che noi italiani, anche se mi considero innanzitutto un meridionale, siamo figli di una grande Res publica, quella romana, che attraverso diversi gradi e passaggi permetteva a tutti di diventare cittadini, anche agli schiavi che riuscivano ad acquistare la propria libertà.

    Sono favorevole al diritto della piccola proprietà privata, che va tutelata ed incoraggiata. Sono contro le concentrazioni, i monopoli ed il grande capitale. Sono favorevole (se non sbaglio era l'articolo 8 della Carta di Verona) al diritto di proprietà della casa ed anzi, ti dico di più, la proposta del mutuo sociale la condivido più di quella del canone sociale. Ha solo un problema, è una lotta troppo di nicchia, bisognerebbe trovare il modo per farla condividere anche dall'altra parte politica (ovviamente guardando dal tuo punto di vista).

    Spero che questa conversazione vada avanti.
    quoto e condivido!!!

  4. #14
    CIAVARDINI LIBERO
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    Il socialismo ha una tradizione rispettabilissima!

  5. #15
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    biondo....biondo....biondo....

    ora vai sul bianco però vè?

  6. #16
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    Citazione Originariamente Scritto da Lupo Nero Visualizza Messaggio
    grande Biondo!
    .

  7. #17
    Nobiltà Spirituale
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    il mondo di domani sara' governato da chi sapra' pensare simultaneamente cio' che oggi e' pensato contraddittoriamente,insomma dalle anime belle per capirci.

  8. #18
    polemicamente scorretto
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    fa piacere vedere persone aperte mentalmente come Biondo.

    Troppa ottusità da una parte e dall'altra mi ha sempre rattristato, ed è ancora troppo viva.

 

 
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